Terapia di seduzione: Harmony Bianca
By Anne Fraser
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About this ebook
Fabio non può permettersi di amare una donna come Katie. Lei è dolce, sensibile e soprattutto è una donna ferita, e lui non può offrirle un futuro. Tuttavia ha bisogno di una notte, una sola notte insieme a lei, per togliersela dalla testa una volta per tutte.
Anne Fraser
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Terapia di seduzione - Anne Fraser
1
Katie Simpson si guardò intorno, ammirando gli interni del jet privato e pensò di darsi un pizzicotto. Il dottor Cavendish, il socio principale dello studio, le aveva annunciato durante il colloquio che spesso avrebbe dovuto lavorare in trasferta, ma non le aveva parlato di aerei privati.
Katie mosse le gambe a scatti con impazienza. Che fine aveva fatto il dottor Lineahim? Si erano imbarcati da dieci minuti e del suo collega non c’era traccia. Davanti a lei, la loro paziente giocava con la console, totalmente incurante di ciò che la circondava.
Lucy Hargreaves aveva otto anni e soffriva di fibrosi cistica. Katie e il dottor Lineahim dovevano accompagnarla a Monaco dove avrebbe assistito alla gara automobilistica a cui avrebbe preso parte suo padre che era un noto pilota inglese.
Katie si voltò di scatto nella poltrona quando sentì dei passi salire i gradini di alluminio.
Finalmente il dottor Lineahim era arrivato. E non era affatto anziano come si era immaginata. Era snello, con i folti capelli scuri e arruffati che gli scendevano sul collo, la carnagione olivastra, gli zigomi alti e la bocca piena. La sua figura alta e robusta riempiva la soglia quando si fermò per sistemarsi la cravatta e allacciarsi l’ultimo bottone della camicia. Assomigliava decisamente più a una star del cinema che a un medico.
«Accidenti al traffico di Londra» borbottò, prima di venire avanti. Si fermò di fianco a Lucy e le scompigliò i capelli. «Ciao, Lucy. Tutto bene?»
Lucy sollevò lo sguardo e sorridendo strizzò gli occhi. «Ehi, dottor Fabio. Dov’eri finito? Hai fatto le ore piccole anche stanotte?»
Fabio si portò il dito sulle labbra e aggrottò la fronte. «Lucy, non svelare i miei segreti. Per quanto ne sai tu, sono stato di turno tutta la notte in ospedale.»
Le strizzò l’occhio e lei rise.
Ti prego, pensò Katie. Non poteva almeno fingere di essere un po’ più professionale?
I suoi profondi occhi verdi sorvolarono su Katie e lei li sentì soffermarsi sul suo abito scuro e sulle sue scarpe comode. Avvertì subito una sensazione di disagio. Aveva deciso di vestirsi come al colloquio. Non che il dottor Lineahim fosse stato presente. Le avevano riferito che era con un paziente alle Mauritius o in un’altra isola esotica.
«Lei è la nuova fisioterapista, Lucy?» La sua voce era morbida come la cioccolata calda, solo con un lieve accento che Katie non riuscì a riconoscere.
«Ha detto che posso chiamarla Katie» replicò Lucy. «È da un secolo che è qui. Sa giocare con la console. È forte.»
«Piacere di conoscerti, dottor Lineahim» replicò Katie, cercando di celare la disapprovazione nella voce. Benché al colloquio le avessero anticipato che il giovane medico era socievole e informale, le avevano garantito che tutto il personale dello studio svolgeva il proprio dovere con estrema serietà. Tuttavia, ora Katie si chiedeva se non c’era qualcuno che faceva eccezione. Veniva a lavorare dopo aver trascorso fuori tutta la notte! Cosa gli saltava in mente? Sarebbe dovuto uscire di casa per tempo per non arrivare in ritardo. Come aveva fatto lei. Un’ora e mezza prima della partenza ma, anche se aveva dovuto aspettare in aeroporto, era stata puntuale.
E poi il dottor Lineahim non doveva visitare Lucy? Il suo approccio così disinvolto non la rassicurava. La paziente era sotto la loro totale responsabilità.
Il dottor Lineahim le tese la mano e quando Katie gliela strinse, fu subito consapevole della durezza della sua pelle, per nulla in sintonia con l’aspetto curato. «Piacere di conoscerti, Katie Simpson. Ti prego di chiamarmi Fabio.»
Il modo in cui pronunciò il suo nome con un accento che ancora non riusciva a identificare le fece correre un brivido nella schiena.
