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Le ragioni del cuore: Harmony Bianca
Le ragioni del cuore: Harmony Bianca
Le ragioni del cuore: Harmony Bianca
Ebook188 pages1 hour

Le ragioni del cuore: Harmony Bianca

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About this ebook

Savannah: Quando ho scoperto di aspettare un figlio da Charlie, ero così felice che mi sembrava di volare. Poi, nel momento in cui stavo per dargli la splendida notizia, lui, senza nemmeno darmi il tempo di parlare, mi ha riferito di aver accettato un lavoro che lo avrebbe portato lontano e che era giunto il momento di dirci addio. È stato allora che ho capito che io e il nostro bambino avremmo dovuto affrontare il futuro da soli.



Charlie: Ho realizzato che tenevo troppo a Savannah quando ho avuto la tentazione di rifiutare quella promozione solo per restare con lei. Spaventato, ho fatto i bagagli e me ne sono andato senza voltarmi indietro. Non sapevo che lei aspettasse nostro figlio. E anche adesso che l'ho scoperto, sono ancora convinto di aver preso la decisione giusta per noi due. O forse solo per me?
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2018
ISBN9788858982570
Le ragioni del cuore: Harmony Bianca
Author

Janice Lynn

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Le ragioni del cuore - Janice Lynn

    successivo.

    1

    In piedi, di profilo davanti allo specchio, nella sua stanza da letto, Savannah fissò il proprio corpo nudo. Respinse i folti capelli rossi che le ricadevano sul viso cercando di individuare, sull'addome, quel rigonfiamento, anche se minuscolo, a conferma della straordinaria notizia appena ricevuta.

    Lei, Savannah Carter, infermiera, incinta.

    Il sogno di una vita, atteso da anni. Essere madre, avere dei figli. D'accordo, il progetto prevedeva la presenza di un marito, di un ottimo padre per i loro bambini. Ma non sempre gli avvenimenti seguono i nostri piani, no?

    Mai, in realtà. Infatti una gravidanza non era in programma, non in quel momento. Ma perché lamentarsi? Sto bene, pensò Savannah, ho un buon lavoro, e un fantastico uomo accanto.

    Perché il dottor Charlie Keele non era soltanto una persona meravigliosa, ma aveva un codice genetico tale da rendere un figlio suo il bambino più fortunato del mondo.

    Quanto a lei, le amiche la chiamavano Lucky Savannah, la Fortunata, per essere, ormai da un anno, la ragazza di Charlie, uomo atletico, brillante, stupendo, rispettoso della sua indipendenza, delle sue idee. Savannah sorrise tra sé. La notizia che lei usciva con il dottor Keele si era sparsa in fretta, nell'ospedale; di qui quell'appellativo per rimarcare la grande fortuna che le era capitata. Veramente, all'inizio, il corteggiamento amichevole e scherzoso tra loro non sembrava destinato ad avere serie conseguenze, ma in seguito, contro ogni previsione, si era trasformato in una relazione fissa: Savannah e Charlie erano diventati inseparabili. Lavoravano insieme, spesso mangiavano insieme alla mensa, praticamente vivevano insieme.

    In realtà, lei sperava che ciò avvenisse presto. In sostanza, Savannah si aspettava che Charlie le chiedesse di trasferirsi da lui, e magari, chissà, proporle il matrimonio.

    Charlie abitava una bellissima casa di mattoni, in una zona residenziale della città, con molte stanze e uno splendido giardino recintato sul retro; perfetta, per una famiglia. Se Charlie non le avesse chiesto di trasferirsi da lui, al momento di rinnovare il proprio contratto d'affitto, Savannah non avrebbe esitato a proporgli per prima quel cambiamento radicale. Del resto aspettava un figlio suo, no? Certo, questo avrebbe affrettato un po' le cose, ma desiderava con tutto il cuore che Charlie le chiedesse di vivere con lui, di diventare sua moglie.

    Sempre che ne fosse convinto, ovviamente.

    Però, perché dubitare? Savannah era sicura che Charlie non potesse passare il resto della vita senza di lei...

