Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il capo ha scelto me: Harmony Jolly
Il capo ha scelto me: Harmony Jolly
Il capo ha scelto me: Harmony Jolly
Ebook186 pages2 hours

Il capo ha scelto me: Harmony Jolly

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!



Geena Williams ne è certa, i miracoli esistono e nel suo caso hanno un nome e un cognome, oltre a un fisico mozzafiato: Colt Brannigan. Lui l'ha appena assunta come governante per la sua immensa tenuta. È un lavoro di grande responsabilità, che Geena non avrebbe mai immaginato di poter ricoprire, visto i suoi passati guai con la giustizia.



Colt non ha mai sbagliato un giudizio su un proprio collaboratore in tutta la sua vita. Ed è convinto che anche adesso il fiuto non l'abbia tradito. Geena è proprio la persona che cercava e al diavolo il suo passato. Inoltre, appena il suo sguardo ha incrociato quello della donna ha capito di essere perduto. Lasciarsi trasportare dalla passione? No, Colt non ha tempo per giocare, ma si può sempre fare un'eccezione.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2018
ISBN9788858980927
Il capo ha scelto me: Harmony Jolly
Author

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Rebecca Winters

Related to Il capo ha scelto me

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Il capo ha scelto me

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Il capo ha scelto me - Rebecca Winters

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Rancher’s Housekeeper

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Rebecca Winters

    Traduzione di Laura Polli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-092-7

    1

    Floral Valley Ranch, Wyoming, giugno

    «Ci vediamo domani» disse Colt Brannigan, dando un bacio sulla guancia a sua madre. «Ho già contattato il servizio infermieristico a Sundance. Hanno promesso che manderanno qualcuno ad aiutarti, Ina» aggiunse subito dopo, rivolto all’infermiera.

    «Grazie. Nel frattempo Hank ha promesso che mi darà una mano» rispose la donna.

    Colt rivolse a entrambe un cenno di saluto e si allontanò. A sua madre era stato diagnosticato il morbo di Alzheimer un anno e mezzo prima della morte del marito. Da allora era peggiorata rapidamente, non riconosceva più nessuno e aveva bisogno di assistenza continua.

    «Colt?»

    Udendo la voce di suo fratello, lui scese in fretta al pianterreno della casa.

    «Che c’è?» domandò.

    «Poco fa hanno telefonato dal carcere femminile di Pierre» lo avvertì Hank.

    «Cosa volevano?» chiese Colt, uscendo di casa. Aveva parecchio da fare e a quell’ora avrebbe già dovuto essere in sella, a controllare la mandria che pascolava sulla collina.

    Hank lo seguì a passo lento, a causa dell’ingessatura alla gamba destra. «Stiamo cercando una governante e quella tale ha chiamato per via di quell’inserzione che hai fatto sul Black Hills Sentinel. Voleva sapere se avevamo già trovato qualcuno.»

    Colt si rese conto che nell’annuncio avrebbe dovuto specificare che cercavano una governante di sesso femminile. Sua madre avrebbe insistito di sicuro su quel particolare se avesse potuto ancora esprimere la sua opinione.

    «Se richiama, dille che abbiamo già provveduto» rispose lui.

    «Ma...»

    «Niente ex detenuti» tagliò corto Colt. Pochi mesi prima che un’embolia polmonare gli stroncasse la vita, suo padre aveva fatto un favore al direttore del carcere, assumendo come cowboy un ex detenuto. Quel tale, però, era rimasto al ranch il tempo di consumare qualche pasto, incassare la paga settimanale poi era sparito dopo avere rubato una coperta in dormitorio, la paga di altri cowboy e uno dei cavalli del ranch.

    Peccato solo che non fosse riuscito a farla franca, rammentò Colt. Lui e Hank l’avevano rintracciato, recuperato la refurtiva e adesso l’ex detenuto era di nuovo dietro le sbarre.

