Un marito mandato dal cielo: Harmony Destiny
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Un marito mandato dal cielo - Leandra Logan
successivo.
1
Sam Stone aveva ripreso a giocherellare con i fiammiferi.
E Jared Reed, il suo socio nonché migliore amico, lo osservava preoccupato.
Sam era stato sulle spine per tutta la giornata nonostante il lavoro alla Valley View Investigations, la società di investigazioni private che avevano fondato a Denver qualche anno prima, fosse andato a gonfie vele.
Perfino adesso, alla festa di pensionamento del sergente di polizia Walter Helser, Sam si comportava in modo strano.
E Jared non poteva fare a meno di preoccuparsi.
Ciononostante si sforzava di mostrarsi allegro e sereno, soprattutto per il bene della moglie Kate, anche se la tensione che si era creata tra lui e Sam non era sfuggita alla bella bruna che sedeva tra loro, e che di tanto in tanto scoccava a entrambi uno sguardo sospettoso.
Lui aveva preferito tacerle la propria apprensione. Kate considerava Walter e la moglie Martha come un padre e una madre, e temeva che Walter non gradisse il pensionamento dopo quarant'anni di onorato servizio nel corpo di polizia di Denver.
Jared, che aveva sfruttato le informazioni fornite gli da Walter per anni e che sapeva bene che il vecchio era indistruttibile, si era sforzato di tranquillizzare la moglie, ma invano.
Kate era troppo amorevole, troppo ansiosa, troppo protettiva nei confronti del prossimo.
E lui ringraziava ogni giorno il cielo di essere tra coloro a cui dedicava gran parte del suo amore e delle sue energie. Gli sarebbe piaciuto prenderla tra le braccia e portarla a casa in quel preciso istante, per potere parlare a quattr'occhi così come lei gli aveva richiesto.
Purtroppo, però, doveva prima occuparsi di Sam. La festa era giunta al termine, e Sam sembrava sul punto di esplodere.
«Vado a salutare Walter e Martha» annunciò in quel momento Kate, alzandosi da tavola. «Ti pare una buona idea, Jared?»
Lui le sorrise con aria assente. «Splendida, tesoro.»
Kate aprì la bocca, come se volesse dire qualcosa, ma ci rinunciò.
Sam la guardò mentre si allontanava ancheggiando. «Secondo me, voleva che tu la seguissi.»
Jared sollevò un sopracciglio biondo. «Si direbbe quasi che tu non veda l'ora di sbarazzarti di me.»
«Infatti» confermò Sam appoggiando le mani al tavolo per alzarsi con fatica.
«Come mai?»
«Ho sonno, voglio andarmene a letto.»
«Balle!» lo rimbeccò Jared. «Sei sempre sveglio come un grillo fino a mezzanotte.»
Gli occhi verdi di Sam si fissarono infastiditi su di lui. «Va' da tua moglie, Jared.»
«Vedi che ho ragione?» Jared era incredulo. «Non è da te, dire una cosa del genere.»
Per tutta risposta, l'amico si allontanò dal tavolo, avviandosi verso l'uscita.
Jared si augurava che nessuno si fosse accorto della cosa. Era estremamente sgarbato, da parte di Sam, andarsene senza salutare il festeggiato, ma grazie al cielo Walter era circondato da decine di persone e non si era accorto di niente.
Balzando in piedi, lui si preparò a seguire l'amico.
Lo trovò all'uscita del ristorante, appoggiato a un albero, che respirava a fatica.
«Hai bevuto?» gli chiese sbigottito. «È questo che hai tentato di nascondermi per tutta la sera?»
«Non dire idiozie» replicò Sam. «E lasciami in pace. Sai che non bevo mai troppo.»
«Io so solo che hai un pessimo aspetto, e che ho un brutto presentimento.»
Sam gli rivolse un'occhiata torva. «Non ti sopporto, quando hai i tuoi brutti presentimenti.»
Il loro alterco fu interrotto dall'arrivo di Kate, che li guardò con la stessa espressione di rimprovero che riservava ai suoi bambini di seconda elementare. «Si può sapere che succede, qua fuori?»
«Sam vuole sbarazzarsi di me» le rispose Jared.
