Corteggiamento italiano: Harmony Collezione
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About this ebook
Il risveglio dal sogno di una notte può essere più dolce della notte stessa. Se la magia, al sorgere del sole, invece di dissolversi resta a scaldare il cuore.
Era stato un vero e proprio corteggiamento italiano: intenso, passionale, anche se troppo rapido. Ma Briana O'Connel era certa che l'incontro con il facoltoso Gianni Firelli fosse solo un episodio passeggero, non certo una cosa seria. Tempo dopo, però, Gianni si presenta alla sua porta con un'incredibile notizia, e un'altrettanto assurda proposta. Partire per l'Italia, alla volta della Sicilia, insieme a lui. Briana non sa cosa pensare, ma le circostanze la spingono ad accettare, dando il là a una serie di eventi inaspettati.
Sandra Marton
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Corteggiamento italiano - Sandra Marton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Sicilian Marriage
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Sandra Myles
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-151-5
www.harlequinmondadori.it
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1
Gianni Firelli si sentiva sempre più inquieto.
Erano le sei di un tiepido pomeriggio di maggio e lui era rimasto intrappolato alla festa in onore della nascita della figlia di Stefano Lucchesi per quella che gli sembrava ormai un’eternità.
La sala era troppo affollata, le voci troppo alte, e se qualcuno gli avesse mostrato un ennesimo bambino in lacrime, avrebbe dimenticato che la replica che ci si attende da parte di un gentiluomo a un tale affronto per il suo udito è comunque un sorriso. Fra neonati in fasce e bimbetti sgambettanti, ce n’erano a sufficienza per formare una squadra di football.
E come se ciò non bastasse, circa un’ora prima Tommaso Massini, uno dei suoi più vecchi e cari amici, aveva fatto la sua apparizione al fianco di una moglie molto, molto incinta.
Ci sei caduto anche tu, Tommy, aveva pensato Gianni mentre gli stringeva la mano, baciava le gote della moglie e sciorinava frasi di convenienza.
La bionda dalle gambe lunghissime era l’unico dettaglio interessante in tutto quel marasma, ma purtroppo era chiaro che fosse acida almeno quanto era bella.
Gettò uno sguardo al suo orologio e sospirò. Ancora pochi minuti e sarebbe stato libero di andare. Per il momento, avrebbe dovuto continuare a sorridere, a partecipare a conversazioni senza senso, e a chiedersi cosa poteva aver indotto Stefano a rinunciare alla sua libertà per diventare non solo un marito, ma anche un padre.
Personalmente, non aveva nulla contro i matrimoni o i bambini. Supponeva che anche lui un giorno avrebbe messo su famiglia, un giorno ancora molto lontano, però.
Vero, Stefano e Tommaso sembravano felici, ma questo non era abbastanza per spiegare perché due uomini attraenti e sani di mente avevano deciso di porre fine al loro celibato a poco più di trent’anni.
C’era forse una vena di follia nell’aria?
Era stato persino sul punto di porre quella domanda a Tommaso, ma sarebbe stato privo di tatto interrogare a tal proposito un uomo la cui moglie era così vicina al parto da sembrare sul punto di scoppiare, anche considerando che l’amicizia che lo legava a quello stesso uomo risaliva all’infanzia.
Lui, Tommy e Stefano erano cresciuti nelle strade di Little Italy, il quartiere di Manhattan, e anche se ormai si incontravano meno spesso, ognuno sapeva di poter contare incondizionatamente sugli altri.
Gianni uscì in terrazza e respirò a fondo l’aria frizzante. D’accordo, si disse, sarebbe rimasto rifugiato lì fuori, ammirando il Central Park da un’altezza di quaranta piani, e intanto avrebbe cercato di decidere se, più tardi quella sera, avrebbe fatto credere a Lynda di essere felice che i suoi due migliori amici avessero ovviamente perso il senno.
In un primo momento era stato tentato di declinare l’invito al battesimo. Aveva pensato di mandare un grazioso regalo accompagnato da un biglietto che spiegava i motivi della sua assenza, ma come avrebbe potuto disertare i festeggiamenti per la nascita della figlia di Stefano quando aveva già disertato quelli per il suo matrimonio?