    Sfortunatamente, la percentuale di pregiudicati che dopo avere scontato la prima condanna commetteva nuovi reati e tornava in prigione era piuttosto alta. E adesso che era lui ad avere la responsabilità del Floral Valley Ranch, si sarebbe ben guardato dall’assumere altri ex carcerati.

    «Passerò la giornata a controllare le recinzioni e tornerò a casa tardi. In caso di bisogno, telefonami» raccomandò a suo fratello, dirigendosi verso la scuderia per sellare Digger, il suo imponente cavallo baio.

    Pochi minuti dopo stava già galoppando in direzione dei pascoli, pensando che non sarebbe stato facile trovare la persona adatta a dirigere la loro casa. Una donna in grado di sostituire degnamente la loro precedente governante. Molto capace e fidata, pellerossa purosangue, appartenente alla tribù Lakota, Mary Uccello Bianco era anche lei scomparsa di recente, dopo essere stata per più di trent’anni anni il braccio destro di sua madre.

    Una vera e propria istituzione al ranch.

    Nelle ultime settimane aveva pubblicato diverse inserzioni su alcuni quotidiani del Wyoming e del South Dakota, ma finora non si era presentato nessun candidato con i requisiti richiesti.

    Di sicuro si sarebbe ben guardato dall’assumere un altro ex carcerato.

    Era disperato, ma non così disperato, concluse.

    Mancavano quattro miglia al Floral Valley Ranch, lesse Geena Williams su un cartello stradale.

    Un’ora prima, a Sundance, un anziano agricoltore all’emporio di mangimi per il bestiame le aveva detto che c’era un bel pezzo di strada dal centro abitato fino all’incrocio che portava al ranch.

    Aveva ragione, e d’ora in avanti sarebbe stata costretta a lasciare la statale e imboccare un sentiero sterrato.

    Geena si fermò un istante a riprendere fiato e bere un sorso d’acqua dalla bottiglia che aveva con sé. Il caldo si era fatto sentire nel corso di quella giornata di inizio giugno, ma al tramonto la temperatura sarebbe calata rapidamente. Il giubbotto di seconda mano che aveva con sé non sarebbe bastato di sicuro a proteggerla dal freddo, previde.

    Sebbene fino a quel momento le condizioni del tempo si fossero dimostrare favorevoli, era solo la forza della disperazione che l’aveva condotta fin lì.

    Era molto stanca e prima di giungere a destinazione avrebbe sicuramente cominciato a sentirsi anche debole, ma non poteva arrendersi adesso.

    Doveva arrivare al ranch prima che diventasse buio, decise, riprendendo a pedalare.

    Mezz’ora più tardi scorse alcuni edifici bassi in distanza, compresa quella che sembrava la dimora principale, ma affaticata com’era, ad avvicinarsi impiegò più tempo di quanto avesse immaginato.

    Le nove di sera erano passate da un pezzo e a quell’ora si sarebbe ben guardata dal disturbare qualcuno al ranch, per evitare di correre il rischio di essere scambiata per una vagabonda o una malintenzionata.

    Per quella ragione, con le ultime forze che le restavano, pedalò verso un boschetto di abeti.

    Nel suo zaino c’erano tutti i suoi averi. No. Questo non era esattamente vero. C’erano altri oggetti preziosi per lei, ma non sapeva dove fossero finiti. Non ancora.

    Aprì lo zaino ed estrasse la piccola provvista di cibo che aveva acquistato prima di lasciare Sundance, con il poco denaro che le restava. Dopo il magro spuntino, infilò il giubbotto, si avvolse nella coperta termica di emergenza poi si sdraiò sul morbido tappeto di aghi di pino, esausta.

    Usando lo zaino come cuscino, si raggomitolò su un fianco, facendo fatica a credere che quella sera avrebbe avuto per soffitto la volta stellata.

    Un vero paradiso...

    «Coraggio, Titus, è ora di andare a casa.»

    Colt chiuse la porta del granaio e il border collie si mise a correre davanti a lui con insolita vivacità, considerata l’ora tarda.