«E tu lasciaglielo fare!» sbottò la moglie.
Lui la guardò incredulo. «Non è in sé, Kate. Saranno state le birre, probabilmente.»
«Ci vogliono più di due o tre birre, per ridurlo in quello stato» obiettò di nuovo Kate. «Secondo me vuole prenderci in giro tutti e due.»
Sam approfittò della discussione tra i coniugi per svignarsela, correndo verso la sua auto parcheggiata oltre il prato. Jared lo raggiunse mentre spalancava la portiera, e quando lui si girò ad affrontarlo, fu colto da un'improvvisa vertigine che lo costrinse a portarsi le mani alle tempie.
«Calma, Sam.»
Lui si appoggiò al paraurti. «Sono... sono un po' stanco» balbettò.
In quel momento la porta del ristorante si spalancò, lasciando uscire un folto gruppo di invitati. Jared e Kate si scambiarono uno sguardo, poi chiusero in fretta i ranghi intorno a Sam, afferrandolo ognuno per un braccio affinché nessuno si accorgesse del suo stato.
Kate trasse un sospiro. A suo avviso Sam si comportava come un ragazzino viziato che si rifiutava di affrontare i problemi della vita. Le sarebbe piaciuto che imparasse a crescere, ma Sam preferiva conservare un'amicizia adolescenziale con Jared, e puntare i piedi in ogni occasione per sottrarre la sua attenzione alla moglie.
«Jared, voglio andare a casa» ripeté al marito. «Bonny è sola con la baby-sitter, ed è quasi mezzanotte.»
L'espressione di Jared si addolcì al pensiero della figlioletta di sei anni rimasta a casa per via di un'otite. «Hai ragione» mormorò abbracciando Kate.
«E poi ti ho detto che devo parlarti» insistette lei sottovoce. «È importante.»
Per tutta risposta, Jared le accarezzò la schiena. «Lo so, e non vedo l'ora.»
«Bene. Allora lasciamo Sam e...»
«Guarda, guarda! I tre moschettieri!» esplose in quel momento la voce di Walter dietro di loro.
Jared si affrettò a zittire Sam, quindi con Kate si girò a salutare gli Helser.
«È stata una bella serata» commentò Kate intenerita. Conosceva gli Helser sin da quando Martha era diventata la sua insegnante di inglese in terza media. Proveniente da una famiglia divisa, Kate l'aveva sempre considerata un modello da imitare, ed era stato grazie ai suoi incoraggiamenti che aveva a sua volta intrapreso la strada dell'insegnamento.
«Ci siamo divertiti un mondo» le fece eco Martha, sorridendo. «Spero che Bonny stia bene.»
«È a letto, sicuramente sveglia per reclamare il racconto della serata.»
Walter scoppiò a ridere. «Passeremo domattina a farle un resoconto dettagliato» promise.
«Bene, a domani, allora.»
Non appena gli Helser si allontanarono, Jared si girò di nuovo verso Sam. «Allora, come stai?»
Per tutta risposta, l'amico incominciò a ciondolare da un lato.
«Vedi, Kate?» Jared rivolse uno sguardo costernato alla moglie. «È a pezzi. Sarà bene che lo accompagni a casa con la sua macchina.»
Kate abbassò lo sguardo, delusa. «Perché invece non chiamiamo un taxi?»
«Perché se lasciassimo la sua auto in questa zona per tutta la notte, domattina non la troveremmo più.» Jared scosse la testa, poi le sorrise in una muta richiesta di comprensione. «Perché non vai avanti tu con il furgone?»
La risposta di lei fu un sospiro rassegnato. «D'accordo.»
«Grazie.» Jared le sollevò il mento con una mano, coprendole le labbra con le sue per un breve bacio. Gli sarebbe piaciuto seguirla come un cuccioletto fedele, ma dopotutto si sentiva sempre così. Dopo due anni di fidanzamento e sette di matrimonio, era ancora convinto che la moglie fosse la donna più bella e più desiderabile della terra. «Farò in fretta» le promise all'orecchio. «Lo lascio a casa e corro da te.»
Detto questo, rimase a guardarla mentre si allontanava verso il parcheggio, poi scaricò Sam sul sedile della sua fuoriserie.
