Gioco di potere: Harmony Destiny
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About this ebook
Dove ci sono potere e ricchezza, ci sono segreti.
A volte intrecciati in un'unica famiglia.
La notte che Sally Harrison e Kirk Tanner hanno passato insieme è stata la più travolgente della loro vita ed è destinata a stravolgere le loro esistenze. Kirk, però, non è stato sincero con lei...
Indirizzati verso una carriera brillante, mirano entrambi al controllo della medesima azienda. Alternando momenti di passione a tentativi di reprimerla, Sally e Kirk cominciano ad approfondire la loro conoscenza e si concedono fiducia. I segreti di un passato difficile, la ricerca del potere e il desiderio irrefrenabile rappresenteranno un ostacolo a un futuro insieme, o diventeranno il primo capitolo di una solida e appassionata relazione tra loro?
Yvonne Lindsay
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Gioco di potere - Yvonne Lindsay
successivo.
1
Nella penombra del locale, un lampo biondo vicino all'ingresso attirò l'attenzione di Kirk. Una donna era entrata nel bar, alle sue spalle un uomo alto, di costituzione robusta. La donna si voltò e disse qualcosa, e l'uomo parve sul punto di obiettare, poi lei parlò ancora - indicando vagamente verso i tavolini - e l'altro annuì e sparì all'esterno. Interessante, considerò Kirk. Evidentemente il tizio era un sottoposto di qualche tipo, magari una guardia del corpo, ed era stato congedato.
Kirk bevve un sorso di birra mentre osservava la donna spostarsi tra gli avventori, alla ricerca di qualcuno in particolare. C'era una sensualità inconscia nel modo in cui si muoveva. Vestita semplicemente con un paio di pantaloni attillati e una tunica ampia a maniche lunghe, sembrava che cercasse di nascondere le curve, lui vide comunque abbastanza da esserne intrigato. Molte donne odiano i fianchi rotondi e un fondoschiena che si fa notare e, a giudicare dal modo in cui la sconosciuta si era vestita per mascherarli, doveva appartenere a quella categoria.
Kirk invece li apprezzava eccome.
Chi doveva incontrare? Un partner?, si chiese, provando una punta di invidia mentre la scrutava da capo a piedi.
La stanchezza che l'aveva condotto in quel locale, alla ricerca di una compagnia migliore dei dossier sugli impiegati e delle previsioni finanziarie, stava progressivamente scivolando via, a mano a mano che i suoi occhi accarezzavano la nuova arrivata colmi di apprezzamento.
Vide l'istante esatto in cui individuò la persona che stava cercando. I suoi occhi si illuminarono, e alzò una mano per salutare, avanzando velocemente verso il bersaglio.
Kirk tracciò la sua traiettoria, e si rilassò quando vide la coppia che si dirigeva verso di lei per salutarla con affetto. Non un partner, considerò con un sorriso e un altro sorso di birra.
Notò che uno dei suoi amici le passava un Martini, che evidentemente aveva già ordinato per lei. Quindi doveva essere un tipo affidabile, puntuale. Peccato che quelle non fossero le caratteristiche di una donna che poteva essere interessata a una breve, intensa avventura, che era tutto ciò che Kirk era disposto a offrire. La sua vita era pianificata fin nel dettaglio e, anche se la fusione con la Harrison Information Technology a Bellevue, Washington, sicuramente avrebbe accelerato il processo, una relazione impegnativa non era in programma ancora per un bel po'. Una volta pronto, avrebbe affrontato la questione come affrontava qualsiasi altra cosa: con determinazione, per arrivare al giusto risultato al primo tentativo.
Kirk Tanner non commetteva errori, e di sicuro non era in cerca di una storia d'amore.
Distolse l'attenzione dalla donna, eppure c'era qualcosa in lei che continuava a stuzzicarlo. Qualcosa di familiare, che non riusciva del tutto a inquadrare. Alzò di nuovo gli occhi e la osservò attentamente, notando i capelli biondo chiaro che le ricadevano sulle spalle per fermarsi appena sotto le scapole.
Strinse le dita intorno al bicchiere, colto dall'imprevista tentazione di affondarle in quei capelli, per verificare se fossero morbidi come apparivano.
Come se avesse percepito di essere osservata, la donna si voltò e lanciò un'occhiata nella sua direzione, prima di riportare l'attenzione sugli amici.
Il movimento gli permise di vederla chiaramente in faccia... sì, c'era decisamente qualcosa di familiare.
Di sicuro se la sarebbe ricordata, se l'avesse già incontrata, ma forse aveva visto la sua foto da qualche parte.
Kirk utilizzò la propria memoria eidetica. Ah, ecco: Sally Harrison, unica figlia di Orson Harrison, presidente della Harrison Information Technology. L'azienda con cui la sua compagnia si sarebbe fusa l'indomani pomeriggio, alle tre precise. L'idea di una fusione con Sally Harrison era, in effetti, piuttosto attraente, anche se sapeva che sarebbe dovuta essere esclusivamente d'affari.
