Innocenti tentazioni: Harmony Collezione
By Sara Craven
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Sara Craven
E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.
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Innocenti tentazioni - Sara Craven
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The End of her Innocence
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2012 Sara Craven
Traduzione di Maria Elena Vaccarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-800-8
1
«Chloe, ho bisogno che tu resti qui da noi. Conto su di te.» La signora Armstrong spalancò i limpidi occhi azzurri. «Credevo che lo sapessi.»
Esitò. «Inoltre, pensa... un’intera estate nel sud della Francia. E noi ci assenteremo spesso, così avresti la villa tutta per te. Allora, l’idea non ti alletta?»
«Sì» rispose con calma Chloe Benson. «Ma, come ho fatto presente quando ho presentato le mie dimissioni, signora, ho i miei progetti.»
E il lavoro domestico, per quanto dorato e redditizio, non rientrava fra questi, aggiunse silenziosamente. Ci hai provato, ma no, grazie.
«Be’, sono molto delusa.» Il tono della signora Armstrong divenne leggermente stizzoso. «E non so che cosa dirà mio marito.»
Dirà: «Che sfortuna, vecchia mia», poi tornerà a concentrarsi sul Financial Times, come fa sempre, pensò Chloe, trattenendo un sorriso.
«Se è una questione di denaro.» La signora Armstrong corrugò leggermente la fronte. «Se hai avuto un’offerta migliore, sono sicura che potremo trovare un accordo.»
Chloe avrebbe voluto risponderle che, al contrario, era l’amore piuttosto che il denaro a indurla ad andarsene. Si concesse un momento per pensare a Ian, per evocare l’immagine del suo corpo alto, con le spalle ampie, i riccioli bruni e i sorridenti occhi azzurri. Per immaginare il momento in cui si sarebbe gettata fra le sue braccia e gli avrebbe annunciato: Sono tornata a casa, tesoro, e questa volta è per sempre. Decidi la data e ci sarò.
Scosse la testa. «Non è niente del genere, signora. Ho semplicemente deciso di scegliere una carriera diversa.»
«Ma è un vero spreco, quando sei così brava in quello che fai.»
Quale particolare talento ci voleva per dire: Sì, signora. Benissimo, signora?, si chiese Chloe, leggermente esasperata. Per organizzare il tranquillo andamento di una casa dotata di tutte le moderne comodità che la mente umana potesse immaginare? Per assicurarsi che tutto il personale eseguisse in modo efficiente il proprio lavoro?
Qualunque cosa succedesse nella City, il milionario Hugo Armstrong voleva un’esistenza imperturbata nella sua casa di campagna, Colestone Manor. I dettagli domestici quotidiani lo annoiavano, esigeva che qualunque problema fosse risolto in modo rapido e discreto, che i conti fossero pagati e ai suoi ospiti fosse offerto un ambiente di lusso al massimo livello.
Semplice, esigeva la perfezione con il minimo sforzo da parte sua, cosa che Chloe gli aveva garantito durante la propria permanenza come governante.
Sapeva di essere giovane per quel lavoro e di avere parecchio da dimostrare, ma era sveglia, energica e un’abile organizzatrice abituata al duro lavoro, come attestavano le sue referenze.
Le sue responsabilità erano molteplici, le ore di lavoro lunghe, ma lo straordinario stipendio compensava abbondantemente queste e altre difficoltà.
Naturalmente nessuno si aspettava che avesse una vita propria. Natale e Pasqua erano periodi di intenso lavoro alla villa. Non era nemmeno riuscita a partecipare al trentesimo anniversario di matrimonio di zio Hal e di zia Libby poiché gli Armstrong avevano organizzato un grande ricevimento proprio quel fine settimana e avevano avuto bisogno di lei. Quel mese, oltre allo stipendio, aveva ricevuto una consistente gratifica, ma questa non aveva compensato il rammarico per essere mancata a un’occasione così speciale con le persone che amava, l’unica famiglia che avesse mai avuto, e provava ancora un senso di colpa per questo.
Ma aveva sempre saputo che quello era un lavoro a tempo pieno. E ora il suo periodo di preavviso era quasi terminato, mancava solo un’altra settimana.
