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Il dottore che le ha rubato il cuore: Harmony Bianca
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Il dottore che le ha rubato il cuore: Harmony Bianca
Ebook160 pages2 hours

Il dottore che le ha rubato il cuore: Harmony Bianca

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About this ebook

The Larches Practice 1/2



Ellie Munroe si è rifugiata nelle incantevoli Dales, nello Yorkshire, per iniziare una nuova vita. Vita che non contempla l'andare a letto con il dottor Daniel Saunders per tre semplici motivi:



1. Lei ha da poco rotto col suo fidanzato dopo averlo trovato a letto con un'altra. Fattore di rischio emotivo: sette.

2. Lui è il suo capo. Fattore di rischio professionale: nove.

3. Daniel è vedovo ed è un padre single ancora innamorato di sua moglie. Fattore di rischio globale: illimitato.



Daniel però è anche un dottore preparato, un papà attento e premuroso e un uomo sexy. Che col suo sorriso è in grado di far dimenticare a Ellie ogni cautela.
LanguageItaliano
Release dateApr 19, 2018
ISBN9788858980194
Il dottore che le ha rubato il cuore: Harmony Bianca
Author

Jennifer Taylor

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il dottore che le ha rubato il cuore - Jennifer Taylor

    successivo.

    1

    Avrebbe potuto essere bella con quella pelle chiara e diafana e i grandi occhi grigi. Tuttavia, i capelli dal corto taglio maschile e l'abbigliamento funzionale non esaltavano la sua figura snella e piacente. Osservando la donna seduta davanti alla sua scrivania, Daniel Saunders si chiese perché Eleanor Munroe non cercasse di mettere in risalto il suo notevole potenziale. Desiderava mascherare la propria femminilità per un motivo preciso, fingendo di non sapere che era una donna estremamente attraente?

    «Allora, dottoressa Munroe, veniamo al punto.»

    Daniel mise da parte quei pensieri quanto mai destabilizzanti e prese il suo CV. Lo lesse ancora una volta, anche se lo conosceva già a memoria. La dottoressa Eleanor Munroe aveva trentacinque anni e il mese successivo sarebbe stato il suo compleanno. Aveva studiato a Cambridge dove si era laureata con il massimo dei voti e la lode. Aveva fatto l'internato al St Linus Hospital di Londra e in seguito aveva scelto di frequentare il tirocinio della libera professione in uno studio molto quotato nel Kent dove, dopo qualche tempo, era stata assunta. Allegate al CV, c'erano le referenze firmate dal direttore dello studio e l'autorizzazione per Daniel a contattarlo personalmente.

    Benché solitamente non si facesse a quello stadio della selezione, Daniel l'aveva contattato e ciò che il collega gli aveva riferito lo aveva piacevolmente colpito. Secondo il suo precedente datore di lavoro, infatti, la dottoressa Munroe era stata irreprensibile e chiunque l'avesse assunta avrebbe fatto un ottimo affare. Tuttavia, Daniel doveva essere certo anche che potessero lavorare bene insieme.

    «Il suo curriculum è molto interessante, dottoressa» osservò lui, sollevando lo sguardo. «E tutto è stato confermato dal suo ex collega che ho sentito al telefono. Ha tessuto le sue lodi e mi ha anche fatto notare che presto le sarebbe stato proposto di diventare socia. Perciò non posso fare a meno di chiedermi perché abbia lasciato lo studio.»

    «L'ho lasciato per motivi personali, dottor Saunders.»

    La voce era fredda, perfino distaccata. Lui guardò di nuovo il CV per cercare di raccogliere le idee. Da molto tempo non era così sensibile a una presenza femminile. Non era più accaduto che una donna lo intrigasse tanto da quando sua moglie Camille era morta. Che accadesse proprio con quella collega, apparentemente senza alcuna ragione, lo sorprese. Si schiarì la voce.

    «Capisco. Cosa l'ha attratta di questo impiego al The Larches? Sa che è un posto a tempo determinato? Beth, la dottoressa Andrews, riprenderà il lavoro al temine del congedo parentale. Se non ci saranno imprevisti, sarà di nuovo in studio il prossimo settembre.»

    «Ne sono consapevole. Era chiarissimo nell'annuncio.» Eleanor Munroe gli lanciò un'occhiata glaciale. «Non avrei sprecato il suo e il mio tempo a rispondere a un'inserzione di lavoro se non mi fossero andate bene le condizioni.»

    «Immagino.» Daniel accennò un sorriso anche se il gelido rimprovero lo aveva fatto sentire a disagio. Di sicuro non era un'ingenua, decise.

