Soltanto tra amici (eLit): eLit
By Cathie Linz
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I romanzi della serie:
1) Amici più di prima
2) Soltanto tra amici
3) Amici, fidanzati e...
4) Stregati
5) Operazione Cenerentola
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Soltanto tra amici (eLit) - Cathie Linz
sorella
1
«Denton non mi levava le mani di dosso, così io l'ho spinto e lui ha perso l'equilibrio, rovinando la torta e concludendo in maniera non proprio ortodossa il ricevimento nuziale di mio fratello» disse ridendo Anastasia Knight, mentre si dirigeva con l'amica Claire Sullivan verso Lake Shore Drive, a nord di Chicago.
Anastasia era alla guida della sua Triumph rosso fuoco, i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo che le ondeggiava al vento. Era un caldo giorno d'agosto, ma la brezza del lago rendeva la temperatura sopportabile.
Claire indossava una tuta e un cappellino da baseball che facevano sembrare l'arzilla signora di settant'anni molto più giovane. «Oh, cara» sospirò, «e lui si è arrabbiato molto?»
«Chi?» le chiese Anastasia mentre si destreggiava con sicurezza nel traffico. «Denton o Jason?»
«Jason, ovviamente.»
«Di certo non saltava dalla gioia, ma sua moglie Heather ha affrontato la cosa con incredibile prontezza. Senza indugiare sul disastro avvenuto, ci ha raccolti tutti per il lancio del bouquet.»
«Ah, e come è andata?»
«Male. Il bouquet spettava a Nita, la damigella d'onore di Heather, e lei, sapendolo, si era messa in prima fila. Io, invece, ero in fondo al gruppo.»
«Come sei timida!»
«Non prendermi in giro, Claire, sai bene che non ho una sola goccia di timidezza nel sangue. L'ho fatto solo perché non volevo che quel bouquet mi condannasse a essere la prossima sposa.»
«Che cos'hai contro le spose?»
«Niente. A patto che io non diventi una di loro. Mi piace troppo la mia libertà. In ogni modo, Heather ha lanciato il bouquet verso Nita, ma in quel momento è accaduta una cosa stranissima. Nonostante i miei sforzi per evitarlo, quel bouquet ha improvvisamente cambiato direzione ed è atterrato proprio sulla mia testa.»
«Che fortuna!» esclamò l'amica.
«Io non la chiamerei proprio fortuna. Incontrarti alla biblioteca, quella sì che è stata una fortuna.» Anastasia aveva sentito subito una forte affinità con l'anziana signora, e la loro amicizia, cominciata un anno prima, si era andata sempre più consolidando.
«Quello è stato un fausto giorno per entrambe» confermò Claire. «E anche oggi lo è. Sono così eccitata al pensiero di essere diventata una donna d'affari! Grazie a te, finalmente realizzerò il mio sogno nel cassetto: aprire una grande gelateria.»
«È stato un vero colpo di fortuna che il proprietario dello stabile dove vivo abbia deciso di vendere proprio adesso» disse Anastasia. «Il locale del piano terra ha quel meraviglioso bancone in marmo. Sarà perfetto per la tua gelateria. Ed era anche un peccato che, dopo la chiusura del ristorante cinese, quel posto restasse inutilizzato. Basterà rimetterlo a nuovo e, per farlo, contribuirò anch'io, versandoti in anticipo qualche mese di affitto per il mio appartamento al secondo piano.»
«Grazie, cara. Non so come avrei fatto senza di te. Speriamo solo di poter aprire tra sei settimane.»
Un quarto d'ora più tardi, Anastasia parcheggiò davanti all'edificio e Claire schizzò subito fuori dall'auto con le chiavi in mano. «Oh, cielo, sono così nervosa che non riesco neanche ad aprire la porta. Grazie per essermi stata vicina al momento della firma del contratto. Speravo che mio nipote riuscisse a tornare in tempo da quel convegno a New York, ma evidentemente sarà stato trattenuto.»
