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Finzione milionaria: Harmony Destiny
Finzione milionaria: Harmony Destiny
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Ebook158 pages2 hours

Finzione milionaria: Harmony Destiny

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About this ebook

Solo il milionario Kevin Mason sa quanto duramente ha lavorato per raggiungere un posto in prima fila nella società bene di Chicago. E nessuno ha il diritto di ricacciarlo nella polvere, di sicuro non una scrittrice da strapazzo come Violet Tandy. Il suo bestseller, infatti, contiene dei riferimenti a un uomo in tutto e per tutto simile a Kevin, posto in una luce non proprio idilliaca. In che modo potrà convincerla a ritrattare, nonostante lei si ostini a sostenere che ogni singola parola è pura invenzione? Dopo una seconda occhiata alla bruna sinuosa e sofisticata, Kevin ha un'idea. Tenerla molto vicina a sé sarà il primo passo. Il secondo...
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2018
ISBN9788858982273
Finzione milionaria: Harmony Destiny
Author

Elizabeth Bevarly

Elizabeth Bevarly é nata e cresciuta a Louisville, nel Kentucky e si é laureata con lode in letteratura inglese all'università di Louisville nel 1983. Nonostante abbia sempre desiderato diventare una scrittrice, prima di riuscire a coronare il suo sogno, ha lavorato con contratti a termine in sale cinematografiche, ristoranti, boutiques e grandi magazzini.

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    Finzione milionaria - Elizabeth Bevarly

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Billionaire Gets His Way

    Silhouette Desire

    © 2011 Elizabeth Bevarly

    Traduzione di Sonja Liebhardt

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-227-3

    1

    Un posto dove sentirsi a casa era quello che Violet Tandy aveva da sempre desiderato. Un’abitazione tutta sua, non una delle tante anonime in cui era cresciuta. Quel tipo di casa che la gente abitava nei vecchi film, con un rivestimento esterno di legno bianco e persiane nere. E una palizzata che cingeva il giardino. Doveva averne proprio una simile. E una veranda sul davanti con un dondolo dove potere rileggere tutti i libri che aveva amato da bambina. Solo che sarebbero stati suoi e non avrebbe dovuto più restituirli alla biblioteca ogni settimana.

    Intorno a tutto il perimetro della casa sarebbero cresciuti rose e cespugli di lillà rigogliosi e profumati. Per mantenersi lei avrebbe fatto dei maglioni elaborati all’uncinetto e cucinato dei dolci gustosi. Avrebbe vissuto lasciando vivere gli altri e sarebbe stata contenta della sua esistenza solitaria. E non avrebbe mai e poi mai fatto male a un altro essere umano. Sì, una vita tranquilla e riservata in una casa comoda e ordinata era la sola cosa che Violet Tandy aveva sempre desiderato.

    Che era poi la ragione per cui aveva scritto una biografia di una ragazza squillo ben pagata e legata all’alta società.

    Non che Violet fosse in realtà mai stata una ragazza squillo ben pagata, dell’alta società o quant’altro. E non che il suo libro fosse in realtà una biografia. Era un romanzo da leggere come tale, un genere che stava diventando via via sempre più apprezzato dai lettori, inclusa lei. Gracie Ledbetter, la sua editor presso la Rockcastle Books, si era fatta talmente prendere dalla storia, che quando aveva chiamato Violet per farle un’offerta, aveva addirittura pensato che lei fosse davvero una ragazza squillo e che il suo romanzo non fosse altro che il resoconto delle esperienze che lei aveva davvero vissuto.

    Ancora adesso, un anno dopo che aveva firmato il contratto e alcune settimane dopo l’uscita del libro, Gracie continuava a esserne più che convinta. A nulla erano valse le rimostranze di Violet che a più riprese le aveva spiegato di conoscere alcuni dei posti citati come la Princess Suite del Chicago Ambassador Hotel o l’esclusivo ristorante Chez Alain perché vi aveva lavorato come cameriera.

    Poco importava. Violet era sicura che Gracie non si lasciasse convincere solo perché era stata presa dalla sua prosa. Con un po’ di fortuna anche il pubblico dei lettori avrebbe reagito in modo simile e il libro sarebbe salito rapidamente in testa alla classifica dei bestseller del New York Times, cosa che avrebbe permesso a Violet di guadagnare a sufficienza per acquistare la casa piccola e accogliente situata nella periferia di Chicago che aveva sempre sognato.