Perderla avrebbe probabilmente causato una temporanea seccatura ai suoi datori di lavoro, rifletté mentre tornava nel proprio alloggio, ma nessuno era indispensabile e l’agenzia Belgravia avrebbe trovato facilmente una sostituta. Quindi non li stava piantando in asso.
Il computer nel suo ufficio era regolarmente aggiornato con i dettagli dei negozi che rifornivano la villa dei cibi preferiti dalla famiglia e dei pasti completi serviti agli ospiti. La persona che l’avrebbe sostituita non avrebbe avuto alcuna difficoltà a subentrare, pensò soddisfatta.
Le sarebbe mancato il suo appartamento, pensò, chiudendosi la porta alle spalle e guardandosi intorno. Era piccolo, ma arredato in modo lussuoso, con il proprio bagno, la cucina fornita di tutte le comodità più costose e una camera dominata da un enorme letto.
Le sarebbe sembrato strano dormire di nuovo nella modesta stanza di Axford Grange, con zia Libby che le avrebbe riempito una borsa di acqua calda, che ne avesse bisogno oppure no, e che sarebbe entrata ad augurarle la buonanotte. Ma non sarebbe durato a lungo.
Forse Ian avrebbe voluto che si trasferisse da lui prima del matrimonio, pensò con gioia. In quel caso, avrebbe accettato senza la minima esitazione. Era ora che il suo paziente corteggiamento fosse ricompensato. A dire il vero, Chloe non capiva perché avesse esitato per tanto tempo. A venticinque anni, e ancora vergine, incominciava ad avere la sensazione di appartenere a una specie in via di estinzione.
Tuttavia era stata una sua scelta rimanere nubile. La carnagione vellutata, gli occhi nocciola dalle lunghe ciglia e la bocca sensuale avevano attirato l’attenzione di parecchi uomini fin dalla sua adolescenza.
Aveva sedici anni quando Ian era stato mandato alla Grange dopo gli studi di veterinaria e, quasi dal primo momento, Chloe aveva capito che erano fatti l’uno per l’altra. Ottenuta l’abilitazione, lui era tornato per lavorare nell’ambulatorio di suo zio, di cui ora era diventato socio.
E presto sarà anche il mio compagno, pensò Chloe, sorridendo a se stessa.
Ian si era dichiarato subito dopo che Chloe aveva lasciato l’università, ma lei si era tirata indietro, poiché prima voleva provare a volare con le proprie ali. Il suo sogno era stato diventare giornalista, ma non era riuscita a trovare un lavoro e, come misura temporanea, si era iscritta a un’agenzia che offriva collaborazione domestica. La maggior parte delle sue amiche dell’università avevano lavorato come cameriere in bar e ristoranti, ma Chloe, grazie agli insegnamenti di zia Libby, aveva scelto lavori di pulizie, lavorando di mattina presto e guadagnandosi la reputazione di essere veloce, precisa e affidabile.
Ian non era stato affatto contento quando lo aveva informato che le era stato offerto quel lavoro a Colestone Manor. «È maledettamente lontano da qui» aveva protestato. «Credevo che avresti trovato qualcosa sul posto. Che finalmente avremmo potuto passare del tempo insieme.»
«E così sarà» gli aveva risposto, «ma è anche l’occasione di guadagnare parecchio denaro.»
«Non è che io guadagni esattamente noccioline» aveva protestato Ian. «Non vivrai in miseria.»
«Lo so.» Chloe lo aveva baciato. «Ma hai la minima idea di quando costano oggi anche i matrimoni più semplici? E zio Hal e zia Libby hanno fatto tanto per me per tutta la vita. Posso evitare che sostengano questa spesa. Inoltre, il tempo passerà presto. Vedrai.»
Ma non era stato così, e Chloe si chiedeva spesso se avrebbe accettato quel lavoro se avesse saputo quanto era impegnativo.
Durante l’ultimo anno, le comunicazioni con Ian e la famiglia erano state per lo più frettolosi messaggi e telefonate. Una situazione niente affatto soddisfacente.
Ma ormai si stava lasciando tutto alle spalle, pensò, e si sarebbe potuta concentrare sul futuro, trasformandosi nella nipote ideale e nella fidanzata perfetta.
Grazie ai propri risparmi, naturalmente, non aveva nemmeno bisogno di trovare un altro lavoro... non subito. Poteva prendersi tutto il tempo che voleva, guardarsi intorno, trovare il lavoro giusto per un paio di anni finché non avessero deciso di mettere su famiglia.
