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Scandali e segreti: Harmony Destiny
Scandali e segreti: Harmony Destiny
Scandali e segreti: Harmony Destiny
Ebook150 pages2 hours

Scandali e segreti: Harmony Destiny

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About this ebook

Per Tessa insegnare a quei ragazzi è una sfida, lei è proprio la persona giusta per loro, minorenni provenienti dai quartieri ad alto tasso di criminalità, emarginati dalla gente perché considerati pericolosi. Ma lei sa come far emergere il lato buono anche in chi è malvagio, o forse solo più sfortunato di altri. E Chase Ryan, l'amministratore della scuola, apprezza il suo lavoro. E l'ammira... Forse è per questo che si sente attratto da lei e riesce finalmente a superare un problema psicologico che lo turba da tempo...
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2017
ISBN9788858965481
Scandali e segreti: Harmony Destiny
Author

Susan Crosby

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Scandali e segreti - Susan Crosby

    successivo.

    1

    Chase Ryan incrociò le braccia sul petto e osservò la donna attraverso la finestra del suo studio. Era appena scesa dall'autobus e fissava l'edificio che aveva di fronte stringendo un foglio in mano.

    Sembrava avvolta da un'aura di morbidezza. Forse era per via dei riccioli castani che le ricadevano leggeri sulle spalle, o per la gonna d'organza a fiori che, mossa dalla brezza, le accarezzava le gambe affusolate.

    Decisamente, era in cerca di guai. Non era certo il tipo di donna che capitava d'incontrare per strada di fronte al Centro Giovanile Wilson Buckley di San Francisco, di cui Chase era amministratore.

    Guardandola, ebbe la netta sensazione che si trattasse di Tessa Rose, la nuova insegnante della scuola materna del Centro. Se così fosse stato, le avrebbe caldamente consigliato di salire sul prossimo autobus e tornare da dove era venuta. Non era la persona adeguata per trattare con la gente di quel quartiere.

    Chandra, la direttrice del Centro, le aveva già assegnato quel posto, ma, se lo riteneva opportuno, Chase avrebbe potuto ritirare l'offerta. Certo, non sarebbe stata una scelta facile. Il centro aveva urgente necessità di una nuova insegnante per i più piccoli e Tessa Rose era stata l'unica candidata a presentarsi.

    «Signor Ryan. Posso andare, adesso?»

    Chase si era completamente scordato del ragazzino di tredici anni che ora pretendeva la sua attenzione.

    «Scusa, Luis. Mi ero distratto» rispose voltandosi un attimo, ma subito il suo sguardo tornò alla donna che si era mossa verso il Centro.

    Il suo passo era leggero e sensuale e la sensazione di morbidezza che emanava si accentuò.

    «Posso andare?» chiese ancora il ragazzo.

    Chase non lo guardò mentre gli rispondeva e continuò a fissare la donna. «Sì, ma ricorda che la prossima volta che infrangi la stessa regola, perderai il diritto d'associazione. Sarebbe un peccato dopo tutto il tempo che sei rimasto in lista d'attesa.»

    «Ma io non sapevo che quella era una parolaccia. Lo giuro. Io...» protestò Luis interrompendosi a metà frase. «Ehi, ma quello non è Testa di Cuoio?» domandò indicando qualcuno oltre il vetro.

    Chase era talmente concentrato sulla donna che non aveva notato il ragazzo che la seguiva furtivamente a distanza di pochi passi. D'improvviso, lei si fermò accanto a un'auto e frugò per cercare qualcosa nella grande borsa che portava a tracolla, un obiettivo fin troppo facile per qualcuno abituato a prendersi ciò che voleva.

    Chase girò la maniglia della finestra, ma prima che potesse aprirla e avvertire la donna, il ragazzo fece la sua mossa. Con un gesto improvviso e repentino, lei lo afferrò per le spalle e lo costrinse a girarsi con il viso contro il cofano dell'auto, immobilizzandolo con le braccia dietro la schiena. Poi, abbassò il capo su di lui e gli parlò in un orecchio.

    «Por... Accidenti!» esclamò Luis con occhi spalancati. «Ha visto anche lei, signor Ryan? Guardi, guardi come se la dà a gambe adesso, quel bulletto. Ma chi è lei? Una di quelle Amazzoni che si studiano a scuola?»