Anastasia avrebbe voluto incontrare quel nipote irriconoscente e dirgli il fatto suo. Quell'uomo doveva essere un vero maniaco del lavoro se non si liberava dai suoi impegni per correre in aiuto di una nonna così meravigliosa, pensò corrucciata. «Non badare a David. Pensiamo piuttosto...» Si interruppe mentre apriva la porta con aria trionfale. «A come si chiamerà questo magnifico posto. Hai già deciso?»
«Non ancora» confessò Claire, lanciandosi all'interno e volteggiando come una bambina. «Ma ci pensi? È mio! Tutto mio!»
Anastasia rise per l'esuberanza dell'amica, condividendone, però, l'entusiasmo. Sapeva che quel posto sarebbe diventato bello e accogliente, anche se ora appariva vuoto e squallido. I proprietari non avevano pensato di ristrutturare i locali prima di vendere lo stabile, ma per fortuna i due appartamenti ai piani superiori erano ancora in ottimo stato. E poi, l'entrata del negozio era in posizione strategica, all'angolo della strada e a due passi dall'università di Northwestern.
Insomma, era il posto perfetto per realizzare un sogno. E Anastasia era determinata a fare tutto ciò che era necessario perché quello dell'amica diventasse realtà.
«Che diamine sta succedendo qui?» Quel tono aggressivo proveniva da un uomo dal viso cupo, benché straordinariamente attraente, comparso all'improvviso sulla porta che le due donne avevano sbadatamente dimenticato di chiudere.
«Stia indietro!» La voce di Anastasia tuonò potente e ferma, proprio come le aveva insegnato l'istruttore di difesa personale, e il suo gesto fu rapido e deciso quando prese dalla borsa la bomboletta di gas irritante, per puntarla, in segno di intimidazione, contro il viso dello sconosciuto. «Non si muova!»
L'uomo, però, tutt'altro che intimorito, la guardò con aria di scherno. «Altrimenti?» la sfidò. «Mi soffocherà con della spuma per capelli?»
Abbassando lo sguardo verso la propria mano, Anastasia si accorse di aver afferrato per sbaglio la confezione di schiuma fissante, e arrossì fino alla radice dei capelli.
«David, che sorpresa!» urlò Claire dietro le sue spalle, avvicinandosi per abbracciare il nipote. «Pensavo che fossi ancora a quel convegno.»
«Ho trovato il tuo messaggio sulla segreteria del telefono cellulare. Parlavi dell'acquisto di una gelateria?»
«Sì. Ti ho lasciato anche l'indirizzo, ma non pensavo che avresti viaggiato durante la notte per vedere il posto con i tuoi occhi. Quanto sei caro!»
Anastasia intanto aveva ripreso un colorito normale e guardava l'uomo con aria diffidente. Aveva la carnagione scura e capelli neri come il carbone, ma i suoi occhi, ombreggiati da folte ciglia brune, erano di un incredibile blu mare. La mascella volitiva era coperta da un velo di barba, che gli conferiva in effetti un aspetto stanco.
Indossava jeans che dovevano aver visto giorni migliori e una camicia bianca sbottonata che gli modellava le ampie spalle. Le maniche arrotolate lasciavano scoperte le braccia abbronzate e muscolose. Nel complesso era proprio un bell'uomo, fu costretta ad ammettere Anastasia.
«Allora, che sta succedendo qui?» ripeté lui.
«Vedi questo?» Claire abbracciò con un gesto l'intera sala. «Questo è il mio futuro.»
«Oh, no che non lo è. Il tuo futuro è custodito in banca, lo sai.»
«Non più. Ho investito tutto in questo posto.»
David impallidì sotto l'abbronzatura. «Hai fatto cosa?»
«Non c'è bisogno di gridare, caro» lo rimproverò. «Avrò anche settant'anni, ma non sono sorda.»
«Non posso credere che tu l'abbia fatto senza consultarmi» ribatté lui in tono di disapprovazione.
