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Un anello per la corona: Harmony Collezione
Un anello per la corona: Harmony Collezione
Un anello per la corona: Harmony Collezione
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Un anello per la corona: Harmony Collezione

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About this ebook

Promessa per convenienza...

Sabrina Summerville accetta di buon grado di sposare il saggio principe Luis: il loro matrimonio infatti porterà alla riunificazione del regno di Vela. Ma allora perché si sente così attratta dal fratello di Luis, lo scandaloso principe Sebastian?



... sposa per amore.

Sebastian si è sempre goduto la vita, approfittando del fatto di essere il secondogenito. Ma quando il fratello abdica e lascia Sabrina sull'altare, non avrà altra scelta che prendere il suo posto. Dovrà imparare a governare e sposare la donna promessa a Luis. Ma a giudicare dall'attrazione che subito si innesca fra loro, questo sarà l'ultimo dei problemi...
LanguageItaliano
Release dateMar 20, 2018
ISBN9788858978511
Un anello per la corona: Harmony Collezione
Author

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Un anello per la corona - Kim Lawrence

    successivo.

    1

    Sabrina chiuse adagio la porta della propria camera per non disturbare le due coinquiline che facevano il turno di notte al Pronto Soccorso. Aveva appena raggiunto l'ingresso, una fetta di pane tostato in mano, lo zaino nell'altra, quando squillò il telefono.

    Imprecò sottovoce, e nonostante i suoi sforzi di equilibrio il pane cadde sul tappeto dal lato imburrato. Perché succedeva sempre?

    Posò lo zaino, raccolse la fetta tostata, poi con una smorfia guardò il display prima di portarsi il cellulare all'orecchio. La conversazione a bassa voce durò pochi istanti mentre l'assistente del laboratorio le dava i risultati che l'intera squadra stava aspettando.

    Dopo aver gettato il pane nell'immondizia, Sabrina si avviò alla porta sorridendo; non erano i risultati che si erano aspettati, erano addirittura migliori! Cercando di tenere a freno l'eccitazione mise a tracolla lo zaino, prese una mela dalla ciotola della frutta per acquietare lo stomaco che brontolava, gettò indietro i capelli e aprì la porta d'ingresso.

    La prima cosa a colpirla fu il chiasso, come una parete solida di suoni; pareva che le voci che la chiamavano venissero da ogni parte.

    Lasciando cadere la mela, si voltò e fu subito accecata dai flash. Cercò di proteggersi gli occhi con una mano e voltò il capo per evitare i microfoni che aveva davanti al viso.

    Il cuore che le batteva impazzito, cercò di tornare in casa, ma era troppo tardi. La folla che la sospingeva l'aveva trascinata a una certa distanza dall'ingresso e ormai era circondata.

    «Lady Sabrina, a quando le nozze?»

    «Prima o dopo la riunificazione dell'isola?»

    «Quando il principe Luis le ha chiesto la mano?»

    «Si tratta di un matrimonio di convenienza?»

    «Che tipo di messaggio ritiene di inviare alle giovani, dottoressa Summerville?»

    Il proprio nome urlato e la ridda di domande provenienti da tutte le direzioni la colpirono come un assalto fisico, la convinzione di essere precipitata nel peggior incubo, il senso di claustrofobia che s'intensificava, misto a un gelido orrore che la paralizzava. Non riusciva a respirare, non riusciva neppure a pensare. Si limitò a chiudere gli occhi e a chinare il capo in attesa che il terreno si aprisse sotto i suoi piedi.

    Non fu così.

    E poi accadde qualcosa, anche se lei non lo registrò subito, finché la presa sul suo polso si accentuò e un'altra mano si posò sulla vita. Ora non era più trascinata dalla folla, era spinta nella direzione opposta da qualcuno forte a sufficienza da vanificare tutti i suoi tentativi di resistenza.

    Era accaduto tutto in un lampo: un attimo prima era per strada cercando di lottare per la propria libertà, e il successivo veniva sospinta senza tante cerimonie, come un sacco di patate, sul sedile posteriore di una grande macchina che non aveva visto in precedenza perché nascosta dalla folla.

    La gente non viene rapita di fronte alla stampa e a centinaia di telecamere, si disse mentre cercava di rialzarsi. Riuscì a vedere una telecamera gettata contro la folla prima che l'uomo che era salito in macchina con lei chiudesse di scatto la portiera sul frastuono esterno.

    «Vai, Charlie» ordinò l'uomo con tono annoiato.