    La loro relazione era senz'altro destinata a concludersi in quel modo, e anche per questo a Savannah quella gravidanza accidentale non dispiaceva affatto. Charlie e il loro bambino: era tutto ciò che voleva.

    Non aveva mai incontrato uno come lui. Nessuno, prima, le aveva suscitato identiche emozioni, nessuno le aveva dimostrato tanto affetto e attenzione. Con lui accanto, le sembrava di rivivere l'infanzia felice, prima della morte del padre, avvenuta quando Savannah aveva sette anni. In fondo, sentiva di non aver aspettato altro. Ritrovare qualcuno che la trattasse come una principessa, che per lei rendesse splendida ogni cosa, e Charlie vi riusciva benissimo.

    Quella piccola vita dentro di lei era una versione in miniatura di loro due. Un giorno, avrebbero capito a chi somigliava di più. Savannah provò a immaginare le infinite combinazioni possibili. Capelli e occhi scuri di Charlie, per esempio, e la propria pelle chiara? O i lineamenti decisi, la fenditura sul mento di Charlie, e gli occhi azzurri di lei? In ogni caso, il loro bambino sarebbe stato bellissimo, amatissimo, da riempire tutto il loro mondo.

    E avrebbe reso Charlie un padre felice. D'accordo, non avevano mai parlato di eventuali figli. Però Savannah era certa dell'amore di Charlie, lo sentiva, anche se lui non lo aveva mai dichiarato apertamente. Ma era evidente, dal modo in cui la guardava, la baciava, l'accarezzava, trattandola come la cosa più preziosa del mondo. Sì, Charlie Keele era innamorato di lei, e la notizia che stava per dargli lo avrebbe mandato in estasi.

    Si poteva essere più fortunate di così?

    Avrebbe avuto l'uomo migliore del mondo, un bambino meraviglioso, sarebbero stati una famiglia stupenda.

    Ebbe per un attimo la sensazione di galleggiare nell'aria. Sbirciò l'orologio: tra due ore Charlie sarebbe stato lì. Si ritoccò trucco e capelli. Quando glielo avrebbe detto, lui l'avrebbe baciata, sollevata tra le braccia, e fatta girare. Forse le avrebbe chiesto di sposarlo... insomma, la sua reazione sarebbe stata sicuramente grandiosa e indimenticabile.

    Forse, però, era meglio dirglielo un po' alla volta, magari con qualche indizio originale, che lo potesse incuriosire... tipo offrendogli dei dolcetti rosa e azzurri, o chiedendogli di accompagnarla a comprare un giocattolo per Joss, il figlio di Chrissie, la sua migliore amica. Buona idea, pensò. Magari avrebbe potuto scegliere il regalo con dei gridolini entusiasti per ogni oggetto in mostra? A ogni nuova ipotesi, il sorriso di Savannah diventava più ampio e felice.

    Chissà se in fondo, Charlie non avrebbe accolto la notizia con sorpresa? Forse, solo guardandola, dalla sua evidente eccitazione, avrebbe capito immediatamente la verità. Insomma, Savannah non vedeva l'ora di dire a Charlie che era incinta. Un'idea esaltante, da farla ridere forte, di pura gioia. Ma come e quando avrebbe dovuto dargli l'annuncio? Era meglio aspettare il momento davvero giusto. Savannah nascose il test di gravidanza: non voleva che Charlie lo leggesse per caso. E anche se l'avesse respinta, voleva vedere bene la sua faccia, non appena avesse scoperto che stava per diventare padre.

    Impaziente, Savannah decise di uscire. Afferrò la borsa, diretta al più vicino negozio di giocattoli. Voleva mostrare a Charlie dei piccoli oggetti rosa e azzurri...

    Accigliato, il dottor Charlie Keele, fissava il contratto sulla sua scrivania. Firmato e controfirmato. Lo aveva deciso, alla fine, dopo un mese di incertezza. Accettare un lavoro a due ore di macchina dal luogo dove si trovava adesso. La garanzia di acquisire una posizione migliore era un'opportunità fantastica. Eppure la sua esitazione aveva una ragione. E anche un nome: Savannah.

