Piccante rivincita: Harmony Destiny
By Tessa Radley
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Tessa Radley
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Piccante rivincita - Tessa Radley
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Falling for His Proper Mistress
Silhouette Desire
© 2010 Harlequin Books S. A.
Traduzione di Rita Pierangeli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-334-9
Dalle ultime volontà testamentarie di Donald Jarrod
... e a mio figlio Guy Jarrod lascio dieci acri di terreno. Sono quelli che costituiscono il prato proprio al di là del Willow Lodge, da cui si gode una splendida vista sul Roaring Fork River. È il posto in cui più spesso mi sono recato quando avevo bisogno di riflettere sulla mia vita e sulle scelte compiute. Alcune le ho rimpiante, con altre ho imparato a conviverci serenamente. La mia speranza è che tu costruisca una casa su quel terreno, un posto che possa considerare interamente tuo. E se sarai fortunato come lo sono stato io, erigerai questa casa con qualcuno di cui sei profondamente innamorato. Cerca di prendere le decisioni giuste nella vita, figlio mio, e vedrai che la felicità ti accompagnerà per sempre.
1
Filava tutto liscio come l’olio.
Be’, quasi tutto, si corresse Guy Jarrod mentre entrava nella piazzetta che si trovava al centro del Jarrod Ridge, il famoso resort di Aspen.
Quella mattina, a colazione, Erica Prentice, la sorellastra da poco comparsa sulla scena, aveva annunciato che Art Lloyd, uno degli speaker del gala enogastronomico, aveva chiamato per annullare la sua partecipazione a causa di una brutta influenza. A parte la scocciatura di trovare qualcuno che sostituisse Art, il festival annuale era in pieno svolgimento e l’attività ferveva nei candidi padiglioni che sorgevano lungo i lati della piazzetta.
Se fosse stato lì, anche il suo vecchio avrebbe ammesso che lo spettacolo era impressionante.
Un macigno pesava sul cuore di Guy. Don Jarrod, suo padre – una leggenda ad Aspen – era morto. Ciononostante, il Jarrod Ridge rimaneva un monumento al lavoro di tutta la sua vita.
Una grande ombra passò sopra Guy. Guardando in alto, vide volti dalle espressioni sgomente che sbirciavano dalle navicelle appese sotto mongolfiere multicolori che veleggiavano attraverso il cielo. Il morale di Guy si risollevò e agitò la mano per salutare prima di dirigersi al padiglione più vicino, già affollato a quell’ora mattutina.
Riusciva a vedere Erica accanto a Gavin, uno dei suoi fratelli più giovani, che colpiva l’aria con un dito come per sottolineare un argomento. E sulla destra, accanto alla tenda per la degustazione dei vini, dove si stava già svolgendo un’asta di beneficenza, il suo gemello, Blake, stava parlando con...
La folla si aprì per un istante, abbastanza a lungo perché Guy potesse scorgere...
Batté le palpebre.
Non era possibile.
La folla ondeggiò di nuovo.
Lo era.
Il suo sguardo si posò su una testa bionda, dolorosamente familiare, e su un corpo femminile, minuto ma con tutte le curve nei posti giusti, che avrebbe dovuto trovarsi a novecento miglia di distanza, in California.
Il suo gemello ascoltava con cortese attenzione quello che la bionda stava dicendo, e Guy socchiuse gli occhi quando lei sollevò una mano delicata per respingere sulla testa gli occhiali da sole. Il gesto rivelò la curva di una guancia che, protetto dall’oscurità, Guy aveva accarezzato, l’angolo di una bocca voluttuosa e sorridente che aveva baciato finché il sorriso aveva ceduto il posto ai gemiti.
Dio, eccome se ricordava quei gemiti...
Mugolii soffocati che gli avevano rimescolato il sangue, facendolo impazzire di desiderio.
Perché diamine Avery Lancaster fissava il suo gemello con quell’aria così assorta?
Prima ancora di rendersene conto, Guy stava già attraversando la piazzetta a lunghi passi. In men che non si dica, torreggiava sopra la biondina, che gli arrivava a malapena alla spalla.
