Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Prigioniera tra le dune (eLit): eLit
Prigioniera tra le dune (eLit): eLit
Prigioniera tra le dune (eLit): eLit
Ebook153 pages1 hour

Prigioniera tra le dune (eLit): eLit

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Ogni donna sogna di poter vivere, almeno una volta nella vita, una notte d'amore... alla mercé di uno sceicco.

Lo sceicco Zein el-Tayer, Tair per il suo popolo, vive secondo le rigide regole del deserto.
Tally Devers, fotografa free-lance, ha infranto una di quelle leggi non scritte, mettendo a rischio la sicurezza della tribù, quindi Tair deve agire immediatamente.
Rapisce Tally e inizia a trattarla come una schiava, come un oggetto di sua proprietà. Tally è una donna dallo spirito fiero, non incline a essere domata, per questo cerca la libertà con tutte le sue forze, ma ogni volta che tenta la fuga si scontra con l'ostilità del deserto, che la rispinge tra le braccia di Tair.
E ogni giorno passato al fianco dell'affascinante sceicco mina le sue certezze su ciò che desidera realmente.
LanguageItaliano
Release dateMay 30, 2018
ISBN9788858987575
Prigioniera tra le dune (eLit): eLit
Author

Jane Porter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Jane Porter

Related to Prigioniera tra le dune (eLit)

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Prigioniera tra le dune (eLit)

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Prigioniera tra le dune (eLit) - Jane Porter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sheikh’s Disobedient Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Jane Porter

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-757-5

    1

    Tally udì le grida gutturali e, subito dopo, gli spari. Si buttò a terra tenendo al sicuro la macchina fotografica e si protesse il capo.

    «Soussi al-Kebir» urlò la guida prima di fuggire.

    Soussi al-Kebir? Tally si premette la mano sulla fronte sforzandosi di dare un senso a quelle parole.

    Altre pallottole sibilarono nella piazza, poi il crepitio di un mitragliatore e l’eco degli zoccoli dei cavalli sull’acciottolato.

    Era un’imboscata? Una rapina? Di cosa si trattava, in nome del cielo?

    Il cuore in gola, Tally si rannicchiò a terra, serrando ancora di più a sé la macchina fotografica, certa ormai che una pallottola vagante prima o poi l’avrebbe colpita.

    Poco lontano un uomo lanciò un urlo e cadde a terra. Qualche attimo dopo un rivolo di sangue scivolò nella sua direzione, a pochi centimetri dal viso, e lei arretrò di scatto.

    Fu in quel momento che un’ombra si frappose tra lei e il sole intenso.

    Terrorizzata, avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma doveva essere coraggiosa anche se la paura la privava delle forze. Osservò ipnotizzata i piedi che avanzavano minacciosi verso il suo capo.

    Piedi enormi, ricoperti di pelle scamosciata, gli stivali tipici di alcune tribù del deserto. Un tessuto bianco sfiorava l’estremità degli stivali: il bordo dell’abito.

    Soussi, pensò Tally collegando i vari elementi, l’ombra immensa e gli stivali in pelle scamosciata. Soussi al-Kebir, il padrone del deserto.

    Mani robuste la sollevarono per le ascelle, le stesse mani le sottrassero la macchina fotografica mentre un panno ruvido le veniva calato sulla testa privandola della luce.

    Tally urlò quando tutto si fece buio, ma non era l’oscurità che la angosciava, era la perdita della macchina fotografica. Rappresentava il suo mondo, la sopravvivenza, la sua identità. Senza quelle foto non avrebbe potuto pagare le fatture. Non sarebbe sopravvissuta.

    «Ridammi la mia macchina!» gridò, la voce soffocata dalla ruvida stoffa.

    «Zitta!» ordinò un’imperiosa voce maschile.

    Improvvisamente fu issata su un cavallo, mentre qualcuno balzava in sella dietro di lei e afferrava le redini. Ben presto l’animale partì al galoppo, allontanandosi dalla medina e imboccando uno stretto viottolo che conduceva verso il deserto.

    In preda al panico, Tally lottò disperatamente, cercando di liberarsi da quella specie di cappuccio e scalciando.

    «Cosa vuoi?» domandò disperata, in arabo.

    L’unica risposta fu una stretta ancora più accentuata, un braccio forte e muscoloso che la tratteneva contro un torace virile.

