Il miracolo di una notte: Harmony Collezione
By Anne Mather
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Nonostante le liti furibonde e le dolorose incomprensioni, all'improvviso fra loro si accende di nuovo il desiderio, prepotente, inevitabile, che li porta dritti in camera da letto per un'ultima, travolgente notte.
Tuttavia non bastano poche ore per ricomporre i pezzi di un matrimonio in frantumi. A meno che un miracolo, quello in cui entrambi hanno smesso di credere, non venga a sciogliere i loro cuori.
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Il miracolo di una notte - Anne Mather
successivo.
1
Il sole del tardo pomeriggio era ancora troppo caldo.
Matt Novak si mosse con impazienza sulla sedia a sdraio imbottita che sua madre aveva fatto sistemare in una zona in ombra del patio. I pantaloncini color cachi che indossava con una maglietta nera erano umidi di sudore, ma intendeva andare in palestra più tardi. Era stanco di non fare assolutamente nulla.
Di fronte a lui la luce del sole splendeva abbagliante sull'acqua del canale che sciabordava contro la sponda del mare. Nemmeno gli occhiali da sole scuri gli proteggevano del tutto gli occhi.
Accanto al patio, i rami contorti di un baniano erano quasi invisibili sotto i rampicanti fioriti. La barca a vela del padre ormeggiata al molo dondolava dolcemente. Si sentiva l'odore di umidità della vegetazione che cresceva nel corso d'acqua e il profumo inconfondibile del mare.
Era tutto bellissimo e tranquillo, ma Matt ne aveva abbastanza di essere trattato come un invalido. All'inizio, essere accudito era stato abbastanza piacevole, ma ora sua madre incominciava a innervosirlo. Non cercava nemmeno di nascondere la propria disapprovazione quando lui andava in palestra a sollevare pesi. Non voleva proprio accettare che si sentiva bene.
Come dimostrava la sua riluttanza a lasciargli usare il computer.
Il portatile e il telefono gli erano stati rubati mentre era in ospedale a Caracas. La febbre tropicale che l'aveva colpito durante il viaggio in Venezuela era stata molto fastidiosa, e aveva avuto bisogno di tutte le forze per sconfiggerla. Ma sua madre non voleva accettare che ormai era guarito, e faceva tutto il possibile per trattenerlo lì a Coral Gables.
Il solo neo era che il padre era tornato a dirigere l'ufficio di New York della Novak Oil Exploration and Shipping. Il lavoro di Matt fino a tre mesi prima.
Non era questo, tuttavia, a irritarlo in quel momento. Nonostante le numerose e-mail che aveva chiesto alla madre di mandare alla moglie che viveva a Londra, Joanna non aveva mai risposto. Sì, probabilmente era ancora furibonda con lui. Lo capiva. Ma non le importava se era vivo o morto? Sembrava di no e, inoltre, lei aveva cambiato numero dopo la separazione.
Avrebbe potuto telefonare alla galleria d'arte dove lei lavorava, ma non desiderava affatto parlare con David Bellamy. Era troppo orgoglioso per ammettere di non avere il nuovo numero della moglie. Contava comunque di partire per Londra alla fine della settimana per parlarle di persona.
Il rumore del motore di un'auto ruppe il silenzio. Matt s'irrigidì, chiedendosi chi venisse a trovare la madre quel giorno. Poi ricordò che sua sorella Sophie, che al momento stava da loro, era andata a Miami ad accompagnare un'amica all'aeroporto. Tuttavia, sentendo i passi di più di una persona che si avvicinavano lungo il sentiero lastricato, si chiese chi diavolo avesse portato con sé Sophie.
Non un'altra donna che attirasse la sua ammirazione, sperò. Ne aveva abbastanza dei tentativi della madre di farlo interessare a qualche ragazza di buona famiglia. Lui e Joanna potevano avere i loro screzi, ma non avevano ancora divorziato, e credeva fermamente che alla fine avrebbero risolto tutti i problemi.
Ma non era una delle amiche di Sophie.
La giovane donna che seguiva la sorella gli era molto più familiare. Alta e snella, ma dalla figura procace messa in risalto da una camicia di seta dal collo aperto e una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio, era splendida. I capelli striati dal sole le si arricciavano sulle spalle mentre incrociava il suo sguardo sbalordito con i guardinghi occhi viola.
