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La rivincita del greco: Harmony Collezione
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Ebook170 pages2 hours

La rivincita del greco: Harmony Collezione

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About this ebook

Dopo che suo padre è stato arrestato per frode, Letty Spencer non solo è diventata la più odiata ex socialite di Manhattan, ma è stata anche costretta a lasciare l'unico uomo che avesse mai amato. Adesso, dopo dieci anni, Darius Kyrillos è tornato per riaverla indietro.



Darius non è più il figlio dello chauffeur della fa-miglia Spencer, adesso è un uomo ricco e influente, determinato a portare a termine la propria vendetta. Ma la sete di rivalsa nei confronti di Letty non è nulla in confronto al desiderio di assaggiare ancora una volta le sue labbra.
LanguageItaliano
Release dateOct 20, 2017
ISBN9788858971390
La rivincita del greco: Harmony Collezione
Author

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La rivincita del greco - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    Letty Spencer uscì dalla tavola calda di Brooklyn e si strinse nelle spalle per difendersi dall'aria gelida di quella sera di febbraio.

    Non era stata una buona giornata.

    Letty rabbrividì nell'impermeabile leggero e chinò la testa mentre i fiocchi di neve le colpivano il viso.

    «Letitia.»

    Chi aveva parlato con voce bassa e profonda era alle sue spalle.

    Nessuno la chiamava più con quel nome, nemmeno suo padre.

    Letitia Spencer era stata l'ereditiera viziata di Fairholme. Letty era solo una cameriera di New York che si dava da fare per far quadrare i conti.

    E quella voce le ricordava...

    Stringendo con forza la borsetta, Letty si girò lentamente e rimase senza fiato.

    Darius Kyrillos era in piedi accanto a un'elegante auto sportiva nera.

    Capelli e occhi scuri, più bello di quanto lei lo ricordasse e incredibilmente affascinante nell'abito di sartoria e il cappotto scuro, illuminato dal riverbero di un lampione e avvolto dai fiocchi di neve.

    Per un attimo Letty rimase a fissarlo, incredula.

    Darius? Lì, a New York?

    «Hai visto?» le aveva detto proprio quella mattina suo padre, indicando il giornale posato sul tavolo della minuscola cucina. «Darius Kyrillos ha venduto la sua compagnia per cinquecento milioni di dollari!»

    Aveva alzato lo sguardo velato dagli antidolorifici su di lei, il braccio fratturato di recente appeso al collo.

    «Dovresti chiamarlo, Letty. Dovresti far rinascere quello che c'era fra voi.»

    Dopo dieci anni, suo padre aveva pronunciato ad alta voce il nome di Darius.

    Aveva infranto il loro tacito accordo.

    Lei si era affrettata a uscire, sostenendo che era in ritardo.

    Non aveva pensato ad altro per tutto il giorno, era stata talmente assorta da dimenticare delle ordinazioni e rovesciare un piatto di uova e pancetta su un cliente.

    Era un vero miracolo se non aveva perso il lavoro.

    No, si disse in quel momento.

    Il vero miracolo era quello davanti a lei.

    Darius.

    Fece un passo verso di lui con gli occhi sgranati.

    «Darius?» sussurrò. «Sei proprio tu?»

    Lui le andò incontro come un'ombra nella notte.

    Vedeva la condensa del suo respiro come fumo bianco, poi Darius si fermò troneggiando su di lei.

    Per un attimo, Letty ebbe la sensazione che se l'avesse toccato lui sarebbe scomparso.

    Fu Darius a toccarla.

    Allungò una mano e le accarezzò un ricciolo castano sfuggito alla coda di cavallo.

    «Sei sorpresa?»

    Quella voce bassa e profonda, che tradiva l'accento di un'infanzia trascorsa in Grecia, procurò un brivido lungo la schiena a Letty.

    Non stava sognando.

    Darius era lì.

    L'uomo che lei aveva tentato di dimenticare negli ultimi dieci anni.

    L'uomo che aveva sognato notte dopo notte.

    Era davanti a lei in carne e ossa.

    «Cosa ci fai qui?»

    Lui la guardò con uno sguardo famelico.

    «Non ho saputo resistere.»

    Mentre muoveva la testa, il lampione illuminò il suo volto.

    Non era cambiato, constatò Letty meravigliata.

    Sembrava che gli anni non fossero trascorsi per lui, mentre su di lei avevano lasciato il segno.

