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Così come sei: Harmony Destiny
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Così come sei: Harmony Destiny

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About this ebook

TRE PER TRE - Vol. 2. Lowell è morto e Susan aspetta un figlio dall'uomo che ha sempre amato, lo sceriffo del paese. Ma Hank Bishop è uno scapolo impenitente, e Susan deve accontentarsi di averlo accanto per nove mesi. Come farà il suo sogno a sopravvivere, sapendo che lui non la ama ed è spinto solo da un forte senso del dovere? Un incidente che minaccia di uccidere lei e il bambino aiuta però Hank a prendere una decisione che...

I volumi della serie:

1) Solo per amore

2) Così come sei

3) Provaci, Jake!
LanguageItaliano
Release dateJan 9, 2017
ISBN9788858959879
Così come sei: Harmony Destiny
Author

Sylvia Plath

This sixth-generation Alabamian from the U.S. is a wife, mother, and grandmother.An avid reader since childhood, Beverly wrote her first book at the age of nine. Since then, she has gone on to write well over sixty novels and is a New York Times bestselling author.

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    Così come sei - Sylvia Plath

    successivo.

    1

    Sono incinta.

    Hank ripensò alle parole di Susan che non avrebbe voluto sentire. Era stato così sicuro che il primo tentativo sarebbe fallito e invece... No, il destino non poteva essere così crudele...

    Quando era arrivato a casa del morto, la sera prima, ed era andato direttamente da lei, la vedova del suo migliore amico, Susan gli aveva detto con voce tremula: «Grazie per essere venuto, Hank. Lowell ti amava come un fratello».

    Tenendo stretta la mano di Susan tra le sue, lui si era sforzato di trovare qualcosa da dire che potesse lenirle il dolore. Tuttavia non c'era modo di alleviare l'agonia di una donna che aveva appena perso il marito.

    «Lowell era l'uomo migliore del mondo» aveva mormorato tristemente. «Avrei fatto qualsiasi cosa per lui.»

    «Lo so.»

    Per un attimo, i loro sguardi si erano incrociati, custodi del segreto che li univa, poi Susan si era chinata e gli aveva bisbigliato in un orecchio: «Sono incinta. L'abbiamo scoperto due giorni fa. Lowell ha tentato decine di volte di chiamarti».

    Hank si era sentito raggelare. No. Non ora!, aveva urlato dentro di sé. Non ora che Lowell non poteva più prendersi cura di Susan e del bambino.

    «Ero via per un incarico» le aveva spiegato.

    Prima che potesse aggiungere qualcosa, il sindaco di Crooked Oak l'aveva preso per le spalle. «Una vera tragedia la perdita di Lowell. Ci mancherà moltissimo.»

    Adesso, al cimitero, il vento di ottobre sferzava i visi impietriti dal dolore. In lontananza si udiva il rombo di un tuono. Una fine pioggerella bagnava i volti di coloro che si erano riuniti per l'ultimo saluto al defunto.

    Da quando suo fratello Caleb gli aveva telefonato per dargli la notizia che Lowell Redman era stato assassinato nell'adempimento del suo dovere come sceriffo della contea di Marshall, Hank era sprofondato in una profonda crisi depressiva. Anche se non abitava a Crooked Oak da parecchi anni, era sempre rimasto in contatto con l'amico Lowell e gli aveva fatto da testimone di nozze due anni prima.

    Susan. La dolce e tranquilla Susan. Lei e Lowell erano una coppia perfetta.

    In piedi davanti al feretro di Lowell, il viso pallido e le mani strette in grembo, Hank avrebbe voluto prenderla tra le braccia e confortarla. Rassicurarla che non era sola. Prometterle che si sarebbe preso cura di lei.

    Ma non osava. Anche se si conoscevano da sempre, era stata una delle migliori amiche di sua sorella Tallie, Hank aveva sempre pensato a lei come a una timida ragazzina che era solita fissarlo con due enormi occhi azzurri. Poi l'aveva rivista al matrimonio di Tallie, parecchi anni prima, e si era accorto che quella creatura spaurita si era trasformata in una deliziosa giovane donna. Se non fosse stata fidanzata con Lowell, le avrebbe chiesto di uscire insieme mentre era a Crooked Oak.