Il suo file personale l'aveva intrigato, anche se la fototessera allegata non le rendeva per niente giustizia. Sforzò la memoria per richiamare altri dettagli. Da quando si era diplomata aveva lavorato in ogni reparto della HIT. Probabilmente ne sapeva più del padre su come funzionava ogni settore della compagnia, e voleva dire tanto.
Si era laureata al MIT con un dottorato sull'ingegneria dei sistemi sociali. Eppure, nonostante l'esperienza e la preparazione e il fatto che fosse la figlia del presidente, sembrava non avesse mai aspirato a una posizione di alto livello.
Certo, il suo reparto era uno dei più performanti e diversi del suo staff erano stati promossi. Perché lei no? Era per scelta del padre o di qualche altro membro anziano del consiglio? C'era qualcosa che non compariva nel suo dossier che la rendeva non idonea a una posizione più preminente nella compagnia?
E, domanda ancora più importante, questo mancato avanzamento in carriera l'aveva forse resa vendicativa?
Per via della sua conoscenza approfondita della compagnia, ricadeva di diritto tra i soggetti principali nell'indagine che gli era stato chiesto di condurre sulla valutazione del personale, preliminare al processo di fusione.
Con la scusa di individuare i settori in cui le risorse potevano essere ridotte, Kirk avrebbe dovuto scoprire chi poteva essere responsabile di una deliberata o accidentale fuga di notizie a favore del maggior rivale della HIT, la DuBecTec. Orson aveva il sospetto che i concorrenti stessero accumulando dati per minare la solidità della compagnia, per poterla poi acquisire nel giro di pochi mesi. Aveva dato istruzioni a Kirk di osservare attentamente tutti i dipendenti sul libro paga, compresa l'attraente signorina Sally Harrison.
Kirk sorseggiò ancora la birra e la osservò da lontano. Aveva appena assaggiato il drink, anche se continuava a far ruotare lo stuzzicadenti nel bicchiere. Proprio in quel momento, mentre lui la studiava, sollevò lo stuzzicadenti e si portò alla bocca l'oliva, usando i denti e la lingua per sfilarla dallo stecchino. Il corpo di Kirk si irrigidì all'istante per un'ondata di desiderio talmente intensa che quasi gli strappò un gemito.
Sally Harrison era proprio un soggetto molto interessante, stabilì mentre si imponeva di riprendere il controllo. E prima di lasciare il locale, quella sera, avrebbe trovato un modo per conoscerla meglio.
Fusione... La soluzione migliore...
Anche se si comportava come se niente fosse, e faceva i giusti commenti quando gli amici, tutti eccitati, le raccontavano della recente luna di miele, Sally non riusciva a smettere di pensare all'annuncio scioccante che il padre aveva fatto quella sera a cena. Se non l'avesse sentito di persona dalla sua bocca, probabilmente avrebbe faticato a crederci. Faticava comunque a crederci. E il fatto che il padre non avesse condiviso con lei nemmeno un momento di quella che doveva essere stata un'intensa trattativa era un duro colpo da incassare: ancora una volta appariva chiaro che Sally non era all'altezza di stare a fianco al padre, ma poteva solo ripararsi alle sue spalle.
Non solo, se fosse stata la persona che sarebbe dovuta essere, sicura e carismatica piuttosto che timida, forse la fusione stessa non sarebbe stata necessaria.
Tremava in tutto il corpo per la sensazione di totale fallimento. Oh, certo, razionalmente sapeva che il padre non avrebbe intrapreso quella strada se non fosse stata la soluzione migliore per la Harrison IT e il suo migliaio di dipendenti; come presidente della compagnia, teneva le redini con pugno deciso, come aveva sempre fatto. Ma fino a quel momento, la HIT era stata l'azienda di famiglia, e per la miseria, lei era sua figlia. O perlomeno lo era stata l'ultima volta che aveva controllato.
Chiaro, ora la compagnia avrebbe cambiato nome. Sarebbe diventata Harrison Tanner Tech. Ovviamente le cose sarebbero cambiate su più livelli.
Avrebbe dovuto prevedere la risposta del padre quando gli aveva chiesto il motivo di tanta segretezza.
«Niente di cui tu debba preoccuparti» le aveva assicurato, liquidandola nel solito modo brusco ma affettuoso.
E Sally non era preoccupata, non per la compagnia, quanto meno. Tuttavia aveva delle domande sulle quali lui era stato molto evasivo, del tipo: perché proprio quella particolare altra azienda per la fusione? Che cos'avrebbe portato alla HIT che la compagnia non aveva già? Chi era quell'uomo, chiunque fosse, che l'indomani sarebbe stato nominato vice presidente? E perché il padre voleva che lei fosse presente alla videoconferenza quando lui e il nuovo vice presidente della Harrison Tanner Tech avrebbero annunciato la fusione a tutto il personale? Solo l'idea le faceva venire la nausea. A parte il fatto che odiava stare sotto i riflettori, come avrebbe potuto guardare in faccia i colleghi, che sicuramente avrebbero pensato che lei era al corrente della fusione? O peggio ancora, come avrebbe potuto ammettere che non ne aveva saputo niente?
