Sette notti col dottore: Harmony Bianca
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Per la neurologa Beau Judd il Corso di Medicina di Emergenza in Condizioni Estreme nel Parco di Yellowstone è l'occasione per sperimentare qualcosa di veramente nuovo. Ma il viaggio attraverso mezzo mondo la conduce solo più vicino al proprio passato e all'uomo che le ha spezzato il cuore.
Dodici anni prima il dottor Gray McGregor aveva anteposto la felicità della donna che amava alla propria e senza una spiegazione aveva lasciato Beau proprio alla vigilia delle nozze. Adesso trovarsela davanti è un vero e proprio shock ma, superata l'emozione iniziale, Gray si rende conto che non avrà una seconda occasione per rimediare agli errori del passato e che gli restano sette giorni - e sette bollenti notti - per riconquistarla.
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Sette notti col dottore - Louisa Heaton
successivo.
1
Wow! Questo posto è splendido!
La dottoressa Beau Judd parcheggiò l'auto in un posto vuoto all'esterno della Gallatin Ranger Station nel Parco Nazionale di Yellowstone. Spense il motore, guardò fuori del finestrino e si lasciò sfuggire un sospiro di soddisfazione.
Era il luogo giusto, quello che lei aveva cercato. Un ritorno alla natura. Un'enorme area ancora selvaggia, con grandi zone pianeggianti ricche di fiori selvatici giallo oro, antiche formazioni di massi affioranti, foreste di pini e di abeti, splendidi cieli azzurri e quel tipo di clima estivo che gli abitanti della Gran Bretagna potevano solo sognare.
Recuperò la sua guida e si mise a sfogliarla velocemente, decisa a utilizzare ogni momento libero per imparare il più che poteva del posto dove si trovava. Come si chiamavano quei fiori dorati che si aprivano verso il cielo come dei piccoli girasoli? Beau scorse rapidamente le note della sezione relativa alla flora e alla fauna e sorrise.
Balsamorhiza sagittata. Perfetto!
Cominciò a leggere il testo sotto la foto del fiore e il suo sorriso si allargò.
I nativi americani erano soliti usare di frequente la linfa di questi fiori come antisettico locale.
Lei non era forse lì per imparare? E allora quella pianta rappresentava un inizio perfetto per il Corso di Medicina di Sopravvivenza in Condizioni Estreme. Era stata per troppo tempo rintanata in reparti e sale operatorie d'ospedale. A operare per ore in piedi pazienti al cervello, a studiare lastre o risonanze magnetiche, a riferire brutte notizie in stanzette claustrofobiche, a vivere in ambienti asettici senza poter vedere il cielo e riempirsi i polmoni di aria fresca.
L'ospedale era diventata la sua vita. Aveva cominciato a non ricordare più che aspetto avesse il suo appartamento. Aveva passato troppe notti a dormire nella stanza del medico di guardia, troppe ore con i pazienti e i loro familiari tanto che ormai faticava a sapere chi fosse. A parte i colleghi di lavoro, non aveva amici, persone di cui le importasse veramente.
Avrebbe dedicato a se stessa tutta la settimana che stava per iniziare. Voleva riscoprire le radici della medicina, ritrovare il piacere di passeggiare. Era un'attività che aveva sempre amato, ma ormai erano anni che non indossava più un paio di scarponcini da trekking.
Aveva passato anni a costruirsi una reputazione e a perfezionare le sue abilità mediche ed era diventata uno dei neurochirurghi più quotati di Inghilterra. Era giunto il momento di prendersi una pausa, di ritrovarsi, di fare quello che amava. Studiare e passeggiare in uno dei più bei posti del pianeta.
Beau scese dall'auto e si riempì i polmoni della fresca aria di montagna. Poi aprì il bagagliaio e recuperò il suo zaino. Era nuovo come la tenda, i vestiti, il suo equipaggiamento. E tutto di colori coordinati sui toni del rosso come i suoi lunghi capelli ramati, si disse sorridendo mentre se li legava perché non le ricadessero sul viso.
La prima escursione sarebbe cominciata proprio quel giorno e lei voleva essere pronta. Non voleva che ci fossero dei ritardi per causa sua e sperava di trovare degli amici e forte di quella esperienza cominciare a pensare a come realizzare il suo ultimo sogno. Passare una stagione estiva al campo base dell'Everest.