    Perché lei era diventata una parte intrinseca della sua vita, strettamente connessa a ogni sua azione. Gli era difficile immaginare di lasciare Chattanooga e la donna più notevole che avesse mai incontrato. Ma ogni volta che aveva pensato di rinunciare a quell'offerta, il passato tornava a ossessionarlo, ricordandogli con asprezza tutti i motivi per cui invece doveva accettarla.

    Dunque aveva firmato. Decisione presa non solo per se stesso ma, forse di più, anche per Savannah. Donna straordinaria, incredibile. Non ne aveva mai conosciuta una così. In altre relazioni anche lunghe, Charlie non aveva esitato a chiudere, facilmente, senza rimpianti.

    Al contrario, andarsene da Chattanooga gli sarebbe costato, anche se era convinto di fare la cosa giusta. E avrebbe dovuto lasciare anche Savannah, prima che si legasse troppo a lui. Forse era un timore assurdo. Savannah era una donna molto indipendente, eppure saldamente intrecciata alla sua vita. Come del resto anche Charlie lo era in gran parte nella vita di lei.

    «Figlio mio, non permettere che una donna ti impedisca di realizzare il tuo sogno.»

    Quante volte, negli anni, Charlie aveva ascoltato frasi del genere? Suo padre aveva sognato di diventare un dottore, di fare parte di una organizzazione di soccorso che viaggiava in varie zone del mondo, di dedicarsi totalmente alla medicina. Invece, quando la sua ragazza era rimasta incinta, aveva lasciato gli studi, e trovato lavoro in una miniera di carbone per sostenere la sua nuova famiglia. Da quel giorno, Rupert Keele non aveva smesso di accusare la moglie e il figlio di avergli distrutto i sogni. Quelle due persone, Charlie e sua madre, non erano riuscite a sostituirli, e suo padre nel tempo era diventato sempre più acido e sprezzante con loro. E aveva cominciato a spingere Charlie verso gli studi in medicina.

    A ogni occasione non gli parlava altro di quanto fosse importante diventare un dottore, viaggiare in tutto il mondo per prendersi cura delle persone in difficoltà. Per anni, Charlie aveva pensato che se suo padre fosse stato orgoglioso di lui, forse gli avrebbe voluto un po' di bene, rendendo la vita migliore a se stesso e a sua madre. Aveva fatto tutto il possibile: ma nonostante gli ottimi risultati a scuola e nello sport, niente era mai abbastanza. Rupert Keele non apprezzava nessuno, a parte se stesso. Quanto alla madre, non era molto diversa: Charlie riceveva rimproveri in uguale misura anche da parte sua.

    Talvolta si chiedeva se, senza la pressione familiare, e il tentativo di suscitare un minimo di affetto nei suoi, avrebbe scelto proprio la medicina. In realtà, quando aveva undici anni, un'improvvisa congestione cardiaca del nonno materno lo aveva convinto a diventare cardiologo, invece di medico viaggiante, e di curare i cuori della gente, visto che i suoi genitori non sarebbero mai cambiati.

    Da una vita, Charlie sognava di dirigere un reparto di Cardiologia, e adesso ne aveva l'occasione. Almeno una cosa l'aveva appresa dai genitori: rinunciare ai propri sogni conduce alla totale disperazione, a una vita indegna. Non c'era modo per proteggere da tutto questo se stesso e le persone a cui teneva. Perciò aveva deciso di lasciare Chattanooga, e lasciare Savannah, scioglierla dall'impegno con lui. Ovviamente l'avrebbe ferita, e di conseguenza lei lo avrebbe odiato. Ma basandosi sulle esperienze precedenti, anche questo per Charlie non era un problema.

    Savannah stava sistemando i recenti acquisti dentro l'armadio, proprio mentre Charlie bussava alla porta. È arrivato, finalmente, pensò. Gli ho sempre detto di bussare, anche se ha le chiavi di questa casa.