Lei doveva aver avvertito la sua presenza. Bastò un unico sguardo allarmato di quei grandi occhi azzurro cobalto perché Guy si sentisse percorrere da un lieve fremito. Trovarsi così vicino ad Avery l’aveva fatto sempre sentire invincibile, una specie di supereroe.
Non più.
Tuttavia, per una volta anche Avery sembrava sconcertata.
«Guy!»
Nel mese e mezzo – d’accordo, aveva tenuto il conto: quarantanove giorni – trascorso dall’ultima volta che l’aveva vista, il fascino magico che Avery sprigionava non era diminuito di un briciolo. Lontano da lei, Guy si era quasi convinto di esserselo immaginato. Nessuna donna aveva un potere così grande.
Gli bastò un’occhiata per notare che Avery aveva recuperato il suo sangue freddo, se mai l’aveva perso. Sembrava uscita dalle pagine di una rivista patinata, sfogliando la quale ogni lettrice sarebbe corsa a comperare l’abito a fiori che indossava. La pelle, di un color oro miele, attirava le carezze. L’unica pecca in tanta perfezione erano le ciocche bionde sfuggite alle stanghette degli occhiali da sole, che le davano un aspetto arruffato... e suscitavano la voglia di baciarla.
«Avery» rispose, con quel tanto di gelo che indusse Blake a inarcare un sopracciglio.
«Voi due vi conoscete?»
«Avery mi ha aiutato a revisionare la lista dei vini al Baratin.»
La guardò con uno sguardo feroce che la sfidava a contraddirlo. E Avery, come aveva previsto, abbassò gli occhi. Traditrice. Sembrava che fosse passata un’eternità dal giorno in cui era entrata nella sua vita con la violenza di un uragano, e aveva dimostrato di essere altrettanto distruttiva. In realtà, erano passati poco più di due mesi dal giorno in cui si erano incontrati. Quattordici ore dopo il primo incontro, Avery era nel suo letto. Il giorno seguente lei aveva lasciato l’albergo dove risiedeva per trasferirsi nel suo appartamento. Due settimane più tardi se n’era andata.
Ciononostante, in quel momento, invece di vantarsi dell’ottimo lavoro che aveva fatto al Baratin, Avery voltò la testa e concentrò tutta la sua attenzione su Blake.
Dovrai passare sul mio cadavere.
Guy serrò le labbra. Lei poteva dimenticarsi di sedurre suo fratello. Un Jarrod era più che sufficiente.
Blake sorrise. «Ricordo che avevi accennato di aver assunto un sommelier freelance... non mi avevi detto che era uno schianto.»
Avery non l’aveva più degnato di un’occhiata, come se Guy fosse stato invisibile. E il suo gemello, un tipo di solito sbrigativo e pratico, non le aveva staccato gli occhi di dosso. Guy fremette per l’irritazione mentre le guance di lei diventavano di un delizioso color roseo.
Possibile che stesse simulando?
Una fossetta le apparve all’angolo della bocca. «Adulatore» disse, scoppiando in una risatina e dandogli un colpetto sul braccio.
Guy si accigliò.
Se non avesse smesso di flirtare con Blake, l’avrebbe trascinata via per rispedirla a Napa Valley. Non avrebbe permesso che si lasciasse nella sua scia la distruzione, come era già successo.
Avery Lancaster doveva vedersela con lui.
Lei scelse quel momento per allontanare la mano dal braccio di Blake e per scostarsi la frangia dalla fronte. Il gesto fece tendere il tessuto dell’abito sul seno, strappando una smorfia a Guy. Tipica tattica seduttiva femminile.
Lui era furibondo perché doveva ammettere di non esserne immune. Dandosi uno scrollone mentale, si costrinse a distogliere lo sguardo, solo per scoprire che il suo affascinante gemello stava ancora osservandola con divertito interesse.
Dannazione.
«Voi due dovete essere fratelli.» C’era un’ombra di stupore nella voce flautata che un tempo l’aveva fatto fremere di desiderio.
Guy borbottò qualcosa mentre Blake rispondeva prontamente: «Guy è il mio gemello».
«Sapevo che c’era qualcosa di familiare in te...»
«Gemelli dizigoti» precisò Guy, deciso a fare in modo che Avery la smettesse di esaminare Blake come se fosse un succulento filetto mignon. «Non identici.»
