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Un uomo al mese: Harmony Destiny
Un uomo al mese: Harmony Destiny
Un uomo al mese: Harmony Destiny
Ebook148 pages2 hours

Un uomo al mese: Harmony Destiny

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About this ebook

Cleo Griffin non ne può più. Fotografa di professione, Cleo si è fatta un nome con i suoi calendari, i cui protagonisti sono uomini sexy, muscolosi e molto, molto gustosi. Ma avere tutto quel ben di Dio sotto gli occhi, e a casa neanche un misero tozzo di pane, la sta facendo impazzire. Insomma, Cleo ha bisogno di un uomo. Però lo vuole trovare al di fuori del lavoro, perché non è sua abitudine mescolare le questioni professionali con quelle strettamente personali. Meno male che Tom McBride si è rifiutato di posare per lei!
LanguageItaliano
Release dateFeb 10, 2017
ISBN9788858960691
Un uomo al mese: Harmony Destiny
Author

Vicki Lewis Thompson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Un uomo al mese - Vicki Lewis Thompson

    successivo.

    1

    Fotografare bei ragazzi decisamente la eccitava. Cleo Griffin tornò al suo studio di New York nelle condizioni in cui si trovava sempre dopo un servizio fotografico, e cioè con una gran voglia di afferrare il primo uomo che le fosse capitato a tiro e spogliarlo. Per sua sfortuna però nello studio c'era soltanto Bernie, la sua assistente e migliore amica.

    La ragazza sollevò gli occhi dallo schermo del computer. «Hai la faccia tutta arrossata» osservò.

    «Per forza!» Cleo diede un morso alla ciambella che aveva comprato a un baracchino, la posò sulla scrivania di Bernie e mise la valigetta delle macchine fotografiche su una sedia.

    «Vuoi dire che Mister Dicembre era ben messo?»

    Cleo si avvicinò al distributore dell'acqua e riempì un bicchiere di plastica. «Avrebbe scombussolato anche te. Se non faccio subito qualcosa, morirò per autocombustione.»

    Bernie ruotò sulla sedia verso di lei. «Potresti deciderti a uscire con qualcuno.»

    «Non ne ho il tempo.» Cleo accartocciò il bicchiere e lo gettò nel cestino. «Tu sì che sei fortunata, piuttosto. A casa hai George che ti aspetta.»

    «Ricorda che io ho investito degli anni nel pro getto George. Non si tratta di fortuna, ma di strategia ad alto livello, bella mia.»

    «Avrei dovuto fare la stessa cosa, ai tempi della scuola.»

    «Te l'avevo detto. Ti avevo detto che quello era il periodo migliore per trovarsi un partner, ma tu non mi hai dato retta.»

    «Non è mai troppo tardi.» Bernie prese una sedia e sedette davanti all'amica. «Sono ancora in tempo per trovare qualcuno, no? Tutto quello di cui ho bisogno è un ragazzo carino che non interferisca col mio lavoro.»

    «E in grado di soddisfare le tue esigenze dopo un torrido servizio fotografico» rise Bernie.

    «Già» rise a sua volta Cleo prendendo la ciambella per darle un altro morso.

    «Sono arrivati i biglietti per il Montana. Alloggerai in un piccolo, intimo, romanticissimo e autentico ranch, proprio come volevi. Ha solo sei bungalow, quindi non sarà infestato dai turisti. Tom McBride, il proprietario, possiede alcuni capi di bestiame, di conseguenza nella proprietà ci saranno dei cowboy. Senza contare quelli dei ranch vicini.»

    «Cowboy.» Cleo prese la busta che Bernie le porgeva e diede un'occhiata ai biglietti per vedere l'orario di partenza del volo di andata. «Come farò a sopravvivere fotografando una dozzina di cowboy dopo aver fotografato tutti quei vigili del fuoco?» sospirò.

    Bernie riprese a battere sui tasti. «Portandotene a letto uno.»

    «No.» Cleo aveva avuto spesso la tentazione di farlo. Tuttavia, a parte il fatto che non sarebbe stato corretto dal punto di vista professionale, aveva una reputazione da difendere.

    «Nel Montana sarai ai confini del mondo» le ricordò Bernie. «Probabilmente da quelle parti comunicano ancora con la posta a cavallo. Non lo verrebbe a sapere nessuno.»