L'ultima volta che aveva visto la moglie era stato al funerale del padre di lei, nove mesi prima, nonostante lei fosse ignara della sua presenza. La volta precedente era stata quando era uscita dal loro appartamento londinese. Aveva giurato di non volerlo vedere mai più, e tuttavia era lì.
Alleluia!
Sophie gli sembrò ansiosa. «Guarda chi ho incontrato all'aeroporto!» esclamò, cercando di usare un tono allegro, e Matt si alzò subito in piedi.
Joanna aveva i nervi tesi. Non avrebbe voluto venire lì, a casa dei genitori di Matt. Non così. Doveva parlare con il marito, naturalmente, ma aveva prenotato una stanza per la notte in un hotel di Miami Beach, sperando d'invitare Matt a cena quella sera. Non era stata sua intenzione presentarsi lì senza preavviso.
Finché Sophie non l'aveva informata che Matt era stato gravemente ammalato.
In realtà quella mattina, quando aveva preso l'aereo da New York a Miami, non sapeva se avrebbe trovato lì il marito. Non era a Londra, e aveva scoperto che non era nemmeno nell'ufficio di New York, quindi sarebbe potuto essere ovunque.
La Novak Corporation aveva uffici in tutto il mondo, ma Matt tendeva a lavorare in uno di quei due posti. Così, dopo essere arrivata a New York e avere appreso che lì vi era solo il signor Novak senior, non aveva avuto altra scelta che provare a casa dei suoi genitori.
Naturalmente si era chiesta come mai fosse il padre di Matt a dirigere l'azienda. Oliver Novak si era ritirato in Florida un paio d'anni prima e Joanna era sicura che non sarebbe tornato al lavoro se non ci fosse stato un problema. Ma anche così non le era venuto in mente che potesse riguardare Matt.
Certo, avrebbe potuto parlare con Oliver. Ma, per quanto le piacesse il padre di Matt, era riluttante a coinvolgerlo in una faccenda personale.
Aveva deciso di venire in Florida come ultima possibilità. Se Oliver Novak era a New York, non significava necessariamente che suo figlio si trovasse a Miami, tuttavia valeva la pena tentare. Forse Matt non leggeva le sue e-mail, anche se trovava difficile crederlo. O forse ignorava semplicemente le sue richieste.
Non era affatto ansiosa di rivedere la suocera. Non era mai piaciuta ad Adrienne Novak, che era stata sicuramente felice quando lei e Matt si erano separati. Non l'aveva mai considerata all'altezza del figlio, e non aveva perso occasione di creare problemi.
Era stato particolarmente doloroso per Joanna quando lei e Matt avevano cercato di avere un bambino. Nonostante tutti i tentativi, non era rimasta incinta, e Adrienne aveva insinuato che, come figlio unico, Matt voleva naturalmente un erede. E se non con lei...
Adrienne non aveva concluso la frase, ma Joanna aveva capito che cosa voleva dire. La suocera aveva colto ogni occasione per rigirare il coltello nella piaga.
Era un caso che si fosse imbattuta nella sorella di Matt all'aeroporto. Sophie si trovava lì per salutare un'amica ed era stata felicissima di rivedere la cognata. Lei e Joanna erano state amiche quando vivevano a New York. Sophie era maggiore di Matt, ma non era affatto come la madre. Si era mostrata comprensiva per la delusione di Joanna di non avere un figlio, nonostante il suo matrimonio, organizzato da Adrienne, stesse per naufragare.
Apprendendo che Joanna era venuta per vedere Matt, l'aveva invitata a casa. E quando Joanna aveva sollevato obiezioni, spiegando che contava di trascorrere la notte in albergo, Sophie aveva detto qualcosa che le aveva fatto cambiare idea.
«Ormai Matt si è ripreso e sarà ben felice di vederti» aveva continuato schiettamente. «Sai com'è mia madre. Anche se Matt ha superato l'infezione, spera di trattenerlo a casa ancora per qualche giorno.»
Per Joanna era stato uno shock scoprire che il marito si stava rimettendo da una febbre tropicale che l'aveva colpito in Sud America. Questo spiegava perché fosse il padre a dirigere l'azienda in sua assenza, ma avrebbe voluto che qualcuno l'avesse informata.
Matt non avrebbe accettato che stesse in albergo, aveva insistito Sophie, anche se Joanna aveva letto la curiosità negli occhi della cognata. Questo dava per scontata la domanda: che cos'aveva detto Matt ai genitori riguardo alla loro separazione? Aveva spiegato alla famiglia perché Joanna cercava di contattarlo?