    Titus, infatti, aveva lavorato tutto il giorno, sorvegliando la mandria di bovini al pascolo, ma era nutrito a dovere, amato e coccolato e forse era per questo che aveva quel contegno sempre allegro.

    Lui, invece, non era affatto felice.

    Lo era stato solo per breve tempo, quando a vent’anni aveva lavorato come cowboy nei rodei, vinto premi e una bellissima ragazza gli aveva fatto gli occhi dolci.

    Peccato solo che per lui non ci fosse stato alcun lieto fine. Quando era tornato a lavorare al ranch, infatti, lei aveva cominciato ad annoiarsi e la loro relazione era andata a rotoli in pochi mesi.

    A trentaquattro anni, si rendeva conto che, giovani e immaturi com’erano, era normale che fra lui e Cheryl non avesse funzionato.

    Da allora, comunque, aveva preferito evitare complicazioni sentimentali. Si era limitato a storie occasionali, più o meno vivaci, più o meno effimere, e nessuna delle sue ex fiamme aveva varcato la soglia di casa sua.

    Inaspettatamente Titus, anziché correre verso casa dove lo attendeva un meritato pasto, si fermò e cominciò a ringhiare come usava fare di solito per segnalare la presenza di un intruso sulla loro proprietà. Animale o persona che fosse, questo era un particolare ancora da chiarire, pensò Colt, cercando di distinguere qualcosa nell’oscurità che circondava la casa.

    «Buono, buono...» supplicò una voce femminile a poca distanza, cercando di calmare il cane che aveva scoperto la sua presenza.

    Il collie non era di grossa taglia, ma nel buio il suo ringhio sembrava più minaccioso e la donna aveva un tono nervoso e spaventato.

    Avvicinandosi, Colt distinse una forma femminile avvolta in quella che sembrava una coperta termica di emergenza e un giubbotto, con tanto di cappuccio rialzato sulla testa, per difendersi dal fresco notturno. A terra era stato sistemato uno zaino e appoggiata al tronco di un albero c’era una bicicletta che aveva tutta l’aria di essere nuova di zecca.

    «Buono, Titus» ordinò Colt. Subito dopo il cane smise di ringhiare.

    Se quella donna era una campeggiatrice solitaria o un’appassionata di cicloturismo, aveva scelto il luogo sbagliato per concedersi un po’ di riposo.

    «Tutto bene?» le chiese, rendendosi conto che lei non costituiva alcun pericolo. Se avesse avuto brutte intenzioni, infatti, non l’avrebbe sorpresa con indosso una coperta termica, nel chiaro intento di dormire.

    «S... sì» balbettò lei. «Grazie per avere richiamato il cane» aggiunse.

    Aveva una bella voce, notò Colt. E il fatto che non sembrasse spaventata più di tanto fu un’altra sorpresa.

    «Ti spiacerebbe spiegarmi perché diamine hai deciso di dormire da sola di notte all’aperto?» le domandò. Nessuna delle donne che conosceva si sarebbe arrischiata a fare una cosa del genere. «Qualche predatore notturno avrebbe potuto infastidirti, soprattutto puma.»

    «Io... ero stanca e non volevo disturbare nessuno. Così ho deciso di campeggiare sotto questi alberi.»

    «Eri diretta a questo ranch?»

    «Sì, ma non mi sono resa conto di avere oltrepassato i confini della proprietà privata. Mi spiace.»

    Le sue scuse sembravano sincere, espresse in un tono appropriato che rivelavano una persona istruita.

    Cosa diamine doveva fare?, si domandò Colt, preso alla sprovvista. Tuttavia lei lo stava guardando come se fosse in attesa di una sua decisione e così, con un sospiro di rassegnazione, sollevò lo zaino da terra. Era inaspettatamente leggero e sembrava avesse visto giorni migliori.

    «Per qualunque ragione tu sia arrivata fin qui, io non posso lasciarti dormire all’aperto. Prendi la bici e seguimi» le disse.

    «Non vorrei disturbare e...»