    E l'uomo al posto di guida fece esattamente questo. Ripartì con uno stridio di gomme, con poco riguardo per la vita della gente che si era assiepata intorno alla macchina.

    Nello specchietto, Sabrina incrociò lo sguardo dell'uomo alla guida e distolse subito gli occhi. Il tatuaggio di un drago sul collo non prometteva niente di buono.

    Benché fosse a perfetta conoscenza del processo fisico e chimico che incrementava la produzione di adrenalina, e che riuscisse a dare risposte in merito, non aveva mai sperimentato personalmente gli effetti sul proprio corpo.

    Un immediato, primitivo istinto di sopravvivenza la spinse a gettarsi contro la portiera, premendo tutti i pulsanti nel frenetico tentativo di aprirla, e singhiozzando per la frustrazione quando non ci riuscì. Cominciò a battere contro il finestrino, più per la disperazione che per la speranza di attirare l'attenzione, viaggiavano a velocità sostenuta e i finestrini erano oscurati.

    «Se sta cercando di infrangerli, la informo che sono a prova di proiettile, anche se il suo è un gran bel gancio destro, mia cara, e mi ritengo fortunato che lei non porti tacchi a spillo.»

    Le mani chiuse a pugno scivolarono sul finestrino e per un attimo lei appoggiò la fronte al vetro, prima di trarre un profondo respiro e voltarsi a guardare il suo rapitore. Poteva anche aver perso la battaglia per aprire la portiera, ma avrebbe vinto quella di celare il terrore dietro una maschera di disprezzo, per quanto fosse possibile quando si aveva il viso rigato di lacrime e il mascara che colava sulle guance.

    «Non sono la sua cara, non sono niente per lei, ma se non mi lascerà andare subito sarò il suo peggior incubo» minacciò. «Fermi subito questa macchina e mi faccia scendere o...» La voce si spense quando identificò l'uomo che sedeva nell'angolo, un braccio allungato sullo schienale, l'altra mano che teneva un cellulare.

    E lui sorrise, l'aspetto di un angelo caduto. Aveva senso che il demonio avesse un bell'aspetto, altrimenti perché ci sarebbe stata la tentazione?

    Non che lei fosse tentata!

    Gli occhi blu che brillavano di divertimento, il principe Sebastian alzò il capo e le passò un dito sul mento.

    Sabrina scostò subito il viso, il respiro che si faceva affannoso. Il sollievo iniziale che aveva provato nel rendersi conto di non essere stata rapita bensì salvata fu inghiottito da un'ondata di forte antipatia incontrando lo sguardo sarcastico del futuro cognato. L'abito aveva un taglio perfetto, la giacca sbottonata che aderiva alle spalle ampie rivelava la maglietta bianca che indossava invece di camicia e cravatta. Aderiva a sufficienza per mettere in evidenza l'ampio petto. Ma non era l'abbigliamento che le provocava un certo pizzicore alla nuca... ma quel certo non so che, che traspariva al di là della superficie.

    Ovviamente sapeva che i due fratelli erano molto diversi dal lato fisico. Niente di strano, i fratelli lo erano spesso. Lei e Chloe, ad esempio, non si somigliavano per niente.

    Però i principi Zorzi non erano solo differenti, erano l'opposto sotto qualsiasi aspetto. Qualcosa che andava al di là dei loro colori e della struttura ossea. E anche nel sorriso, anzi, soprattutto nel loro sorriso. Uno faceva sentire una donna al sicuro, e l'altro? Sabrina fu percorsa da un brivido. Al sicuro non era un'espressione che molta gente avrebbe associato al principe Sebastian Zorzi!

    «È tutto a posto, lady Sabrina. Io sono dalla parte di chi l'ha salvata.» Poi proseguì il discorso al cellulare che aveva ancora in mano.

    Sabrina notò che aveva dita affusolate, unghie curate, comunque mani forti.

    «Sì, è con me. È...» Sebastian aggrottò le sopracciglia, gli occhi che parevano studiarla per qualche istante... e proprio l'intensità di quello sguardo la fece agitare a disagio sul sedile prima che lui rispondesse alla domanda che lei non poteva sentire. «Praticamente come se fosse stata imprigionata, ma mantiene l'abilità di guardarti dall'alto in basso... Così, sì, tutto bene... se ti piace il tipo.»

    Il tono suggeriva che a lui non piacesse, ma considerato il tipo di donne che Sebastian riteneva giusto, Sabrina ne fu quasi felice.

    Le sue preferenze non avevano niente a che fare con il quoziente intellettuale.