Quando prese posto alla guida, un sorrisetto soddisfatto gli distese le labbra. Guidare quel gioiello lo ricompensava per avere mandato a casa la moglie da sola. Non che gli dispiacesse di avere comprato il furgone per Kate o la berlina per sé: faceva tutto parte del pacchetto familiare, così come la villetta alla periferia della città. Però si domandava spesso come sarebbe stato vivere nei panni di Sam, essere alto, bruno, bello e irresistibile.
Quel pensiero svanì di colpo nell'attimo stesso in cui si guardò nello specchietto retrovisore. Anche con il viso tondetto e i capelli biondi e crespi non era poi tanto male. A detta di Kate, i suoi occhi azzurri esprimevano tutta la sua forza e la sua integrità.
Ma allora come mai era finito insieme a Sam, in quella bella serata di maggio, quando non desiderava altro che trascorrere tutta la notte tra le braccia della moglie?
«Non so cosa mi succede» mormorò Sam in quel momento, passandosi e ripassandosi una mano sugli occhi.
«Hai bisogno di una bella dormita» replicò Jared. «Ne riparleremo domattina.»
«Domattina sarà troppo tardi.»
«Troppo tardi per cosa?»
«Un appuntamento di affari, Jared. È già tutto fissato, non posso mancare.»
Jared gli scoccò un'occhiata perplessa. «Un appuntamento di affari? Come mai non me ne hai parlato prima?»
«Perché ho promesso che non ne avrei parlato né con te, né con la polizia.»
Lui non batté ciglio. Cose del genere capitavano spesso, nel loro lavoro.
Sam, però, fraintese il suo silenzio. «Non capisci!» sbottò. «Sapevo che non avresti capito.»
«Soltanto perché tu ti rifiuti di spiegarmi» replicò lui più calmo. «D'accordo, hai fatto una promessa, ma io sono il tuo socio, avresti dovuto parlarmene comunque.»
Sam accolse il rimprovero con una levata di spalle. «D'accordo, si tratta della Collezione Carson.»
Quelle parole attrassero l'attenzione di Jared. «Vuoi scherzare?»
«Ti sembro il tipo da scherzare sui soldi?» obiettò Sam con un sorrisetto. «Qualcuno vuole restituirla alla compagnia di assicurazioni, e ha scelto il sottoscritto come intermediario, richiedendo soltanto il dieci per cento della ricompensa dell'assicurazione.»
L'eccitazione di Jared fu sostituita da un'immediata cautela. La famosa collezione di gioielli era stata rubata un paio di mesi prima dal Museo Statale del Colorado, e la compagnia di assicurazioni che gestiva tutti i beni del museo aveva contattato la Valley View affinché si occupasse del caso. Desiderosi di ottenere la ricompensa di duecentomila dollari promessa a chiunque avesse ritrovato i gioielli, Jared e Sam si erano buttati nel lavoro anima e corpo, ma sfortunatamente avevano fatto pochi progressi.
«Si direbbe troppo bello per essere vero» mormorò Jared insospettito. «Chi rinuncerebbe a gioielli del valore di due milioni di dollari in cambio di ventimila dollari?»
Sam si strinse nelle spalle. «Magari un collezionista che non è riuscito a proteggere il malloppo.»
«E perché non si è rivolto direttamente alla compagnia assicurativa? In questo modo avrebbe ottenuto l'intera ricompensa di duecentomila dollari.»
«Ma la compagnia assicurativa avrebbe chiamato in causa la polizia, visto che c'è di mezzo quella guardia giurata che è morta d'infarto durante il furto. Io, a paragone, rappresento un rischio minore.»
«Già, perché hai accettato il patto senza preoccuparti degli obblighi morali nei confronti di quella povera guardia.»
«Guarda che nessuno gli ha fatto del male.»
«Sì, ma lo spavento gli ha spaccato il cuore in due, e la legge parla chiaro, a riguardo. Se qualcuno muore nel corso di un reato, si tratta di omicidio.»
Sam appoggiò la testa allo schienale. «Capisci perché nessuno si rivolge mai a te?»
Jared rise. «Come fai a essere sicuro che questo tipo fa sul serio?» obiettò. «E se invece fosse solo qualcuno che vuole divertirsi a