Lo sguardo che lei gli rivolse era accuratamente privo di espressione. «È buffo, non sapevo nemmeno che tu avessi un fratello, tanto meno un gemello» mormorò Avery. «O che tu fossi uno dei Jarrod di Aspen.»
Buffo? Avevano avuto una relazione. Appassionata. Esplosiva. Non c’era proprio niente di buffo. Poi, lei se n’era andata. Niente l’aveva obbligato a mettere a nudo la propria anima, dannazione.
«Adesso lo sai e, poiché è ovvio che sei interessata, sappi che ho anche altri due fratelli.» Gavin e Trevor erano ottimi partiti non meno di Blake.
Malgrado le labbra incurvate in un lieve sorriso, un’ombra le aveva oscurato gli occhi di un azzurro intenso, che avevano perso la vivacità che lui ricordava. In quel momento, in essi vi era un’insolita cautela.
Avrebbe dovuto essere preoccupata, a meno che non fosse sciocca.
E, malgrado l’aspetto di Barbie sexy, Avery non era mai stata stupida. In realtà, a giudicare da come erano andate le cose, era stato lui a fare la figura dello stupido.
Guy sbuffò pensando a come aveva lottato contro una paura primitiva e radicata, e si era sforzato di fare il romantico. Per lei. Come aveva organizzato il più tenero regalo di compleanno che si potesse immaginare. Una cena a base di tutti i piatti preferiti da Avery. Gamberetti in salsa rosa. Un’insalata con noci, formaggio piccante, pera e un goccio di zenzero. Ciliegie. Tiramisù. Ventisette candele bianche – quanti erano i suoi anni – brillavano intorno all’unico tavolo al centro della sala del Baratin, chiuso al pubblico per l’occasione.
Circondato dall’aroma dei soffici rollè che lui stesso aveva cotto in forno e dalla fragranza dei fiori disposti in alti vasi, Guy aveva aspettato.
E aspettato...
E mentre lui aspettava, impegnando il proprio cuore più di quanto avesse mai fatto, Avery stava seducendo Jeffrey Morse.
Quel grandioso gesto romantico gli era costato più dell’incasso di una serata. Gli era costato una settimana insonne e gran parte della propria autostima. E a due mesi di distanza il suo orgoglio non si era ancora ripreso.
Naturalmente, se Avery avesse saputo che lui era uno dei Jarrod del Jarrod Ridge di Aspen, Guy dubitava che avrebbe trasferito le sue attenzioni su Jeff, il suo socio d’affari, benché fosse l’intestatario di un cospicuo fondo fiduciario.
Ma l’argomento famiglia non era mai stato affrontato. Ne era mancato il tempo. Loro due o parlavano di vini e di lavoro... oppure si rotolavano a letto. E Guy si rallegrava che lei non l’avesse scoperto prima che lui avesse avuto il tempo di capire che tipo di donna fosse.
Avida e interessata.
Bene, aveva fatto un viaggio a vuoto.
Sforzandosi di ignorare le sue considerevoli doti fisiche, la trafisse con un’occhiata gelida. «Che cosa ci fai al Jarrod Ridge?»
Guy si pentì subito di non aver tenuto chiusa la bocca. Che importanza aveva per lui il motivo che l’aveva spinta a venire lì? Era ovvio che era a caccia di un altro ricco imbecille a un festival rinomato per attirare uomini facoltosi e famosi. Jeff le aveva dato il benservito quando era subentrato il senso di colpa per aver tradito un amico. Guy sapeva che avrebbe dovuto ringraziare mille volte il cielo per lo scampato pericolo.
Tranne che la gratitudine non era il sentimento predominante mentre Avery si passava la rosea punta della lingua sul labbro inferiore. In qualsiasi altra donna quel gesto avrebbe potuto suggerire ansia; in Avery era la quintessenza della seduzione femminile. La lingua sparì e Guy riprese a respirare. Subito dopo, lei socchiuse le labbra carnose, e lui non avrebbe potuto distogliere lo sguardo neanche se gli avessero puntato un fucile alla testa. In quel momento, la sua attenzione era tutta per la sexy Avery e la sua provocante e morbida bocca.
Stringendo le