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Notti sulla sabbia: Harmony Destiny
Notti sulla sabbia: Harmony Destiny
Notti sulla sabbia: Harmony Destiny
Ebook157 pages2 hours

Notti sulla sabbia: Harmony Destiny

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About this ebook

Il principe Shafir al Dhahara ha molte responsabilità e una sola priorità: la famiglia. E quando scopre che una certa Megan Saxon è appena giunta nel suo regno, invaghita del promesso sposo della cugina, decide che l'unico modo o il più piacevole per renderla inoffensiva è sedurla. Se Megan sarà innamorata di un altro uomo, non potrà più nuocere. E Shafir intende assicurarsi di essere lui quell'uomo. Lei infatti potrà appartenere a un mondo diverso dal suo, ma è così bella e piena di vita da attrarlo completamente. Presto, complice la magia del deserto, lo sceicco si trova ad affrontare un altro problema: l'inaspettato e bruciante sentimento che prova per Megan.
LanguageItaliano
Release dateOct 9, 2018
ISBN9788858988053
Notti sulla sabbia: Harmony Destiny
Author

Tessa Radley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Notti sulla sabbia - Tessa Radley

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Untamed Sheik

    Silhouette Desire

    © 2009 Tessa Radley

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-805-3

    1

    Il silenzio accolse il principe Shafir ibn Selim al Dhahara mentre, avvolto nella tradizionale ghallabija, superava le grandi porte di legno intarsiato che un assistente di palazzo aveva spalancato al suo arrivo.

    L’atmosfera nelle stanze personali del re era pesante. Tre uomini si stringevano intorno a un computer posto al centro di un immenso tavolo antico, e alzarono lo sguardo all’ingresso di Shafir. I due fratelli sembrarono sollevati nel vederlo, mentre il padre, il re Selim, aveva la fronte aggrottata.

    «Sei in ritardo, Shafir» lo apostrofò.

    «Ero nel deserto. Sono arrivato appena possibile.» Shafir indicò gli stivali impolverati che ancora indossava. «Non ho nemmeno avuto il tempo di cambiarmi.»

    In qualità di capo del ministero del turismo del Dhahara, aveva trascorso l’ultima settimana accompagnando i membri di una delegazione internazionale per mostrare loro le potenzialità turistiche dei sentieri e dei percorsi del deserto del piccolo reame.

    «C’è qualche problema, padre?»

    «Non lo definirei un problema.» Le rughe che solcavano la fronte del sovrano si distesero. «Una sfida, piuttosto.»

    «Una sfida?» Shafir si scambiò uno sguardo interrogativo con il fratello maggiore, Sua Altezza Reale il principe ereditario Khalid ibn Selim al Dhahara, per l’esattezza. L’idea che il padre aveva di una sfida implicava di solito una situazione irta di difficoltà, uno degli incubi peggiori dei diplomatici di corte.

    «Ed è una sfida che sembra fatta apposta per te, Shafir.»

    «Per me?» Shafir inarcò un sopracciglio. «E i miei onorabili fratelli? Hai già assegnato altre sfide anche a loro?»

    Khalid rise sotto i baffi. «Sei tu a essere arrivato per ultimo. Hai estratto la pagliuzza più corta.»

    «Nonché la più onorevole, che ti darà la possibilità di diventare un eroe.» Il fratello minore, Rafiq, sembrava divertirsi in modo quasi perverso.

    «Un eroe?» Shafir guardò di nuovo i fratelli. Pareva che entrambi stessero facendo del loro meglio per non scoppiare a ridere.

    Il padre, al contrario, aveva assunto un’aria particolarmente grave. «Shafir, tu sei stato forgiato e indurito dal deserto del Dhahara.»

    Lui si inchinò in segno di tributo a quelle parole.

    «Figlio mio» seguitò il sovrano, «non voglio scandali, quindi è necessario che sia uno di voi tre a occuparsi della faccenda, ma Rafiq è già impegnato, e la sua fidanzata potrebbe non comprendere. In quanto a Khalid, è il principe ereditario, e non posso permettere che...»

    «Qual è la sfida?» lo interruppe a quel punto Shafir.

    «Non è poi così difficile.» Rafiq cliccò sul mouse del computer. «Devi soltanto sbarazzarti di lei

    Shafir si ritrovò a fissare l’immagine di una donna dai capelli castani, i ridenti occhi dal taglio esotico. «Chi è?»

    «La donna che sta per mandare a monte il matrimonio da favola di Zara» rispose Rafiq.

