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Una sorpresa per la dottoressa: Harmony Bianca
Una sorpresa per la dottoressa: Harmony Bianca
Una sorpresa per la dottoressa: Harmony Bianca
Ebook167 pages2 hours

Una sorpresa per la dottoressa: Harmony Bianca

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About this ebook

La famiglia Halliday 3/4
Una famiglia speciale.
Quattro fratelli alla ricerca del vero amore.

Quando alla dottoressa Francesca Hawthorne viene offerto un nuovo impiego su un'isola del Pacifico, è subito pronta ad accettare. È l'occasione perfetta per lasciarsi alle spalle il suo ex marito, un traditore e bugiardo seriale che le ha rovinato la vita. Eccola pronta a voltare pagina! Non era però preparata all'incontro con Steve Ransome, il sexy dottore che dirige la clinica. La passione che immediatamente sboccia tra loro è una vera tentazione per lei, e su quell'isola lontana da tutto e da tutti cedervi sembra la soluzione più naturale... a patto che la loro relazione abbia una data di scadenza ben precisa. Peccato che il destino abbia deciso diversamente, lasciando che le ragioni del cuore prendessero il sopravvento sulle ombre di un passato difficile da dimenticare.
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2018
ISBN9788858989111
Una sorpresa per la dottoressa: Harmony Bianca
Author

Meredith Webber

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Una sorpresa per la dottoressa - Meredith Webber

    successivo.

    Prologo

    Francesca Louise Hawthorne mise giù il telefono ed emise un sospiro.

    Un profondo sospiro.

    Perché era rimasta a Sydney? Perché non era scappata dall'altra parte del mondo dopo il divorzio da Nigel?

    Probabilmente per colpa del suo stupido orgoglio!

    Scrollò le spalle e sospirò di nuovo.

    «Problemi?»

    Si voltò di scatto quando udì la voce del suo capo provenire da dietro di lei. Lo guardò in volto e gli sorrise. Quell'uomo costituiva una delle ragioni per cui non se n'era andata. Il dottor Andrew era uno dei massimi luminari in Australia di IVF, la fecondazione in vitro, e secondo Fran era di sicuro il migliore a Sydney. Il suo metodo IVM per la maturazione degli ovociti avrebbe rivoluzionato il modo in cui le coppie con problemi di concepimento avrebbero potuto avere dei figli.

    Ci sarebbe stata qualche speranza in più per quelle persone...

    E lei sapeva che cosa significava sperare...

    Andy era stato il primo specialista in Australia a utilizzare l'IVM, e quel lavoro aveva entusiasmato Fran a tal punto che non se l'era sentita di andarsene.

    «Andy?» lo chiamò lei quando vide che lui rimaneva fermo sulla porta dello studio senza dire nulla. «Volevi qualcosa?» continuò, vedendo che non reagiva.

    Lui sorrise e scrollò il capo. «In effetti sì, ma solo ora mi rendo conto di quanto mi mancheresti se tu decidessi di accettare quello che sono venuto a proporti.»

    «Di cosa si tratta?» domandò Fran.

    L'uomo si avvicinò sorridendo. «C'è qualcuno che ha bisogno di te. Hai mai sentito parlare di Stephen Ransome? Dirige un Centro di FIVET nella zona di Alexandria. Offre il servizio a costi abbordabili alle coppie con basso reddito, e a quanto sembra riscuote parecchio successo, per cui ha anche un notevole giro di pazienti.»

    Fran scosse la testa. «Il nome non mi dice niente» rispose lei, senza capire esattamente dove volesse arrivare con quel discorso.

    Perché le aveva detto che avrebbe sentito la sua mancanza?

    Se non altro, però, nel tentativo di capire il significato delle parole di Andy si era distratta un attimo dalla telefonata che aveva ricevuto da sua madre e dall'immagine di Clarissa – la nuova moglie di Nigel – che le si era impressa nella mente...

    «Be', non importa, è uno bravo e mi ha chiesto se potevo prestarti a lui.»

    «Prestarmi?»

    Dall'espressione che fece Andy, era chiaro che anche lui la ritenesse una richiesta bizzarra!

    «Per la sua clinica di Vanuatu.»

    Andy pronunciò quelle parole come se fosse sicuro che avrebbero chiarito tutta la conversazione. Poi sorrise soddisfatto.

    Fran si alzò, girò intorno alla scrivania e poi prese due sedie. Una la porse al suo capo, e lei si accomodò sull'altra.

    «Ti prego, Andy, siediti e spiegami tutta la storia dall'inizio. Immagino che questo medico ti abbia contattato. Cominciamo da lì.»

