Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Un duca in corsia: Harmony Bianca
Un duca in corsia: Harmony Bianca
Un duca in corsia: Harmony Bianca
Ebook156 pages1 hour

Un duca in corsia: Harmony Bianca

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Paddington Children Hospital 3/6
Benvenuti al PADDINGTON CHILDREN HOSPITAL, dove i migliori medici di Londra combattono ogni giorno per salvare i loro piccoli pazienti e trovare l'amore.

L'infermiera Rosie Hobbes sa perfettamente che gli uomini più affascinanti sono anche quelli meno affidabili, e il sexy pediatra italiano Leo Marchetti non fa eccezione. Certo, il fatto che sia anche un duca rende le cose molto più eccitanti, ma per lei l'unica cosa che conta sono i suoi due gemelli. Ed è sicura che non appena Leo li conoscerà, scapperà a gambe levate!

Leo non avrebbe mai pensato che l'idea di appartenere a una famiglia lo facesse sentire così vivo! Dopo essere cresciuto all'insegna della più rigida etichetta, Leo conosce finalmente il sapore della libertà e... delle labbra di Rosie, a cui ormai non riesce più a rinunciare.
LanguageItaliano
Release dateAug 19, 2018
ISBN9788858985946
Un duca in corsia: Harmony Bianca
Author

Kate Hardy

Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.

Read more from Kate Hardy

Related to Un duca in corsia

Titles in the series (6)

View More

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Un duca in corsia

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Un duca in corsia - Kate Hardy

    successivo.

    1

    Paddington Children Hospital

    Il grande edificio di mattoni rossi torreggiava davanti a Leo. L'imponente cupola verde gli ricordava a tal punto Firenze che quasi gli faceva sentire la mancanza della Toscana. Eppure, da quando era venuto in Inghilterra a studiare medicina, Londra era sempre stata per lui una seconda casa.

    Mentre posteggiava la macchina, vide Robyn Kelly in attesa presso il cancello dell'ospedale con i suoi riccioluti capelli biondi rifulgenti al sole. Quando la primaria chirurga lo aveva invitato al Paddington per dare una mano dopo l'incendio che aveva devastato una vicina scuola elementare, ovviamente aveva accettato. Robyn lo aveva preso sotto la sua ala protettrice durante il primo turno di lavoro, quando si sentiva un po' smarrito, e lui aveva apprezzato la sua gentilezza. E ancor di più apprezzava il fatto che lei lo considerasse un medico invece che un duca. E che lo trattasse come un membro del team, così come trattava tutti gli altri.

    Quel giorno poteva sdebitarsi almeno in parte per il suo sostegno.

    Davanti al cancello c'era un piccolo gruppo di manifestanti con cartelli che proclamavano Sì alla salute, no alla speculazione. Leo sapeva che fra i motivi del suo contratto c'era la minaccia di chiusura del Paddington, con un piano per incorporare tutto il personale al Riverside Hospital. Certo, il vecchio ospedale era ancora più utile che mai, come dimostrava il suo affollamento in seguito all'incendio della scuola elementare Westbourne Grove, ma il consiglio di amministrazione aveva ricevuto una ghiotta offerta per il sito in cui sorgeva l'edificio. Così, invece di mantenere l'ospedale come una parte essenziale della comunità, i dirigenti avevano deciso di venderlo perché fosse trasformato in un immobile residenziale. In vista della cessione, il consiglio aveva già cominciato a ridurre il personale, al punto che ormai tutti dovevano lavorare il doppio.

    Leo sorrise fra sé. Era cresciuto in un mondo dove non esistevano problemi economici e quella situazione lo disgustava. Per questo motivo si era dedicato alla medicina filantropica: perché qualcun altro potesse godere di quei privilegi che la vita aveva generosamente concesso a lui. Così, quando Robyn gli aveva spiegato la situazione del Paddington, sostenendo che una persona importante come lui avrebbe potuto attirare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale, Leo aveva acconsentito senza esitare. Finalmente gli si presentava l'occasione di utilizzare il suo titolo per una buona causa.

    Sapeva bene che i paparazzi non erano là per fotografare i manifestanti, tuttavia voleva fare in modo che quelle persone con i loro cartelli apparissero insieme a lui su tutti i giornali. Così facendo, le ragioni di quella protesta sarebbero state rese note alle masse. Per cui in quel momento lui era il Duca di Calvanera, e non il dottor Leo Marchetti, ricordò a se stesso.

