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Dottori ad alta quota: Harmony Bianca
Dottori ad alta quota: Harmony Bianca
Dottori ad alta quota: Harmony Bianca
Ebook156 pages2 hours

Dottori ad alta quota: Harmony Bianca

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About this ebook

Le prime tre cose a cui pensa il pilota di Pronto Soccorso Blake Taylor non appena la dottoressa Molly McKinna mette piede sul suo aereo sono:



1) Come mai una donna terrorizzata alla sola idea di volare ha accettato un lavoro in un luogo sperduto come l'Alaska?

2) Molly sembra in tutto e per tutto una tipica ragazza di città, non vedo l'ora di mettere alla prova la sua resistenza, e la mia capacità di resistere alle sue labbra da baciare.

3) Il mio proposito di concentrarmi solo sul lavoro e di non concedermi neanche un minuto di divertimento è svanito in un solo, sensuale battito di ciglia.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2018
ISBN9788858991732
Dottori ad alta quota: Harmony Bianca

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    Dottori ad alta quota - Tina Beckett

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Doctor’s Mile-High Fling

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2012 Tina Beckett

    Traduzione di Daniela De Renzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-173-2

    1

    Tra voler affrontare una sfida e affrontarla davvero c’è un confine sottile. E Molly McKinna stava per varcarlo. Si era già allacciata la cintura e si stava preparando al decollo. Gettò un’occhiata fuori dal finestrino al suo amico e complice, che si limitò a farle un gesto con la mano: dai, avanti!

    Per Doug era facile. Non era lui a starsene con le dita incollate al sedile all’interno del piccolo Cessna. Perché doveva volare?

    «Pronta?» le domandò il pilota divertito.

    Doug aveva ragione. Prima di accettare il lavoro, avrebbe dovuto chiedersi se si sentiva in grado di affrontare il volo da Anchorage alle isole Aleutine.

    Per quale strano motivo aveva scelto una località che si poteva raggiungere soltanto in aereo?

    Come figlia di un pilota, avrebbe potuto essere dotata di un amore innato per il volo. Ma da quando suo padre, con trent’anni d’esperienza alle spalle, era morto in un incidente su quella stessa rotta, Molly aveva perso la sua sicurezza. E da allora aveva semplicemente evitato di volare.

    All’improvviso si rese conto che il pilota stava aspettando una risposta. «Le sembro pronta?» gli domandò in tono stizzito.

    Lui si limitò a sorridere, avviò i motori e cominciò a correre verso la fine della pista.

    Oh Dio, Dio, Dio...

    Si staccarono da terra e cominciarono a prendere quota.

    Molly si accorse di avere gli occhi chiusi, solamente quando la voce profonda del compagno di viaggio la raggiunse al di sopra del suono dei motori. «Può rilassarsi adesso.»

    Lei alzò una palpebra, voltò lo sguardo e notò la mascella abbronzata del pilota. Una leggera ombra di barba lo rendeva in qualche modo più umano. All’inizio le era sembrato seccato.

    E forse appariva comprensibile, dal momento che era dovuto restare ad aspettare, mentre Doug le spiegava che le auto erano ben più pericolose degli aerei. Non che fosse riuscito a calmarla!

    Ma ormai non poteva più scappare. Era legata e stavano volando alti sull’oceano. «Quindi ci sono tre ore di viaggio?» domandò, obbligandosi a staccare le mani dal sedile e ad appoggiarsele in grembo, cercando di darsi un contegno.

    «Dipende dal tempo, ma in genere sì.»

    «E oggi il tempo è...?»

    «Per questo periodo dell’anno?» domandò lui, alzando un sopracciglio. «Direi normale.»

    Molly alzò gli occhi dentro di sé.

    «Mi dispiace per suo padre» affermò il pilota, continuando a guardare davanti. «Era un brav’uomo.»

    «Lo conosceva?» domandò lei sorpresa, cominciando a quel punto a dimenticare la paura. Aveva già visto in ospedale quel pilota dal fisico atletico. Sapeva che si chiamava Blake Taylor. Tuttavia suo padre non gliene aveva mai parlato.