    L’anticipo che aveva avuto per il libro era stato in realtà alquanto modesto. Ma, grazie alla reazione che l’executive editor di Gracie aveva avuto nel revisionare il manoscritto, avevano deciso di aumentare notevolmente il numero di copie da stampare dopo avere convinto Violet a cambiare il titolo in High Heels and Champagne and Sex, Oh My! e ad assumere uno pseudonimo che suonava molto più malizioso del suo vero nome: Raven French. Anche se Violet aveva un po’ esitato prima di accettare soprattutto quest’ultima cosa, aveva alla fine ceduto e la combinazione aveva funzionato alla grande. Nella prima settimana di vendite High Heels si era piazzato al ventinovesimo posto della classifica dei libri più venduti tanto da indurre a una seconda edizione. Aveva poi guadagnato altre quattro posizioni nella settimana seguente. Adesso ci si aspettava che si assestasse al quindicesimo posto e si pensava a una terza edizione, prevedendo che avrebbe guadagnato ancora altre posizioni nelle settimane a venire.

    Ragione per cui Violet Tandy alias Raven French si trovava dietro a un tavolo ingombro di copie del suo libro in una libreria molto affollata in Michigan Avenue in un pomeriggio soleggiato di ottobre. Guardandosi intorno, le capitò di fissare il paio di occhi azzurri più straordinari che avesse mai adocchiato e che appartenevano all’uomo più bello che avesse mai visto. Seduto nell’ultima fila, lui non le aveva tolto gli occhi di dosso da quando era arrivato. E il suo esame minuzioso, anche se poi non così spiacevole dato che era un bell’uomo a farlo, stava cominciando a imbarazzare un po’ Violet.

    Lo sguardo dello sconosciuto era così intenso. Così coinvolgente. Così stupendo. E, mio Dio, così forte. Anche se era seduto, sovrastava di gran lunga sia le donne sia i pochi uomini presenti, e le sue ampie spalle coprivano completamente lo schienale della sedia su cui era adagiato. Aveva i capelli persino più scuri dei suoi, ma mentre quelli di Violet le arrivavano fin oltre le spalle, lui li portava tagliati corti da una mano esperta. E quegli occhi... di un azzurro chiaro e quasi luminoso contornati di ciglia folte e scure. Anche se era sabato, lo sconosciuto indossava un abito elegante, un’altra cosa che lo distingueva da tutti gli altri convenuti vestiti in modo più informale e sportivo.

    Persino Violet alias Raven aveva un abbigliamento più casual, scelto per lei dalla pubblicitaria della Rockcastle Books. Marie l’aveva consigliata in ogni aspetto del suo stato di scrittrice. Quel giorno Violet indossava un paio di pantaloni neri e una maglietta dello stesso colore con la manica a tre quarti e un profondo scollo a V, accompagnando il tutto con un paio di sandali dal tacco a spillo. Tutto naturalmente di marca, dato che Raven French aveva bisogno di avere l’aspetto di scrittrice di successo quale si supponeva che lei fosse.

    Ovviamente Violet non si poteva permettere l’abbigliamento costoso di cui aveva bisogno come Raven per permettere al suo libro di guadagnare qualche posizione nella classifica dei bestseller. Per fortuna Marie le aveva indicato una boutique poco lontano da Michigan Avenue specializzata nell’affittare per brevi periodi abiti d’alta moda e gioielli costosi alle donne di Chicago che volevano fingere di appartenere all’alta società che di solito le respingeva.

    Per l’abbigliamento di quel giorno Violet, o meglio Raven, aveva optato per abiti di Prada e scarpe di Stuart Weitzman. A questi Marie le aveva suggerito di abbinare uno smagliante set di gioielli di Ritani costituito da un pendente, un paio di orecchini e un braccialetto di splendidi diamanti e ametiste che ben si accordavano ai suoi occhi, da cui aveva preso il nome Violet.

    Il suo vero nome era in realtà Candy. Candy Tandy. Era solo uno dei tanti sgarbi fatti da sua madre nei suoi confronti prima di abbandonarla definitivamente all’età di tre anni in un grande magazzino con un biglietto appuntato sulla felpa che la descriveva come una bambina problematica a cui nessuno sarebbe mai riuscito a volere bene.

    Ma questo, insieme a tutto quello che era successo nei ventinove anni seguenti, apparteneva al passato. In quei giorni Violet pensava solo al futuro. Un futuro nella sua casa con il glicine dove avrebbe accolto qualsiasi tipo di randagio, canino, felino o quant’altro, non le importava. Un giorno avrebbe potuto persino diventare una madre adottiva. Ma solo se avesse potuto garantire che i bambini a lei affidati sarebbero stati stabilmente con lei e non sarebbero mai stati sballottati da un posto all’altro, come era capitato a lei. Avrebbero potuto farsi degli amici da cui non sarebbero stati separati nel modo in cui era successo inevitabilmente a lei, stabilendo rapporti profondi con altre persone come lei non era riuscita mai a fare.