Indossò lo zaino, si regolò gli spallacci, chiuse il bagagliaio e l'auto. Poi infilò un paio di occhiali da sole e si diresse alla sede dei ranger del parco per registrarsi e cominciare a conoscere i suoi compagni. Sperava di non essere l'ultima ad arrivare e per questo aveva lasciato Bozeman una buona ora prima del necessario.
Salutò l'addetta alla reception e fornì le sue generalità.
«Benvenuta, dottoressa Judd» la accolse la ragazza dopo avere spuntato il suo nome dalla lista che aveva sul tavolo. «Gli altri sono dentro. Si accomodi e si serva dei rinfreschi. Saranno gli ultimi che vedrà per un po'» concluse sorridendo.
Con un gran sorriso stampato in viso, Beau si diresse verso la porta della stanza da dove proveniva il brusio delle conversazioni.
Era arrivato il momento in cui la sua vita sarebbe decisamente cambiata! Avrebbe fatto nuove esperienze: riscoprire le basi della medicina e partecipare a un corso di sopravvivenza.
Entrò nella stanza e il sorriso le si gelò appena si rese conto di chi c'era.
Un uomo che lei sperava di non vedere mai più.
Gray McGregor.
Perché lui era lì, in quella piccola stazione dei ranger nel Parco di Yellowstone? Perché diavolo non era dove avrebbe dovuto essere, a Edimburgo in Scozia?
Strinse la maniglia della porta perché improvvisamente il suo equilibrio era diventato precario all'apparizione inaspettata dell'uomo che le aveva spezzato il cuore. O era un suo clone?
Possibile che di tutti i parchi che c'erano al mondo avesse scelto proprio quello?
Si chiese da quanto tempo non vedeva Gray, ma il suo cervello era andato in corto circuito e anche la capacità di sommare i numeri dei mesi e degli anni in quel momento sembrava essersi dileguata.
Quando si accorse di Beau, anche il sorriso che il clone che le stava davanti aveva stampato in faccia scomparve di colpo. Gli occhi gli divennero due fessure e la mascella si serrò.
Per un attimo il brusio delle conversazioni si abbassò quando i presenti intuirono un cambio nell'atmosfera generale, ma tutti decisero di ignorarlo e immediatamente ogni cosa tornò come prima.
Beau si sentì afferrare da un'ondata di ricordi! Le ore trascorse a prepararsi a casa ridendo e scambiando battute con la parrucchiera e l'estetista perché capelli e trucco dovevano essere perfetti. E poi il tempo passato davanti allo specchio con la sarta per sistemare abito e velo prima che il fotografo fosse autorizzato a fare le fotografie.
Rivisse la gioia e l'eccitazione di quella giornata, la posa per ogni foto, il senso di anticipazione mentre nella sua mente già si vedeva percorrere la navata della chiesa, l'espressione d'amore con cui lui l'avrebbe guardata in piedi accanto a lei di fronte al celebrante...
Soltanto che lui in quella chiesa non ci sarebbe mai andato! Accidenti.
Che dolore le aveva procurato quell'uomo!
Era un po' cambiato da come se lo ricordava. Allora era perfettamente rasato e i capelli neri erano più lunghi e sempre un po' arruffati. Invece l'uomo che le stava davanti aveva i capelli più corti e con un taglio più alla moda e portava una barba perfettamente spuntata e rossa come i capelli di lei. E la stava guardando a bocca aperta, stupito quanto lei.
Ma Beau non avrebbe mai permesso che capisse quanto l'aveva fatta soffrire!
Distolse lo sguardo da lui cercando di ignorare l'istinto di correre via e si diresse verso un altro degli escursionisti, una donna con una polo verde scuro.
«Salve, sono Beau. Piacere di conoscerti.»
Gli voltava le spalle, ma sentiva il suo sguardo su di sé. L'idea dei suoi occhi che andavano su e giù lungo il suo corpo la turbò profondamente. Si sforzò di resistere all'impulso di girarsi e di mettersi a urlare contro di lui e si costrinse a concentrarsi sulle parole di risposta dell'altra escursionista
«... sono felice di incontrarti! E mi fa piacere che ci sia un'altra donna nel gruppo. Con te siamo in tre.»