    Uscendo dalla stanza, vide un paio di scarpine azzurre da neonato dimenticate sul letto. Le afferrò, mettendole subito nell'armadio. Niente indizi, ma per dare a Charlie la notizia, aveva deciso di prendergli una mano, e posarsela sull'addome, in silenzio, lasciandolo a chiedersi il perché di quel gesto. Voleva guardarlo bene in viso, vedere la sua espressione cambiare rapidamente: sorpresa, gioia, eccitazione... Stordita, Savannah aveva quasi le vertigini.

    «Tutto bene?» chiese lui, non appena lei aprì la porta.

    Senza rispondere, Savannah gli gettò le braccia al collo, baciandolo sulle labbra.

    Charlie non esitò a rispondere al bacio, attirandola a sé. Poi la guardò incuriosito. «Come mai tutto questo?»

    «Devo avere per forza una ragione, per baciarti?» replicò lei, l'aria stupita e innocente. Voleva dargli subito la bella notizia, annunciargli che aspettava un bambino, tuo figlio, Charlie... magari improvvisando un clamoroso rap, con grida di gioia e salti spettacolari. Ma probabilmente era meglio entrare prima in casa, e chiudere la porta.

    «Di solito, non mi accogli in questo modo, vero?» commentò Charlie, un po' scettico.

    «Può darsi» ammise lei, aspirando il sentore del dopobarba di Charlie, e lasciandolo penetrare a fondo, perché non svanisse. «Sai, ho delle buone notizie.»

    Non posso più tacere, stabilì, devo dirglielo adesso, subito... ma, di colpo, il volto di Charlie si rabbuiò. Chiuse gli occhi, la tensione evidente. «Anch'io ho qualcosa da dirti.»

    «Davvero?» Savannah arretrò sulla soglia, facendolo entrare in casa. Nel soggiorno, Charlie non sedette. Si limitò a passeggiare, inquieto.

    «Sì, e forse è meglio che parli prima io» disse, passandosi le dita tra i capelli e lanciandole uno sguardo turbato.

    Di colpo, Savannah precipitò dal settimo cielo sulla dura terra. Nel pomeriggio, per lei libero, non aveva incontrato Charlie, che era al lavoro, ma quella mattina avevano corso insieme e poi passato quasi un'ora in palestra. Sorridente, gentile come sempre, l'aveva accompagnata alla sua auto, salutandola con dei baci ricchi di significato, al punto che Savannah avrebbe voluto attirarlo sul sedile posteriore per poi...

    Savannah si riscosse. «Che cosa succede, Charlie?»

    «Veramente non volevo mettermi in questa situazione» mormorò lui, continuando a muoversi nella stanza. Da uno scaffale prese la foto incorniciata di loro due, a Lookout Mountain, guardando le immagini sorridenti come se le vedesse per la prima volta. «Però è meglio parlarne apertamente, con franchezza.»

    Qualcosa non va, pensò Savannah. Charlie è la persona più sincera che conosco. «Allora?»

    Lui ripose la foto, si girò a guardarla, stranamente accigliato. Non le aveva mai celato pensieri e sentimenti, sapeva bene che tra loro c'era fiducia reciproca.

    Purtroppo, in quel momento, Charlie non aveva l'aria di un uomo pazzo di lei, ma quella di qualcuno tormentato da ciò che stava per dire, neanche fossero le notizie più devastanti del mondo. Il cuore stretto dalla paura, il respiro mozzato, Savannah cercò di capire. «Allora, Charlie?» chiese di nuovo, impaziente.

    «Siedi, Savannah.»

    Lentamente, lei raggiunse il divano, sedette cauta, aspettando. Lo strano atteggiamento di Charlie non le piaceva, non le piaceva la sua faccia seria, né come il cuore le accelerasse i battiti. Dov'era il gentile, appassionato, generoso e sincero innamorato di un anno prima? Quello che sorrideva felice solo vedendola? Che sembrava volerla mangiare con gli occhi, con desiderio possessivo, capace di suscitare magiche

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