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Patto con il principe: Harmony Destiny
Patto con il principe: Harmony Destiny
Patto con il principe: Harmony Destiny
Ebook158 pages2 hours

Patto con il principe: Harmony Destiny

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About this ebook

Agli occhi di tutti Antonio Medina è soltanto un ricco armatore texano, amante di tutto ciò che di meglio la vita può offrire, compresa l'incantevole Shannon Crawford. Almeno fino a quando la stampa scandalistica rivela le sue origini e la sua appartenenza alla deposta famiglia reale dei Medina, da cui si è allontanato volontariamente molti anni prima. Ma c'è di più: suo padre è malato e Tony non se la sente di voltargli le spalle. Per affrontare il patriarca nel suo rifugio segreto, però, pone una condizione: vuole Shannon al suo fianco. Ma lei sarà disposta a seguirlo, superando l'avversione per il mondo falso e dorato a cui lui appartiene?
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2018
ISBN9788858982235
Patto con il principe: Harmony Destiny
Author

Catherine Mann

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Book preview

    Patto con il principe - Catherine Mann

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Maverick Prince

    Silhouette Desire

    © 2010 Catherine Mann

    Traduzione di Roberta Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-223-5

    Prologo

    GlobalIntruder.com

    Notizia straordinaria in esclusiva

    Svelato il mistero dei Medina!

    Avete un principe come vicino di casa? È possibile!

    Grazie alla scoperta straordinaria di uno dei fotoreporter di GlobalIntruder.com siamo in grado di annunciarvi lo scoop dell’anno: la famiglia reale dei Medina, deposti sovrani del regno di San Rinaldo, non si è stabilita in una fortezza di massima sicurezza in Argentina, come si era creduto.

    I tre eredi Medina – con i loro milioni – da più di dieci anni vivono sotto mentite spoglie fianco a fianco con i comuni americani. Pare che il piccolo della famiglia, il sensuale Antonio, sia già stato accaparrato da Shannon Crawford, cameriera di un ristorante del Texas. La ragazza farà meglio a guardarsi le spalle ora che il suo magnate della navigazione, già principe in incognito, è stato smascherato!

    Nel frattempo, signore, niente paura. Ci sono ancora due Medina single e aitanti. Le nostri fonti indicano che Duarte si sollazza nel suo lussuoso villaggio turistico di Martha’s Vineyard; Carlos – niente meno che un chirurgo – risiede invece a Tacoma. Farà anche visite a domicilio?

    Per il momento nulla si sa del padre, Re Enrique Medina, ex sovrano di San Rinaldo, un’isola al largo delle coste spagnole. Ma i nostri migliori reporter sono sulle sue tracce.

    Per gli ultimi aggiornamenti su come conquistare un principe, continuate a seguire GlobalIntruder.com e ricordate: siamo stati i primi a darvi la notizia!

    1

    Galveston Bay, Texas

    «Il re batte la regina.» Antonio Medina annunciò la propria vittoria e racimolò le fiches, conquistate grazie a una semplice carta alta in una mano di poker texano.

    Ignorando la chiamata in entrata sul suo iPhone, sistemò la propria vincita; non gli capitava spesso di avere tempo per il poker, da quando la sua società di pesca sportiva si era immessa sul mercato globale, ma di recente il tavolo da gioco nel retro del Galveston Bay Grille dell’amico Vernon era diventato quasi un appuntamento fisso. Da quando c’era Shannon. Il suo sguardo scattò sulle due vetrate alte e strette a lato della porta che conduceva alla sala principale del ristorante dove lavorava.

    Non c’era segno del corpo sottile della ragazza, impegnata a districarsi fra ottoni, cristalli e tovaglie di lino del locale a cinque stelle. La delusione gli rose lo stomaco, nonostante la vincita.

    Nella stanza risuonò la suoneria di un cellulare, subito seguita da una seconda; nessuna delle due proveniva dal suo iPhone, ma il rumore lo costrinse a riportare l’attenzione sul tavolo dove due dei compari di Vernon Wolfe stavano pigiando il tasto per ignorare la chiamata, interrompendo di botto le melodie. Gli amici del poker di Vernon avevano una quarantina d’anni più di Antonio, ma il vecchio capitano riciclatosi in ristoratore gli aveva salvato la pelle, quando era solo un ragazzo; perciò, se Vernon chiamava, lui faceva il possibile per presentarsi. Il fatto che Shannon lavorasse proprio in quel locale forniva un ulteriore stimolo ad assecondarne la richiesta.

