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Caccia alla duchessa
Caccia alla duchessa
Caccia alla duchessa
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Caccia alla duchessa

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About this ebook

Inghilterra, 1818

Per trovare moglie all'adorato nipote, la zia di Jack Seaborne, Duca di Dettingham, ha organizzato un ritrovo nella sua tenuta di campagna. Lui, però, è piuttosto insofferente nei confronti delle debuttanti londinesi, frivole e spesso sciocche. Ritiene infatti che la donna destinata a diventare duchessa dovrebbe unire in sé bellezza e decisione, fascino ed eleganza... oltre ad accettare il fatto che lui non si innamorerà mai. Con suo grande stupore, Jack scopre che una donna con quelle caratteristiche esiste davvero, e che è sua ospite. C'è un unico problema: a quanto pare Miss Jessica Pendle non è disposta ad accettare un matrimonio di convenienza...
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2018
ISBN9788858991770
Caccia alla duchessa
Author

Elizabeth Beacon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Caccia alla duchessa - Elizabeth Beacon

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Duchess Hunt

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2012 Elizabeth Beacon

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-177-0

    1

    «Sei davvero sicura che il Duca di Dettingham abbia fatto rapire e uccidere quel meraviglioso Mr. Seaborne che ci piaceva così tanto, cara Eugenia?» chiese una giovane gentildonna eccitata a un’amica, durante uno degli ultimi balli della Stagione mondana londinese.

    «Nei club, i gentiluomini si stanno chiedendo come abbia potuto farla franca così a lungo, Lottie» le garantì Eugenia. «Naturalmente non ci sono state scommesse, perché il duca sfiderebbe a duello chiunque lo accusasse di un simile crimine. Tutti sanno che sarebbe felice di sparare a chi lo volesse smascherare, dato che si è liberato in un modo simile del suo erede.»

    «Non che il duca sia meno affascinante» ammise Lottie. «Credo che non gli importi niente dell’opinione altrui, e quando mi guarda con quei suoi occhi verdi non riesco più a pensare.»

    «Non mi piacciono i libertini senza scrupoli» fu il parere di Eugenia.

    «Una volta avresti dato la tua collana di perle più bella per ballare con lui, e avresti venduto anche l’anima per ottenere qualcosa di più.»

    «Questo ti fa capire quanto mi sia resa conto che è un egoista senza cuore.»

    «E quanto avresti voluto che avesse fatto il libertino anche con te!» ribatté Lottie.

    «Per ritrovarmi assassinata nel mio letto, una volta che si fosse stancato di me?» borbottò sarcastica Eugenia prima di andare a cercare qualcun altro a cui riferire i pettegolezzi.

    Jessica Pendle non aveva mai trovato così difficile fingere di essere sorda e muta, oltre che zoppa.

    Sua madre, infatti, le avrebbe proibito di ribellarsi a quelle ignobili dicerie sul suo amico Jack Seaborne, Duca di Dettingham.

    Jack e suo cugino Richard non si sarebbero mai fatti del male, anche se ne fosse andata della loro stessa vita, e tutti quelli che li conoscevano lo avrebbero giurato, ma una giovane donna come lei non avrebbe mai potuto prendere le difese di un gentiluomo così noto e potente senza far nascere un mare di pettegolezzi.

    «Jessica...»

    «Mamma?»

    «Fingi di non averle sentite» le ordinò Lady Pendle a bassa voce.

    «Sono accuse senza senso. Jack è già duca, perché mai dovrebbe aver ucciso suo cugino?»

    «Non crederai che i pettegoli inveterati smetterebbero di diffondere le loro storie solo perché non sono plausibili, vero, mia cara? Sembrano la trama di un brutto romanzo, scritto da qualcuno che aveva molto tempo da perdere. Comunque non miglioreremmo la situazione se ci mettessimo a difendere pubblicamente Jack.»

    «No di certo» ammise Jessica, «ma quella donna aveva cercato di farsi sposare in tutti i modi da lui. Se volesse uccidere qualcuno, Jack potrebbe cominciare con lei.»

