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Il dilemma del milionario: Harmony Destiny
Il dilemma del milionario: Harmony Destiny
Il dilemma del milionario: Harmony Destiny
Ebook164 pages1 hour

Il dilemma del milionario: Harmony Destiny

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About this ebook

Il potente Lucas Demarco ama avere ogni cosa sotto controllo. Per questo è molto contrariato quando scopre che la custodia della nipotina Amelia, orfana di entrambi i genitori, non è stata affidata solo a lui, ma anche alla zia, Devin Hartley. Il giudice ha stabilito che entrambi i tutori vivano insieme per un certo periodo, nella splendida casa di lui a Seattle, prima che venga presa una decisione definitiva sull'affido. Lucas non ha dubbi che alla fine sarà lui a prevalere, ma non ha fatto i conti con la determinazione di Devin. Né con l'inaspettata attrazione che sente nascere per lei.

È possibile che da rivali possano diventare amici, e forse molto di più?
LanguageItaliano
Release dateMay 9, 2017
ISBN9788858965573
Il dilemma del milionario: Harmony Destiny
Author

Barbara Dunlop

Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.

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    Il dilemma del milionario - Barbara Dunlop

    successivo.

    1

    Lucas Demarco apprezzava la sicurezza, il pragmatismo e la moderazione. Quello che gli stava proponendo il cugino, Steve Foster, era del tutto privo di questi elementi essenziali.

    «Ma East Palites è una zona di libero scambio. La Pacific Robotics farebbe da pioniera per l'high tech.»

    Lucas sollevò il kayak e la pagaia gocciolanti sopra la testa e cominciò a ripercorrere il breve sentiero dal molo privato alla rimessa. «La situazione politica è troppo instabile.»

    «Non nazionalizzeranno il settore high tech» ribatté Steve, andandogli dietro. «Sarebbe un suicidio.»

    Lucas lasciò il kayak sull'erba fuori dalla rimessa e srotolò una manichetta di gomma. «Giusto. Perché i dittatori prendono sempre decisioni razionali.»

    «Se non lo facciamo noi, lo farà qualcun altro.»

    «Facciano pure. Non mi importa di arrivare secondo in un mercato come quello.»

    «Non è una decisione che spetta a te.»

    «Nemmeno a te. E in caso di stallo continueremo con lo status quo.» E questo poteva andar bene per quel particolare problema. Lucas sapeva, però, che dovevano risolvere la situazione della sua nipotina rimasta orfana, Amelia, e dovevano farlo in fretta.

    Lui e Steve possedevano il quarantacinque percento ciascuno della Pacific Robotics. Il dieci percento ereditato da Amelia sarebbe diventato determinante per ogni futura decisione della Pacific Robotics.

    Lucas e suo fratello Konrad avevano dato anima e corpo per l'azienda. Finché Konrad era stato in vita e aveva controllato le quote della figlia, Amelia e l'azienda erano rimaste al sicuro. Adesso, però, Lucas doveva ottenere l'affido permanente della bambina per mantenere il potere decisionale. Era l'unico modo per proteggerla e per garantire il futuro della Pacific Robotics.

    «Che figlio di puttana che sei» ringhiò Steve.

    Lucas alzò le spalle e girò il rubinetto, puntando il getto d'acqua sullo scafo del kayak per togliere il salino. «Per fortuna mia madre non è più tra noi. Non le farebbe piacere sentirtelo dire.»

    «Impugnerò il testamento del nonno. E vedrai che riuscirò a provare quello che ha fatto Konrad.»

    «Konrad si è sposato e ha avuto una figlia» disse Lucas, cercando di domare l'ondata di dolore che lo travolse nel pronunciare il nome del fratello defunto. Mettendo al mondo Amelia, Konrad aveva soddisfatto le volontà del loro nonno.

    Benché Lucas avesse nutrito delle perplessità per la rapidità con cui Konrad si era innamorato e aveva sposato Monica Hartley, non ne aveva mai fatto parola con Steve. Ed era sicuro che Konrad fosse stato innamorato quando si era sposato.

    Come primogenita, Amelia era diventata l'erede del loro nonno.

    Girò il kayak per lavare l'altro lato dello scafo.

    «Quando è prevista l'udienza per l'affido temporaneo?» chiese Steve, e il mutamento del suo tono mise Lucas in allerta.

    Anche Monica era morta in quell'incidente aereo e sua sorella, Devin Hartley, avrebbe affrontato Lucas in tribunale per la custodia della bambina.

