Una brava ragazza: Harmony Destiny
By Maisey Yates
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Una brava ragazza - Maisey Yates
successivo.
1
Hayley Thompson era la personificazione della brava ragazza. Quale madre non sognava di vederla accanto al proprio figlio, durante una cena in famiglia? Di sicuro, le signore di Copper Ridge avrebbero fatto carte false pur di averla come possibile nuora. Lo stesso non si poteva dire dei loro figli, ma Hayley non se ne era mai preoccupata più di tanto. Il pensiero di frequentare un ragazzo la tentava a malapena. Dopotutto, l'altro sesso era l'ultimo dei suoi problemi.
Se c'era una cosa che la preoccupava, era sentirsi sempre sotto esame. L'effetto collaterale di vivere in una piccola città era che la gente tendeva inevitabilmente a tenere gli occhi puntati sulla figlia del pastore. A maggior ragione, se lavorava come segretaria nella parrocchia affidata al padre.
Eppure Hayley che cos'aveva guadagnato recitando la parte della brava ragazza? Niente di niente.
Suo fratello, invece, aveva agito di testa propria, infrangendo ogni regola. Dopo essere andato via di casa, si era sposato e poi aveva divorziato. Alla fine era tornato e aveva aperto un locale nella stessa città dove suo padre celebrava messa la domenica. E Hayley che cos'aveva fatto nel frattempo? Era rimasta al proprio posto e si era comportata come ci si sarebbe aspettato.
Ace era il figliol prodigo. Non solo gli erano state perdonate le trasgressioni commesse, ma era stato addirittura ricompensato. E adesso possedeva tutto ciò che l'irreprensibile Hayley aveva sempre desiderato. Aveva ritrovato l'amore accanto alla nuova moglie Sierra, aveva avuto dei figli. E godeva del profondo affetto dei genitori, indubbiamente rafforzato dal fatto di essere stato il primo a renderli nonni. Mentre Hayley che cos'aveva? Niente, a parte la prospettiva di trascorrere il resto della propria vita come una monaca di clausura.
Ed ecco come mai Hayley si trovava lì, stringendo tra le mani quel pezzo di carta con una forza tale da stropicciarlo. A dire la verità, era rimasta alquanto stupita dal fatto che la gente usasse ancora pubblicare annunci di lavoro sui giornali. Il giorno prima, mentre era seduta a un tavolo del The Grind e osservava le persone che popolavano la strada principale di Copper Ridge, aveva avuto la strana sensazione di non appartenere a quel luogo.
Presa da un impulso, aveva afferrato il giornale locale, arrivando alla sezione dedicata agli annunci di lavoro. Da quando aveva sedici anni, era la prima volta che si ritrovava senza lavoro. Così si era messa a leggere le inserzioni e aveva notato che quasi tutte erano state pubblicate da persone che conosceva. Proporsi per uno di quei lavori avrebbe mandato in fumo il suo piano. Tanto vale restare a lavorare in parrocchia, si era detta tra sé.
Poi un annuncio le era saltato agli occhi. Jonathan Bear, proprietario della Gray Bear Construction, era alla ricerca di un'assistente personale. Le mansioni previste comprendevano supporto amministrativo per la sua azienda e assistenza in alcune attività riguardanti la gestione della sua abitazione. Hayley non conosceva l'azienda... dopotutto, la sua famiglia non aveva mai avuto bisogno di una ditta di costruzioni. Il nome non le diceva niente ed era abbastanza sicura di non aver mai visto quell'uomo in chiesa. Perciò si trattava dell'occasione perfetta per prendere le distanze dalla sua famiglia.
Quel bisogno continuava a farla sentire in colpa. I suoi genitori erano brave persone e le volevano bene. Tuttavia, anche se Hayley ricambiava quel sentimento, si sentiva come un pesciolino rosso intrappolato in una boccia.
Il primo passo verso l'indipendenza era stato andare a vivere da sola. I proprietari del The Grind, Cassie Caldwell e suo marito Jake, avevano lasciato l'appartamento sopra la caffetteria qualche tempo prima. Così Hayley ne aveva approfittato per prenderlo in affitto. Aveva fatto affidamento unicamente sui propri risparmi e, dopo aver messo da parte un altro po' di soldi, aveva finalmente trovato il coraggio di licenziarsi dalla parrocchia.
Quando gliel'aveva annunciato, suo padre le era sembrato... Be', probabilmente deluso non era l'aggettivo più adatto. D'altronde, John Thompson non aveva mai giudicato nessuno in vita sua. Era la bontà fatta persona e Hayley non poteva che ammirare un simile modello di virtù, pur sapendo che non avrebbe mai potuto eguagliarlo.