    «No. Non è abbastanza alta» replicò Chase, più laconico del ragazzino, ma altrettanto stupito e ammirato. «Ha bisogno d'aiuto, signorina?» chiese poi, aprendo finalmente la finestra.

    «No, grazie. Tutto bene» rispose la donna, mentre il suo aggressore scompariva dietro l'angolo di un edificio. «Lei è per caso Chase Ryan?» si informò poi avvicinandosi ai gradini d'accesso del Centro, a pochi metri dalla finestra dell'ufficio di Chase.

    Ancora ammutolito dalla sorpresa, lui si limitò ad annuire.

    «Sono Tessa Rose. Ho un appuntamento con lei» spiegò la donna lanciando un'occhiata all'orologio. «Temo però d'essere in lieve ritardo» aggiunse con un sorriso brillante. Accecante. Letale.

    «Allora farò in modo di non farle perdere tempo, signorina Rose. Se vuole il lavoro, è già suo.»

    «Lo voglio.»

    «Bene. Entri e definiamo i particolari.»

    Lei salì i gradini con piglio deciso ed entusiasta. Ma quanto tempo ci sarebbe voluto prima che quello spirito sfumasse nel nulla?

    Chase l'aveva visto accadere decine di volte e il pensiero che succedesse anche a una persona tanto traboccante di passione come Tessa Rose lo rattristava.

    Lei entrò nell'ufficio con un sorriso radioso sulle labbra.

    «Buongiorno» salutò lanciandosi un'occhiata alle spalle, lungo il corridoio. «Chi era quella pallottola che mi è passata di fianco?»

    «Era Luis. Ha assistito alla sua esibizione e le assicuro che la sua reputazione farà il giro del Centro in meno di dieci minuti. E sarà garantita a lungo, signorina Rose.» Anche il suo nome aveva un suono morbido. Le indicò una sedia di fronte alla scrivania e lui si sedette al suo posto. «Si è difesa con eccezionale abilità. Complimenti.»

    «Grazie.»

    «Come lei sa, il nostro incontro è puramente formale. La direttrice, Chandra, ha già deciso per la sua assunzione. Le sue referenze sono ottime e il suo approccio, come ho potuto constatare di persona, ideale per guadagnarsi il rispetto tra le persone con cui operiamo. Anzi, nel vederla in azione, ho pensato che potrebbe tenere anche un corso di difesa personale. Avrebbe sicuramente successo.» Mentre le parlava, non distolse mai lo sguardo dai suoi occhi azzurri. «Perché vuole questo lavoro, signorina Rose?»

    Lei accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale della sedia. «E perché non dovrei, signor Ryan?»

    «Questo non è certo il quartiere più sicuro della città.»

    «Può darsi, ma la struttura che lei amministra è ordinata e disciplinata e sono sicura che non correrò alcun rischio lavorandoci.»

    «Prima di fare domanda da noi, lei ha lavorato presso il Centro Schuman.» Chase conosceva i particolari del suo curriculum a memoria. «Lì ci sono bambini che vengono vestiti e nutriti con cura, figli di genitori benestanti che lavorano e che magari vengono a trovare i figli durante la pausa per il pranzo.»

    «Sì. E con questo, signor Ryan?»

    «Qui vedrà cose che preferirebbe non vedere, assisterà a drammi inevitabili, vorrà cambiare delle situazioni di fronte alle quali si sentirà impotente. So che sa difendersi da possibili aggressioni fisiche, ma mi domando se è preparata a difendere anche il suo cuore.»

    «Sta cercando di spaventarmi?» Per la prima volta, il viso di Tessa assunse un'espressione decisamente seria. «Sono cresciuta a pochi isolati da qui, signor Ryan, e non credo ci siano molte cose che possano sorprendermi. Non sono ingenua come lei sembra credere. Comunque, non vedo nulla di male nel desiderare di fare il possibile per migliorare la vita dei bambini di questo quartiere. Credo che questo sia anche il suo scopo, o sbaglio?»

    «Per quanto tempo intende impegnarsi con noi?» chiese lui ignorando la sua domanda.

    «So che i bambini hanno bisogno di riferimenti stabili. Intendo rimanere.»

    Seguirono alcuni secondi di silenzio durante i quali si fissarono intensamente. Poi, lui abbassò lo sguardo e prese dei moduli da un cassetto della scrivania.