    «La prossima settimana» rispose Lucas.

    «E se vincesse Devin?»

    Ecco che ricominciava.

    «Stai lontano da Devin» lo avvertì Lucas, con uno sguardo torvo. Non aveva alcuna intenzione di perdere la causa.

    «È un paese libero.»

    «Dico sul serio» ribatté Lucas, chiudendo il rubinetto.

    Devin sembrava una donna perbene, anche se un po' troppo bohémienne, incostante e notevolmente emotiva per i suoi gusti. Non voleva, però, starsene a guardare mentre Steve si metteva comodo a casa di lei nella speranza di aprire una divisione della Pacific Robotics in Sud America.

    Il sorriso di Steve era allusivo e denotava sicurezza. «Se vincesse lei, non potrai impedirmi di presentare il mio progetto.»

    Lucas arrotolò la manichetta e la rimise a posto. «E tu hai dato a me del figlio di puttana.»

    «In questo frangente, ti do del codardo privo di immaginazione.»

    «E tu sei privo di scrupoli. Stai lontano da Devin.»

    «Chi è morto lasciandoti al comando?»

    «Il nonno.»

    «No. È morto e ha lasciato tutto in mano a Konrad. E quella poteva essere una situazione accettabile.»

    «Stai dicendo che avresti preferito che fossi stato io a morire?»

    «Sto dicendo che Konrad era la scelta migliore. Era come me. Conosceva bene le regole del gioco.»

    «Konrad non era per nulla come te.» Poteva anche aver avuto una vena temeraria, ma Konrad non era un subdolo manipolatore che agiva solo per i suoi loschi scopi.

    «Questa è un'era di diversificazione globale, Lucas. Abbiamo bisogno di espanderci. Chi lo farà, avrà successo. Chi non lo farà, appassirà e morirà.»

    «E chi perderà il proprio patrimonio industriale per un golpe militare?»

    «Almeno avrà avuto gli attributi per provarci.»

    Lucas si sfilò la muta nera e la appese a un gancio. «C'è differenza tra coraggio e incauta stupidità.»

    Steve si lasciò sfuggire una risata. «Questo è quel che piace pensare ai vigliacchi. Comunque, immagino che ci vedremo in tribunale.»

    «Non sei invitato.»

    «È un paese libero» ripeté Steve, e quelle volevano essere chiaramente parole di sfida.

    Con Amelia finalmente a nanna, Devin si mise a raccogliere giocattoli, coperte, libri e riviste assortite che erano sparpagliati per la stanza, che come sempre aveva tutta l'aria di una zona di guerra.

    «Tutto tranquillo?» Era la sua vicina Lexi, che aveva parlato sottovoce facendo capolino dalla porta.

    Devin sorrise e le fece cenno di entrare. Lexi aveva superato i quaranta e aveva tre figli grandi che avevano lasciato lo Stato per lavoro o per frequentare il college. Aveva perduto il marito sei anni prima per via di un incidente in barca. Erano state la solidarietà e la comprensione che le aveva dimostrato ad aiutare Devin a superare le prime terribili settimane dopo il disastro aereo in cui erano morti Monica e Konrad.

    «Sei riuscita a dormire un po' stanotte?» le domandò Lexi, chiudendo la porta scorrevole.

    «Sei ore filate» si vantò Devin con un sorriso compiaciuto. Il sonno era un bene raro in quel periodo.

    Lexi si chinò a raccogliere i giocattoli più vicini e li mise a posto nella scatola di legno dai colori vivaci sistemata nell'angolo della stanza.

    Il cottage di Devin non era certamente arredato in modo entusiasmante: due poltrone bordeaux, un divano a righe e vari tavoli e lampade male assortiti. Il caminetto di pietra non era usato da anni e il tappeto recava i segni dei ripetuti tragitti verso la cucina e il portico che dava sul lago.

    Ma il cottage era pulito e comodo, e Devin lo adorava. Era perfetto per Amelia, che poteva giocare tranquilla. Le stanze da letto erano essenziali, la cucina luminosa e allegra. Per la maggior parte dell'anno faceva abbastanza caldo da permettere di pranzare sotto il portico. Devin aveva persino comprato un grosso barbecue.

    «Hai tempo per un tè?» le chiese Lexi.

    «Certo.»

    «Qualche novità per l'affido temporaneo?»

    «Sono terrorizzata al pensiero dell'udienza. Non capisco perché non si possano lasciare le cose così come stanno.»