    Alle nozze di Lowell, aveva invidiato l'amico. Non che morisse dalla voglia di sposarsi, anzi, lui non era tipo da sposarsi. Però, la felicità che gli aveva letto negli occhi l'aveva incuriosito.

    Il sacerdote finì di leggere l'omelia funebre. La pioggia era aumentata d'intensità. Hank guardò sua sorella Tallie che prendeva Susan sottobraccio e la moglie di Caleb, Sheila, che si affrettava a ripararla con un ombrello mentre si avviavano verso la limousine.

    Contento che Susan non fosse sola, Hank rimase in piedi accanto alla bara mentre la gente sfollava e recitò una preghiera. Prometto che mi prenderò cura di Susan e del bimbo.

    Mentre si allontanava, sentì una mano sulla spalla. Si voltò e si trovò davanti suo fratello, Caleb, il minore.

    «Stai bene?» gli chiese Caleb.

    «Sì.»

    I due uomini camminarono a fianco a fianco verso l'auto a noleggio di Hank. «Vengo con te. Tallie, con Donna e Sheila, sono salite insieme a Susan sulla limousine di Peyt.»

    In silenzio, i fratelli salirono in macchina e attesero che il corteo funebre si muovesse. «Non avrei mai creduto che lo sceriffo di una tranquilla cittadina di provincia come la nostra potesse finire ammazzato.» Caleb scosse la testa.

    «Hai ragione. È una zona tranquilla questa e Lowell non era tipo da andare in cerca di guai.»

    «Era un brav'uomo» mormorò Caleb.

    «Il migliore.» Hank sentì un nodo al petto. Aveva voluto bene a Lowell Redman come a un fratello. Erano amici sin dalle elementari. Hank era stato il trascinatore dei due, mentre Lowell era un ragazzino tranquillo, sempre pronto, però, a seguirlo nelle avventure.

    «Spero che trovino il drogato che gli ha sparato» disse Caleb. «Maledetto bastardo! Quel Carl Bates è sempre stato un rifiuto della società.»

    «Bates non può nascondersi per sempre» ribatté Hank. «Prima o poi, i tipi come lui tornano a casa perché hanno bisogno di soldi. A quel punto lo prenderemo. Puoi scommetterci.»

    Nel frattempo, avevano raggiunto la casa di Susan e Hank si fermò accanto al marciapiede, ma non spense il motore.

    Caleb si voltò a guardarlo. «Non entri? Susan si aspetterà di vederti. So che per lei significherebbe molto se il migliore amico di Lowell fosse al suo fianco quando la gente verrà a farle le condoglianze.»

    Hank non era sicuro che suo fratello avesse ragione. Forse Susan era stordita per la morte del marito e anche per la gravidanza.

    La cosa strana, però, era che lui voleva starle accanto. Gli era sembrata così fragile, così vulnerabile, durante il funerale! Ogni volta che l'aveva guardata, con quell'aria così spaurita, era stato tentato di por tarla via da quella confusione e di tenerla sotto la sua protezione.

    Hank parcheggiò. «Hai ragione. Susan avrà bisogno di me.»

    Si sentiva frastornata. Erano ore che stava sotto i riflettori. Tallie e Sheila le avevano consigliato di andarsi a sdraiare un po', ma lei aveva insistito per restare e incontrare tutti quelli che erano venuti per dividere il suo dolore. Donna, la terza amica del gruppo, aveva perso il marito cinque anni prima ed era l'unica che, essendo vedova, potesse capirla. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era stare sola nella camera buia che aveva occupato con Lowell.

    Susan lo vide nell'attimo in cui entrò nella stanza. Alto, magro, con spalle larghe accentuate dall'impermeabile, aveva i capelli scuri umidi di pioggia che gli ricadevano sulla fronte. Hank Bishop. Il più caro amico di suo marito. L'uomo che era stato il suo testimone di nozze e che aveva sognato più di una volta, mentre faceva l'amore con Lowell.

    Susan rabbrividì, ossessionata dai sensi di colpa. Non era giusto. Aveva amato Lowell. Come avrebbe potuto non amarlo? Lowell Redman era stato un marito gentile e premuroso e al suo fianco aveva vissuto una vita serena. L'aveva sposato che non era più giovanissima, sulla trentina, perciò aveva superato l'età in cui si crede al Principe Azzurro.

    Lowell era stato il suo porto sicuro. Hank Bishop non lo era. Lui era un tipo che amava i rischi, e non era adatto a una tranquilla come lei.