    Per una qualche ragione la sua attenzione venne di nuovo attirata dall’uomo dagli occhi azzurri seduto nell’ultima fila. Lui stava ancora guardandola. In modo intenso. Coinvolgente. Splendido. Non era assolutamente il tipo di persona che Violet si sarebbe aspettata che avrebbe letto il suo romanzo. In realtà sembrava piuttosto uno dei personaggi, magari uno dei tanti clienti della sua eroina. Ciascuno di loro era un miscuglio di uomini che Violet aveva creato riferendosi ai reali clienti dei posti in cui aveva lavorato nel passato. Uomini ricchi. Di successo. Di potere. Uomini che si preoccupavano più della propria immagine, della propria reputazione e del proprio status sia nel lavoro sia nella società che di qualsiasi altra cosa e di chiunque altro.

    In qualche modo Violet riuscì a distogliere lo sguardo dall’uomo seduto nell’ultima fila per dirigerlo sulle altre persone che erano venute a sentirla parlare del suo libro prima di comperarlo con dedica. La maggioranza era costituita da donne, che rappresentavano le sue reali lettrici. Donne che erano affascinate dall’idea del sesso a pagamento e dai personaggi femminili che erano responsabili della propria sessualità. Che usavano la loro sessualità, l’arma più potente che avessero a disposizione, per ottenere tutto quello che volevano. Che godevano d’incontri frivoli con uomini potenti che pagavano somme esorbitanti di denaro per ottenere certe prestazioni sessuali, che non si sarebbero mai sognati di fare o richiedere durante i rapporti sessuali con le loro partner abituali.

    Francamente Violet non era sicura di condividere questo entusiasmo. Non che lei fosse priva di esperienze. Aveva avuto numerosi boyfriend da quando aveva avuto l’età per averne uno e aveva perso la verginità quand’era adolescente. Ma non aveva mai ben capito l’attrazione che provava la maggioranza delle persone nei confronti del sesso. Gli uomini con cui aveva avuto una relazione non erano stati poi così speciali né l’avevano fatta sentire speciale. Era per questo forse che non erano stati così numerosi. Per come la vedeva lei, il sesso era un normale bisogno fisico come mangiare, dormire o lavarsi. Eccetto che se ne aveva bisogno molto meno spesso.

    Una giovane donna che rappresentava la libreria la sollecitò a cominciare, strappandola dai suoi pensieri. Prima di raccogliere l’invito, Violet si guardò intorno per fare una stima del numero dei convenuti. Arrivò a contarne cinquantadue, tutti venuti ad acquistare quel giorno il suo libro. Wow.

    Sentiva già il profumo del glicine.

    Parlò per venti minuti, avendo scelto come argomento la succitata filosofia delle donne responsabili della propria sessualità e l’attrattiva di fare sesso senza coinvolgimento emotivo che mandasse tutto all’aria. Citò la curiosa situazione di come qualcosa di così fisico potesse però anche scatenare delle emozioni come l’amore.

    Evitò di parlare delle sue esperienze personali perché innanzitutto era una persona riservata e poi perché pensava che in realtà nessuno fosse interessato al suo ambiente alquanto modesto. Preferì concentrarsi su Roxanne, la protagonista del suo romanzo. Violet parlò di come ciascuno degli uomini che erano diventati clienti di Roxanne simboleggiavano semplicemente alcuni aspetti della condizione umana e di come la sottomissione dell’eroina a ciascuno di loro rappresentasse un’altra pietra miliare nella sua crescita personale.

    Oh, mio Dio, era proprio brava.

    In realtà Violet, cioè Raven, aveva organizzato il libro in modo che ciascun capitolo fosse sottotitolato con il nome di uno dei tanti clienti della protagonista. A esclusione del primo, in cui Roxanne veniva assunta da Isabella, una signora di Chicago che personificava l’ossessione nell’uso del sesso per promuovere un’attività lucrativa.

    Il romanzo aveva il suo epilogo nell’ultimo capitolo sottotitolato Ethan. Ethan rappresentava idealmente l’uomo perfetto, che come nessun altro riusciva a soddisfare Roxanne portandola a vette sessuali ed emozionali che... Be’, per essere franchi, tutto ciò non esisteva nella realtà. Si trattava di mera fiction. Ethan era in tutto e per tutto un maschio, ma sapeva rispettare una donna e tutti i suoi desideri e il suo bisogno

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