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Il conte italiano: Harmony Jolly
Il conte italiano: Harmony Jolly
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Il conte italiano: Harmony Jolly

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About this ebook

Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro?
Che il sogno abbia inizio!

Il bellissimo Conte Vittorio Martelli ha promesso al padre di riparare a un torto compiuto anni prima, così si reca in Inghilterra e offre alla squattrinata Jackie Benton un lavoro a Roma e una grossa somma di denaro. Jackie accetta il lavoro, ma non vuole altri soldi.
Assediato dalle pretendenti al suo titolo, Vittorio le propone quindi di fingersi la sua fidanzata. Quello che non poteva prevedere era che, poco alla volta, avrebbe cominciato a desiderare di trasformare la finzione in realtà...
LanguageItaliano
Release dateSep 19, 2018
ISBN9788858987407
Il conte italiano: Harmony Jolly
Author

LUCY GORDON

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Book preview

    Il conte italiano - LUCY GORDON

    successivo.

    Prologo

    «Ho sbagliato. Non volevo, ma la tentazione è stata più forte di me. All'improvviso, ho scoperto di poter essere disonesto.»

    L'anziano signore disteso sul suo letto di morte parlava con voce flebile, perché le forze lo stavano abbandonando. Vittorio, seduto accanto a lui, gli strinse affettuosamente la mano. «Non parlare così, papà. Sai che non è vero.»

    Suo padre scosse il capo. «Dillo a George Benton, l'uomo che ho derubato di un milione di sterline. Gli ho rovinato la vita, anche se lui non l'ha mai saputo.»

    Vittorio si strofinò gli occhi stanchi. «Cosa dici? Com'è possibile che non lo sapesse?»

    L'uomo anziano chiuse le palpebre e distolse il viso, come se si vergognasse. Vittorio si alzò e si avvicinò alla finestra, guardando il parco: una distesa di verde ben curato come si addiceva alla residenza dei conti Martelli, che vi abitavano ormai da cinque secoli.

    Franco, l'attuale conte, restò disteso mentre la vita gli scivolava via. Vittorio avrebbe voluto credere che quelle parole fossero solo il delirio di un uomo morente, ma c'era un'urgenza nel tono di suo padre, una lucidità nei suoi occhi... Sospirò, e andò di nuovo a sedersi sul bordo del letto.

    «Non ci pensare» gli disse. «È acqua passata.»

    «Non lo sarà mai, finché non rimedierò al mio torto» mormorò Franco. «Eravamo amici. Ci siamo conosciuti qui in Italia, dove George era in vacanza, abbiamo subito legato e, qualche settimana dopo, sono andato a trovarlo in Inghilterra. Ci siamo divertiti parecchio, uscendo la sera, andando in diversi locali e sale da gioco. Era solo tanto per fare, finché una delle sue puntate non risultò vincente. Lui non lo seppe mai, perché aveva bevuto un bel po' e non era in grado di connettere. Io incassai la sua vincita, lo accompagnai a casa e lo misi a letto.»

    «E poi?» chiese Vittorio, una fitta di gelo allo stomaco.

    «Mi ero fatto intestare l'assegno, con il proposito di depositare il denaro e poi darlo a George quando fosse stato di nuovo sobrio. Ma... sono andato via prima che si risvegliasse.»

    «E lui non ha mai sospettato nulla?»

    «Come avrebbe potuto? Non gli dissi mai della vincita. Il giorno dopo incassai l'assegno e ripartii per l'Italia. Non avevo intenzione di giocargli un tiro così meschino, ma mio padre era morto da poco, e avevo scoperto che la tenuta era ipotecata. Grazie a quel denaro, avrei potuto saldare ogni cosa, e nessuno avrebbe saputo dei debiti di papà. La gente avrebbe continuato a rispettare il nostro nome.» Rivolse un debole sorriso al figlio. «Vittorio, adesso toccherà a te preoccuparti del nome della nostra famiglia.»

    «Non dire così, papà» protestò Vittorio. «Guarirai.»

    Suo padre gli strinse la mano. «Ti voglio bene, figliolo, ma è arrivata la mia ora.»

    «No» ripeté Vittorio. «Ho ancora bisogno di te.»

    Il pensiero di perdere suo padre gli procurò un'ondata di angoscia. Sua madre era morta tanti anni prima, e Franco era l'unica persona che gli era rimasta. E ora che se ne stava andando, provava un dolore inesprimibile.

    «Figlio mio... c'è solo una cosa che ti chiedo.»