    Era lo stesso uomo che lei ricordava, quello che lei un tempo aveva amato con tutta l'innocenza dei suoi diciotto anni.

    Una storia d'amore proibita.

    Una storia che l'aveva portata a sacrificare la propria felicità per salvare quella di Darius.

    Lui le sfiorò la spalla e Letty provò un'emozione talmente forte che per un attimo fu sul punto di chiedergli perché avesse atteso così tanto.

    Lei aveva quasi abbandonato la speranza.

    Vide lo sguardo di Darius indugiare sul suo vecchio soprabito e sulla sua uniforme da cameriera.

    Indossava anche delle antiestetiche calze di nylon e delle scarpe bianche ortopediche orribili da vedere, ma pratiche per poter stare in piedi tutto il giorno.

    «Non sono in condizioni di uscire» mormorò lei arrossendo.

    «Non conta come sei vestita» disse lui. «Andiamo» aggiunse con uno strano tono di voce.

    «Dove?»

    Lui la prese per mano e d'un tratto lei non sentì più il freddo o la neve sul volto.

    Era come se il fuoco le scorresse nelle vene e il calore la attraversasse dalla testa ai piedi.

    «Nel mio attico in centro» rispose lui. «Vuoi venire?»

    «Sì...» sussurrò lei.

    Lui sorrise mentre le apriva la portiera della sua auto scintillante.

    Letty si sedette e inspirò il profumo dei sedili di pelle.

    Quell'auto costava più di quanto lei avesse guadagnato servendo ai tavoli per dieci anni.

    Con cautela sfiorò la pelle color crema e si stupì che fosse così morbida.

    Darius mise in moto e l'auto si lanciò nel traffico, lontano dal quartiere dove viveva Letty, lungo Park Slope e Brooklyn Heights sino al ponte di Manhattan e finalmente in quella parte di New York che attirava turisti da tutto il mondo e che rendeva magica quella città: Manhattan.

    Letty avvertiva la presenza magnetica di Darius accanto a lei.

    «E così» esordì lui, «tuo padre è uscito di prigione.»

    Lei si morse un labbro e lo guardò con esitazione.

    «Sì, è a casa da qualche giorno.»

    Darius squadrò il suo vecchio soprabito e l'uniforme squallida.

    «Dunque sei pronta a cambiare la tua vita.»

    Era una domanda? O intendeva dire che lui era lì per aiutarla in quel cambiamento? Aveva saputo il motivo che l'aveva spinta a tradirlo dieci anni prima?

    «Ho sperimentato sulla mia pelle che i cambiamenti avvengono, che tu sia pronta o no.»

    Lui strinse con forza il volante.

    «Vero.»

    Letty osservava il suo profilo forte e scuro.

    Darius Kyrillos.

    Dopo tutti quegli anni, lui aveva scoperto dove lei lavorava e la stava portando nel suo attico in centro.

    L'unico uomo che lei avesse mai amato.

    «Perché sei venuto a cercarmi?» sussurrò. «Perché proprio oggi, dopo tutto questo tempo?»

    Un'ombra calò sullo sguardo di Darius.

    «Il tuo messaggio.»

    «Quale messaggio?» chiese Letty sbalordita.

    «Bene, come credi» ribatté lui, esibendo un sorriso tirato.

    Un messaggio?

    Suo padre aveva insistito perché lei contattasse Darius.

    Negli ultimi giorni, da quando si era rotto il braccio in circostanze misteriose che non aveva voluto raccontarle, lui se ne stava seduto a casa senza nulla da fare.

    Possibile che fosse stato suo padre a inviare un messaggio a Darius, spacciandosi per Letty?

    Lei lo guardò, poi decise che non le importava.

    Se essere con l'uomo che amava era il risultato delle interferenze del padre, lei non aveva nulla da obiettare.

    Si morse il labbro e disse: «Ho letto di te sul giornale, stamattina. Hai venduto la tua compagnia».

    «Ah sì» commentò lui distrattamente.

    Aveva la voce fredda, ma cosa si aspettava?

    Aveva fatto la figura dell'idiota.

    «Congratulazioni» aggiunse a disagio.

    «Grazie. Mi è costato dieci anni della mia vita.»

    Dieci anni.

    Quelle semplici due parole erano sospese fra loro come una zattera in mezzo a un oceano di rimpianti.

