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Carezze e sussurri: Harmony Collezione
Carezze e sussurri: Harmony Collezione
Carezze e sussurri: Harmony Collezione
Ebook163 pages2 hours

Carezze e sussurri: Harmony Collezione

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About this ebook

Quando aveva letto l’inserzione sul giornale locale, Bethany Burke non voleva credere alla sua abilità, ma ora è felice di aver assunto il magnetico cowboy Colt McClure come tuttofare nel suo ranch. Lui ha davvero un carisma speciale con i cavalli, che istruisce con un linguaggio fatto di carezze, sussurri, incoraggiamenti. Bethany si sente attratta da lui, ma non riesce a non ascoltare il proprio sesto senso. Colt nasconde “qualcosa”. Per sapere la verità, prova...
LanguageItaliano
Release dateJan 9, 2017
ISBN9788858960103
Carezze e sussurri: Harmony Collezione
Author

Pamela Browning

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Carezze e sussurri - Pamela Browning

    successivo.

    1

    Colt McClure spronò il cavallo, spingendolo al galoppo. Pregustava già la birra fresca che lo aspettava nella sacca appesa alla sella. Il vento torrido alzava la sabbia rossa dal terreno, e nonostante la protezione del cappello a tesa larga, si sentiva il viso coperto di polvere.

    Avvicinandosi alla casa notò una ragazza, o forse una bambina, in piedi sotto la veranda. Si faceva schermo con una mano per proteggersi dal sole.

    Colt fermò il cavallo davanti alla casa.

    La ragazza gli si avvicinò. Be', di certo non era una bambina. Era una donna, e lo fissava con due occhi color acquamarina.

    «Bethany Burke?» domandò.

    La donna aveva lunghi capelli biondi, che incorniciavano il viso abbronzato. Quando scosse la testa in segno di assenso, i riccioli color miele ondeggiarono sulle sue spalle. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era stato così vicino a una donna, pensò Colt. Bene, questa era un'altra cosa cui avrebbe posto rimedio, si disse. Aveva un sacco di progetti per il futuro, e Gompers, Texas, sembrava essere il posto ideale per realizzarli.

    «Sono il cowboy che ha ordinato per posta» disse. Non riusciva a staccare gli occhi da lei. Non aveva mai visto una donna così bella. «Mi ha scritto, ricorda? Ha detto che cercava un aiuto per il ranch.»

    Si rese conto che la sua voce suonava roca. Non aveva avuto molte occasioni di fare conversazione in prigione.

    «Sì, lo so. Solo, non l'aspettavo oggi» replicò lei.

    «Sono arrivato a cavallo dalla città. Ho trovato un passaggio da Oklahoma City. Alcuni contadini avevano un posto libero per me e Buckaroo.»

    Era piccola e minuta, ma il suo corpo era femminile sotto gli abiti da lavoro. Non portava il reggiseno. Non poté fare a meno di notarlo, aveva la camicia slacciata...

    Bethany si accorse dello sguardo di lui, e innervosita accostò i lembi della camicia.

    «Dove alloggerò?» le chiese. Il ranch era in uno stato di incuria evidente: persiane penzolanti, steccati rotti. Chissà che altro. Certo il lavoro non sarebbe mancato.

    Lei fece un cenno verso la casa. «C'è un appartamento sopra il granaio. Non ho avuto tempo di ripulirlo, mi dispiace. Se avessi saputo che stava arrivando...»

    «Non ha importanza, lo pulirò io. Comincio domattina.» Fece un breve cenno con la testa, e prese il cavallo per condurlo alle stalle.

    «Non mi ha detto come si chiama» gli chiese.

    Si girò verso di lei, e la sua ombra le oscurò il viso. «McClure» disse. «Clayton McClure. Mi chiamano Colt.»

    «Bene, allora l'aspetto alle sette domattina, signor McClure. Parleremo del suo lavoro a colazione.»

    «Perfetto» replicò lui.

    Sentì il suo sguardo che lo seguiva fino al granaio, ma non si voltò.

    L'appartamento consisteva in una stanzetta con un minuscolo bagno. Tutto era coperto di un sottile strato di polvere. La polvere era scontata in Texas. I mobili erano semplici, senza fronzoli. Poteva andare.

    Si fece una doccia, poi stese la coperta sul materasso. L'aria era afosa, nonostante la finestra spalancata. Si addormentò immediatamente.

    Bethany Burke era rimasta immobile a guardarlo.

    Quando era comparso all'orizzonte, avvolto in una nuvola di sabbia, l'aveva preso per un miraggio. Aveva quasi dimenticato di aver risposto a quella strana inserzione.