Tuttavia era evidente che il padre fosse rimasto perplesso. In effetti, Hayley non era stata in grado di spiegargli le proprie ragioni. Perlomeno, non completamente. E il motivo era che non voleva far sapere ai genitori quale sarebbe stato il risultato finale. Ovvero che la ricerca della propria indipendenza l'avrebbe portata a lasciare Copper Ridge.
Per quel pesciolino rosso era giunto il momento di saltare fuori dalla boccia che lo imprigionava e tuffarsi nell'oceano. Sarebbe partito per esplorare il mondo.
Hayley si era resa conto che condurre una vita virtuosa non era il traguardo più importante da raggiungere, almeno non per lei. E pensare che per anni aveva creduto il contrario. Tuttavia, durante una cena a casa dei genitori, mentre osservava Ace e la sua famiglia, aveva finalmente capito che cosa le provocava quel ricorrente e strano nodo allo stomaco. Non era motivato dalla rabbia per tutto il dolore e l'imbarazzo che il fratello aveva causato con il suo comportamento. Si trattava, invece, di invidia. L'invidia per tutto ciò che Ace possedeva e per la libertà di cui godeva.
Anche per Hayley era arrivato il momento di trovare la propria strada.
E non aveva alcuna intenzione di farlo con addosso gli occhi dell'intera città.
Fece un respiro profondo e alzò lo sguardo verso l'imponente abitazione di fronte. Se non avesse già saputo che si trattava della casa, nonché ufficio, del proprietario della Gray Bear Construction, l'avrebbe scambiata per un resort di lusso. L'ampia veranda era realizzata con tronchi di legno trattati con una vernice lucida, che catturava la luce e la faceva risplendere. Il tetto era progettato per resistere alle intemperie.
Le case del centro città non avevano bisogno di simili accorgimenti, visto che il clima godeva dell'influenza benefica dell'oceano. Invece, a una simile altitudine, i mesi invernali dovevano essere caratterizzati da abbondanti nevicate. Hayley si chiese se avrebbe avuto bisogno di catene da neve per la sua auto. Poi si disse che era inutile preoccuparsene al momento. La primavera era appena cominciata e, in fin dei conti, non era ancora stata assunta. Al momento, doveva concentrarsi su come ottenere il lavoro e mantenerlo fino alla fine dell'inverno.
Si fece coraggio e attraversò il sentiero, respirando a pieni polmoni il profumo pungente dei pini.
Bussò alla porta e rimase in attesa. Stava per bussare di nuovo, ma udì dei passi.
Alzò la mano per scostarsi i capelli dal viso. Poi la fece scendere lungo i fianchi.
La porta si aprì.
Aveva preparato un discorso per presentarsi, che avrebbe recitato con un sorriso naturale, collaudato negli anni trascorsi a lavorare come segretaria della parrocchia. Eppure ogni parola svanì nell'esatto istante in cui posò gli occhi sull'uomo che aveva di fronte.
Era... Be', non era come se l'era aspettato. Si era immaginata un uomo più anziano e, sicuramente, non imponente come una sequoia.
Jonathan Bear era un uomo tutt'altro che prevedibile.
La scrutò con un paio di straordinari occhi scuri e serrò le labbra. Portava i capelli neri legati ed era difficile dire quanto fossero lunghi.
«Lei chi è?» chiese in tono severo.
«Sono qui per un colloquio per la posizione di assistente personale. Aspettava qualcun altro?» Hayley avvertì una stretta allo stomaco. Visto che le sue aspettative erano state disattese, si chiese se anche Jonathan Bear fosse rimasto perplesso nel vederla. Forse preferiva una persona meno giovane e con più qualifiche. O forse... qualcuno che somigliasse più a una segretaria sexy e meno a una segretaria di parrocchia. In realtà Hayley non credeva che la gonna a tubino e il twin-set le stessero male.
«No» rispose scostandosi per farla entrare, «prego.»
«Ah» commentò Hayley, seguendolo.
«L'ufficio è al piano di sopra» annunciò Jonathan che, nel frattempo, aveva attraversato l'ingresso e si stava dirigendo a grandi passi verso un'imponente scala. Hayley dovette affrettarsi per non perderlo di vista, tuttavia era difficile non lasciarsi distrarre dalla bellezza di quella casa. Mentre lo seguiva, cercò di imprimersi nella mente ogni dettaglio mozzafiato.
«Mi chiamo Hayley Thompson» disse. «Probabilmente l'ha letto sul mio curriculum, ma, visto che non sapeva chi fossi...»
«Siamo le uniche persone in questa casa» rispose Jonathan voltandosi a guardarla. «Quindi conoscere il suo nome non è così fondamentale, non trova?»