    «Non prenderti gioco di tua cugina» lo rimproverò il re. «Quello di Zara è il primo matrimonio che viene celebrato in famiglia da più di vent’anni.»

    Il re aveva sempre adorato l’unica figlia del fratello defunto, e non poteva certo permettere che qualcuno minacciasse la sua felicità.

    Shafir aveva già conosciuto il futuro sposo. Jacques Garnier era un uomo d’affari francese dalle immense risorse finanziarie, e il re Selim era rimasto molto soddisfatto delle sue credenziali, tanto più che Zara era perdutamente innamorata di lui.

    Adesso, però, sembrava che il bel sogno stesse per infrangersi. «Come si chiama?» domandò fissando il monitor.

    «Megan Saxon.»

    Non furono i tratti del suo volto, anche se doveva ammettere che erano davvero belli, ad attirare l’attenzione di Shafir, quanto piuttosto l’espressione di genuino entusiasmo che li animava. Joie de vivre, la chiamavano i francesi.

    «Come fate a sapere che ha intenzione di sabotare il matrimonio di Zara?»

    Il padre represse un sospiro. «Negli ultimi tempi Jacques è stato piuttosto distratto, così Zara ha capito che qualcosa non andava. Poi ha trovato delle chiamate di questa donna sul cellulare privato di Jacques. All’inizio non ha fatto altro che piangere, poi ha deciso di affrontare Jacques.»

    «E cos’è successo?»

    «Ahimè.» Il re scosse la testa. «Garnier le ha spiegato che si tratta di una persona con cui ha intrattenuto rapporti di lavoro, e che lo ossessiona da un po’ di tempo. Non ne aveva parlato prima con Zara per non preoccuparla, ma a quanto pare la Saxon non intende darsi per vinta. E adesso ha deciso di venire in Dhahara.»

    Shafir sgranò gli occhi per la sorpresa. La faccenda si faceva seria. «Quando?»

    «Ha telefonato a Garnier poco prima che il suo aereo decollasse.»

    «Perché hai aspettato tanto per dircelo?» sbottò Shafir.

    «Non ha importanza. Adesso che lo sappiamo, possiamo elaborare un piano. Anche se, è sottinteso, potresti sempre chiamare la polizia, qualora...»

    Alla pausa del re, Khalid prese la parola. «Qualora quella donna dovesse risultare una sfida troppo difficile per te.»

    «Non è ancora nata una donna simile» obiettò Shafir, punto sul vivo. «E l’intervento della polizia non sarà necessario. Dobbiamo far passare la cosa sotto silenzio. Niente polizia, niente forze dell’ordine. Non possiamo rischiare un incidente internazionale.» Due membri della delegazione che aveva appena accompagnato in giro per il paese avevano deciso di protrarre il loro soggiorno e di partecipare anche al matrimonio di Zara. In quel momento, però, quelle nozze parevano essere a rischio.

    Proprio come la felicità di Zara.

    Shafir, al pari dei suoi fratelli, aveva un debole per la cugina e aveva sempre cercato di essere per lei il fratello maggiore che non aveva mai avuto, proprio come il re aveva tentato di sostituire il padre defunto.

    «Shafir, ho bisogno di te» sentenziò Selim. «Devi impedire a questa donna di far naufragare le nozze di tua cugina.»

    «Dille che Jacques sposerà Zara» suggerì Rafiq, «e convincila a tornarsene a casa.»

    Lui scosse la testa. «Non sarà facile» commentò, «visto che è stata pronta a intraprendere un lungo viaggio, per Jacques.»

    «Già. Il vero problema è che potrebbe raccontare a Zara un mare di bugie.»

    «Non dovremo arrivare a tanto. Non è necessario che la incontri. Stabiliremo misure di sicurezza più severe per impedirglielo.»

    «E se si rivolgesse a uno di quei giornali scandalistici europei?» Il re rabbrividì.

    «In questo caso, Sharif» sentenziò ancora Rafiq, «sarai costretto a sedurla e a farle dimenticare Jacques.»

    Khalid scoppiò a ridere di gusto. Perfino il padre si lasciò sfuggire un sorriso.

    Come mai Shafir era l’unico a non trovare divertente quella battuta?

    «Mi hai scambiato per Khalid» obiettò. «È lui quello che attira le donne come una calamita.»

    «Tu, invece, le terrorizzi» obiettò Rafiq. «E la tua reputazione non aiuta.»