Beau le fece un gran sorriso. Il nome della donna le era sfuggito, impegnata com'era a non mettersi a digrignare i denti e stringere i pugni mentre il suo cervello le gridava tutte le parole orribili che avrebbe potuto scagliare contro Gray.
Cosa diavolo ci faceva lì? Sicuramente non per seguire lo stesso corso cui si era iscritta lei.
E invece sì. Altrimenti non sarebbe stato in quella stanza. E pensare che a lei erano occorsi mesi per organizzare quel viaggio.
Dopo essersi resa conto che aveva bisogno di cambiare aria, aveva passato le serate a navigare sul web, a consultare siti, a farsi spedire opuscoli finché si era convinta che quello era il posto ideale, il corso perfetto per lei, l'antidoto per quello che era diventata la sua vita.
Era abbastanza lontano da Oxford, il posto dove viveva e lavorava, per non correre il rischio di incontrare qualcuno che conosceva. E poi se si escludevano i suoi familiari e i suoi colleghi chi conosceva? E chi poteva avere previsto un viaggio al Parco di Yellowstone, a parte lei? Nessuno, ovviamente. Quante potevano essere le possibilità che Gray avesse deciso di fare la stessa cosa? Meno di zero... Eppure era lì.
Perché era successo? Aveva trascorso anni cercando di dimenticare quel maledetto scozzese con quel suo irresistibile sorriso e quegli occhi seducenti.
Undici anni, quasi dodici ormai. Undici anni di silenzio. Perché non aveva mai cercato di contattarla, di scusarsi, di fornire una qualunque spiegazione?
Esteriormente stava ancora sorridendo, apparentemente attenta a quello che le stava dicendo l'altra escursionista, ma dentro di sé non riusciva a reprimere il desiderio di vederlo gettarsi in ginocchio davanti a lei e chiederle perdono.
Non ti ho mai perdonato, Gray.
Beau raddrizzò le spalle, inspirò a fondo e concentrò la sua attenzione sull'altra escursionista. Si chiamava Claire e stava raccontando di uno dei trekking che aveva percorso, precisamente il sentiero della foresta nazionale degli Allegheny, quello noto come Maah Daah Hey nel Nord Dakota...
«Veramente notevole. E hai attraversato da sola tutti questi sentieri?» chiese Beau continuando a ripetersi di prestare attenzione solo a lei, ignorando la presenza di Gray.
«Certo! Sono convinta che camminare da soli permetta di gustare al meglio le bellezze dei posti.»
«E cosa ti ha spinto a partecipare a questo corso?»
«Il buon senso. Durante le mie escursione ho incontrato un mucchio di camminatori più anziani di me. E su un tratto del sentiero sugli Appalachi, è capitato che un tizio svenisse davanti a me. Fu un attimo e io non sapevo cosa fare! Per fortuna uno del suo gruppo era un paramedico in ferie e riuscì a stabilizzarlo fino all'arrivo dei soccorsi. Non si può mai sapere quando ti può succedere di rimanere intrappolato nel bel mezzo del nulla senza assistenza medica.»
Beau assentì.
«E tu, Beau? Cosa ti ha spinto a iscriverti a questo corso?»
«Avevo voglia di ricominciare a camminare in un bel posto, ma dove potessi anche imparare qualcosa. Prima o poi voglio andare a lavorare nell'ospedale tenda al campo base dell'Everest.»
«Mio Dio, sei più coraggiosa di me. Anche tu sei infermiera?»
«Sono un medico specializzato in Neurologia.»
«Accidenti! Scommetto che ci farai vergognare tutti. Promettimi che non ti metterai a ridere quando proverò a bendare qualcuno per la prima volta.»
Beau non credeva che avrebbe riso di nessuno. Le sue aspettative su quella vacanza erano cambiate di colpo quando si era trovata davanti Gray.
Gli avrebbe fatto capire quanto la seccasse la sua presenza. Non aveva più nemmeno un grammo delle sue energie da sprecare per quell'uomo. Gli aveva dedicato fin troppo tempo e adesso la sua vita era cambiata. Non era più la povera Beau dal cuore infranto piantata ai piedi dell'altare. Era la dottoressa Judd. Neurologa stimata dai suoi colleghi, con pubblicazioni su tutte le migliori rivista mediche, pluripremiata, all'avanguardia. Insomma un'autorità nel suo campo.
Non voleva avere nulla a che fare con lui per tutta la settimana seguente e