Il padre le aveva sempre ripetuto che lavorava sodo perché lei non fosse costretta a farlo. Troppo sodo, in effetti, come dimostravano l'affaticamento e il colorito grigio che di recente avevano segnato i suoi lineamenti spigolosi. Altra dimostrazione che lei non si era fatta valere. Non gli aveva dato il sostegno che meritava e di cui forse aveva bisogno. Non che il padre l'avesse mai ammesso; l'aveva protetta per tutta la vita, anche da adulta, e con sua grande vergogna lei glielo aveva permesso.
Il fatto era che lei voleva lavorare sodo. Voleva essere un membro stimato della HIT ed essere coinvolta nel processo decisionale. Voleva riuscire a liberarsi dell'ansia che la costringeva a restare nell'ombra e a lasciare che fossero altri a portare avanti le sue idee e a conseguire successi.
Okay, non tutte le sue idee avevano successo, ma la sua fobia di parlare in pubblico le legava le mani, e sapeva che altri erano stati promossi al posto suo a causa di questo. Il suo carattere impediva che la gente la considerasse dinamica e propositiva quanto doveva essere il personale a livello dirigenziale.
Quando era comparsa quella fobia paralizzante, dopo la morte della madre, e dopo che anni di terapia sembravano non essere serviti a molto, il padre l'aveva rassicurata dicendole che semplicemente avrebbe avuto bisogno di più tempo per sbocciare. Sally, però, ormai aveva ventotto anni, e non aveva ancora superato le proprie insicurezze.
Sapeva di rappresentare una delusione, anche se non espressa verbalmente, per il padre. Sapeva che il padre aveva sempre sperato che un giorno potesse superare quella fobia e prendere posto al suo fianco alla HIT, e anche lei l'aveva desiderato. Pensava che le avrebbe concesso ancora del tempo; non si era resa conto che ormai aveva rinunciato a quella possibilità.
Non fino a quel giorno.
Quello sviluppo era l'ultima goccia. Il padre l'aveva sempre inclusa nella pianificazione per la società, a volte portando avanti alcune idee che lei aveva suggerito, questa volta, però, l'aveva ignorata del tutto.
Lo shock continuava a riverberare dentro di lei. Era evidente: era stata lasciata all'oscuro di questa decisione fondamentale, e sarebbe stato sempre così se non avesse fatto qualcosa per cambiare le cose.
Non poteva più trovare scusanti. Era un'adulta, era arrivato il momento che mettesse a frutto il proprio potenziale. Se non l'avesse fatto, sarebbe stata sottovalutata per il resto della vita, e lei non voleva questo.
Le cose dovevano cambiare. Lei doveva cambiare. In quel preciso momento.
Gilda e Ron stavano ancora ridendo e condividendo i ricordi. Era dolce, ma allo stesso tempo aggravava la sensazione di Sally di essere esclusa.
Nella vita privata come nell'ambiente lavorativo, sembrava che la gente intorno a lei andasse avanti senza sforzo alcuno, mentre lei faticava a ogni passo. Era felice per gli altri, davvero, tuttavia era anche triste per se stessa.
Quando gli amici diedero un'occhiata all'orologio e dissero che dovevano andare, Sally non mosse obiezioni. Anzi li salutò con un sorriso e rimase a finire il drink che aveva a malapena assaggiato.
Avrebbe dovuto tornare a casa, andare a letto; prepararsi per il grande evento dell'indomani. Avrebbe dovuto? Era come se per tutta la vita Sally avesse fatto ciò che doveva. Come se avesse passato la vita a sforzarsi di compiacere gli altri. E lei?
Il cambiamento doveva pur partire da qualche parte, perché non cominciare in quel momento? Perché non poteva essere audace? Accettare nuove sfide?
«Signorina? Il signore laggiù mi ha chiesto di portarle questo.»
Una cameriera posò un altro Martini sul tavolo davanti a lei. Sally sbatté le palpebre per la sorpresa prima di alzare lo sguardo sulla ragazza.
«Signore?»
«Laggiù» ripeté la cameriera indicando con la mano. «È davvero notevole.»
«È sicura che sia per me?» chiese perplessa.
«È stato piuttosto specifico. Vuole che lo riporti indietro?»
Voleva che lo riportasse indietro?
Il coniglio timoroso dentro di lei rabbrividì e rispose Oh, sì in tutta fretta, non era ciò che avrebbe fatto normalmente? Anzi, dato che aveva congedato la guardia del corpo, solitamente avrebbe lasciato il locale con Gilda e Ron, avrebbe condiviso un taxi con loro, e non sarebbe rimasta da sola, aperta a nuove esperienze. Pronta a