    «Ho del denaro» proseguì lei frenetica. «Ti darò del denaro... tutto quello che ho. Riportami all’albergo, ti prego...»

    «Shhal?» ringhiò l’arabo. Quanto?

    «Circa cinquecento dollari americani.»

    Lui non rispose e allora Tally s’impose di ostentare la calma con la speranza di giungere a un accordo. «Posso mettere insieme di più.»

    «Shhal?» ripeté l’arabo.

    A questo punto si rese conto di essere in balia di un mercenario. «Mille dollari. Anche duemila.»

    «Poco.» La stretta si accentuò ancora una volta.

    «Cosa vuoi, allora?»

    «Che tu stia zitta.»

    «Io...»

    «Basta!»

    Il terrore le bloccò le parole, privandola del respiro. Aveva letto di alcuni casi di sequestro di persona in Medio Oriente, quindi per non irritare e provocare l’aggressore decise di rimanere calma; forse sarebbero giunti a un accordo.

    Non tutti gli ostaggi facevano una brutta fine. La maggior parte veniva rilasciata dietro pagamento di un riscatto.

    Così avrebbe cooperato, si sarebbe dimostrata disponibile e degna di fiducia.

    Per mantenere viva l’attenzione ripercorse la giornata che era cominciata come qualsiasi altra. Aveva caricato la macchina fotografica, aveva indossato un foulard sul capo ed era uscita per scattare fotografie del posto.

    Non viaggiava mai sola. Conosceva l’utilità di avere una guida, e sapeva come far scivolare qualche moneta nelle mani opportune.

    In paesi remoti e sconosciuti le guide del posto le consentivano l’accesso a luoghi che, normalmente, le sarebbero stati preclusi, come antichi templi, moschee, cimiteri consacrati o paesi su monti inaccessibili. L’avevano avvertita che il fatto di essere donna l’avrebbe messa a rischio, invece la gente si mostrava curiosa nei suoi confronti, rendendosi ben presto conto che non costituiva una minaccia. Persino nelle situazioni più difficili era stato sufficiente far scivolare un po’ più di monete in un numero maggiore di mani.

    Non era corruzione, era gratitudine.

    Aveva pensato che quella cittadina nel deserto non sarebbe stata diversa da quelle che aveva già visitato, infatti quella mattina, quando aveva raggiunto il suk, aveva sentito soltanto il raglio degli asini e il belare delle pecore. Era giorno di mercato e la medina era già affollata.

    Nessun pericolo, nessun segnale di quanto sarebbe accaduto.

    Posizionando la macchina aveva messo a fuoco un gruppo di bambini che si rincorrevano, donne velate che esaminavano i banchetti e uomini anziani che fumavano. Stava per scattare quando il sibilo di una pallottola aveva squarciato l’aria.

    Tally non era una corrispondente di guerra, non aveva mai lavorato per quei giornali a grande tiratura che sbattono gli eventi bellici in prima pagina, ma si era trovata in situazioni drammatiche più di una volta. Ormai sapeva come mettersi al riparo e lo faceva ogni volta che sentiva uno sparo.

    Così si era accovacciata contro il pozzo, cercando di evitare quel rivolo rossastro che scivolava nella sua direzione, ma poi il bandito l’aveva afferrata.

    Se non avesse alzato il capo forse l’uomo non l’avrebbe notata... Se non avesse fatto quel movimento brusco forse a quell’ora sarebbe stata sana e salva in albergo, invece che nel mezzo del deserto.

    Soffocata da quel tessuto spesso, il respiro le usciva sempre più difficoltoso. Cominciò ad ansimare nonostante la decisione di rimanere calma. Ormai sentiva che sarebbe arrivato: l’attacco d’asma.

    Tossì, e poi tossì ancora, convulsamente.

    La polvere la soffocava. Non vedeva niente, respirava a malapena, la gola era stretta per quella sabbia che s’infiltrava nel cappuccio.

    Gli occhi inondati di lacrime, Tally spalancò la bocca alla ricerca d’aria. Era in preda al panico; alzò una mano in un gesto di disperazione e sfiorò il fianco del bandito. A questo punto si aggrappò convulsamente al tessuto della sua camicia.

    Diede uno, due, tre violenti strattoni. Non poteva respirare... Non poteva respirare.

