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Un milionario tutto da scoprire: Harmony Jolly
Un milionario tutto da scoprire: Harmony Jolly
Un milionario tutto da scoprire: Harmony Jolly
Ebook162 pages1 hour

Un milionario tutto da scoprire: Harmony Jolly

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About this ebook

Chi lo ha detto che i milionari devono essere sempre solo belli e dannati? Esistono anche quelli romantici e sognatori e ve lo dimostreremo!



"Mi chiamo Jack Knight." Knight! Quel Jack Knight! Marnie Franklin non può credere alle proprie orecchie. Lei che ha l'agenzia matrimoniale più gettonata di tutta Boston, chi trova per se stessa? L'unico uomo che non vorrebbe incontrare neanche nei suoi peggiori incubi. L'uomo che ha mandato sul lastrico la sua famiglia. Peccato che Jack non sia esattamente come se lo aspettava: cinico, arrogante, snob. Lui è affascinante, gentile, ironico, galante, tremendamente sexy... E adesso che cosa faccio?!
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2018
ISBN9788858991640
Un milionario tutto da scoprire: Harmony Jolly
Author

Shirley Jump

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Un milionario tutto da scoprire - Shirley Jump

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Matchmaker’s Happy Ending

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Shirley Kawa-Jump, LLC

    Traduzione di Federica Jean

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-164-0

    1

    Marnie Franklin uscì dal suo trentesimo ricevimento di nozze dell’anno con i piedi doloranti, qualche coriandolo incastrato tra i capelli e un sorriso soddisfatto. Ce l’aveva fatta ancora una volta.

    Da dietro le grandi porte di vetro e ottone del Park Plaza Hotel di Boston, Andrew Corliss e sua moglie la salutarono agitando le mani. «Grazie, Marnie! Non dimenticheremo cosa hai fatto per noi» gridò Andrew.

    Quel giovane cervellone imbranato ma amabile, che amava cravatte color neon annodate troppo strette intorno al collo magro, era stato uno dei suoi migliori successi. Reso milionario da Internet, aveva trovato una ragazza dolce ma energica che lo amava per la sua mente e la comune passione per il sudoku.

    «Sono felice per voi.» Marnie sorrise agli sposi e poi si mise in attesa fuori dalla porta dell’albergo mentre il portiere le chiamava un taxi.

    Era esausta. Inoltre, aveva iniziato a cadere una pioggerellina fastidiosa che le diffuse un brivido lungo la schiena. Il traffico sempre convulso di Boston fluiva davanti all’hotel, con un fruscio di pneumatici sul selciato umido e un ronzio di motori intervallato da qualche strombazzata di clacson: era la musica senza sosta della grande città.

    Marnie adorava Boston, ma c’erano giorni, come quello, in cui rimpiangeva di non vivere in un posto molto più tranquillo.

    Il suo cellulare squillò mentre apriva la portiera del taxi e dava il suo indirizzo al conducente. Premette il tasto mute, inviando la chiamata alla segreteria. Questo era il lato negativo di essere brava nel suo campo: non aveva mai una pausa. La sua agenzia per cuori solitari era una di quelle di maggior successo a Boston, e questo significava che moltissime persone si rivolgevano a lei affinché trovasse loro un lieto fine.

    Una cosa in cui lei, personalmente, non credeva.

    Non poteva certo ammettere con i suoi clienti che non si era mai innamorata, e che dopo il fallimento di molte relazioni aveva rinunciato a provare questi sentimenti. Non poteva far sapere in giro che un’esperta di cuori solitari come lei non credeva nel lieto fine per se stessa! Così, si limitava a dire ai suoi clienti, con un sorriso sicuro e luminoso, che avrebbero trovato l’anima gemella.

    Era orgogliosa di aver aiutato altre persone a realizzare quella favola, ma per lei era troppo tardi per l’amore. In fondo, aveva quasi trent’anni, e non aveva ancora incontrato l’uomo giusto.

    Il cellulare squillò di nuovo, strappandola ai suoi pensieri.

    Il tassista si staccò dal marciapiede, mentre smanettava con la destra sul GPS piazzato sul cruscotto.

    Doveva essere nuovo del mestiere, pensò Marnie, mentre rispondeva alla chiamata. «Qui Marnie. Come posso aiutarvi?»

    «Lavorando un po’ meno, tesoro, e trovando un principe azzurro per te stessa.»

    Marnie sospirò. «Ciao, mamma» disse. Sua madre le voleva molto bene, ma si interessava un po’ troppo alla vita personale della figlia. «Cosa ci fai in piedi così tardi, di venerdì sera?»