    Eppure, doveva ammettere che a giudicare dall'aspetto, non avrebbe potuto chiedere di meglio. Stava seduto a cavallo come se ci fosse nato. Aveva una figura asciutta e scattante, senza un grammo di grasso superfluo. Le spalle larghe e le braccia muscolose testimoniavano l'abitudine alla fatica. E aveva occhi affamati. Si sorprese per quel pensiero. Perché affamati? Quegli occhi non erano solo affamati, erano duri come una lama. Un leggero brivido la percorse, nonostante i trentacinque gradi all'ombra.

    «Chi è l'uomo che ho visto entrare nel granaio?»

    Bethany si girò verso Frisco, il suo sovrintendente, che si avvicinava. Jesse James, il collie, gli stava alle calcagna.

    «L'ho assunto per darci una mano qui al ranch» rispose Bethany. «Si chiama Colt McClure. Ho risposto a una sua inserzione.»

    «Che inserzione?»

    Bethany scalzò un sasso con la punta dello stivale, evitando di incontrare lo sguardo di Frisco. «Ho fatto una specie di acquisto per corrispondenza» mormorò.

    «Di cosa stai parlando?» indagò Frisco, sospettoso.

    «Lui aveva messo un'inserzione, e io ho risposto. Tutto qui.»

    Frisco la prese per un braccio. Aveva un'espressione incredula dipinta sul volto. «Vuoi dire che hai ordinato quel tizio con uno di quei cataloghi che ricevi sempre per posta?»

    «Be', era sul Cattle Rancher's Journal, un trafiletto con tanto di bordo nero, non ho potuto non vederlo» rispose imbarazzata.

    «Se vuoi la mia opinione, sei in cerca di guai.»

    «Non te l'ho chiesta, infatti. Ascolta, abbiamo bisogno di una mano, e ne abbiamo un bisogno disperato.»

    «Io faccio del mio meglio» replicò Frisco, sulla difensiva. «Lo so che sto invecchiando, ma non sono ancora pronto per la pensione.»

    Bethany gli passò un braccio intorno alle spalle magre, domandandosi quale fosse il modo migliore per affrontare il discorso. Non voleva che Frisco perdesse fiducia in se stesso, ma dopo il malore che l'aveva colpito qualche mese prima, era necessario convincerlo a riposare di più.

    «Voglio che te la prendi comoda perché questi sono gli ordini del dottor Hogan, e lo sai anche tu. Non potrei sopportare che ti accadesse qualcosa.»

    «Così inviti un perfetto sconosciuto a vivere a casa tua. Per giunta, quel tipo ha un'aria poco rassicurante. Dovrebbe radersi, almeno, e anche i capelli sono troppo lunghi.»

    «Non possiamo permetterci di scegliere i dipendenti in base al loro aspetto. Qui abbiamo già avuto persone non troppo amiche del rasoio.» Cercò di non pensare allo sguardo di Colt McClure.

    «Già, e uno di loro ha pensato bene di farsi una passeggiata con un cavallo non suo, mentre un altro ha distrutto la macchina. Questo è ciò che capita quando si assumono degli sconosciuti.»

    «Senti, non è il caso di metterci a litigare ora. Sai meglio di me che nessuno vuole lavorare qui, a causa di quello che va dicendo in giro Mott. Per come la vedo, non abbiamo scelta.»

    Mott era il cugino di suo marito, e sembrava deciso a vedere il ranch Banner-B andare a rotoli.

    «Vedremo come se la cava al lavoro» borbottò Frisco a quel punto.

    Soprappensiero, Bethany grattò Jesse dietro le orecchie. Il cane smise immediatamente di agitare la coda e alzò la zampa contro l'aiuola di girasoli che lei coltivava da settimane. Secondo Frisco era un segno di contentezza. In realtà era un'abitudine esasperante, come quella di dare la caccia a tutti i gatti che vedeva.

    Aveva tentato di addestrarlo come cane da mandria, ma sin dall'inizio Jesse aveva dimostrato di non voler avere nulla a che fare con quelle stupidaggini.

    «Sarà meglio che vada a cercare quell'arnese per piantare i pali. Pensavo di cominciare a costruire il recinto domani» disse a Frisco.

    «Non farei affidamento su quel tizio» le ricordò.

    Bethany si allontanò. Aveva promesso a Justin che il ranch Banner-B sarebbe stato un successo. Ci riuscirò, si disse. Non importa come.

    Il mattino dopo, alle sei e quindici precise, Bethany scese in cucina per preparare il caffè. Non aveva bisogno di puntare la sveglia, da anni ormai si alzava a quell'ora. Oggi però era diverso. Doveva parlare a Colt McClure.