    Lo guardò mentre le andava incontro, gli occhi scuri che scrutavano la folla in cerca dei suoi e, suo malgrado, provò un tuffo al cuore. Voleva gridargli di andare via, di non tornare più. Non sopportava di averlo così vicino. Aveva paura di appoggiarsi a lui. Ormai, la sua esistenza tranquilla era stata sconvolta. Il futuro accanto a Lowell era svanito come neve al sole e lei doveva trovare la forza di allevare suo figlio da sola, il bambino che Lowell aveva desiderato così disperatamente.

    Nell'attimo in cui si mise una mano sul ventre, si accorse che lo sguardo di Hank aveva seguito la sua mossa. L'espressione dei suoi occhi la spaventò. Protettiva. Possessiva. Rapace.

    «C'è Hank» la avvertì Sheila cingendole la vita con un braccio. «Forse, riuscirà a convincerti a mangiare qualcosa e a riposare un po'.»

    «Sto bene» ripeté Susan. «Vorrei che tu e Tallie la smetteste di stare in ansia per me, come se dovessi crollare da un momento all'altro.»

    Abbassandosi, Sheila le bisbigliò in un orecchio: «Hank sa che sei incinta?».

    Susan annuì. Morsicandosi il labbro inferiore, si impose di non mostrare all'amica quanto fosse preoccupata. «Gliel'ho detto ieri sera durante la veglia funebre.»

    «Bene. È giusto che sia al corrente della situazione.»

    «Di quale situazione stai parlando?» chiese Caleb avvicinandosi.

    Susan arrossì e pregò che nessuno lo notasse, o che almeno non gliene chiedessero il motivo.

    «Hank, forse sai che hanno intenzione di offrirti il posto di Lowell. Vorrebbero che tu tornassi a Crooked Oak e ti occupassi delle indagini sull'assassinio di Lowell» disse Caleb al fratello scordandosi la prima domanda.

    «Vogliono che diventi sceriffo?» chiese Hank.

    «Sì» rispose Caleb. «Quelli della commissione crimini vogliono che tu assuma l'incarico di Lowell fino allo scadere del suo mandato. Mancava solo un anno alla fine. Sperano che tu possa prenderti dodici mesi di aspettativa dall'FBI.»

    «Ma io non...»

    «Se tu accettassi, potresti anche prenderti cura di Susan e...» Sheila si zittì bruscamente quando Susan le diede una gomitata nello stomaco.

    «Non ho bisogno di nessuno!» Susan si rese conto troppo tardi di avere urlato e che tutti nella sala si erano voltati a guardarla.

    Temendo che intuissero le sue paure, si affrettò a scusarsi. «Mi spiace. Credo di essere stanca. Forse, Sheila ha ragione. Dovrei andare a sdraiarmi un po'.»

    Così dicendo, passò davanti a Hank senza degnarlo di uno sguardo. Cosa avrebbe fatto se avesse deciso di rimanere a Crooked Oak? No, non poteva stabilirsi lì!

    «Susan non è più lei» mormorò Sheila nel tentativo di giustificare il comportamento dell'amica.

    La gente intorno annuì e riprese la conversazione da dove l'aveva interrotta. Il capo della polizia Kelly alzò una mano e fece cenno a Hank di avvicinarsi.

    «Eccoci» bisbigliò Caleb. «Adesso ti offriranno il posto di Lowell.»

    «Non posso accettarlo!» Così come non posso prendermi cura di sua moglie e di suo figlio.

    «Allora, dovrai dirglielo.» Caleb batté una mano sulla schiena del fratello. «Ma sono sorpreso che tu non abbia voglia di tornare a Crooked Oak e sistemare le cose. Lowell ha lasciato un lavoro non finito e una moglie incinta che ha bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi.»

    «Sai che Susan è incinta?» domandò Hank, stupito.

    «Sheila me l'ha confidato questa mattina. Ma tu, da chi l'hai saputo?»

    «Me l'ha detto Susan durante la veglia funebre.»

    «Vedi, te l'ha detto perché immagina di avere bisogno di te. Anzi, avrà bisogno di tutti noi. Conoscendoti, credevo che ti saresti impegnato a consegnare alla giustizia l'assassino di Lowell e soprattutto che ti saresti preso cura

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