    «Mi stavo preoccupando per la mia unica figlia single. Che sta lavorando ancora una volta di venerdì a tarda sera, quando dovrebbe riposarsi.»

    Il GPS annunciò una svolta a sinistra, un po’ troppo tardi per il tassista, che sterzò all’improvviso, facendo quasi volare Marnie all’altro capo del sedile posteriore. Cercando di tenersi diritta, lei gli lanciò un’occhiataccia nello specchietto retrovisore, ma lui la ignorò. Un odore acre di smog stava invadendo l’abitacolo. Il sistema di aerazione funzionava male? In effetti l’auto era decrepita notò, osservando il nastro adesivo che rattoppava i sedili di vinile.

    «Anche tu dovresti essere fuori con un uomo, il venerdì sera» disse Marnie a sua madre.

    «Oh, per carità! Sono troppo vecchia» rispose Helen. «E poi tuo padre non se ne è andato da tanto.»

    «Tre anni, mamma.» Marnie abbassò la voce. L’attacco di cuore di papà le aveva colte di sorpresa. Una mattina era uscito dalla porta come al solito, e la stessa sera non c’era più. «È ora di andare avanti.»

    «Allora, cosa farai domenica?» chiese sua madre. Helen usava spesso la tattica di cambiare argomento quando si andava su cose difficili.

    Per i genitori di Marnie, il mondo era sempre un luogo ridente e pieno di sole, anche quando le avversità proiettavano un’ombra grigia sulla loro strada.

    «Volevo invitare te e le tue sorelle a pranzo dopo la messa» continuò Helen. «Pensavo di fare quel ciambellone che ti piace tanto, e anche...»

    Mentre ascoltava distrattamente, Marnie cercò di ricordare i suoi impegni. Aveva tre appuntamenti con nuovi clienti la mattina del sabato; una serie di incontri nel pomeriggio e uno speed dating la sera...

    «Tesoro, hai sentito?» interloquì sua madre.

    «Scusa... È saltata la linea per un attimo» mentì Marnie.

    Il tassista stava ancora armeggiando con il GPS. Sembrava agitato e confuso.

    Lei si sporse in avanti. «Prenda a sinistra fino alla Boylston» suggerì. «Poi a destra in Harvard Street.»

    Il tassista annuì, e tirò dritto.

    «Ehi, doveva svoltare qui!»

    Dannazione. Era davvero un novellino? Marnie si appoggiò al sedile, decidendo che non aveva voglia di mettersi a litigare. Era esausta, e i suoi poveri piedi si stavano già lamentando in anticipo per le tre rampe di scale fino al suo appartamento.

    Adorava l’edificio in mattoni in cui abitava, in un viale alberato a pochi passi dal pittoresco quartiere di Coolidge Corner. Ma c’erano giorni in cui vivere al terzo piano senza ascensore le pesava, nonostante la bella vista sul parco dall’altra parte della strada.

    In quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per un ascensore e un buon massaggio.

    «Dicevo che domenica vorrei invitare anche il nipote di Stella Hargrove» continuò Helen. «È single, e...»

    «Mamma, preferirei che fossimo solo noi quattro» disse Marnie. «Non abbiamo mai tempo per stare tutte insieme... E un estraneo sarebbe una nota stonata.» Si premette due dita sulla tempia, nel punto in cui stava nascendo un solenne mal di testa.

    Sua sorella Erica avrebbe detto che quel mal di testa nasceva dalla sua incapacità di affrontare apertamente la mamma, invece di usare manovre diversive.

    In qualità di sorella di mezzo, Marnie era sempre stata la paciera della famiglia, anche se la sua continua mediazione le costava un bel po’ di aspirine. «Se volessi un appuntamento, potrei attingere alla rubrica dell’agenzia. È piena di bei ragazzi single.»

    «È vero, ma non te ne servi mai. Non fai che lavorare e... Oh, tesoro, mi sto solo preoccupando per te.»

    Da quando era rimasta vedova, Helen aveva incentrato tutta la sua vita sulle sue tre figlie, e anche se Marnie e le sue sorelle l’avevano incoraggiata spesso a seguire corsi, scegliersi un hobby, fare viaggi o frequentare altre persone, lei non ne voleva sapere. Ciò che le serviva era una vita sociale.

    Qualcosa d’altro su cui concentrarsi. Qualcosa come...

    Un uomo.