    Trasse un profondo respiro e aprì la portiera dell'elegante macchina nera.

    «Altezza!» gridò un fotografo mentre lui scendeva dall'auto. «Da questa parte!»

    Avendo alle spalle anni di pratica a respingere i seccatori, Leo aveva imparato che era facile scoraggiare i paparazzi assumendo una posizione poco fotogenica. Così adottò quella strategia anche per raggiungere Robyn. La dottoressa doveva avere già dato istruzioni ai manifestanti, perché quelli si affollarono alle sue spalle con i cartelli bene in vista. Così, quando lui strinse la mano a Robyn, si voltò verso le macchine fotografiche facendosi mitragliare da centinaia di flash.

    «È vero che lavorerà qui?» gridò un giornalista.

    «Sì» rispose lui.

    «Perché al Paddington?» urlò un altro.

    «Perché è importante. L'ospedale cura i bambini nel cuore di Londra da centocinquant'anni. Deve restare dov'è, non fondersi con un ospedale fuori mano come il Riverside

    «Ma al Riverside i bambini disporrebbero di apparecchiature più moderne» osservò un giornalista.

    «A parte il fatto che, a differenza di quanto si pensi, il Paddington ha macchinari all'avanguardia, in ogni caso è bene tenere presente che per salvare la vita a una persona quello che conta è il tempo. Si può avere l'attrezzatura più tecnologica del mondo, ma se il paziente non arriva in tempo, gli esiti possono essere nefasti.»

    Il giornalista parve imbarazzato.

    «Non occorre avere un edificio con una bella facciata per essere un buon ospedale» aggiunse Leo. «Basta che sia facilmente raggiungibile. Che cosa sarebbe successo ai piccoli alunni della scuola elementare Westbourne se il Paddington fosse stato chiuso? Sarebbero riusciti ad arrivare in tempo al Riverside per essere curati?»

    La domanda fu accolta dal silenzio. Era chiaro che i giornalisti si stavano rispondendo da soli.

    «Proprio così. E vi sarò grato se riporterete le mie parole nei vostri articoli» aggiunse Leo. «Parlate con quelle persone.» Accennò ai manifestanti, sapendo grazie a Robyn che molti di loro erano stati curati anni prima nell'ospedale e che altri avevano fatto curare là i loro figli. «Scoprite le loro storie. Sono molto più interessanti e più importanti di me.»

    «Ti sei spiegato molto bene» lo lodò Robyn mentre entravano insieme nell'ospedale.

    «Grazie» disse Leo mentre la seguiva all'interno del reparto. «Il Paddington è un'istituzione importante. Farò tutto il possibile per impedire che venga chiuso.»

    Quando Rosie Hobbes sentì il commento del Duca di Calvanera, represse una sbuffata. A chi voleva darla a bere? Era molto più probabile che lui fosse lì per fare un po' di pubblicità a se stesso. Per quale motivo un uomo come lui, ricco e potente, si sarebbe dovuto preoccupare del destino di un vecchio ospedale di Londra?

    Specialmente un uomo così sexy e affascinante.

    Rosie sapeva bene che un bell'aspetto poteva nascondere un cuore di pietra. Aveva conosciuto di persona un tipo come quello, ritrovandosi poi con due gemelli che ora avevano tre anni.

    Al pensiero dei suoi due angioletti ebbe un tuffo al cuore. Era passato un anno dall'ultima volta che aveva visto il suo ex marito e veniva ancora assalita dal panico quando ripensava a quella notte. Le minacce. Lo sguardo gelido dell'uomo. Il suo modo di fissare i bimbi come se non fossero delle piccole vite, ma soltanto un mezzo per ottenere quello che voleva.

    Si affondò le unghie nei palmi. Rosie, si disse. Freddie e Lexi stanno bene. Se c'era qualche problema con i suoi bambini, l'asilo nido dell'ospedale le avrebbe telefonato. Il luogo garantiva un'assoluta sicurezza; soltanto lo staff poteva aprire la porta e nessuno avrebbe potuto prendere un bimbo senza essere sulla lista delle persone autorizzate. Michael era morto, così i suoi complici non potevano più minacciare né i gemelli né lei. Per il momento doveva occuparsi del suo lavoro.

    «Tutto bene?» le chiese Robyn.

    «Certamente» rispose Rosie.

    Il passato non doveva interferire con la sua nuova vita. Era una superstite, non una vittima.