    Vernon fece scricchiolare la sedia quando si appoggiò allo schienale, ignorando il cellulare attaccato alla cintura che stava allegramente cantando Son of a sailor. «Mossa azzardata con solo un re, Tony» commentò con la voce perennemente roca dagli anni passati a strillare sul ponte del peschereccio di gamberetti. Il viso mostrava ancora un’abbronzatura perpetua, con tanto di cerchi da procione intorno agli occhi dovuti agli occhiali da sole. «Pensavo che Glenn avesse una scala reale, con la regina e il fante.»

    «È stato il migliore a insegnarmi a bluffare.» Antonio – o Tony Castillo, come si faceva chiamare in quei giorni – mostrò un sorrisetto soddisfatto.

    Un sorriso era più disarmante di un broncio. Antonio sorrideva sempre, così la gente non sapeva mai cosa gli passava per la testa. Peccato che nemmeno quel sorriso, però, fosse bastato a farsi perdonare da Shannon, dopo la lite dell’ultimo fine settimana.

    Resistendo alla tentazione di corrucciare la fronte, Tony impilò le fiches sul vecchio tavolo di legno che Vernon aveva recuperato dalla sua barca prima di ormeggiarsi in via definitiva al ristorante. «Il tuo amico Glenn deve imparare a bluffare meglio.»

    Glenn, un drogato di caffeina, ingurgitava la bevanda più in fretta quando stava bluffando. Chissà come nessun altro sembrava notarlo, mentre l’avvocato di grido trangugiava la terza tazzina corretta con whisky irlandese. L’uomo si limitò ad alzare le spalle, quindi allentò la cravatta e la appese allo schienale della sedia, preparandosi al round successivo.

    Vernon recuperò le carte dal tavolo, rigirando il re di cuori tra le dita finché il cellulare non smise di suonare. «Continua a vincere e non mi permetteranno più di invitarti al tavolo.»

    Tony si concesse la risata di rito, ma sapeva che non sarebbe andato da nessuna parte. Ormai quello era il suo mondo. Si era costruito una vita e non voleva avere più niente a che fare col nome dei Medina: lui era Tony Castillo, e il padre aveva rispettato il suo desiderio di indipendenza. Fino a sei mesi prima.

    In quel periodo, il re deposto che si ritrovava per padre non aveva fatto altro che inviargli messaggi su messaggi per richiedere la sua presenza sul complesso appartato dell’isola-fortezza al largo della Florida. Tony aveva lasciato quella prigione dorata nel momento in cui aveva compiuto diciott’anni, e non si era mai guardato indietro. Se Enrique era davvero malato come diceva di essere, i loro problemi li avrebbero risolti in paradiso... o più probabilmente in un posto ancora più caldo del Texas.

    Mentre ottobre portava brividi autunnali ai tipi come i suoi fratelli, lui preferiva le lunghe estati di Galveston Bay. L’aria condizionata era ancora attiva nel ristorante di mattoni rossi sulla riva del mare nel centro storico.

    Attraverso il muro filtrava la musica attutita di un chitarrista di flamenco insieme al brusio della clientela a cena. Gli affari andavano benone per Vernon – Tony se ne assicurava di persona. L’amico gli aveva dato un lavoro quando aveva diciott’anni e nessun altro si sarebbe fidato di un ragazzino con una carta di identità scricchiolante.

    Quattordici anni e molti milioni di dollari dopo, Tony riteneva che fosse solo equo che parte dei proventi della società di navigazione da lui messa in piedi servisse a garantire al vecchio capitano una pensione tranquilla.

    Vernon allungò il mazzo a Glenn perché lo tagliasse, quindi servì la mano. L’avvocato spinse il BlackBerry vibrante vicino alla tazzina di caffè corretto e sbirciò le carte.

    Tony fece per recuperare le proprie... e si fermò, tendendo l’orecchio verso la sala da pranzo. Al di là dell’acciottolio delle stoviglie e delle corde strimpellate si alzò una dolce risata. La sua risata. Quel semplice suono gli fece dolere tutto il corpo, dopo una settimana senza di lei.

    Gli occhi volarono di nuovo alla porta, e alle due vetrate che la fiancheggiavano. E finalmente riuscì a cogliere la sua immagine, quando si fermò al banco per piazzare un ordine. Shannon strizzò gli occhi dietro le lenti a occhio di gatto, il look retrò che le conferiva un’aria da maestrina birichina che non mancava mai di stuzzicare la sua libidine.