    «In tal caso, posso parlarle del nostro studio» continuò lui seccamente, cercando di riprendere il controllo della situazione. Solitamente quando si trattava di lavoro sapeva sempre essere molto deciso e concentrato. Tuttavia, la dottoressa Munroe pareva avere la capacità di confonderlo e lui voleva assolutamente rimettersi in carreggiata. «Il The Larches, anche se è uno studio di campagna, ha un notevole numero di pazienti, anche perché copriamo una vasta area delle Dales. Come avrà letto nell'annuncio, oltre allo studio principale di Beesdale, abbiamo anche un distaccamento a Hemsthwaite. Tra i due poli abbiamo circa quattromila e cinquecento pazienti. Perciò si sbaglia se crede che qui lavorerà meno che nel precedente studio.»

    «Non ho mandato il mio CV perché pensavo che qui sarebbe stato più facile e che avrei lavorato meno» rispose bruscamente Eleanor Munroe. «Anzi, non vedo l'ora di tornare a lavorare e tenermi occupata.»

    Daniel aggrottò la fronte. La sicurezza della dottoressa Munroe era impressionante. La sua voce era ferma e si capiva che era sicura di ottenere quel posto. Come se quel colloquio fosse una pura formalità. Era chiaro che sapeva di essere un medico di valore. E ciò che maggiormente faceva specie, era che voleva che tutti lo sapessero!

    Ellie sentiva le gocce di sudore scivolarle lungo la schiena. Aveva sbagliato! Sapeva che non era affatto scontato che l'avrebbero assunta. Oltre al curriculum eccellente, vi erano altri fattori che venivano presi in considerazione e, non da ultimo, era chiaro che il dottor Saunders voleva essere certo che avrebbero potuto lavorare bene insieme. Quella sua affermazione arrogante probabilmente non l'aveva fatta entrare nelle sue grazie. Se solo avesse potuto rimangiarsela!

    Ellie raddrizzò la schiena, resistendo alla tentazione di passarsi la mano tra i capelli che aveva appena tagliato molto corti. Non li aveva ma portati così, ma aveva deciso di apportare parecchi cambiamenti alla sua vita e l'aspetto esteriore era il primo della lista. Dopo aver deciso quale sarebbe stato il suo nuovo stile, aveva eliminato tutti i vestiti carini e femminili, le magliette colorate, le scarpe con i tacchi alti. Adesso nel suo guardaroba c'erano solo austeri tailleur pantalone e camicie semplici e molto professionali. Adesso che aveva deciso di concentrarsi su quello che lei voleva, non le serviva più alcuna frivolezza.

    «Non c'è dubbio che chi lavora qui ha di che tenersi impegnato» precisò Daniel Saunders, anche se Ellie era praticamente sicura che il suo commento non gli fosse affatto piaciuto.

    Lei trattenne un gemito, non volendo che lui capisse che era mortificata. Voleva quel lavoro. Anzi, ne aveva più che mai bisogno. Se fosse riuscita a trasferirsi nello Yorkshire, avrebbe fatto un primo passo verso la ricostruzione della propria vita. Forse il futuro non sarebbe stato come se l'era immaginato, ma desiderava una vita serena. Era stata tradita nel peggior modo possibile, ma avrebbe tratto vantaggio da ciò che era accaduto. Era sempre stata una persona prudente, che si fidava solo delle proprie certezze, ma aveva deciso di cambiare. Voleva viaggiare e vedere il mondo mentre s'impegnava nella carriera. Ciò che era accaduto era stato un duro colpo, ma l'avrebbe superato. Era decisa!

    Ellie era così presa dai pensieri che non recepì subito la domanda del dottor Saunders. «Mi scusi» disse, non senza imbarazzo, avvertendo il rossore risalirle le guance. Detestava essere colta alla sprovvista. E poi vi era qualcosa in quell'uomo seduto davanti a lei che la turbava.

    «Le stavo chiedendo se sarebbe un problema trasferirsi qui, dottoressa Munroe» Daniel scrollò le spalle, attirando l'inconsapevole attenzione di Ellie sul suo abbigliamento. Indossava un paio di pantaloni sportivi blu e una camicia azzurra con le maniche arrotolate sopra il gomito e lei non poté fare a meno di notare che quell'azzurro faceva risaltare gli occhi blu e le striature grigie dei capelli sulle tempie. Poi si scosse e cercò di concentrarsi nuovamente sul colloquio.

    «Un problema?» ripeté lei. «In che senso, dottor Saunders?»

    «Potrebbe dover tenere in considerazione anche le esigenze di altre persone. Il Kent e lo Yorkshire non sono proprio a due passi e qualcuno potrebbe non aver voglia di trasferirsi così lontano.»

    «Non c'è nessuno di cui debba tenere conto.» Ellie raddrizzò le spalle, indispettita da quella domanda.

    Forse avrebbe dovuto lasciare perdere, ma dopo ciò che era accaduto recentemente, quelle parole la ferirono. «Se sta cercando di scoprire se ho un marito o un compagno che potrebbe opporsi, lo considero una palese violazione dei miei diritti. Nessun datore di lavoro ha il diritto di discriminare una lavoratrice su queste basi.»