«Devi allacciare la cintura» ricordò Lucy a Katie, mentre Fabio si sedeva sul sedile opposto. «Solo per il decollo.»
Lucy era pallida e sottopeso per la sua età, ma con una saggezza negli occhi color indaco che smentiva l’età anagrafica. Il dottor Cavendish il giorno prima, in studio, aveva ragguagliato Katie sulle condizioni della ragazzina.
«La fibrosi cistica è quasi sempre sotto controllo, ma sfortunatamente ultimamente ha avuto un paio di brutte infezioni alle vie respiratorie e abbiamo paura.»
«Può viaggiare?» aveva chiesto Katie.
«La rende felice. E poi starà via solo due giorni. L’importante è che faccia la fisioterapia e che Fabio sia con lei. Non c’è motivo di credere che possa nuocerle. La politica dello studio è fare in modo che i pazienti possano portare avanti il più possibile la loro vita tranquillamente. Quando si può, li visitiamo in ambulatorio, altrimenti andiamo a casa loro o dove si trovano. Talvolta accade che un paziente abbia bisogno di essere accompagnato in viaggio e allora facciamo anche questo. Desideriamo essere il più flessibili possibile. La signora Hargreaves, Amelia, non permetterebbe a Lucy di viaggiare senza assistenza medica. Si fida ciecamente di noi» aveva continuato il dottor Cavendish. «Il dottor Lineahim segue Lucy da due anni, da prima di entrare nel nostro studio, e i genitori di Lucy hanno piena e giustificata fiducia in lui.» Aveva sorriso. «Lucy non ha mai assistito dal vivo a una corsa del padre e non vede l’ora di farlo. Si renderà conto che è una ragazzina piuttosto volitiva.»
Mentre l’aereo accelerava al decollo, Katie si aggrappò ai braccioli del sedile. Fabio, invece, sfogliava una rivista in completo relax. Teneva le gambe distese davanti a lui e Katie non poté fare a meno di notare che il tessuto dei pantaloni gli aderiva alle gambe, mettendone in evidenza i muscoli definiti. Si era allentato la cravatta e tolto la giacca e sembrava a suo agio. Qualcosa di lui le inviò un brivido di inquietudine.
«Non avere paura» le disse Lucy, posandole la piccola mano sulla sua.
«Sto bene, grazie. Che resti tra me e te, Lucy, ma non ho mai volato su un aereo così piccolo. Non sembra neanche un aereo. Devo solo abituarmi.»
Lucy le aveva fatto fare una piccola visita guidata del velivolo prima del decollo. C’erano dodici posti divisi in gruppi di quattro con un tavolo in mezzo, un bar con succhi di frutta e snack e delle mensole con libri e riviste. Le ricordava più la hall di un hotel che l’abitacolo di un aereo. Il copilota, una donna bella e snella che sembrava fin troppo giovane per pilotare un aereo, faceva anche da assistente di volo e si era presentata semplicemente come Fern.
Non appena furono in volo ed ebbero slacciato le cinture, Lucy lasciò la console e mostrò a Katie come uno dei sedili in fondo alla cabina poteva essere trasformato in letto. «Così posso sdraiarmi per la fisioterapia.»
«Sei già stata a Monaco?» chiese Lucy, mentre Katie lavorava su di lei.
Katie sorrise. «Un po’ di tempo fa ho trascorso tre settimane in giro per l’Europa e sono appena tornata da un periodo di lavoro in Irlanda, ma nient’altro, purtroppo.»
«Neanche io sono mai stata a Monaco. Ma ho già fatto una vacanza a bordo dello yacht su cui c’imbarcheremo. Mi piace stare sullo yacht. E a te?»
«Da bambina una volta ho fatto una breve crociera sul fiume con i miei genitori. Era stato bellissimo e mi ero molto divertita. Mio fratello e io litigavamo per aprire e chiudere le chiuse.»
Al ricordo, sentì una fitta al cuore e gli occhi le si colmarono di lacrime. Per fortuna Lucy era prona e non vide la sua commozione. Chissà se prima o poi sarebbe riuscita a pensare a Richard senza desiderare di gridare? Dubitava. Respirò profondamente, cercando di mantenere inalterato il tono di voce.
«Ecco fatto.» Katie aiutò Lucy a mettersi a sedere.
«Hai fatto in fretta» commentò la bambina. «Sei molto più brava del mio fisioterapista di prima.»
Katie sorrise. «Forse perché ho parecchia esperienza. Anche mia cugina aveva la fibrosi cistica. Quando abitavamo vicine, le facevo io la fisioterapia.»