    Khalid assentì. «Le donne vogliono essere corteggiate, lusingate, mentre tu sembri un predone del deserto. Guardati un po’, tutto impolverato e con i capelli scompigliati dal vento.»

    Shafir si passò una mano tra i capelli piuttosto lunghi. «Mi proteggono il collo dal sole.»

    «Già.» Rafiq lo guardò attento. «A pensarci bene, il tuo aspetto un po’ rude potrebbe anche fare effetto su alcune donne. Accetti la sfida, fratello? Riuscirai a sedurre la Saxon?»

    Shafir lo fulminò con lo sguardo. La seduzione non era nel suo stile, aveva sempre trattato le donne con la sincerità che riservava a chiunque. «Non intendo abbassarmi a tanto.»

    «Hai paura?» lo stuzzicò Khalid.

    «Di una donna? Mai.»

    «Figli miei, figli miei!» li esortò il re, cercando di ristabilire un po’ di ordine. «Abbiamo un obiettivo. Bisogna impedire a quella donna di portare a buon fine i programmi che ha in mente. E senza scandali. L’unica storia che voglio veder pubblicata sui giornali è quella del matrimonio di Zara.»

    Shafir fece un segno di assenso. Non era ancora nata la donna capace di competere con il suo amore per il deserto del Dhahara, quindi non aveva nessun timore di affrontare Megan Saxon. Tutto quello che doveva fare era impedirle di incontrare Jacques Garnier e rispedirla velocemente da dove era venuta.

    La limousine di Shafir arrivò all’aeroporto nell’attimo stesso in cui veniva annunciato l’arrivo dell’aereo con a bordo Megan Saxon.

    L’avventura era appena iniziata.

    Jacques aveva insistito per incontrarla all’aeroporto, nella speranza di convincerla a ripartire immediatamente. «Mi sento responsabile per tutto quello che sta accadendo» aveva detto a Shafir un paio d’ore prima. «Con Megan non ho avuto altro che rapporti di affari, ma questa pazza rischia di rovinare il mio rapporto con Zara. Devo farle capire che io amo la mia fidanzata.»

    Sebbene avesse apprezzato l’atteggiamento di Jacques, Shafir aveva deciso di fare a meno del suo aiuto. «Non posso permettertelo, è troppo rischioso. È evidente che questa donna è ossessionata da te. Potrebbe fare una scenata in pubblico, cercare di farti del male. Cosa direbbe allora Zara?»

    Aveva dovuto ricorrere a tutte le sue arti persuasive per convincere Garnier che avrebbe provveduto lui a Megan, e alla fine era riuscito a dissuaderlo dall’accompagnarlo in aeroporto.

    «Dev’essere colpa mia» si era lamentato a quel punto Jacques, «eppure non ho fatto altro che analizzare tutti gli incontri che ho avuto con lei, e davvero non riesco a capire cosa possa avere causato tutto ciò.»

    «Non incolparti per ciò che è accaduto. È evidente che quella donna è una maniaca.»

    In quel momento, vestito all’occidentale e ben pettinato per non spaventare la nuova arrivata, Shafir si preparava ad accoglierla da solo. Istruì l’autista affinché restasse ad aspettarlo, quindi licenziò con un gesto le guardie del corpo e si avviò all’interno del terminal. Contava di incontrare Megan Saxon da solo. E ben presto le avrebbe fatto rimpiangere di aver deciso, anche solo per un momento, di mettere a repentaglio la felicità di Zara.

    Lo spazio immenso dell’aeroporto del Dhahara sorprese Megan. Le alte volte lasciavano entrare la luce a fiotti e l’aria sembrava quasi luccicare sotto i raggi del sole. E poi c’era quella distesa di marmo bianco, segno evidente della ricchezza del paese.

    Oltre i cancelli della dogana, diversi uomini in tunica bianca attendevano passeggeri stanchi. In quanto a lei, era certa che ad aspettarla ci fosse Jacques. Glielo aveva confermato il messaggio che le aveva inviato soltanto poche ore prima. Ci vediamo presto. Non vedo l’ora. Un bacio.

    L’eccitazione le fece accelerare il passo. Erano passati più di tre mesi da quando si erano visti l’ultima volta a Parigi, per festeggiare l’anno nuovo, e poi entrambi erano partiti per destinazioni diverse, lui verso il Dhahara, lei per la Nuova Zelanda.

    Messaggi e telefonate, per quanto frequenti, non potevano sostituire il contatto personale. Poi, alla fine,

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