    «Chiedimi tutto quello che vuoi.»

    «Ho sempre pensato che avrei sistemato le cose con George, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Ora non ho più tempo per rimediare all'errore scellerato che ho commesso» aggiunse con una smorfia di rincrescimento. «Ma non posso andarmene con questo rimorso. Promettimi che lo troverai e renderai giustizia al mio tradimento.»

    «Farò tutto quello che posso. Te lo prometto.»

    Franco gli strinse ancora più forte la mano. «Trova Benton. Implora il suo perdono. Se ha bisogno di soldi, o di qualsiasi cosa...»

    «Non preoccuparti, gli darò tutto quello vorrà chiedermi. Ti perdonerà e tu riposerai in pace.»

    «Grazie, grazie» sussurrò Franco.

    Vittorio si alzò velocemente per tirare le tende, ma suo padre lo bloccò. «Non farlo. Preferisco la luce.»

    «Temevo che il sole ti desse fastidio.»

    «Non lo vedrò ancora a lungo» gli disse con un profondo sospiro. «La luce solare non dura in eterno. Pensi che sia entrata nella tua vita per sempre, ma improvvisamente sparisce e c'è solo oscurità.»

    Vittorio si sedette di nuovo, prendendo le mani del padre tra le proprie. Erano gelide e fragili. «L'oscurità si può combattere» disse. «Lo farò io al posto tuo.»

    «Sei un bravo ragazzo. Prenditi cura di te, Vittorio. E abbi cura di te anche quando non potrò più esserti...» La sua voce si affievolì e svanì in un ultimo respiro.

    «Papà? Mi senti? Papà!»

    Ma non ebbe risposta. Gli occhi di Franco si erano chiusi per sempre.

    1

    Il mondo intorno a Jackie era sfavillante di luce e di musica, e lei piroettava davanti allo specchio, sorridendo nel suo abito elegante. Una melodia risuonava in lontananza, quando...

    Improvvisamente, il sogno finì. Riaprì gli occhi, e l'immagine riflessa davanti a lei non mostrava più la bella ragazza che aveva visto fino a un attimo prima, ma la vera Jackie Benton, una giovane donna un po' troppo magra, con un viso intelligente ma non certo bello.

    Sospirò e si mise a sedere su una sedia accostata al muro.

    Si trovava nella sua camera da letto di sempre, spoglia e austera. Aveva sperato di potersene andare, trasferendosi in un'abitazione nuova per fare una vita diversa. Ma il destino non aveva voluto così, ed era ancora legata al Benton's Market, il negozio dove lavorava e che si trovava proprio al pian terreno di quell'edificio.

    Aveva trascorso la maggior parte della sua vita nel piccolo appartamento sopra alla drogheria che suo padre, George Benton, aveva fondato vent'anni prima. George aveva lottato per farne un'attività di successo, ma il denaro non era mai stato abbastanza. Inoltre, dopo che la moglie lo aveva lasciato, aveva dovuto tirar grande sua figlia facendo affidamento solo sulle proprie forze.

    Negli ultimi anni Jackie aveva dovuto gestire da sola il negozio, perché George era malato, ma quell'attività le aveva dato una soddisfazione inaspettata.

    Era intelligente e lavorava sodo, e oltretutto aveva scoperto di avere una notevole memoria per i prodotti in vendita e i fornitori. «Davvero ricordavi anche questo?» le chiedeva spesso suo padre. «Brava! Stai facendo un ottimo lavoro.»

    «Ho preso da te» ribatteva lei. «Quando ero piccola, accadeva spesso che la gente si stupisse per la tua memoria.»

    Era stato un periodo felice, che aveva rafforzato il legame tra padre e figlia. George era stato orgoglioso di lei, e non solo per la sua memoria, ma anche per la sua capacità di scegliere i migliori fornitori. Piano piano, Jackie era diventata sicura di sé e aveva cominciato a considerarsi una vera donna d'affari.

    E così, forte di quella consapevolezza, si era sentita sempre più capace di gestire l'attività. Sapeva scegliere fornitori e merci giuste e ci sapeva fare con i clienti. Aveva l'istinto di una imprenditrice di talento.

    Tuttavia, il suo talento e il suo impegno erano arrivati troppo tardi. I debiti contratti da suo padre negli anni precedenti si erano accumulati a dismisura, e il successo commerciale del negozio non era bastato a rimetterli in pari. Alla fine, George, ormai gravemente malato, era stato costretto a vendere il negozio in cui aveva investito tante speranze e tanto lavoro.