    L’incidente in cui il padre era morto risaliva a quattro anni prima. Lo avevano accusato di aver volato nonostante il temporale. La stessa cosa che aveva detto sua madre, facendola andare su tutte le furie. La maggior parte dei suoi amici invece preferiva evitare l’argomento. Ma quell’uomo non era suo amico e difficilmente lo sarebbe diventato.

    «Wayne ha contribuito al mio addestramento» affermò il pilota con un tono di voce più basso.

    Molly si irrigidì di colpo. Blake conosceva le circostanze dell’incidente?

    Lui tolse la mano dai comandi e le sfiorò un braccio. «Per sua informazione, penso che avesse fatto bene a decidere di mettersi in volo.»

    «D-davvero?» All’interno dell’abitacolo era freddo e il riscaldamento funzionava male. Ma il tocco del pilota le aveva trasmesso un’improvvisa ondata di calore. «Questa non è l’opinione prevalente.»

    Sua madre insisteva sempre perché il padre smettesse di volare e trovasse un lavoro vicino a casa. Il risentimento per il suo rifiuto l’aveva fatta invecchiare prima del tempo e le aveva piegato gli angoli della bocca all’ingiù. Così, quando Molly era tornata a casa dall’università, le attenzioni di sua madre si erano rivolte tutte verso di lei.

    Ma, tra sua madre e il suo ex, i due anni trascorsi ad Anchorage avevano finito per prosciugarla, facendola sentire svuotata e sola. Così, appena si era aperta una posizione alle Aleutine, lei l’aveva afferrata al volo. Senza preoccuparsi se fosse necessario usare l’aereo per andarci.

    La reazione di sua madre le risuonava ancora nelle orecchie: Sei come tuo padre!

    Davvero lo era? Be’, lo sperava.

    Forse quello era un altro motivo, per cui desiderava tanto quell’incarico. Era un modo per rimanere legata a suo padre.

    Molly guardò al di là del finestrino. Ma più prendevano quota, più si rammaricava della sua decisione impulsiva.

    Blake le sorrise, interrompendo il corso dei suoi pensieri. «Non dia loro ascolto. Vogliono solo dare la colpa a qualcun altro.»

    «Allora non sono tutti convinti che mio padre abbia sbagliato?»

    «Chieda ai piloti. Penso che rimarrebbe sorpresa delle loro risposte.» Blake fece una pausa. «Da queste parti le condizioni del tempo sono spesso imprevedibili, anche durante l’estate. Un momento il cielo è perfettamente terso e subito dopo...»

    «Ma allora chi ve lo fa fare?» Forse doveva porre quella domanda anche a se stessa. «Sono sicura che avrebbe potuto scegliere un lavoro più tranquillo di questo.»

    E sicuramente le infermiere ad Anchorage non avrebbero trovato da ridire, se lui avesse frequentato maggiormente l’ospedale. Blake era una sorta di leggenda. Ma si diceva che nessuna di loro fosse mai riuscita a entrare in confidenza con lui e tanto meno a portarselo a letto.

    Blake diede un’alzata di spalle. «Da bambino mi piaceva guardare vecchi film con Evel Knievel. E dal momento che non posso lanciarmi sopra lo Snake River Canyon, come ha fatto lui con la moto, immagino di potermi accontentare di andare in aereo da Anchorage a Dutch Harbor. L’unica cosa che mi manca è quella bella tuta variopinta da paracadutista.»

    «Evel Knievel non riuscì mai nella sua impresa.»

    «Però almeno ci ha provato.»

    Molly fu percorsa da un brivido. Sperò che Blake non volesse emulare davvero le imprese dello stuntman. Se avesse accettato il lavoro, si sarebbe trovata a volare con lui ogni volta che c’era da trasferire un paziente dalle isole all’ospedale di Anchorage.

    Se non fosse stata capace di superare la paura di volare, avrebbe dovuto lasciare il posto a qualcun altro.

    Il problema era che non c’erano candidati per quella posizione. Avevano tutti famiglia e nessuno aveva voglia di lasciare un buon lavoro in ospedale, per lavorare in una clinica finanziata dal governo.

    Il terrore che l’aveva paralizzata al momento del decollo stava lentamente scivolando via. Aveva ancora paura, ma più Blake continuava a parlare, più le sembrava di ritrovare l’equilibrio.