    La luce dei lampadari si rifletteva sui suoi capelli biondi; portava i lunghi riccioli raccolti in un’acconciatura strampalata, caratteristica della sua divisa di lavoro quanto la gonna nera al ginocchio e il lusinghiero gilet da smoking. Appariva sensuale come il peccato – ed esausta.

    Dannazione, l’avrebbe aiutata senza un attimo di esitazione! Proprio la domenica prima gliel’aveva suggerito, mentre lei si rivestiva dopo che avevano fatto l’amore nella sua casa di Bay Shore. E Shannon l’aveva zittito in un batter d’occhio. Anzi, da quel momento non gli aveva più rivolto la parola, e non aveva risposto alle sue chiamate.

    Donna sensuale e testarda. Non è che le avesse proposto di fare la mantenuta. Voleva solo aiutare lei e il suo bimbo di tre anni. Shannon diceva sempre che avrebbe fatto qualsiasi cosa per Kolby.

    Ma neanche menzionare il bambino era stata una bella idea.

    Lei aveva stretto le labbra, e dietro a quegli occhiali da gatta i suoi occhi gli avevano detto chiaro cosa avrebbe potuto farsene della sua offerta. Gli ronzavano ancora le orecchie per il botto che aveva fatto la porta quando lei l’aveva sbattuta andandosene. La maggior parte delle donne che conosceva avrebbe fatto salti di gioia alla prospettiva di denaro facile o regali costosi. Non Shannon, però. Anzi, sembrava insofferente davanti alla sua ricchezza. Gli ci erano voluti due mesi per convincerla a prendere un caffè insieme, e altri due mesi per portarsela a letto. Dopo quasi quattro settimane di sesso sfrenato, non aveva ancora capito come prenderla.

    Okay, aveva avuto la fortuna di sbarcare a Galveston Bay, fulcro della pesca di molluschi e crostacei, e per questo si era arricchito. In realtà, all’epoca lui era stato solo alla ricerca di una comunità costiera che gli ricordasse casa sua.

    La sua vera casa, al largo della Spagna. Non l’isola-fortezza che suo padre aveva costruito nel mare degli Stati Uniti, quella da cui era scappato il giorno che aveva compiuto diciotto anni e aveva abbandonato il cognome Medina in favore di Castillo, prendendolo da uno degli innumerevoli rami collaterali della famiglia reale. Tony Castillo aveva giurato che non avrebbe mai più fatto ritorno, e aveva mantenuto la promessa.

    E preferiva non immaginare la reazione che avrebbe avuto Shannon se avesse saputo del suo sangue blu. Però non spettava a lui divulgare quel segreto.

    Vernon tamburellò le dita sul tavolo. «Il tuo telefono sta di nuovo vibrando. Se vuoi possiamo fare un giro mentre rispondi.»

    Ma Tony rifiutò la chiamata senza neanche guardare l’iPhone. Trascurava il mondo esterno solo per due persone: Shannon e Vernon. «È per l’accordo con la Salinas Shrimp. Lascia che sudino un’altra ora, prima di chiudere il contratto.»

    Il telefono di Vernon squillò di nuovo – per la miseria, che cosa stava succedendo, con tutte quelle interruzioni? – questa volta proponendo Let’s get it on di Marvin Gaye.

    Il capitano brizzolato posò le carte sul tavolo. «È mia moglie. Devo rispondere.» Con il bluetooth lampeggiante all’orecchio, scattò in piedi e si ritirò in un angolo per avere un minimo di privacy. «Sì, zuccherino?»

    Dato che aveva fatto il grande passo per la prima volta sette mesi prima, il capitano si comportava come uno sposino ventenne. Tony ricacciò indietro pensieri vaganti del matrimonio dei propri genitori – non che fossero così numerosi, visto che la madre era morta quando lui aveva cinque anni.

    Vernon inspirò a fondo. Tony alzò gli occhi. Il viso del vecchio mentore impallidì sotto l’abbronzatura tanto intensa da sembrare quasi tatuata. Che diavolo...?

    «Tony.» La voce di Vernon era peggio che roca, come se avesse deglutito frammenti di vetro. «Faresti meglio a controllare quelle chiamate perse.»

    «C’è qualcosa che non va?» domandò mentre già recuperava l’iPhone.

    «Diccelo tu» rispose l’altro senza distogliere lo sguardo nemmeno per un istante. «A dir la verità, puoi anche lasciar perdere le chiamate e andare direttamente su Internet.»

    «Quale sito?» si informò mentre scorreva rapidamente il menu.

    «Uno qualunque.» Vernon si accasciò sulla sedia come un’ancora

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