Sembrava di no.
In ogni caso, Joanna aveva capito che non sarebbe stata la benvenuta a Coral Gables, che Matt ci fosse o meno. Ma se la suocera sapeva per quale motivo cercava di contattare il figlio, perché non gliel'aveva detto? Tenendo conto della durata della loro separazione, Joanna era sorpresa che non l'avesse convinto a chiedere il divorzio.
Sophie, naturalmente, era giunta alle proprie conclusioni. Aveva immaginato che la cognata fosse lì per fare pace. «So che tu e Matt avete avuto dei problemi» aveva aggiunto. «Ma sono certa che avete avuto entrambi il tempo per rendervi conto che avete bisogno l'uno dell'altra. Matt è piuttosto depresso da quando è tornato dal Venezuela.»
Conseguenza dell'infezione, si era detta Joanna. Era improbabile che la sua depressione dipendesse da lei. Ma Sophie era sempre stata sua amica e non aveva voluto turbarla. Prima si fossero incontrati faccia a faccia, meglio sarebbe stato.
Gli occhi di Matt erano nascosti dietro gli occhiali scuri e, malgrado il nervosismo, Joanna non poté non notare che aveva perso peso. Nonostante ciò, a trentotto anni, attirava ancora gli sguardi delle donne ovunque andasse. L'aveva sempre considerato l'uomo più sexy che avesse mai conosciuto.
Ma non era quello il motivo della sua visita, pensò irritata. Matt doveva aver ricevuto le e-mail che gli aveva mandato. Di sicuro non era stato così male da non poter leggere la posta, no?
Nonostante la perdita di peso, appariva abbastanza in forma. E affascinante come sempre. C'era una sensualità nella sua espressione cupa che le aveva sempre causato un brivido di piacere.
Per questo gli aveva mandato le e-mail, perché aveva sperato che non si sarebbe opposto al divorzio. Aveva sperato di non doverlo rivedere. Sapeva di essere ancora troppo vulnerabile quando si trattava di lui.
Appena Matt s'avvicinò, le mancò il respiro. Non toccarmi, pensò in preda al panico, e provò l'assurdo impulso di fuggire.
Lui si tolse gli occhiali. «Jo» la salutò con quella voce profonda che le raschiava i nervi come carta vetrata. «Sei stata gentile a venire.»
C'era sarcasmo nella sua voce? Joanna non ne era certa, ma quando Matt le tese la mano, la ignorò. Non voleva che notasse che la sua vicinanza le faceva battere forte il cuore.
«Sophie dice che sei stato ammalato» si affrettò a ribattere, notando con sgomento il suo sguardo di apprezzamento. «Mi dispiace. Ora stai meglio?»
Matt lasciò cadere la mano lungo il fianco e la osservò perplesso. Le ciglia scure celavano in parte il suo sguardo, ma Joanna capì di aver detto, e forse fatto, la cosa sbagliata. Non sapeva che nessuno si era preoccupato d'informarla del suo stato di salute?
«Mi sorprende che tu abbia impiegato tanto a venire qui» dichiarò lui, rispondendo senza saperlo alla sua domanda.
Avvertendo la tensione, Sophie intervenne «Ho trovato Joanna all'aeroporto!» esclamò, nell'evidente tentativo di cambiare argomento. «Era arrivata stamattina da New York. Progettava di prenotare una stanza in hotel, ma l'ho convinta a venire qui.»
«Davvero?» domandò Matt, e dal suo tono Joanna capì che non era affatto soddisfatto. I suoi occhi la trafissero. «Perché progettavi di stare in albergo?»
«Ho ritenuto che fosse più ragionevole.» Joanna cercò di usare un tono leggero. «Dopotutto, questa è la casa dei tuoi genitori e non avevo avvertito del mio arrivo.»
«Pensavi di doverlo fare?»
«Ovviamente.»
«Ma hai ricevuto le e-mail che mia madre ti ha mandato, presumo» replicò spazientito Matt. «Devo ammetterlo. Mi ero aspettato una risposta più... come dire... comprensiva.»
Fu allora che Sophie decise di lasciarli soli. Entrò in casa, con un cenno della mano e un a più tardi
.
Questo accrebbe ancora di più la tensione di