Dunque, adesso era lì.
Ed era lì anche la bionda con le gambe lunghe.
Gianni scosse la testa. Perché continuava a rimuginarci? Perché in realtà non aveva null’altro a cui pensare, ragionò. La signora lo aveva colpito, per quanto in senso negativo. E poiché proprio non sapeva come ingannare il tempo, i suoi pensieri tornavano naturalmente a lei.
Una volta aveva sofferto terribilmente per un molare cariato. E per quanto si sforzasse, non riusciva a impedire alla punta della sua lingua di indugiare sul dente in questione.
Era, più o meno, la stessa cosa che gli stava succedendo ora.
Gianni lasciò vagare lo sguardo nell’enorme salone dei Lucchesi. La bionda chiacchierava con Karen, la moglie di Tommaso, come se fossero vecchie amiche. Non degnò lui neppure di uno sguardo.
Non che gli interessasse. La bionda non era il suo tipo. Preferiva donne minute, con i capelli scuri e molto femminili. Lynda era così. Era anche tutta curve, mentre la bionda era sottile come un giunco.
«Qualcosa da bere, signore?» gli propose un cameriere.
Gianni annuì. Prese un bicchiere di vino rosso dal vassoio e lo portò alle labbra.
La bionda era entrata nell’atrio del palazzo pochi istanti dopo di lui, ricordò. Le porte dell’ascensore privato che conduceva all’attico erano già quasi chiuse quando una mano sottile ed elegante le aveva bloccate. Non è il mio tipo, era stato il suo primo pensiero guardando la bionda. Le aveva sorriso con cortesia.
«Deve scusarmi. Non l’ho vista arrivare.»
Lei gli aveva rivolto una lunga occhiata circospetta. «Questo è un ascensore privato» aveva replicato poi.
«Infatti, lo è.»
«Conduce esclusivamente all’attico.»
«Per fortuna, visto che è lì che sto andando.»
«Ma il portiere...»
«Forse ora mi chiederà di mostrarle la mia carta di identità» l’aveva interrotta lui senza più sorridere. «O forse dovrei essere io a chiederle di esibire la sua.»
«Vado alla festa dei Lucchesi» aveva commentato la sconosciuta, il viso leggermente arrossato.
«Anche io. O, almeno, ci andrò quando lei si deciderà a entrare nell’ascensore.»
Senza replicare, la donna lo aveva raggiunto nella cabina.
«È un’amica di Fallon?»
«No» era stata la secca risposta della bionda.
«Allora di Stefano?»
«No.»
«Forse è una parente.»
«Credo che questi non siano affari suoi» aveva borbottato lei. «Inoltre, non sono interessata» aveva aggiunto, squadrandolo con occhi freddi come il ghiaccio.
«Le assicuro che anche io non...»
Le porte della cabina si erano aperte, evitandogli così di aggiungere che non solo non era interessato, ma che la trovava sgradevole e maleducata, e di conseguenza l’avrebbe volentieri mandata all’inferno. Stefano poi era apparso nell’atrio e la bionda gli era corsa incontro sorridendo.
Quindi la Principessa di Ghiaccio riservava i suoi sorrisi solo a pochi eletti, aveva dedotto lui. A Stefano, ma anche a sua moglie e alla sua bambina. In quel momento, infatti, la bionda strinse la piccola fra le braccia. Poi le pizzicò la gota paffuta e la bimba gorgogliò felice. A quel punto la bionda non si limitò a sorridere di nuovo, ma reclinò la testa e proruppe in una vera risata.
Una risata roca, profonda. In altre circostanze, decise Gianni, avrebbe potuto definirla seducente.
La osservò con maggiore attenzione, e si rese conto che aveva commesso degli errori nel giudicare il suo aspetto, errori di poco conto, ovviamente, ma lui era sempre attento ai dettagli. Per prima cosa, i suoi capelli non erano semplicemente biondi, ma di tutte le sfumature dell’oro. E non era magra. Snella sì, ma dotata di fianchi larghi e di notevole fondoschiena.