    «Benvenuta a bordo» esclamò porgendoglieli.

    «Grazie.»

    Tessa estrasse una penna dalla sua borsa alla Mary Poppins e iniziò a compilare i documenti necessari alla definizione legale della sua assunzione.

    «Chi è questo Wilson Buckley che dà il nome al centro?»

    «Avrà occasione d'incontrarlo. Era nella polizia e tutti lo chiamano Serge.»

    «Davvero? Anch'io volevo entrare in polizia.»

    «E perché non lo ha fatto?»

    «Purtroppo, non ho superato il test psicologico. Troppo idealista, mi hanno detto.»

    Chase non trovò difficile crederlo. «Mi spiace che non abbia potuto realizzare il suo progetto, signorina Rose.»

    «Superato» ribatté lei piegando la testa di lato. «Ma è necessario continuare a chiamarci signore e signorina

    «No, non quando siamo soli... Tessa. Ma sempre davanti ai bambini.»

    «Bene» annuì lei tornando a concentrarsi sui documenti da compilare.

    Lo sguardo di Chase fu catturato da un ricciolo ribelle che le accarezzava la fronte spaziosa e si scoprì a desiderare di prenderlo tra le dita per tastarne la serica morbidezza. Ma si trattenne e strinse i pugni. Aveva la sensazione che assumendo Tessa Rose avrebbe commesso il secondo grosso errore dei suoi trentadue anni di vita.

    «Torno subito» disse alzandosi bruscamente in piedi.

    Lei lo guardò mentre usciva dalla stanza, muovendo l'aria e disturbando i suoi fogli. Appoggiò la penna alle labbra e fissò senza vedere le parole sui documenti.

    Raccogliendo informazioni sul Centro, aveva scoperto che Chase Ryan era considerato uomo inflessibile che per nessun motivo scendeva a compromessi, ma non si era aspettata di trovarsi di fronte un tipo tanto duro. Di solito, la gente ricambiava un sorriso quando qualcuno glielo offriva. Ma non lui. E neppure tentava un piccolo movimento che potesse addolcirgli l'espressione del viso per sembrare gentile o, almeno, civile.

    Eppure, lei non percepiva alcuna minaccia o scontrosità dietro i tratti severi del suo viso squadrato o nei suoi occhi grigio fumo. Solo i capelli accennavano a qualcosa di vagamente dolce in lui, anche se la sfumatura scura ben s'adeguava alla sua personalità. Era la lunghezza che sorprendeva Tessa, perché le punte gli sfioravano il colletto della camicia e parevano giocarci.

    Si diceva anche che il signor Ryan vivesse seguendo regole molto rigide e che non era impresa semplice farlo cambiare. Non che lei avesse tale intento. Aveva imparato per esperienza che era impossibile costringere qualcuno a cambiare.

    «Qualcosa non va?»

    La sua voce la fece sussultare. La penna le scivolò di mano e cadde a terra. Era talmente immersa nelle sue considerazioni, che non lo aveva sentito tornare.

    «Ecco a lei» disse lui restituendole la penna che aveva raccolto. La guardava con vaga preoccupazione, ma non fu questo che la turbò. Fu il contatto con la sua mano che la fece tremare.

    Come inebetita, Tessa rimase a fissarlo sentendo un grande calore crescerle dentro e una luce forte esploderle in testa.

    «Posso fare qualcosa per lei? Vuole un bicchiere d'acqua?»

    Tessa riuscì solo a scuotere la testa. Cosa diavolo le era accaduto? Eppure era riuscita a mostrarsi così sicura, così padrona di se stessa. Sapeva chi avrebbe dovuto incontrare e si era preparata per bene.

    Improvvisamente, lo squillo del telefono interruppe la frenesia dei suoi pensieri. Mentre lui rispondeva alla chiamata senza lasciarla con lo sguardo, lei tornò ai suoi fogli.

    Quando Chase riagganciò, Tessa gli porse i documenti compilati e si alzò, sistemandosi la tracolla sulla spalla.

    «Bene» approvò lui soddisfatto. «Visto che da domani cominceremo a lavorare insieme, proporrei di darci del tu.»

    Lei deglutì e annuì.

    «Chandra mi diceva che preferiresti fare il secondo turno e lavorare coi piccoli di due o tre anni.»

    «Sì. Il vostro è uno dei pochi Centri che

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