«Sei stato sempre così occupato ultimamente. Non volevo disturbarti.»
Era stato un lampo di delusione ad attraversargli il viso, o si era trattato di un semplice effetto ottico?
Anastasia non ne era sicura perché ora la sua espressione si era tramutata in cieca collera.
«Che cosa hai fatto esattamente?» chiese David.
«Ho comprato questo vecchio palazzo.»
«Che cosa diavolo ti ha spinto a fare una cosa così insensata?»
«Era il mio sogno. Ho sempre desiderato aprire una gelateria vecchio stile. Qui il gelato sarà esclusivamente artigianale, proprio come ai miei tempi.»
«Non pensi che sia un po' tardi per farlo? Avresti dovuto conservare i tuoi risparmi per assicurarti una vecchiaia serena e sentirti libera di fare quello che ti andava, non per restare bloccata tutto il giorno dietro un bancone.»
David aveva rimproverato l'anziana donna come se fosse una bambina e la cosa fece infuriare Anastasia a tal punto da impedirle di spiccicare una sola parola. Per fortuna Claire era ancora abbastanza calma da spiegare la cosa al nipote. Anche se, per quello che ne pensava lei, era solo fiato sprecato. Quell'uomo doveva essere maledettamente testardo e ottuso.
«I due appartamenti sono in buone condizioni» gli stava dicendo Claire, «solo questo locale ha bisogno di una ripassata.»
«Una ripassata?» ripeté David guardandosi intorno incredulo. «Ha bisogno di un miracolo.»
«Perciò ho creduto che potessi aiutarmi. Mi avevi detto che ti saresti preso più di un mese di ferie, no?» gli domandò timidamente.
«Sì, ma...»
«Conto di inaugurarlo tra sei settimane, il primo di ottobre per l'esattezza» lo interruppe lei.
«Anche se a quel punto la stagione dei gelati sarà finita.»
«I gelati non hanno una stagione» intervenne finalmente Anastasia. «Inoltre, occasioni come questa sono rare, e Claire non poteva aspettare l'estate prossima.»
David la fulminò con lo sguardo. «Mi scusi, lei è...?»
«Oh, scusami tanto, David. Avevo dimenticato di presentarvi. Questa è l'amica di cui ti ho tanto parlato. Ricordi?»
«No. L'unica persona di cui mi hai parlato è una grigia bibliotecaria.»
Claire si accigliò. «Grigia?»
David si strinse nelle spalle. «Non ricordo come me l'hai descritta, ma immagino che tutte le bibliotecarie lo siano. Mi fa piacere comunque che tu abbia trovato qualcuno con cui chiacchierare.» Fece una pausa, cosciente della fredda ostilità che aleggiava nell'aria. In effetti il tatto non era mai stato il suo forte, ammise. E aveva anche un lungo viaggio sulle spalle, a sua discolpa. In ogni caso tentò di rimediare. «Voglio dire, sono felice che tu abbia trovato una simpatica vecchietta che ti tenga compagnia.»
L'espressione solitamente dolce di sua nonna si era trasformata all'improvviso in una maschera di duro rimprovero. Che avesse da ridire anche sulla parola vecchietta?
«Una vivace pensionata?» ritentò, non sortendo alcun effetto positivo. In particolare, fu il battito spazientito del piede di Anastasia a dargli l'impressione di star solo peggiorando le cose.
«Non ho mai detto che la mia amica fosse vecchia, e tantomeno pensionata» lo corresse Claire in tono duro. «Né credo di aver mai pronunciato la parola grigia.»
All'improvviso David ebbe un gran brutto presentimento. «Lasciami indovinare» cominciò, ma fu subito interrotto dalla donna furibonda che lo fronteggiava.
«Permette che mi presenti? Anastasia Knight, la grigia bibliotecaria!»
2
Di sicuro quella donna non sembrava una delle bibliotecarie che era abituato a vedere. Non che in realtà si potesse parlare di vera