    Cleo finì di mangiare la ciambella. «Non vivrei comunque in pace con me stessa. Sai come sono fatta, per quel che riguarda il lavoro.»

    «Allora non so più cosa dirti.» Bernie diede il comando di stampa e dopo pochi secondi le porse un foglio. «Hai le mani pulite?»

    «Non proprio.»

    «Allora leggilo senza toccarlo» ribatté lei posandolo sul ripiano.

    Cleo lesse la lettera che spiegava ai Van Cleef che la signorina Griffin non poteva fare il servizio fotografico alle prestigiosissime nozze della figlia. Quando cinque anni prima si era sposata la figlia maggiore, Bernie aveva in pratica dovuto camminare sui vetri per farle ottenere quel lavoro, ma all'ultimo momento loro avevano scelto un altro fotografo.

    «Okay, mi sembra che vada benissimo» approvò Cleo dopo qualche minuto. «Sono contenta di essere io quella che rifiuta, questa volta.»

    «Te lo puoi permettere. Il tuo calendario sugli eroi l'anno scorso ha quasi surclassato quello della società di tuo padre.»

    «Già.»

    «Te l'avevo detto che in pochi anni saresti stata alla pari coi fotografi di cui si serve il grande Griffin per pubblicizzare i suoi cosmetici, no?»

    «Ho ancora parecchia strada da fare, Bernie.»

    «Meno di quanto tu pensi.»

    Cleo si alzò. «Per favore, manda subito le pellicole al laboratorio, e non appena saranno pronti i contatti spediscimeli a quel ranch, okay? A proposito, come si chiama?»

    «Whispering Winds.»

    «Venti sussurranti? Molto romantico.»

    Cleo si ritirò nel suo ufficio.

    «Perché questa volta non ne scegli tredici?» le gridò l'amica.

    «Tredici cosa?»

    «Cowboy. Uno in più. Così, se ce n'è uno che ti piace particolarmente e tu piaci a lui, puoi eliminarlo dal calendario e darti alla pazza gioia senza compromettere la tua etica professionale.»

    Cleo si affacciò alla porta. «Sai che ogni tanto hai delle idee geniali?»

    «Facilitarti la carriera e provvedere alla tua felicità fa parte del mio mestiere. Non è detto che tu non possa tornare dal Montana con un magnifico calendario e dei bei ricordi.»

    «O addirittura un marito» ribatté lei con una smorfia buffa.

    «Non era quello che intendevo.»

    «Può capitare di prendere due piccioni con una fava, no?»

    «Vuoi dire che potresti tornare a New York con un cowboy?» rise Bernie. «Non ce lo vedo un tipo del Montana che viene a vivere a New York. Non sopravvivrebbe agli scarichi delle auto, tanto per cominciare.»

    «Ma non verrebbe a vivere qui! È per questo che lo sposerei. Resterebbe nel Montana, io vivrei a New York e ci vedremmo nei weekend. Una volta andrei io da lui e una volta verrebbe lui da me. Oppure potremmo incontrarci a metà strada. In un posto come Chicago, per esempio.»

    «E se doveste avere dei figli? Li terreste in un posto a metà strada come il Kansas, per esempio?»

    «Niente bambini. Sarebbe chiaro fin dall'inizio. Non tutti gli uomini vogliono avere dei bambini, e io starei ben attenta a scegliermene uno per il quale questo tipo di matrimonio sia un modo eccitante di stare insieme.»

    «Mi sembri matta» commentò Bernie.

    «Dato che è l'unico genere di matrimonio che potrei concepire, è il tipo di matrimonio che sceglierò.»

    «Mi chiedo cosa diavolo ci sia in te che non va. Il matrimonio è un modo di condividere la propria vita con qualcun altro, non un compromesso per fare del sesso durante il weekend.»

    «Be', è l'unico genere di unione che sceglierei. Non so se in due settimane troverò il tipo d'uomo che cerco, ma ti assicuro che ce la metterò tutta» affermò Cleo decisa. «Sì, mi hai dato un'ottima idea.»

    «Ehi, io ti avevo semplicemente suggerito di vivere un'avventura!» protestò Bernie.