    Sorseggiò il caffè caldo, ascoltando il canto degli uccelli e i familiari rumori del ranch che si svegliava. Una nebbiolina era ancora sospesa sui pascoli, in attesa che il sole spietato del Texas si alzasse in tutta la sua gloria.

    Quando era arrivata al Banner-B, Bethany aveva odiato il Texas. Non sopportava quel caldo soffocante, per non parlare del cibo. Eppure, dopo un difficile periodo di adattamento, aveva finito per apprezzarne i grandi spazi selvaggi. Si era anche abituata al cibo piccante.

    Per prima cosa si sarebbe accertata che quel McClure sapesse piantare i pali per il recinto.

    Prima di sposare Justin Burke e cominciare la sua nuova vita come moglie di un proprietario di ranch, Bethany faceva l'impiegata. Lavorava in un ufficio a Wichita, indossava tailleur e tacchi alti e passava i pomeriggi a scegliere cosmetici nelle più eleganti profumerie.

    Adesso faceva la mandriana, cavalcava e guidava un vecchio pick-up sulle piste sassose del Banner-B. L'unica concessione alla civetteria era l'acquisto per corrispondenza di quantitativi impressionanti di crema idratante. I suoi sogni a occhi aperti riguardavano sempre e solo il futuro del ranch che Justin aveva ereditato dal padre. Far prosperare quella proprietà richiedeva l'impegno di tutta una vita.

    Ma io ho solo trent'anni! Spesso veniva presa dallo sconforto pensando alla responsabilità che si era assunta. La sua famiglia era lontana, e gli amici a Wichita non avrebbero compreso la sua scelta di vita. Spesso Bethany si sentiva profondamente sola.

    L'inconfondibile rumore di stivali sul legno del portico interruppe le sue meditazioni.

    «Signora?» Colt McClure si affacciò dalla porta sul retro. Bethany si rese conto con imbarazzo che indossava solo una corta vestaglietta di ciniglia.

    «Le avevo detto alle sette!» esclamò brusca, cercando di allungare i lembi dell'indumento verso le ginocchia.

    «Senza offesa, signora, ma sono qui per lavorare. Non ho problemi a iniziare presto al mattino.»

    «Bene» replicò lei. Controllò la propria immagine riflessa nel vetro del forno. La vestaglia camuffava le sue curve, e, pur essendo troppo corta, non risultava particolarmente provocante. Rassicurata, lo invitò a entrare in cucina.

    Gli versò una tazza di caffè mentre Colt McClure si sedeva su una sedia all'estremità opposta del tavolo. Emanava un tenue profumo di sapone e cuoio, e aveva tentato di domare i folti capelli neri bagnandoli. Aveva un'aria molto meno selvaggia del giorno prima; si era accuratamente rasato, e nei suoi occhi non compariva traccia dell'insolenza che Bethany aveva notato.

    Certo il suo aspetto non aveva nulla di rassicurante, con quella cicatrice che gli attraversava una guancia.

    Ma l'impressione che si ricavava guardandolo era di un uomo dalla forza fisica non comune. Spalle larghe, stomaco piatto e lunghe, lunghissime gambe. I jeans, resi morbidi dall'usura, mettevano in evidenza le cosce muscolose. Non c'è motivo per notare le sue cosce, si rimproverò.

    «Zucchero? Panna?»

    «Nero» rispose. Bethany gli mise il caffè di fronte.

    «Ha detto di avere già lavorato in un ranch» azzardò mentre mescolava uova latte e farina per preparare l'omelette.

    «Sissignora» replicò lui con quella sua voce aspra.

    Se voleva ulteriori informazioni sul suo nuovo aiutante, avrebbe dovuto strappargliele con le tenaglie.

    «Che tipo di lavoro?»

    «Be', il solito. Marchiare e curare il bestiame, riparare le recinzioni, pulire le stalle. Addestrare i cavalli...»

    «Qual è il suo metodo per addestrare i cavalli?» domandò.

    Lui la osservò socchiudendo gli occhi, come se sospettasse una domanda trabocchetto. «Cosa intende per metodo, signora?»

    «La prego, non mi chiami signora. Mi chiami solo Bethany, come fanno tutti qui... Le ho chiesto del suo metodo di addestramento dei cavalli» gli ricordò.

    «Non direi che sia un metodo vero e proprio. Diciamo che lo considero più una forma di educazione. È quasi come con un bambino: è necessario instaurare un rapporto di fiducia con lui se si vuole ottenere un buon risultato.»

    Bethany si stupì di quel lungo discorso, e lo sbirciò con la coda dell'occhio. «Ha addestrato molti cavalli?» chiese.

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