    Mancavano meno di due mesi all'udienza per l'affido permanente di Amelia, ma Lucas Demarco aveva deciso all'improvviso di volere la custodia temporanea della bambina. Le aveva fatto spedire dai suoi avvocati una lettera minacciosa che le imponeva di presentarsi in tribunale di lì a una settimana.

    «Sai bene perché lo fa.» Lexi inarcò un sopracciglio mentre scuoteva una copertina per poi ripiegarla.

    «Sì, lo so.»

    «Non mi sembra per niente adatto a fare il padre.»

    Lexi aveva incontrato Lucas soltanto una volta, al matrimonio di Monica. Entrambe avevano letto di lui sui giornali, delle sue imprese da spietato uomo d'affari. Era interessato ad Amelia soltanto per le quote della Pacific Robotics che la bambina aveva ereditato.

    Il più delle volte, era convinta che qualunque giudice avrebbe intuito le sue manovre. Di tanto in tanto, però, nel bel mezzo della notte, quando la sua sicurezza vacillava e la vita sembrava sopraffarla, Devin temeva che Lucas potesse vincere la causa e portarle via la bambina.

    Qualcuno bussò alla porta.

    Lexi allungò il collo dalla cucina, con la fronte corrugata per la sorpresa. Nessuno bussava mai alla porta di Devin. Nella coesa comunità di Lake Westmire, la gente di solito apriva la porta ed entrava. Se proprio tentava di badare all'etichetta, dava una voce prima di entrare.

    Devin diede un'occhiata dalla finestra e riconobbe vagamente l'uomo sotto il portico. Aprì a metà la porta e cercò di individuare che cosa ci fosse di familiare in lui.

    Era alto poco più di un metro e settanta, con i capelli biondo-rossicci di media lunghezza. Indossava un completo scuro con una camicia azzurra a righini e una cravatta blu navy. Doveva avere all'incirca trentacinque anni, anche se il viso rotondo gli dava l'aspetto dell'eterno ragazzo.

    «Posso aiutarla?»

    L'uomo tese la mano e le rivolse un sorriso da venditore porta a porta. «Ciao. Ti ricordi di me? Steve Foster. Ci siamo conosciuti al matrimonio di Konrad e Monica.» Il sorriso scomparve prontamente. «Permettimi di esprimerti le mie più sincere condoglianze.»

    «Grazie» rispose Devin, stringendogli la mano intanto che cercava di rammentare il suo viso.

    Allora le venne in mente. Giusto. Steve Foster. Il cugino di Konrad. Ritrasse la mano e serrò le labbra. «Anch'io devo farti le mie condoglianze» ribatté poi, benché ritenesse la famiglia Demarco in parte responsabile per la morte della sorella.

    «Spero di non disturbare» continuò lui, affabile.

    «Hai bisogno di qualcosa?»

    Lexi si avvicinò per avere il quadro della situazione.

    «Sono venuto a porgerti delle scuse in nome della mia famiglia. Mi spiace che Lucas ti abbia molestato.»

    Devin non seppe che cosa ribattere. Non era del tutto certa di che cosa si stesse scusando Steve, né che cosa intendesse con molestato.

    Il bollitore fischiò alle sue spalle e i passi di Lexi si attutirono sulla via della cucina.

    «Ho saputo dell'udienza per l'affido temporaneo.»

    Ecco, questo chiariva uno dei suoi dubbi.

    Devin ancora non sapeva perché fosse venuto.

    «Ti dispiacerebbe molto se...» Indicò l'interno della casa. «Ho un'offerta da proporti.»

    «Non mi interessa» tagliò corto Devin. Non si fidava di nessuno di loro, specie quando fingevano di mostrarsi affabili.

    «Vorrei rimediare alle azioni di Lucas.»

    «Perché?»

    Lui parve mortificato e sincero. «Ha assunto cinque avvocati di grido. Li conosco bene e posso dirti che non hai la minima possibilità di farcela.»

    Devin provò una morsa gelida alla bocca dello stomaco. E anche un'ondata di sospetto. Non aveva motivo di metterla in guardia su Lucas. I Demarco volevano Amelia, e in fondo Steve era uno di loro.

    «Che cosa vuoi?» gli domandò, presupponendo che non avesse buone intenzioni.

    «Te l'ho appena detto.» La guardò negli occhi, senza battere ciglio. Se si trattava di una messa in scena, era davvero bravo.

    Prese in considerazione la vaga possibilità che fosse sincero. «Perché la cosa dovrebbe importarti?»

    Devin sentì Lexi

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