    Da allora, la vita di Jackie era peggiorata. Rik, il nuovo proprietario, aveva consentito a Jackie e a suo padre di continuare ad alloggiare al piano superiore, e lei aveva potuto conservare il suo impiego al negozio, anche se solo part-time, per poter dedicare tempo al suo genitore malato. Si occupava volentieri di George, grata per le cure e l'affetto che suo padre le aveva sempre riservato.

    «Mi spiace tanto, tesoro» le aveva detto lui un giorno. «Non avrei voluto esserti di peso.»

    «Non sarai mai un peso per me, papà.»

    «Sei un'ottima figlia, Jackie. Avrei voluto lasciare a te il negozio. Sarei stato orgoglioso di dartelo in eredità. Speravo che... ma non ha funzionato.»

    Anche Jackie avrebbe voluto continuare a gestire l'attività di famiglia, ma ormai si era rassegnata ad abbandonare quel sogno. Pochi giorni dopo, quando suo padre era morto, Rik si era offerto di assumerla a tempo pieno. «Se accetterai, potrai restare ad abitare nell'appartamento qui sopra.»

    Jackie ci aveva pensato bene, prima di accettare. Trovava Rik odioso e pieno di sé, ma aveva detto di sì perché quella soluzione le avrebbe dato un po' di tempo per organizzarsi, prima di iniziare una nuova vita. Voleva avviare una propria attività, usando le capacità e l'esperienza maturate al negozio. Si era messa d'impegno per risparmiare il più possibile, sperando di potersi licenziare presto e cercare nuove opportunità, ma non era facile: dopo la morte di George, aveva scoperto che c'erano più debiti di quanti immaginasse. I proventi della vendita del negozio e i suoi pochi risparmi erano stati fagocitati dai creditori, e difficilmente sarebbe riuscita a mettere da parte qualcosa, considerato il magro stipendio che prendeva ogni mese.

    «Ti pago il giusto» sosteneva Rik. «In fondo vivi qui gratis. Se avessi un altro lavoro, dovresti fare i conti con l'affitto.»

    Non aveva tutti i torti. Jackie aveva cercato altro, ma era difficile trovare qualcosa che rendesse abbastanza. E ora si sentiva con le spalle al muro.

    Scacciando quei pensieri tristi, Jackie si diede una spazzolata ai capelli e si infilò i suoi vestiti da commessa, poi accese il portatile e aprì il sito del giornale a cui dava una scorsa ogni mattina. Dopo una breve lettura, arrivò all'oroscopo.

    Il destino ha in serbo un nuovo inizio per voi. Il Sole in Giove vi porterà occasioni impreviste e decisioni che cambieranno la vostra vita.

    Sì, come no, pensò Jackie con un sorrisetto ironico. La settimana prima, l'oroscopo aveva previsto che sarebbe diventata milionaria!

    Spense il computer e scese al piano di sotto ad aprire il negozio. Servì un paio di clienti e poi diede una controllata agli scaffali per verificare che fosse tutto in ordine.

    Il Benton's Market aveva un'offerta di prodotti molto variegata, tra cui anche articoli per la casa e generi alimentari. Jackie aveva tentato di convincere Rik a migliorare la qualità della merce e a personalizzare il servizio, ma lui non aveva nemmeno preso in considerazione quelle proposte.

    «Questo è un posto pratico, pieno di oggetti pratici» le aveva detto. «È quello che i nostri clienti si aspettano. La gente non ama le novità. E adesso fai quello per cui ti pago e smetti di perdere tempo.»

    Durante il volo da Roma a Londra, Vittorio restò per tutto il tempo immerso nei suoi pensieri. Dove l'avrebbe portato la sua ricerca di George Benton? Il buonsenso gli suggeriva che non era costretto a mettersi sulle tracce di quello sconosciuto. In fondo, se non avesse fatto nulla, chi sarebbe mai venuto a saper cos'era successo tra quell'uomo e suo padre?

    Ma la sua coscienza gli diceva diversamente. Sospirò. Aveva fatto una promessa solenne, e l'avrebbe mantenuta ad ogni costo. Se fosse venuto meno alla sua parola, non avrebbe mai potuto perdonarselo.

    Provò una stretta al cuore, pensando a quanto la sua vita era cambiata, dopo la morte di Franco. Certo, da una parte poteva essere piacevole gestire in prima persona le attività di famiglia, essere chiamato signor conte e venir trattato con deferenza dai suoi

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