    «E lei?» le domandò Blake in quel momento. «Sta pensando veramente di accettare il lavoro? Mi scusi se glielo faccio notare, ma non sembra a suo agio con l’idea di volare.»

    «Forse desidero capire perché mio padre sentiva il bisogno di viaggiare avanti e indietro tra le isole e la terraferma. Voglio sapere come stavano veramente le cose.»

    Blake rimase un attimo in silenzio, prima di rispondere. «Alle volte bisogna solo accettare quello che la vita ci offre e andare avanti.»

    Oppure si poteva scappare il più velocemente possibile... In quel momento l’aereo ebbe un sobbalzo. E anche il cuore di Molly. «Che cos’è stato?»

    «Un vuoto d’aria.»

    «Come?» La paura era tornata più forte di prima. Molly si inumidì le labbra, cercando di non prestare attenzione alle continue vibrazioni dell’aereo. Ma era tesa a percepire ogni minimo sussulto.

    «È una turbolenza. Sono come le cunette sull’asfalto. Non può sempre aspettarsi che la strada sia perfettamente liscia, non crede?»

    «No, naturalmente» replicò Molly, cercando di allentare la presa sulla cintura che le passava sopra la spalla.

    Blake aveva ragione. Era un vuoto d’aria. Il paragone con la strada lo faceva sembrare meno spaventoso. «Mia madre odiava volare. Non è mai andata sulle isole con mio padre, anche se lui glielo ha chiesto molte volte. E non ha mai lasciato andare neanche me. Dopo l’incidente è diventata ancora più...» Insistente? «Io non voglio diventare così, mi capisce?»

    «È comprensibile. Ma se sua madre non l’ha mai lasciata andare con lui, allora quand’è che...» Blake la guardò serio. «Non è la prima volta che vola, vero?»

    «No!» Molly si morse il labbro. «Voglio dire... sono già stata su un aereo.»

    Lui si passò una mano tra i capelli. «Davvero? E quand’è stata l’ultima volta?»

    «Qualche settimana fa.» Molly scosse la testa, come se non fosse niente di speciale.

    «Dov’era diretta?»

    «Diretta?»

    «Con il suo volo.»

    «Be’... non stavamo andando da nessuna parte.» Quelle parole suonarono strane anche a lei.

    «Non capisco.»

    Molly ebbe un attimo di esitazione. Se non glielo avesse detto subito, lui avrebbe chiesto a Doug per quale motivo si era comportata così durante il volo. «Il viaggio in aereo faceva soltanto parte di un corso per vincere la paura di volare.»

    «Che cosa?» domandò lui, voltandosi di scatto a guardarla. «Non ha mai volato prima in vita sua?»

    Molly si sentì irritata. Che importanza aveva? «Io ho volato. Ma non recentemente. È solo che... Non ci riuscivo.» Non da quanto suo padre aveva avuto l’incidente.

    «Oh, al diavolo!»

    Lei si agitò sul sedile. «Che cosa vorrebbe dire?»

    «Se lei sta cercando un pilota che l’aiuti a superare la paura di volare, sarà meglio che continui a cercarlo. Io non sono un esperto di questi problemi.» Blake non aveva più un tono pacato.

    «Bene. Una volta di ritorno ad Anchorage farò in modo che lei non debba mai più...»

    «Ha presente quei vuoti d’aria? Diventeranno anche peggio a mano a mano che ci avvicineremo alle isole. E la striscia di terra sulla quale atterreremo a Dutch Harbor risponde a malapena agli standard previsti.» Blake alzò lo sguardo. «Ascolti, mi è stato chiesto di trasportare un medico a Unalaska, per visitare la clinica. Se si aspetta che io faccia di tutto per convincerla a tornare indietro domani, si sbaglia di grosso.»

    Lei alzò il mento in segno di sfida. «Le garantisco che non accadrà.»

    Lui alzò gli occhi scuri su di lei e la sua espressione le gelò il sangue nelle vene. «Se domattina entro le otto non sarà a bordo, con la cintura già allacciata, può trovarsi un altro pilota.»

    Fantastico. Avrebbe potuto cercare di affrontare meglio la situazione. Molto meglio. Ma quando l’aveva vista stringere il sedile con forza, un campanello di allarme era

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