    Raggiunsero Manhattan, un luogo che lei aveva evitato dopo il processo e la condanna di suo padre una decina d'anni prima.

    Provò un tuffo al cuore e chinò lo sguardo sulle mani che teneva strette in grembo.

    «Ho pensato molto a te, mi sono chiesta dove fossi. Speravo che tu stessi bene, che fossi felice.»

    Darius si fermò a un semaforo rosso e si girò verso di lei.

    «Bello che tu pensassi a me» mormorò.

    Il semaforo scattò, le auto si mossero e loro ripresero la marcia.

    Darius svoltò sulla Quarantovesima, verso Park Avenue, e puntò verso un elegante grattacielo in acciaio e cristallo sul lato sud del parco.

    «Abiti qui?»

    «L'ultimo piano e l'attico» rispose Darius con lo stesso tono con il quale avrebbe potuto dirle che aveva i biglietti per il balletto.

    Lui diede le chiavi al valletto ossequioso, poi le porse la mano.

    Letty lo fissò agitata, quindi allungò la mano.

    Darius la strinse con forza e fu come prendere la scossa.

    La condusse attraverso l'atrio scintillante arredato con mobili minimalisti e una volta all'interno dell'ascensore, utilizzò una chiave elettronica per digitare il settantesimo piano.

    L'ascensore iniziò la sua ascesa e Letty si costrinse a fissare i numeri che cambiavano sul display.

    Sessantotto, sessantanove, settanta...

    Le porte si aprirono.

    «Dopo di te» disse Darius.

    Lei lo guardò in preda all'ansia ed entrò nell'appartamento buio e dai soffitti alti.

    Darius si tolse il cappotto scuro e non accese le luci, non distogliendo mai lo sguardo da lei.

    Letty si mosse in avanti, attraverso il locale in penombra. Era arredato con pochi mobili neri e grigi e le finestre a tutta altezza formavano le pareti di fondo.

    Spostò lo sguardo da destra a sinistra e vide Central Park, i grattacieli in direzione dell'Hudson, le luci del New Jersey in lontananza e a sud i grattacieli di Midtown.

    Le luci che provenivano dall'esterno erano l'unica fonte di illuminazione, fatta eccezione per una fiamma azzurra che ardeva in un camino elettrico protetto dal cristallo.

    «È incredibile» mormorò lei, avvicinandosi alle vetrate.

    Senza pensare, posò la fronte sul vetro freddo e guardò Park Avenue sotto di lei.

    Le auto erano puntini che ricordavano le formiche.

    «Bellissimo.»

    «Tu sei bellissima, Letitia» mormorò lui alle sue spalle.

    Lei si girò e lo guardò nel riflesso azzurro della fiamma.

    Aveva pensato che Darius non fosse cambiato?

    Si era sbagliata!

    A trentaquattro anni lui non era più un ragazzo snello, ma un uomo forte che emanava un senso di potenza.

    Aveva le spalle più larghe, la muscolatura sviluppata.

    I suoi capelli un tempo ondulati e scompigliati come quelli delle immagini dei poeti ora erano tenuti a bada da un taglio corto e severo.

    La sua bocca, un tempo così espressiva, era stretta in una smorfia di arroganza che sfiorava la crudeltà.

    Troneggiava su di lei come un re, nel suo attico che dominava New York.

    Notando la sua espressione, lui strinse i denti.

    «Letitia...»

    «Letty» mormorò lei con un sorriso. «Nessuno mi chiama più in quel modo.»

    «Non ti ho mai dimenticata» proseguì lui a bassa voce. «Né ho scordato l'estate che abbiamo passato insieme.»

    Quell'estate.

    I ricordi riaffiorarono con prepotenza in lei.

    I balli, i baci dopo il suo ballo da debuttante. Le fughe dagli sguardi indiscreti della servitù nell'enorme proprietà di Fairholme. Gli abbracci nelle auto d'epoca che suo padre collezionava. Lei sarebbe stata pronta a cedergli, ma Darius aveva insistito perché aspettassero fino al matrimonio.

    «Voglio che tu sia mia moglie» le sussurrava quando erano insieme e ansimavano per il desiderio che faticavano a contenere. «Voglio che tu sia mia per sempre.»

    Quel giorno non era mai giunto.

    Il loro amore era proibito.

    Lei aveva appena diciotto anni, era la figlia del capo di lui che era maggiore di Letitia di sei anni

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