    «Una donna respinta può diventare molto pericolosa, ma ne discuteremo a casa, dove soltanto papà potrà ascoltarci, se ne avrà voglia. Per il momento, è meglio fare finta di non avere udito nulla.»

    «Ma Jack è sempre una persona degna di rispetto, anche quando ti guarda dall’alto in basso, in un modo che mi farebbe venire voglia di prenderlo a schiaffi. So che non farebbe mai del male a nessuno.»

    «Non dovresti reagire a tutte le sue provocazioni, tesoro» la redarguì la madre, e la giovane si chiese perché la sua famiglia non aveva mai deprecato i modi altezzosi del duca.

    «Non c’è bisogno che faccia tanto il despota, come se in realtà non si comportasse da impenitente libertino.»

    «A volte mi ricordi la nonna di Jack» le rispose Lady Pendle con un sorriso che l’avrebbe insospettita, se non fosse rimasta inorridita dal paragone.

    «No, non è vero!» ribatté. Rabbrividì all’idea di essere simile in qualche modo a quella vecchia e insopportabile aristocratica. «Giuro che non gli risponderò più male» aggiunse chiedendosi perché mai sua madre sembrasse così lieta di sentirglielo dire.

    In quel momento si udirono dei commenti eccitati provenire dall’entrata del salone da ballo, come se fosse arrivato qualche personaggio importante. Poco dopo il Duca di Dettingham in persona fece la sua entrata, disinvolto come se stesse passeggiando nel parco del suo palazzo, e poi si inchinò alla padrona di casa con tutta la sua grazia e un sorriso devastante. La matrona, benché di mezza età, arrossì e reagì come una debuttante quando lui le baciò la mano con modi raffinati da cavaliere d’altri tempi.

    Jessica notò che Jack si faceva largo, senza battere ciglio, in quell’ambiente ostile. Si era vestito di nero, e aveva un’eleganza spontanea che veniva ammirata da tutti e ne faceva l’idolo e il modello dei giovanotti che cercavano di imitarlo. Invano, perché lui aveva un talento naturale che lo rendeva un personaggio unico, impareggiabile.

    Insomma, non si poteva correre il rischio di perderlo di vista, anche se non fosse stato più alto di una spanna rispetto a tutti gli altri, si disse Jessica con una certa esasperazione. Ovunque andasse sollevava un coro di saluti ossequiosi, come se la maggior parte dei presenti non fosse stata occupata, solo pochi minuti prima, a mormorare storie scandalose su di lui e il suo erede.

    Possedeva un titolo, era sotto tutti gli aspetti un privilegiato, ma era più bello e intelligente della maggior parte dei presenti e sarebbe stato ammirato anche se non fosse stato un nobile. Come tutti i Seaborne, era ben deciso a fare di testa sua in qualunque circostanza. I suoi antenati erano stati pirati, lo si sapeva, ma nemmeno loro si sarebbero abbassati a inventare una storia tanto falsa e fantasiosa come quella che lo accusava di avere ucciso il cugino Richard.

    Non gli importava di quello che si diceva sul suo conto, era ben chiaro, così Jessica cercò di concentrarsi sui sentimenti che destava in lei la sua apparizione: il suo corpo infatti sembrava riprendere vita quando vedeva Jack in tutta la sua arrogante bellezza.

    Perché mai, si chiedeva, dato che c’erano molti altri giovani aristocratici, e lui non era poi così speciale? Be’, almeno così cercava di ripetersi spesso. Oh, loro non avevano lo stesso fascino, quel carisma tanto naturale quanto infernale che avrebbe continuato a possedere anche se, a sedici anni, fosse diventato lustrascarpe invece che duca.

    Lei, allora appena dodicenne, era una specie di ragazzaccio e avrebbe voluto unirsi a Jack e a Richard nelle cavalcate e nei divertimenti, ma loro cercavano in ogni modo di evitarla. Partivano all’alba e tornavano al tramonto, pur di non condividere con lei nessun momento della giornata.

    «Richard era sempre terrorizzato all’idea che succedesse qualche cosa a Jack e che quindi gli toccasse diventare duca al suo posto» mormorò, e sua madre la zittì immediatamente.