«Vuoi fare un’altra partita con la console?» le chiese, dopo che furono tornate a sedersi.
Era una bambina davvero piacevole. «No, grazie, tesoro, ma sei gentile a chiedermelo. Penso che leggerò un po’.»
Katie cercò di concentrarsi sulla rivista che aveva acquistato in aeroporto, ma il suo sguardo era irrimediabilmente attratto dal suo collega che chiacchierava con Lucy. Il dottor Fabio Lineahim era l’uomo più straordinariamente attraente che avesse mai visto. E sicuramente lui ne era consapevole. La rubrica del suo telefono doveva essere piena di numeri telefonici femminili. Sobbalzò quando lui si accorse che lo stava osservando e finse di essere assorta nella lettura di un articolo. Finché notò il titolo, Come attirare il vostro uomo nel vostro cuore e tra le lenzuola
. Richiuse in fretta la rivista non appena Fabio lasciò Lucy a giocare da sola e andò a sedersi vicino a lei.
«Allora, Katie, forse dovremmo fare un po’ di conoscenza, visto che dobbiamo lavorare insieme.»
Aveva un profumo divino. Una miscela di spezie e limoni. Il battito del cuore le accelerò e si sentì mancare il fiato.
«Cosa vuoi sapere?» gli chiese, lieta che la voce non avesse lasciato trapelare la sua strana reazione.
«Tutto.» Guardò l’ora. «Abbiamo due ore per noi.»
«Non c’è molto da dire.» O meglio, non c’era molto che volesse dire. Preferiva tenere separata la vita professionale da quella personale.
«Lavoro come fisioterapista da quattro anni. Mi sono specializzata in traumi sportivi, ma poi ho preferito la pediatria.» Ecco. Era più sicuro restare sul piano professionale.
«Queste informazioni le so già. Erano scritte sul tuo fantastico CV. E comunque complimenti per il tuo articolo sul British Medical Journal.»
Non l’aveva citato nel curriculum per cui si sorprese che ne fosse al corrente.
«Mi piace documentarmi su bioetica e tecniche fisioterapiche. Non ne so molto.»
Perciò non gli aveva dato solo un’occhiata. L’aveva letto. Lo guardò attentamente. Forse non avrebbe dovuto giudicarlo dalle apparenze? Detestava quando lo facevano con lei. Il fatto che fosse attraente, non significava che non fosse un buon medico. Cominciò a rilassarsi un po’.
«Mi piacerebbe approfondire la tua conoscenza» aggiunse. «Non solo professionale.»
Lei s’irrigidì. Forse, dopotutto, sarebbe stato meglio seguire l’istinto. Su una cosa aveva sicuramente ragione. Era il tipo d’uomo che non si lasciava sfuggire l’occasione di flirtare con chiunque appartenesse all’altro sesso. Era incredibilmente affascinante e ne era consapevole. Diffidava di quel genere di uomini, anche se non aveva mai avuto un’esperienza diretta.
«Non ho molto da dire» replicò lei.
«Sono certo del contrario. Cosa fai nel tempo libero?»
Katie lo guardò con la coda dell’occhio. «Quando posso mi piace soprattutto nuotare. E di tanto in tanto esco.»
«Non hai un ragazzo?»
Non erano affari suoi. Si stava facendo troppo audace.
«No» si limitò a rispondere lei. «Ora dimmi di te.» Uno stratagemma infallibile. Gli uomini come lui adoravano parlare di se stessi.
Con sua grande sorpresa, lui scrollò il capo. «E no. Te l’ho chiesto prima io.» Sorrise e lei si sentì di nuovo il cuore battere all’impazzata. «Dimmi del nuoto. Vai spesso in piscina? E che altro fai per tenerti in forma?»
I suoi occhi color verde scuro sorvolarono su di lei con uno sguardo di approvazione che la fece arrossire. Se non l’avesse appena conosciuto e non fosse stato il suo capo, sarebbe stata tentata di... Cosa? Chiedergli di smettere di guardarla? Non era colpa sua se il suo corpo reagiva in quel modo strano e sconcertante.
«Nuoto quasi tutti i giorni. È un’abitudine che ho preso da bambina e sono riuscita a mantenere. Mi rilassa. Non si pensa ad altro che ad arrivare in fondo alla vasca. Nessun rumore. Solo un ritmo meccanico e ripetitivo.» Se non altro, era sempre stato così fino a non molto tempo prima. Ultimamente ogni silenzio si colmava dei ricordi di Richard e