    Stupito, Andy si sedette. «Te l'ho detto, si tratta di andare a Vanuatu! Solo per qualche settimana. Se non ricordo male, Steve ha detto quattro. Sarebbe perfetto per te... l'isola tropicale, la brezza leggera, il fresco quando a Sydney il tempo è orribile. Andrai là per lavoro, ovviamente. Lui ha chiesto una persona esperta di IVM, e io ho pensato subito a te. Ultimamente mi hai dato la sensazione di essere un po' stanca. Cambiare aria ti farà bene. Ovviamente non sarà facile qui senza di te, ma il tuo staff è super preparato, perciò sono sicuro che ce la faremo.»

    Scombussolata, Fran trattenne l'ennesimo sospiro e cercò di mettere ordine a ciò che lui le aveva appena comunicato.

    «È una collaborazione a buon rendere, mi pare abbia detto lui» continuò Andy, e anche se a Fran sfuggiva il significato di collaborazione a buon rendere, lo incalzò.

    «Gli serve un'embriologa per quattro settimane?»

    «Mi pare abbia detto quattro, o forse sei» rispose, aggrottando la fronte mentre cercava di ricordare. «Gli ho risposto che quasi certamente avresti accettato. Sai com'è con gli amici quando ti chiedono una mano... Inoltre tu sei l'unica all'altezza della situazione, e in questo modo ti farai anche un po' di vacanza.»

    Rendendosi conto che non gli avrebbe scucito molte altre informazioni, Fran cambiò approccio.

    «Forse dovrei parlare con lui per capire in cosa consiste esattamente il lavoro.»

    Andy scrollò il capo. «Impossibile, perché è partito ieri. In effetti me ne aveva parlato la settimana scorsa, ma poi mi è passato di mente e non te l'ho più detto. Mi ha chiamato dall'aeroporto per darmi il nome della direttrice del suo centro. Ha detto che avrebbe organizzato lei i voli e tutto il resto. Ho il suo numero.»

    Andy infilò una mano in tasca, tirò fuori vari foglietti stropicciati, e dopo averli passati in rassegna, ne prese uno e rimise via gli altri.

    «Ecco! Si chiama Helen e questo è il suo numero.»

    Porse il foglietto a Fran che lo guardò dubbiosa. In effetti c'era scritto Helen e c'era anche un numero di telefono, ma...

    «In realtà, credo che avrebbe già voluto incontrarti ieri» aggiunse Andy, alzandosi e avviandosi alla porta. «Continuerai a ricevere lo stipendio da noi, ovviamente, e per la tua sistemazione sull'isola, mi ha detto che ha già provveduto lui.» E con quelle parole uscì dalla stanza.

    Lavorava con Andy da quando si era laureata dieci anni prima, e sapeva che non gli avrebbe strappato altre informazioni. Era più che sicura che se gli avesse chiesto ulteriori dettagli più tardi, lui l'avrebbe guardata con aria smarrita, come se quella conversazione si fosse già perduta nei meandri della sua memoria.

    Così Fran si appoggiò allo schienale della sedia e s'interrogò sui casi della vita.

    Dieci minuti prima rifletteva sulla propria stupidità per aver permesso all'orgoglio di trattenerla a Sydney dopo il divorzio da Nigel e dopo che lui si era risposato con Clarissa.

    Un esempio di lealtà verso Andy e il suo lavoro!

    E adesso le veniva servita in maniera del tutto insolita la possibilità di fuggire, anche se solo per quattro settimane.

    Da quanto aveva capito, Stephen Ransome aveva avviato una sorta di clinica per la procreazione assistita sull'isola di Vanuatu e aveva bisogno di un embriologo, preferibilmente con esperienza nella maturazione in vitro degli ovociti.

    Conosceva Vanuatu, ovviamente. Uno stato insulare nell'oceano Pacifico meridionale, originariamente controllato dalla Francia.

    Sole, sabbia, mare cristallino, palme ondeggianti sopra fiori dai colori vivaci e sgargianti...

    Osservò la pioggia battere contro i vetri della finestra e rabbrividì. Sebbene fosse settembre, mese che avrebbe dovuto portare un po' di caldo e la promessa della primavera australiana, fino a quel momento non c'erano stati altro che pioggia e temperature quasi invernali.

    E Clarissa era incinta...

    Le tornò alla mente come il suo ex marito avesse detestato il fatto di doversi recare all'ambulatorio per la FIVET, quando lei aveva cercato di restare incinta. Le aveva detto chiaro e tondo che quella storia della fecondazione in vitro era umiliante per lui, un affronto alla sua virilità. E ora aveva una nuova moglie che stava portando in grembo suo figlio concepito in modo naturale...

    E visto che Joan, la madre di Nigel, era migliore amica della madre di Fran, lei sapeva che sarebbero arrivati resoconti regolari dei progressi della magnifica gravidanza di Clarissa.

    Fran scollò il capo al pensiero che sua madre fosse rimasta delusa dal fatto che lei non fosse riuscita a restare incinta. In realtà sua madre si era arrabbiata più per il divorzio, perché aveva temuto che avrebbe rovinato l'amicizia tra le loro famiglie.