    «Volevo presentarti Leo» continuò Robyn. «Lavorerà con noi per i prossimi due mesi.»

    O fin quando non fosse arrivato un elemento migliore, pensò Rosie. Forse stava esagerando nel giudicarlo in quel modo, ma per quanto ne sapeva i bei playboy erano sempre inaffidabili.

    «Leo, questa è Rosie Hobbes, un'infermiera pediatrica. Rosie, questo è Leo Marchetti» li presentò Robyn.

    «Piacere» mormorò lei con un freddo cenno del capo.

    Leo le rivolse il sorriso più sexy che lei avesse mai visto, e i suoi occhi brillarono di curiosità. «Sono felice di conoscerla, signora» dichiarò.

    Rosie avrebbe scommesso un mese di stipendio che lui si esercitava davanti allo specchio per sorridere in quel modo. E che marcasse il suo accento italiano apposta per essere supersexy. Era sicura che non avesse parlato con quell'accento quando era entrato nell'atrio assieme a Robyn. Per fortuna che non si era chinato a baciarle la mano. Be', era ancora in tempo per farlo.

    «Benvenuto al Paddington, Sua Altezza» disse Rosie.

    Lui le rivolse un altro sorriso supersexy. «Chiamami pure Leo, andrà benissimo.»

    «Dottor Marchetti» ribatté lei con fermezza, sperando di fargli capire che intendeva mantenere il loro rapporto entro i limiti di una rigorosa professionalità. «Mi scusi, dovrei controllare le cartelle cliniche per il giro di visite. Le auguro di trovarsi bene al Castello.»

    Al Castello? Leo si chiese se avesse ironicamente alluso alle sue origini aristocratiche. Di solito le donne non lo trattavano così freddamente, ma ricambiavano i sorrisi, rispondendo alla sua cordialità. Gli piacevano le donne e lui piaceva a loro. Perché Rosie Hobbes non si comportava come le altre? L'aveva offesa senza volerlo?

    Ma era la prima volta che la vedeva. Se l'avesse già incontrata in precedenza, se ne sarebbe certamente ricordato. Era alta, formosa e carina, con straordinari capelli rossi tagliati a caschetto e vividi occhi azzurri. E sembrava lanciargli una sfida. Gli comunicava il desiderio di conoscerla meglio, di scoprire il motivo della sua rigidezza.

    Non portava anelli. Non che significasse qualcosa ma... era single?

    Perché se lo chiedeva? Era là per lavorare, a parte il fatto che non aveva in programma nessun tipo di relazione che non fosse strettamente professionale. Avrebbe dovuto scegliere una donna della sua posizione sociale: un'aristocratica europea o forse l'erede di un impero industriale. Insieme avrebbero continuato la dinastia Marchetti.

    Ma in quel momento preferiva non pensarci. Non era pronto a portare una donna nel castello dov'era cresciuto, dove per anni aveva cercato disperatamente l'approvazione di suo padre. Senza tuttavia riuscirci. Non aveva mai capito che cosa il vecchio duca si aspettasse da lui; sapeva soltanto di averlo deluso.

    Si riscosse. Non era il momento di pensare ai suoi problemi.

    «Grazie» disse rivolgendo a Rosie un caldo sorriso, poi seguì Robyn per essere presentato al resto dello staff.

    Quando ebbe finito di controllare i carrelli e aggiornare le schede dei pazienti al computer, Rosie andò in corsia. Con un po' di fortuna il dottor Marchetti doveva essere passato al reparto successivo, così lei poteva dedicarsi al proprio lavoro.

    Perché quell'uomo l'aveva scombussolata in quel modo? Di solito un bel fisico non bastava a darle il batticuore. Leo sembrava un divo del cinema, alto, con intensi occhi castani e corti capelli neri. Ed era affascinante, oltretutto. Ma Rosie aveva imparato alla dura scuola della vita che il fascino era traditore. La fine del suo matrimonio l'aveva traumatizzata e si era ripromessa di non commettere mai più quell'errore. Così, anche se Leo Marchetti era un buon amico di Robyn, intendeva tenerlo a distanza.

    Entrò in un cubicolo per controllare Penelope Craig. Penny era loro paziente da molto tempo ed era stata ricoverata a causa di un'infezione che aveva fatto peggiorare il suo difetto cardiaco.

    «Come va, Penny?» chiese allegramente.

    La bimba

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1