    Marnie spalancò gli occhi e raddrizzò la schiena. Per la miseria, con il mestiere che faceva, perché non aveva mai pensato di sistemare sua madre? In fondo aveva trovato un partner a entrambe le sue sorelle. Kat aveva sposato l’uomo che le aveva presentato due anni prima, ed Erica aveva una relazione stabile con un uomo che Marnie le aveva fatto conoscere il mese prima. Perché non aveva mai pensato di fare lo stesso per sua madre?

    Per prima cosa, l’indomani mattina, avrebbe setacciato i suoi archivi fino a trovare una scelta di uomini interessanti di una certa età... che apprezzassero donne attive e simpatiche, anche se con un debole per intromettersi negli affari altrui.

    «Domenica ci sarò, mamma, te lo prometto» acconsentì Marnie, notando che il tassista stava ancora armeggiando con il GPS. «Forse potremmo invitare il nipote di Stella la prossima volta. Va bene?»

    Sua madre sospirò. «Okay. Ma se vuoi che gli passi il tuo numero, o che ti dia il suo...»

    «Te lo farò sapere» concluse Marnie. Stava per salutare quando il tassista imprecò, schiacciò forte il freno e tamponò l’auto di fronte a loro.

    Marnie si sentì proiettare in avanti, e la cintura di sicurezza scattò, togliendole il fiato ma evitandole di andare a sbattere il viso contro la partizione di plexiglass. Fece una smorfia di dolore, mentre il tassista si lasciava sfuggire un fiume di imprecazioni.

    «Cosa succede?» chiese Helen. «Ho sentito uno schianto. Stai bene?»

    «È... uh... Non è niente, mamma. Devo andare, ora» rispose Marnie, prendendo un profondo respiro per alleviare il dolore al petto. «Ci vediamo domani.»

    Chiuse la comunicazione, si slacciò la cintura e scese dal taxi. Il cofano era accartocciato, e da esso si alzavano sbuffi di vapore bianco.

    Il tassista uscì dal taxi e andò a guardare il danno continuando a imprecare, parte in inglese e parte in una lingua che Marnie non riconobbe. Poi iniziò a camminare avanti e indietro tra la porta lato guida e il sito di impatto, tenendosi la testa e borbottando tra sé.

    Il baule accartocciato di un’auto sportiva color argento era incastrato al cofano del taxi. Un bell’uomo alto e bruno dall’espressione arrabbiata uscì dall’auto di lusso e disse qualcosa al tassista, che alzò le mani e finse di non capire.

    Marnie prese la sua borsetta e si diresse verso l’altro guidatore. Un uomo d’affari alla fine di una giornata di lavoro, pensò, notando l’abito scuro gessato, la cravatta allentata, la camicia bianca con un bottone aperto sul collo. Un’ombra di barba sulla mascella forte faceva risaltare l’azzurro degli occhi.

    La sua parte professionale lo etichettò subito come il tipo d’uomo di successo e di bell’aspetto molto richiesto dalle sue clienti. Ma la sua parte femminile...

    Be’, la donna in lei lo notò a livello completamente diverso, che le fece accelerare il polso. Era una sensazione che non provava da tanto tempo e che si era chiesta se l’avrebbe sentita mai più.

    In ogni caso, sembrava un avvocato o qualcosa del genere. L’ultimo tipo di persona con cui Marnie aveva voglia di avere a che fare era quello rigido e formale con ansia da controllo. Ne aveva conosciuti abbastanza da individuarli subito, anche in mezzo a una folla. «State bene entrambi?» chiese.

    Il tassista annuì. Il signor Giacca-e-Cravatta gli diede un’occhiata di fuoco, ma quando si rivolse a Marnie i suoi lineamenti si ammorbidirono.

    «Sto bene» confermò. «E tu?» chiese, con una mancanza di formalità che la colse di sorpresa.

    «Bene, grazie. Solo un po’ scossa.»

    «Ne sono contento.» Lui la guardò ancora per un istante, poi si voltò verso il tassista. «Non ha visto il semaforo rosso? Dove ha preso la patente? Da un distributore automatico?» Il tassista si limitò a scuotere la testa, come se non avesse capito una parola.

    Il signor Giacca-e-Cravatta imprecò tra i denti e scosse la testa, prima di voltarsi verso Marnie. «Come ti è saltato in mente di andartene in giro con questo incompetente squilibrato?»

    «Be’, di solito non chiedo referenze e resoconti dell’assicurazione prima di salire su un taxi» rispose lei, in tono ragionevole. «So che sei frustrato, ma...»

    «Sono ben più che frustrato. È stato un giorno infernale, e si è concluso degnamente.» Lanciò un’altra occhiataccia al tassista, e vide che questi stava risalendo al volante.

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