Chloe sospirò, soddisfatta. Sarebbe andato tutto in modo perfetto.
Stava aspettando che il caffè fosse pronto, quando sentì bussare e Tanya, la bambinaia dei gemelli Armstrong, fece capolino dalla porta.
«Le voci corrono» annunciò. «Dimmi che una volta tanto non sono vere, che non andrai via.»
«Invece sì.» Chloe le sorrise e prese un’altra tazza.
«Che tragedia.» Tanya si lasciò cadere sulla sedia, allungando le gambe, con un’espressione sconsolata sul grazioso viso lentigginoso. «Dove andrò a trovare un po’ di sanità mentale quando quei monelli mi faranno impazzire?»
«Che cosa hai fatto di loro in questo momento? Li hai legati alle sedie nella nursery?»
«Dilys li porta a un tè... solo per mamme» ribatté Tanya con aria cupa. «Le auguro buona fortuna.»
«La padrona di casa ha tutta la mia comprensione» replicò Chloe, versando il caffè.
«Be’, risparmiane un po’ per me. Sarò io a restare sola con i bambini... letteralmente... nel sud della Francia, mentre Dilys e Hugo girano di villa in villa e di yacht in yacht» osservò imbronciata Tanya. «La sola cosa che mi sosteneva era la prospettiva che ci saresti stata anche tu. Ero sicura che ti avrebbe convinta a ritirare le dimissioni.»
«Sicuramente ci ha provato» rispose allegramente Chloe, porgendole la tazza. «Ma niente da fare. Vado a riprendermi la mia vita.»
«Hai trovato un nuovo lavoro?»
«Non esattamente.» Chloe esitò. «In realtà, mi sposerò.»
Lo sguardo di Tanya corse alla sua mano sinistra senza anelli. «Con quel veterinario a cui hai accennato? Non sapevo nemmeno che foste fidanzati.»
«Be’, non è ancora ufficiale. Non ero pronta prima, quando me lo ha proposto, ma ora sistemarmi sembra veramente una cosa splendida.» Chloe sorrise. «E intendo farlo.»
«La vita di paese non ti sembrerà noiosa dopo tutto questo sfarzo?»
Chloe scosse la testa. «Non mi sono mai lasciata attirare, come te del resto. Conosco le mie priorità e questo lavoro è sempre stato soltanto un mezzo per raggiungere uno scopo. A parte farmi tagliare i capelli una volta al mese» continuò, passandosi la mano fra i riccioli scuri, «e andare qualche volta al cinema o a mangiare una pizza con te, non ho mai speso niente. Così ora ho un bel po’ di denaro in banca.»
Il suo sorriso si allargò. «Abbastanza per pagare le spese del matrimonio, sicuramente, e contribuire al restauro del cottage di Ian, che ne ha un estremo bisogno. Insieme lo renderemo splendido.»
Tanya inarcò le sopracciglia. «E Ian è della tua stessa opinione?»
Chloe sospirò. «Lui sembra pensare che un lavandino, un fornello e un frigo di seconda mano siano sufficienti in una cucina. E anche che una vasca da bagno arrugginita sia un prezioso oggetto di antiquariato. Ma intendo educarlo.»
«Be’, buona fortuna, allora.» Tanya sollevò la tazza in un ironico brindisi. «Ma forse ha già acquistato una cucina nuova per festeggiare il tuo ritorno. Ci hai pensato?»
«Non sa ancora che torno. Voglio fargli una sorpresa.»
«Caspita! Devi essere molto sicura di lui.»
«Sì, sono sicura di entrambi» ribatté serenamente Chloe. «E non vedo l’ora di tornare a Willowford.» Sospirò di nuovo. «Mi è mancato moltissimo.»
«Deve essere un posto fantastico per indurti a rinunciare alla Riviera» commentò Tanya. «Che cos’ha di speciale?»
«Be’, non è esattamente un panorama da cartolina.» Chloe corrugò la fronte. «Non ci sono tetti di paglia, e la chiesa è in stile vittoriano, anche se il Municipio è considerato piuttosto bello.»
«E ha un signorotto che si arriccia i baffi e dà la caccia alle ragazze del villaggio?»
Chloe