    Ma l'amicizia tra Joan e sua madre era continuata, e anche se sua madre era sempre in viaggio, si tenevano spesso in contatto. Era colpa dei cellulari e di Internet se Fran sarebbe stata costantemente aggiornata sulla gravidanza!

    Allontanarsi, anche se solo per un mese, era quello che le ci voleva. Anche se...

    Si guardò intorno e vide i suoi colleghi indaffarati. Dopo tutte le cure e i cicli di fecondazione inutili a cui si era sottoposta, si erano meravigliati che avesse ripreso a lavorare proprio in quel laboratorio.

    La verità era che in quelle stanze piene di campioni, di ovociti e di minuscoli embrioni, lei non poteva sapere quali coppie di pazienti avevano successo e quali fallivano. Non condivideva né la loro gioia né la loro sofferenza.

    E questo le permetteva di tenere lontano anche il proprio dolore...

    Fran aprì il foglietto, lesse il numero e chiamò una sconosciuta di nome Helen.

    1

    Steve parcheggiò la sua vecchia quattro per quattro nel posteggio riservato alla sosta breve e si diresse verso l'area arrivi dell'aeroporto.

    Quando si rese conto di non avere alcun elemento per riconoscere la donna che aspettava, tornò in auto, strappò un pezzo di cartone da uno scatolone e vi scrisse sopra Dottoressa Hawthorne.

    Be', però così sembrava un autista mandato da qualche albergo... No, impossibile, con le infradito, gli shorts e una maglietta colorata non si avvicinava minimamente all'abbigliamento consono per un autista.

    Avrebbe dovuto organizzarsi meglio. In fondo quella donna gli aveva fatto un enorme favore accettando di sostituire – praticamente senza preavviso – l'embriologo che faceva parte del suo team. Avrebbe almeno potuto mettersi una camicia.

    Era stata tutta colpa del pellicano!

    Infatti, poco prima di uscire, erano comparsi davanti alla clinica due ragazzini con un pellicano ferito che avevano trasportato fin lì in un go-kart fatto da loro. Steve aveva visitato l'animale e si era reso subito conto che aveva un'ala spezzata. Così aveva caricato tutti e tre sull'auto e li aveva accompagnati dall'altra parte dell'isola dove si trovava il veterinario; ma a quel punto non gli era rimasto più tempo per tornare a casa a farsi la doccia e cambiarsi. Perciò, ora, non solo era in ritardo, ma sicuramente puzzava anche di pesce. In qualche modo, sperava che la donna avrebbe capito...

    I passeggeri cominciarono a uscire dalla porta degli arrivi e lui si mise a osservarli a uno a uno. C'erano i turisti, allegri e sorridenti, pronti per affrontare l'avventura in quel paradiso tropicale. E poi c'erano i locali che tornavano a casa: uomini d'affari in giacca e cravatta e mamme con orde di bambini.

    A un tratto comparve una giovane donna, alta, i capelli castani raccolti dietro alla nuca, i pantaloni ampi con una camicia azzurra, e il trolley rigido color argento.

    Elegante e sofisticata.

    Non poteva essere la dottoressa Hawthorne. Tutti gli embriologi che conosceva avevano l'aria stralunata e vestivano jeans e maglietta sotto il camice bianco.

    La donna si fermò, lesse i vari cartelli che venivano alzati in mezzo alla folla, e senza far caso a quello che teneva in mano lui, si diresse verso qualcun altro.

    Si sentì stupido nel provare in quell'istante un moto di delusione: in fondo c'erano ancora tanti passeggeri che stavano arrivando. E comunque, vestita com'era, non poteva essere una collega.

    «Dottor Ransome?»

    Si voltò e vide la donna che lo fissava intensamente con i suoi grandi occhi verdi.

    Verdi?

    Controllò, forse in effetti erano azzurri, non proprio verdi, magari un verde acqua...

    «Lei è il dottor Ransome?» chiese ancora la giovane con un filo di impazienza. «Helen mi ha detto che sarebbe venuto a prendermi.»

    «Scusi, sì, sono io» rispose Steve porgendole la mano, ma dopo un istante si rese conto che in quella mano stringeva il cartello con il nome di lei. «Ops» aggiunse, infilandosi il pezzo di cartone sotto il braccio.

    Le prese la valigia e le fece strada verso l'uscita. «L'auto è da questa parte. È stata gentile ad accettare la mia proposta... e anche Andy a rinunciare alla sua presenza in laboratorio. Il mio embriologo ha avuto un incidente sulle piste da sci in Nuova Zelanda il mese scorso e non si è ancora rimesso del tutto.»

    Stava chiacchierando troppo? Lo faceva sempre quando era nervoso, e quella donna algida e sofisticata lo innervosiva parecchio.

    Perché, per l'amor di Dio? Ce n'erano state altre di donne nella sua vita.

    Le lanciò una lunga occhiata di traverso. Quella sua nuova collega aveva un abbigliamento impeccabile e

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