    «Ricordati di dove ti trovi prima di parlare di questo argomento.»

    «Nessuno mi sta ascoltando. Sono troppo impegnati ad adorare o a biasimare Jack, per stare ad ascoltare le parole di una persona insignificante come me.»

    «Non hai abbastanza considerazione di te stessa» la rimproverò Lady Pendle con una certa preoccupazione, così lei finse di interessarsi ad altro.

    Riuscì perfino a intavolare una conversazione con un giovanotto che aveva mire politiche e che stava cercando una moglie di buona famiglia. Era chiaro che aveva messo gli occhi su di lei, e Jessica se ne chiese la ragione, anche se dopotutto era una gentildonna ed era imparentata con tutta l’alta società.

    A ventitré anni si considerava ormai una zitella, l’ottava figlia dei suoi genitori, che avevano già provveduto a sistemare il resto della prole e che non erano abbastanza ricchi per ambire a combinarle un matrimonio con un gentiluomo particolarmente in vista, anche perché non era bellissima e soffriva di una leggera zoppia.

    Per fortuna una prozia le aveva lasciato una modesta eredità e suo padre era un visconte, mentre la sua madrina era la amatissima zia Melissa del Duca di Dettingham.

    «Che cosa ne pensate, Miss Pendle?» le domandò Mr. Sledgeham di punto in bianco.

    Di sposarlo? Jessica si sentì male. «Grazie, no» rispose cercando di essere il più possibile gentile, date le circostanze.

    Lui non sembrò offeso, soltanto un po’ deluso. Si rivolse allora a Lady Pendle. «Volete che vada a prendervi qualcosa da bere?» chiese, e Jessica tirò un sospiro di sollievo.

    «No, ma grazie per la vostra offerta e la vostra gentilezza» rispose con una tale prontezza che Mr. Sledgeham si considerò congedato e si allontanò senza fare storie.

    Jessica ebbe un brivido all’idea di passare il resto della vita con un tipo simile, ma arrivò immediatamente Jack Seaborne e subito si dimenticò del resto del mondo.

    Jack le offrì un bicchiere di limonata, senza nemmeno chiederle se lo desiderasse. Poi si sedette sul divano, fra lei e sua madre, con la solita disinvolta arroganza.

    «Vostra Grazia» lo salutò la giovane con un cenno, come per ringraziarlo della bevanda.

    «Miss Pendle» rispose lui con un cenno molto elegante. «Mi auguro che stiate bene di salute e di spirito» aggiunse come se si stesse rivolgendo a una vecchia zitella.

    «Sto bene, grazie» fu la laconica risposta.

    Jack si era sempre divertito, fin da ragazzo, a provocarla per poi godersi la reazione. I suoi modi, in quel momento, non erano certo da gentiluomo.

    Jessica gli lanciò un’occhiata di fuoco, ma lui fece finta di niente e allungò le gambe come se non avesse una preoccupazione al mondo.

    Con i suoi capelli neri, un po’ troppo lunghi e leggermente mossi, gli occhi verdi dai riflessi dorati, le labbra sensuali e i lineamenti virili che facevano sospirare le donne, sembrava la risposta alle preghiere segrete di una zitella come lei.

    Jessica doveva cercare di ricordarsi che Jack Seaborne non avrebbe voluto una come lei neppure se gliel’avessero offerta su un piatto d’oro, con una mela in bocca come il cinghiale a Natale.

    «Sono lieto di sentirlo» rispose distrattamente lui, «perché sono venuto a invitarvi, insieme ad alcuni amici, per un paio di settimane nella nostra casa di campagna, ad Ashburton, insieme alla vostra cara mamma e al vostro papà, appena finirà questa dannata noia della Stagione mondana.» Sospirò. «È un’idea della zia Melissa, la vostra madrina, fare venire ad Ashburton i nostri amici. Sarete benvenuta come i fiori in primavera, perché voi mi parlate sempre come a un essere umano, non come a un duca. Se veniste, tutto sarebbe più facile da sopportare.»

    «Se c’è una cosa di cui sono assolutamente sicura, Vostra Grazia, è che voi non avete bisogno né di me né di nessun altro» gli rispose Jessica, anche se quando parlava con quel tono gentile sarebbe stata disposta a concedergli qualunque cosa.