    Difficile immaginare che quell'infinita successione di bionde alte e statuarie, i cui nomi erano stati associati al suo, non fossero delle oche, ma Sabrina aveva sempre immaginato, con un'insolita mancanza di carità, che probabilmente fingessero di esserlo. Un certo tipo d'uomo non poteva trovarsi a proprio agio con una donna in grado di sfidarlo intellettualmente, e a suo parere la pecora nera della famiglia Zorzi apparteneva a questa categoria.

    Era il tipo di principe che spingeva i repubblicani a dire: Ve l'avevo detto... o, almeno, che l'avrebbero detto, rifletté Sabrina. In qualche modo Sebastian faceva apparire affascinante l'inaccettabile, e tutti gli perdonavano ogni cosa; e non solo questo, lo amavano, nonostante il fatto che per tutta la sua vita adulta si fosse infischiato dell'autorità, un comportamento che aveva sempre sconcertato Sabrina.

    Eppure, seduta accanto a lui in uno spazio ristretto, cominciava a capirlo meglio. Per lui non era necessario decidere di servirsi del proprio fascino: gli era sufficiente respirare!

    L'ondata di sensualità che emanava dalla sua presenza doveva essere sperimentata per essere creduta. E a lei stava capitando, e ormai non pensava più che le dicerie che circolavano su di lui fossero esagerate.

    Non era strano che in passato non si fossero mai incontrati. Per molti anni i rapporti tra le due famiglie reali erano stati, se non proprio gelidi, decisamente freddi.

    I tempi erano cambiati. Non più nemiche, le due famiglie reali erano diventate amiche, unite da una causa comune.

    Ma in tutte le occasioni sociali in cui entrambe le famiglie erano state presenti, Sebastian non c'era mai stato. Anzi, lei non si sarebbe sorpresa se Sebastian fosse stato forzatamente escluso da tali eventi. L'unica volta che si era ritrovata nella medesima stanza con Sebastian Zorzi, era stata in un salone immenso e lui era svicolato via ben presto da un'uscita secondaria con la giovane moglie di un anziano diplomatico, ancor prima che avessero avuto la possibilità di essere presentati formalmente.

    Più tardi, quella stessa sera, ricordava che il gelido re Ricard, che le aveva sempre ispirato timore, era venuto a cercare il figlio minore. Luis, ricordava anche, aveva coperto il fratello. Pareva ormai un dato di fatto tra i due fratelli: Sebastian che infrangeva le regole e Luis che lo copriva.

    Se l'avesse conosciuto personalmente sarebbe stata preparata a quell'aura di pura virilità che emanava Sebastian. Era un sex appeal primordiale nella forma più concentrata.

    Le faceva pizzicare la pelle, battere forte il cuore e indebolire le gambe. Una reazione che la irritava, ma doveva riconoscere di essere in minoranza. Molte, se non tutte, non avrebbero disapprovato la sfacciata sensualità della sua bocca e i tratti decisi del suo volto. Sabrina cercò di confortarsi pensando che qualsiasi studente di medicina del secondo anno avrebbe riconosciuto quei sintomi come derivati dagli effetti di uno shock.

    «Se qualcuno ci ha visto andarcene?» Sebastian ripeté la domanda dell'interlocutore. «Parecchi, direi.» Con gli occhi scintillanti di un sarcastico divertimento cercò i suoi, e lei smise di lisciarsi i capelli. «Non è che li abbia contati. Ma no, lei non ha regalato nessuna perla di saggezza, a parte gli insulti. Ne ho imparato qualcuno nuovo.»

    Abbozzò una smorfia, scostò il cellulare dall'orecchio e sorrise.

    «Ovviamente sto scherzando. È l'epitome della freddezza congenita di una principessa» mormorò prima di riporre il cellulare.

    Sabrina ancora non capiva cosa stesse succedendo, ma in quel momento il desiderio di scoprirlo lasciava il posto a quello di reagire al suo commento. «La prossima volta che accosta il termine congenito a qualcuno, dovrebbe consultare il suo albero genealogico.»

    E lui rise, una risata di gola che le provocò la pelle d'oca. «Colpo andato a segno. Evidentemente lei è al corrente che per diverso tempo c'è stato un grosso punto interrogativo sulla legittimità della mia nascita.»

    Sabrina abbassò gli occhi, anche se lui non aveva mostrato l'imbarazzo che provava lei. Ovvio che ne fosse al corrente. Le vicende amorose della regina erano state sbattute in prima pagina di ogni giornale quando

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