Poi lei alzò il bambino al di sopra della testa, e solo un cieco non avrebbe notato i seni pieni e tondi.
E l’assenza di un reggiseno.
Il vestito di seta verde che indossava le aderiva come una seconda pelle, evidenziando ogni particolare del suo corpo. Immaginò quel corpo nudo, lo immaginò reagire alle sue carezze, ai suoi baci...
Ma cosa gli veniva in mente, redarguì se stesso scuotendo la testa. Erano a un battesimo, non a una convention di cuori solitari. Mosse qualche passo per raggiungere la balaustra e si concentrò sui grattacieli che si stagliavano contro il cielo tinto di colori pastello dai raggi del sole al tramonto.
«Bella, vero?»
Stefano si era materializzato alle sue spalle, un gran sorriso sulle labbra e una bottiglia di vino in mano.
Gianni gli tese il suo bicchiere. «I miei pensieri sono così ovvi?» si informò.
Stefano riempì il bicchiere. «Ovviamente, ma chi non resterebbe affascinato da un tale schianto?»
«Ora non esageriamo» commentò Gianni. «È attraente, posto che ti piaccia il tipo.»
«Attraente?»
Gianni annuì. «Sì, attraente. Ha tutte le curve al posto giusto, ma questo non la rende necessariamente bella.»
«Stai scherzando, vero?» chiese Stefano, guardandolo come avrebbe guardato uno che era improvvisamente impazzito.
«Perché dovrei scherzare? Sono serio, molto serio. Inoltre, ha lo stesso fascino di una tarantola.»
Un’ombra passò sul viso di Stefano. «Per tua fortuna siamo amici da tanto tempo, Firelli, altrimenti sarei costretto a darti una lezione» affermò.
«Ma che ti prende? Ti offendi solo perché non mi piace una donna?»
«Certo, perché questa particolare donna è... Questa particolare donna è... Ma di quale donna stai parlando?»
Era questo che accadeva a un uomo quando si sposava e diventava padre? Perdeva la ragione oltre che la libertà? «La bionda, naturalmente» spiegò Gianni. «Quella che ti ha salutato con tanto slancio. A proposito, Fallon non trova nulla da obiettare a questo tipo di... intimità?»
Stefano sgranò gli occhi, poi reclinò la testa e scoppiò a ridere.
«Splendido» borbottò Gianni contrariato. «Sono contento che mi trovi divertente.»
«La bionda!» esclamò Stefano.
«Infatti» confermò Gianni. Appoggiò il bicchiere su un tavolino di ferro battuto e si incamminò verso il salone.
Stefano gli afferrò un braccio. «Io stavo parlando di mia figlia» disse.
«Tua figlia? Stavi parlando di tua figlia?»
«Sì, certo, di Cristina. E tu hai pensato che mi stessi riferendo a una donna.»
«Diavolo» mormorò Gianni. Tornò ad appoggiarsi alla ringhiera. «Sono proprio un idiota.»
«Su questo siamo perfettamente d’accordo» commentò Stefano, poi tacque per qualche istante. «Dunque, di quale bionda si tratta?»
«Non ha importanza» replicò Gianni, agitando una mano in aria. «Quella che ti ha gettato le braccia al collo quando è arrivata» aggiunse però subito dopo.
«Una descrizione insufficiente, Firelli. Tutte le donne mi gettano le braccia al collo.»
«Meglio che tua moglie non ti senta quando parli così.»
«Cosa non dovrebbe sentire sua moglie?» intervenne Fallon mentre si avvicinava ai due uomini. «Gianni, è un piacere vederti.»
«Il piacere è reciproco» confermò Gianni baciandole le guance. «Non pensavo che fosse possibile, ma la maternità ti ha reso ancora più bella.»
«Voi siciliani!» esclamò Fallon. «Sempre così galanti. Sapete come adulare una donna.»
«Alcune donne» precisò Stefano. «Sembra che una delle nostre ospiti abbia rinunciato al privilegio di aggiungere il suo