    «Sono certo che ha ragione, dottoressa Munroe. Tuttavia, se posso tranquillizzarla, avrei fatto la stessa domanda anche a un uomo.»

    Il suo tono fu duro, spietato ed Ellie si rese conto di averla fatta grossa. Adesso non le avrebbe certamente più offerto il posto. Spinse indietro la sedia e si alzò, pensando di porre termine al colloquio prima di fare qualcosa di imperdonabile. Non aveva pianto neanche quando aveva scoperto il suo fidanzato a letto con una sua collega. Era rimasta composta e aveva ascoltato tutte le sue scuse e le sue giustificazioni. Non si era lasciata andare neanche quando Michael aveva cercato di attribuire a lei la colpa del proprio comportamento, eppure ne avrebbe avute tutte le ragioni.

    «Mi scuso, non avrei dovuto dirlo. Ero turbata. Comunque, grazie per avermi ricevuta, dottor Saunders. Spero che troverà una persona adatta a questo posto.» Ellie si voltò e si avviò alla porta. Sapeva che era esattamente dietro di lei ma era come se non vedesse dove andava. Picchiò la coscia contro lo spigolo di un armadietto e si lasciò scappare una smorfia di dolore. Cosa le prendeva? Perché non vedeva la porta?

    «La prego, si sieda.»

    Una mano grande e rassicurante le prese il braccio e lei si sentì guidata di nuovo verso la sedia. Ellie fu costretta a sedersi. Le lacrime cominciarono a scenderle sul viso, offuscandole la vista e poté solo restare lì seduta mentre Daniel Saunders andava a prenderle un bicchiere di acqua.

    «Beva.» S'accovacciò accanto a lei, così vicino che riusciva a sentire il profumo del suo shampoo. Le avvicinò il bicchiere alla bocca e la costrinse a bere. Qualche goccia d'acqua le scivolò sul mento, ma prima che avesse il tempo di cercare un fazzoletto di carta lui gliela asciugò con le dita. «Va meglio?»

    Ellie annuì. Non sapeva cosa dire. In un altro momento si sarebbe sentita mortificata per aver perso il controllo, invece non sentì nulla. Daniel Saunders si alzò in piedi e mise il bicchiere sulla scrivania e poi la guardò con occhi colmi di compassione. Evidentemente non era il tipo che si faceva opinioni affrettate, pensò, e trovò l'idea stranamente rassicurante.

    «Mi dispiace se l'ho turbata, Eleanor. Non era mia intenzione, mi creda.»

    La sua voce profonda srotolò delicatamente il suo nome con un'inflessione sorprendentemente piacevole. Non le era mai piaciuto il suo nome, lo trovava formale e desueto. Tuttavia, pronunciato da lui, le parve più delicato, gentile, quasi invitante. Si morse il labbro. Si rendeva conto di uscire dal seminato. Cosa importava come pronunciava il suo nome? L'unica cosa che contava era che si era resa ridicola.

    Di nuovo si alzò, ansiosa di andarsene il più in fretta possibile. Avrebbe trovato un altro lavoro, magari all'estero. In realtà aveva promesso ai suoi genitori che sarebbe rimasta in Gran Bretagna finché non avesse fatto chiarezza in se stessa, ma se si fosse trasferita in Australia o in Nuova Zelanda non avrebbe rischiato di rivedere Michael...

    «Volevo appunto farle fare un giro dello studio. Siamo stati fortunati a ottenere dei finanziamenti con cui abbiamo acquistato macchinari che la sorprenderanno.» Daniel Saunders la superò e le aprì la porta. Inarcò le sopracciglia quando vide che Ellie non si muoveva. «Quando vuole, Eleanor.»

    «Oh! Pensavo che...» Ellie non terminò la frase. Non sapeva cosa sarebbe accaduto. Perché le faceva vedere lo studio se non le avrebbe offerto il posto?

    «Pensava che il colloquio fosse andato male?» Daniel ridacchiò. «Al contrario, a me sembra la persona perfetta per questo lavoro.»

    «Io? Perché? Sono stata un disastro e mi sono anche messa a piangere.» Scrollò il capo. «Se fossi in lei, dottor Saunders, non mi assumerei per nulla al mondo!»

    «Daniel. Se dovremo lavorare insieme è meglio darci del tu.» I suoi occhi azzurri erano pieni di certezze quando la fissarono, ed Ellie avvertì una sensazione di calore attraversarle il corpo e iniziare a sciogliere il ghiaccio che l'avviluppava da qualche mese. E non riuscì a pensare ad altro mentre lui continuava a parlare con quel tono rassicurante.

    «Comunque, per me sei la persona ideale per questo lavoro. Non voglio una collaboratrice che non sappia relazionarsi con i pazienti, che non capisca che i problemi che la vita getta loro addosso possono avere ripercussioni sulla salute. E non voglio neanche una persona che abbia paura di mostrare i propri sentimenti. Allora,

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