Hayley non riusciva a capire se si trattasse di una battuta, così si lasciò andare in una risatina nervosa.
Arrivati in cima alle scale, percorsero un lungo corridoio.
La casa aveva il tipico odore di un'abitazione nuova di zecca, e Hayley lo trovò strano.
«Da quanto tempo vive qui?» chiese, nella speranza che parlare del più e del meno avrebbe messo fine a quel silenzio imbarazzante.
«Mi sono trasferito un mese fa» rispose Jonathan. «È un progetto originale della Gray Bear Construction, ma immagino che se ne sarà resa conto. La mia azienda costruisce case su misura e, da quando c'è stata la fusione con la Grayson Design, offriamo un pacchetto di servizi completo, realizzando anche il design degli interni.»
«Quante persone possono permettersi un posto del genere?» chiese Hayley, incantata dalle dimensioni e dalla bellezza di quella casa.
«Ne rimarrebbe sorpresa. La maggior parte dei nostri clienti richiede case per le vacanze con vista sull'oceano o immerse fra le montagne. Lavoriamo perlopiù sulla costa dell'Oregon, ma facciamo eccezioni per la clientela più facoltosa.»
«È straordinario che un'azienda di queste proporzioni abbia sede a Copper Ridge. Anche se, in realtà, si trova oltre i confini della città.»
«Be', il codice postale è lo stesso» commentò Jonathan.
Si fermò davanti a due porte scorrevoli in legno, il cui aspetto ricordava quelle di un fienile, e le aprì. Al di là, si trovava un ufficio enorme, con ampie vetrate che mostravano un panorama mozzafiato. Non solo era possibile ammirare le montagne che si ergevano di fronte, ma, in lontananza, si poteva anche scorgere l'oceano.
«Il meglio del meglio: cielo, montagne, oceano. È questo il punto forte della mia azienda. Ora che la conosce, mi dica perché dovrei assumerla.»
«Perché voglio questo lavoro» rispose in tono incerto. Appena pronunciò quelle parole si rese conto di quanto fossero ridicole. Chiunque si presenti a un colloquio, lo fa perché vuole avere il lavoro. «Prima ero segretaria nell'attività di mio padre» proseguì. Si sentiva in colpa per aver omesso la natura di quell'attività nel curriculum, però preferiva non far sapere di aver lavorato in una parrocchia. Aveva bisogno di ricominciare da zero.
«Lavorava per la sua famiglia?»
«Sì» rispose Hayley.
Jonathan incrociò le braccia, mettendola in soggezione. Non aveva mai visto un uomo così imponente. Il binomio creato da altezza e fisico muscoloso lo faceva sembrare solido come una montagna.
«Mettiamo subito in chiaro una cosa. Io non sono suo padre. Se è abituata a un ambiente permissivo, dove nessuno viene licenziato, le assicuro che non troverà niente del genere qui. Sono una persona molto difficile da accontentare. E non sono un capo magnanimo. C'è parecchio lavoro da fare e odio la burocrazia. Se mi ritrovo a dover firmare un documento due volte per un suo errore, è licenziata. Il compito di un'assistente personale è agevolare le comunicazioni tra me e i miei clienti. Se crea difficoltà, è licenziata. Se mi passa una chiamata a cui non avrei dovuto rispondere, è licenziata.»
Hayley annuì, desiderando avere con sé un block notes su cui scrivere. Non per paura di dimenticarsi quello che le stava dicendo, ma per dimostrargli che godeva della sua completa attenzione. «C'è altro?» gli chiese.
«Sì» rispose, rivolgendole un sorriso appena accennato. «Se sbaglia a prepararmi il caffè, è licenziata.»
Jonathan Bear non aveva dubbi sul fatto che si trattasse di un errore madornale. Tuttavia era proprio commettendo errori che era riuscito a guadagnare milioni di dollari. Quindi, che problema c'era ad aggiungerne un altro alla lista? E, comunque, nessuno aveva risposto all'annuncio.
Nessuno, a parte quella ragazza che dimostrava a malapena vent'anni, anche se era vestita come un'ottantenne. Non aveva per niente l'aspetto di una donna in grado di reggere la pressione che comportava lavorare come sua assistente personale. Forse sua sorella Rebecca aveva ragione quando diceva che Jonathan era un pessimo capo. A lui, però, non interessava. Era un uomo molto impegnato e, al momento, detestava la maggior parte delle incombenze che gravavano sulle sue spalle.
Per uno abituato a lavorare sodo, si trattava di una situazione piuttosto singolare. Quando era ragazzo, molti suoi amici erano ricorsi alla droga e all'alcol per sfuggire i problemi ed evitare di pensare troppo. Jonathan, invece,