    «Non questa volta, mia principessa. La mia terribile nonna ha deciso che è venuto il tempo di sposarmi, dato che ho ventisette anni, e che devo farlo al più presto» aggiunse con un’espressione così afflitta che Jessica non pensò che potesse fingere.

    Notò che appariva stanco e preoccupato, e non era da lui.

    «Ci farete la grazia di venire ad Ashburton e confortarci, principessa Jessica?» proseguì il duca. «Sarete un tale sollievo, in mezzo a quelle debuttanti che mia zia ha invitato. Mi faranno venire la nausea, come una bevanda troppo zuccherata.»

    Aveva usato il vecchio soprannome che le aveva dato quando sua zia, dopo l’incidente avvenuto proprio ad Ashburton, le aveva assegnato la Camera della Regina, in modo che potesse evitare di fare le scale.

    «Vi avevo detto di non chiamarmi più principessa Jessica» lo rimproverò.

    «Ditemi che verrete ad Ashburton e vi prometterò qualunque cosa.»

    «Promettetemi di non prendermi in giro.»

    «Non farei mai niente del genere» ribatté come se non fosse sempre stato uno dei suoi divertimenti preferiti. «Sarete un’ospite riverita e onorata, e chiunque osasse trattarvi diversamente dovrà vedersela con me.»

    Era evidente che non stava più parlando sul serio, e Jessica avrebbe voluto mettersi a piangere per la rabbia al pensiero che lui volesse soltanto qualcuno con cui divertirsi, per combattere la noia di quella vacanza in campagna.

    «Non credo che mio padre vorrà lasciare Winberry Hall durante il raccolto del fieno, quando torneremo nel Northamptonshire» cercò di obiettare.

    «Non credo che gli importerebbe molto del raccolto del fieno» obiettò Lady Pendle, «ma non dimenticarti che fra poco nascerà il nostro ultimo nipotino e tuo padre tiene molto a queste cose.»

    «È il primo figlio di Rowena, mamma, anche tu e io dovremmo rimanere a casa. Non ti pare?» cercò di suggerirle Jessica.

    «Rowena è forte e robusta, e mancano ancora molte settimane al parto. Tu e tuo padre vi preoccupate per niente, e anche suo marito, che pensa ancora che sia fragile e delicata, nonostante siano sposati da più di un anno. Non ho alcuna intenzione di rimanere a casa tutta l’estate per aspettare il nascituro; un paio di settimane ad Ashburton non ci faranno che bene. Grazie per averci invitato, Vostra Grazia, verremo di sicuro.»

    Lord e Lady Pendle sarebbero andati ad Ashburton mentre Sua Grazia, il Duca di Dettingham, sceglieva la fortunata che sarebbe diventata sua moglie, che a Miss Jessica piacesse oppure no.

    Lei sperò che la prescelta rifiutasse la proposta, purtroppo era molto improbabile, dal momento che il duca era una tentazione troppo grande per qualunque donna. Allora avrebbe fatto meglio a restarsene a casa, per la pace dei sensi.

    Si domandava per quale ragione lui si mostrasse così docile alla volontà della nonna di trovargli una moglie. Con la sua aria da cinico senza illusioni, era sempre riuscito a tenere a bada anche la più battagliera delle matrone a caccia di un marito per la figlia o la nipote, e non aveva mai corteggiato nessuna debuttante, per quanto carina.

    Come mai aveva deciso di capitolare? Decise che avrebbe cercato di scoprirlo.

    «Forse dovrei rimanere a casa almeno io, nel caso Rowena avesse bisogno di aiuto» propose come ultima possibilità di fuga.

    «Adesso che è sposata, a lei penserà il marito, con molta più devozione di quanto potrebbe fare una sorella. Abbiamo bisogno di voi, principessa, e se volete essere utile a qualcuno siate utile a noi Seaborne» insistette il duca, e Jessica lo percepì quasi come un ordine, come se avesse davvero bisogno di avere lei al fianco, mentre sceglieva una moglie.

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