    «E io ho deciso che mi troverò un marito» ribatté sempre più convinta Cleo.

    «Tom, la toilette del bungalow numero sei non funziona, e quella tipa di New York arriva domani.»

    Tom McBride sollevò gli occhi dal computer, felicissimo di essere stato interrotto. Comunque la mettesse, il Whispering Winds accumulava debiti di anno in anno. Guardò Jeeter Neff, il cowboy alto e magro che si era affacciato alla soglia del suo ufficio. Trattava gli uomini e le donne che lavoravano per lui allo stesso modo, e le uniche persone in tutto il ranch che lo chiamavano Signor McBride erano i due bambini di Juanita, la cuoca, dietro insistenza della stessa Juanita.

    «Hank è qui da qualche parte?» gli chiese. Hank Jacob era il factotum del ranch, un tipo un po' attempato che, dopo aver lavorato per anni come bidello in una scuola, aveva deciso di fare quello che aveva sognato per tutta la vita, e cioè vivere come un cowboy.

    «Gli hai dato un permesso di una settimana per andare a sistemare sua madre in una casa di riposo.»

    «Ah, già.»

    «Me ne occuperei io, ma tra poco devo portare il gruppo dei Daniel a fare quella gita.»

    Tom si alzò, felice di avere una scusa per lasciare l'ufficio. «Okay, ci vado io» decise prendendo da un gancio il cappello.

    «Prendi uno sturalavandini e anche un mandrino pieghevole» gli suggerì Jeeter.

    «Ora che ci penso... Potrei accompagnare io in gita i Daniel e lasciare a te la toilette del numero sei.»

    «Non sono mai stato molto bravo in quel genere di lavori, lo sai.»

    «Bella scusa!» Tom rifletté un attimo. «Dato che Hank non c'è, non potrà andare a prendere quella fotografa all'aeroporto, domani» disse alla fine.

    «Già.»

    Tom sospirò. «Okay, lo farò io. Così ne approfitterò per portare al laboratorio quel campione di concime.»

    «Ci passi prima di andare all'aeroporto o dopo?»

    «Non so, dipende. Perché?»

    «Perché non so se sia il caso di portare in giro una sofisticata fotografa di New York con una tanica di plastica piena di quella roba puzzolente, piazzata magari di traverso sul sedile.»

    «Ho parlato con la sua segretaria. Mi ha spiegato che quella tipa voleva vivere un'autentica esperienza in un ranch, per cui passerò dal laboratorio dopo essere stato all'aeroporto» ribatté Tom con un sorriso maligno.

    Jeeter rise e se ne andò.

    Alcuni minuti più tardi, armato di uno sturalavandini, Tom uscì sul portico. C'era nato, in quella casa, ed era proprio su quel portico che aveva imparato a camminare attaccandosi alla ringhiera. Si fermò un momento per ammirare la vista che si godeva da lì. Era stata sua madre a insegnargli ad amare il paesaggio che circondava il ranch, a considerarlo come un tesoro che si stendeva davanti ai suoi occhi. Il prato che dopo un acquazzone rinverdiva, il recinto coi lucenti cavalli, i bungalow annidati tra gli alberi, l'orgogliosa distesa dei monti Gallatin con le cime ancora coperte di neve nel mattino di giugno...

    Conosceva il profilo di quelle montagne contro il cielo come il viso di sua madre. Non è molta la gente che ha il paradiso fuori della porta di casa, Tommy, gli ripeteva spesso.

    Respirò a pieni polmoni l'aria che sapeva di pino. I suoi amici non facevano che sollecitarlo a costruire più bungalow per guadagnare il denaro che avrebbe rimesso in pari i suoi conti, ma un'iniziativa del genere avrebbe cambiato l'atmosfera di quel ranch che amava più di quanto chiunque potesse sospettare.

    Si sistemò meglio lo Stetson sulla testa e scese i gradini, diretto al bungalow numero sei. Non era capace di fare dei compromessi e non li avrebbe mai fatti. Anche se questo, un giorno, gli sarebbe costato il suo paradiso.

    Era da parecchio tempo che non andava a prendere gli ospiti all'aeroporto, e arrivò al terminal sapendo solo l'ora di arrivo del

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