    «Lascia perdere. Andiamo» replicò Colt, facendole cenno di seguirlo. Le fece sistemare la bici nel granaio poi entrarono in casa dalla porta di servizio.

    Colt la precedette all’ingresso, con un bagno da una parte e la cucina dall’altra.

    Titus annusò l’aria e si precipitò nella seconda direzione, dove c’erano le sue ciotole di cibo e acqua. A quel punto si sarebbe ritirato nella sua cuccia sul patio.

    Suo padre era morto da parecchi mesi, ormai, pensò Colt, ma il suo fedele cane aspettava ancora il suo ritorno. Forse anche Titus non era poi così felice...

    Colt appoggiò lo zaino su una delle sedie di cucina. La nuova arrivata tolse la coperta termica e la piegò con cura. Era piuttosto alta e quando si sfilò il giubbotto vide che era anche piuttosto magra. Fra i venti e i trenta, giudicò.

    Indossava un paio di scarpe sportive, un paio di jeans e una felpa che sembravano di una misura troppo grande per lei. Capelli scuri, raccolti con un elastico alla base della nuca in una semplice coda. Niente trucco, niente gioielli o altri ornamenti che usavano di solito le donne per fare colpo.

    Per qualche strana ragione, Colt ebbe l’impressione di averla già vista, anche se non riusciva a ricordare dove o in quale circostanza. Di sicuro era sottopeso e con qualche chilo in più il suo aspetto sarebbe migliorato senz’altro. Era stata malata? O soltanto denutrita?

    In ogni caso aveva un bel viso, illuminato da uno splendido paio di occhi blu, e Colt provò nei suoi confronti una immediata, assurda attrazione. No, si trattava di compassione, si corresse, notando il pallore di lei e la sua espressione triste.

    Nessun livido o altri segni, tuttavia, che indicassero che lei stava fuggendo da qualche drammatica situazione familiare o sentimentale. La sconosciuta, infatti aveva un’aria tranquilla, nonostante non avesse neppure un luogo dove trascorrere la notte al sicuro, e quello era un altro dettaglio che lo incuriosì.

    «Se vuoi, puoi usare il bagno» le disse, accennando alla porta di fronte a quella della cucina.

    «Grazie» annuì lei con gratitudine. «Se vuoi scusarmi un momento...»

    Lei si allontanò in fretta e Colt si guardò intorno.

    Da alcuni particolari immaginò che Hank avesse preparato il caffè poi fosse andato a fare un po’ di compagnia alla loro madre.

    Stava prendendo due tazze dalla credenza quando la sconosciuta rientrò in cucina.

    «Posso offrirti qualcosa di caldo? Preferisci tè o caffè?»

    «Caffè, per favore.»

    Colt riempì le due tazze.

    «Ho messo zucchero e latte» l’avvertì. «Mi sembra che tu abbia bisogno di un po’ di calorie.»

    «Hai ragione. Grazie, signor...»

    «Colt Brannigan.»

    «Geena Williams» si presentò lei a sua volta.

    A quel punto prese la tazza poi sorseggiò silenziosamente il caffè bollente, come se fosse nettare del paradiso.

    Probabilmente era affamata, dedusse Colt. Uno spuntino non le avrebbe fatto di sicuro male.

    «Bene, Geena... Mentre ti preparo un paio di toast che ne diresti di raccontarmi da dove vieni e che ci fai da queste parti?»

    «Sono uscita stamattina dal carcere femminile di Pierre, e ho preso subito l’autobus per Sundance» lo informò. «Poi mi sono diretta qui. Ho letto che cercate una governante a tempo pieno e speravo di arrivare a un’ora decente per sostenere il colloquio. Ma ci ho messo più tempo del previsto ad arrivare qui dal centro abitato.»

    Quella spiegazione semplice e precisa lasciò per un istante Colt senza parole. In un attimo, tutti i pezzi del puzzle andarono a posto, compresa la telefonata che Hank aveva ricevuto quella mattina

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1