    Tair sentì la mano che si aggrappava alla sua camicia, percepì gli strattoni sempre più violenti, poi vide la mano cadere inerte.

    Tirò le redini e avvertì i compagni con un fischio. Immediatamente tolse il panno che copriva la testa della straniera. Era priva di conoscenza e la carnagione era bluastra.

    Voltò il viso verso di sé e si rese conto che non respirava. L’aveva uccisa?

    Le tappò il naso con due dita, posò la bocca sulla sua, soffiandole aria nei polmoni.

    I suoi uomini avevano creato intorno una barriera protettiva, benché in quel luogo fosse ormai al sicuro. Quella era la sua terra, la sua gente, ma tutto poteva accadere. Lo sapevano loro come lo sapeva lui.

    Adesso sentiva il loro silenzio, percepiva la loro immobilità. Non si sarebbero mai permessi di giudicarlo, assolutamente no. Era il loro signore, il loro capo, ma nessuno voleva che le sue mani si macchiassero di sangue, soprattutto di quello di una donna straniera.

    Non quando l’Ouaha combatteva ancora per l’indipendenza, non quando i politici e il potere si giostravano in un equilibrio precario.

    Continuò a soffiarle aria nei polmoni, gli occhi semichiusi fissi sul suo petto, focalizzati sul lievissimo movimento della gabbia toracica. Respira, pregò tra sé, respira, donna!

    Lei tossì, le palpebre si mossero, gli occhi si aprirono lentamente.

    L’aria cupa, Tair fissava quel viso, il pallore che finalmente aveva ceduto a una lievissima tonalità di rosa.

    Alhumdulillah, mormorò tra sé. Grazie a Dio.

    Non era una brava persona, e neppure d’animo gentile, ma non gli piaceva uccidere le donne.

    La straniera aveva gli occhi verdi e, anche se lo sguardo era annebbiato e spento, quel colore gli ricordava i boschi della sua infanzia, quando andava con sua madre a trovare i parenti in Inghilterra.

    Improvvisamente inarcò le sopracciglia quando lei ansimò: nel respiro s’intuiva il lieve fischio dell’asmatico.

    La donna sbarrò gli occhi, lo sguardo fisso su di lui. Di nuovo pallida come uno straccio, non riusciva più a respirare.

    «Di cosa hai bisogno?» le domandò lui passando all’inglese, mentre le dava un leggero schiaffo sulla guancia per farla riprendere.

    Perché diavolo non respira?

    Quando lei, lo sguardo terrorizzato, agitò la mano, capì. Si trattava di asma.

    «È una crisi d’asma» affermò e vide che lei annuiva. «Dov’è l’inalatore?»

    «Macc... na.»

    Fece un gesto indicando cosa voleva e subito gli fu consegnata la borsa della macchina fotografica.

    Trovò immediatamente l’inalatore in una tasca interna della custodia e glielo accostò al viso.

    L’aveva ancora tra le braccia quando lei cominciò a respirare profondamente, il petto che si alzava e abbassava con ritmo regolare. Tair trasse un respiro di sollievo. Non l’aveva uccisa. Bene.

    Non sarebbe stato facile spiegare la morte di una donna occidentale alle autorità.

    Appena si rese conto di essere tra le braccia del barbaro, Tally si divincolò, si buttò giù da cavallo e atterrò di faccia davanti ai piedi degli astanti.

    Imprecando tra sé, si alzò rassettandosi la camicia e lisciandosi i pantaloni. «Chi sei?» domandò.

    L’uomo a cavallo si sistemò il copricapo, facendolo scendere sul viso e lasciando scoperti solo gli occhi. A questo punto la guardò, come del resto stavano facendo gli altri, circa una mezza dozzina di uomini.

    «Cosa vuoi da me?» insistette Tally.

    «Parleremo più tardi.»

    «Voglio parlare adesso!»

    Lui alzò le spalle. «Puoi anche parlare, se vuoi, ma non ti risponderò.»

    Tally inspirò profondamente l’aria del deserto. Non riusciva a credere che stesse realmente accadendo. Non aveva senso. Niente in quella situazione aveva senso. Era stata rapita alla medina, sequestrata da un gruppo di uomini mascherati. Ma perché? E chi erano?

    Fece scorrere lo sguardo sul barbaro. Poteva vedere

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1