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Piccola e fragile: Harmony Destiny
Piccola e fragile: Harmony Destiny
Piccola e fragile: Harmony Destiny
Ebook146 pages2 hours

Piccola e fragile: Harmony Destiny

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About this ebook

Tallie è la sorella minore del suo migliore amico, è naturale per Peyton provare un sentimento di protezione nei suoi confronti! Dal canto suo la ragazza cerca in tutti i modi di complicare la vita al suo angelo custode, cacciandosi nei guai! Lei è una specialista nel difendere i più deboli e nel battersi contro le ingiustizie, è schietta e sincera oltre che carina e attraente. Ma perché Peyton non se ne accorge? È troppo impegnato a far carriera? O la reputa poco adatta a diventare la moglie del futuro governatore?
LanguageItaliano
Release dateMay 9, 2017
ISBN9788858965498
Piccola e fragile: Harmony Destiny
Author

Sylvia Plath

Sylvia Plath was born in 1932 in Massachusetts. Her books include the poetry collections The Colossus, Crossing the Water, Winter Trees, Ariel, and Collected Poems, which won the Pulitzer Prize. A complete and uncut facsimile edition of Ariel was published in 2004 with her original selection and arrangement of poems. She was married to the poet Ted Hughes, with whom she had a daughter, Frieda, and a son, Nicholas. She died in London in 1963.

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    Piccola e fragile - Sylvia Plath

    successivo.

    Prologo

    Tallulah Bishop spalancò la portiera del suo camion, ordinò a Solomon, il suo alano, di restare fermo e afferrò il fucile che teneva sul sedile. Saltando agilmente a terra, gridò un avvertimento all'ubriaco che si trovava a pochi metri di distanza.

    «Cliff Nolan, lascia immediatamente andare Richie, mi hai sentito?»

    Tenendo il figlio alla nuca, Cliff voltò la testa e sogghignò. «Vattene dalla mia proprietà, dannata ficcanaso. Questa è la mia terra e la mia famiglia e faccio quello che mi pare.»

    Il bastardino di Richie ringhiò a Cliff, che reagì dandogli un calcio.

    «No, papà, ti prego, non fare del male a Whitey» gridò Richie sentendo il cane uggiolare di dolore.

    Rafforzando la presa sul figlio, Cliff lo fece dondolare diverse volte poi lo gettò a terra. Richie corse ad abbracciare il cane guardando il padre con occhi imploranti.

    «Lascia in pace Richie e Whitey o sparo. Mi hai sentito?» gridò Tallie.

    Cliff Nolan la fissò a occhi socchiusi. «La devi smettere di venire qui a mettere delle strane idee in testa a Loretta. Non ha assolutamente bisogno che una come te le dica come fare la moglie. Tu non ne sai proprio niente di come deve essere una donna.»

    «So che nessun uomo ha il diritto di picchiare la moglie e i figli o di maltrattare gli animali.» Tallie mosse alcuni passi esitanti attraverso il cortile infestato dalle erbacce.

    Loretta Nolan fece capolino sulla veranda della casa mobile; il viso smunto la faceva apparire più vecchia dei suoi ventisette anni. «Ti prego, Cliff.»

    «Chiudi la bocca!»

    «È molto meglio che te ne vada, Tallie» disse Loretta.

    Le braccia intorno al collo di Whitey, Richie si allontanò dal padre strisciando e trascinando con sé il cane. Spostando i piedi nella polvere, Cliff si voltò e alzò la gamba.

    «No, papà!» gridò Richie proprio mentre il piede di Cliff calava sul cane, che uggiolò di dolore.

    Rialzando il piede, Cliff diede un calcio al figlio, ma mancò il bersaglio perché il piccolo si scansò.

    «Questo è il mio ultimo avvertimento, Cliff. Sta' lontano da Richie.» Tallie puntò il fucile. Era decisa.

    Cliff alzò il piede e mirò allo stomaco di Richie. Loretta urlò. Cliff si girò di scatto nella sua direzione. Con Whitey in braccio, Richie si alzò subito e corse verso la veranda. Cliff si voltò e intimò al figlio di fermarsi.

    «Lascialo andare» lo avvertì Tallie.

    «Va' al diavolo!» ribatté Cliff.

    Tallulah Bishop premette il grilletto e colpì Cliff proprio sul sedere, facendolo ricadere in avanti.

    Sempre aggrappato a Whitey, Richie si buttò fra le braccia aperte della madre. Loretta rimase a fissare il marito con aria incredula.

    «Chiama lo sceriffo» le gridò Tallie. «E anche un'ambulanza.»

    Annuendo, Loretta si girò lentamente ed entrò nella casa mobile. Richie rimase fuori con il cane in braccio, il viso rigato di lacrime.

    Tallie pensò che forse avrebbe dovuto andare ad aiutare Cliff, che giaceva a terra gemendo e imprecando. Ma non se la sentì di offrire comprensione o assistenza. Presto sarebbe arrivata l'ambulanza ed era improbabile che Cliff morisse di emorragia per un pallino da caccia tirato da pochi metri di distanza.

    Probabilmente anche lo sceriffo sarebbe arrivato subito. Anche se Lowell Redman non aveva certo simpatia per Cliff, non avrebbe avuto altra scelta che arrestarla. Dopotutto, aveva sparato a un uomo.

    Ora doveva chiamare Peyton. Si sarebbe infuriato. L'ultima volta che si era rivolta a lui per avere aiuto, Peyton l'aveva avvertita che era stanco di tirarla fuori sotto cauzione un mese sì e un mese no.

    Ma che cosa avrebbe dovuto fare, permettere a Cliff di maltrattare Richie e Whitey?

    Per più di un anno aveva implorato Loretta di andarsene con i figli, ma l'amica aveva fatto orecchi da mercante.

    Tallie sapeva di avere fatto una cosa molto stupida e che le piacesse o meno avrebbe dovuto chiedere a Peyton di tirarla fuori di prigione. E poi, nel caso di un processo, di assumere la sua difesa.

    Odiava ammetterlo, ma forse Peyton non si era sbagliato quando l'aveva accusata di essere soltanto una fonte di guai.

    1

    Dalla sua espressione, Tallie capì che era a dir poco furioso. Gli sorrise e raddrizzando le spalle si preparò a sopportare la sua collera. Anche se Peyton Rand era, di solito, un uomo estremamente calmo e controllato, lei sapeva di avere il potere di intaccare la sua facciata di gentiluomo del sud.

    Lui sbatté la borsa di pelle sul tavolo e sporgendosi leggermente allargò le mani ai lati della borsa, poi guardò Tallie di traverso. «Avevi già fatto cose stupide, Tallulah Bankhead Bishop, ma questa è decisamente...»

    Oh, era proprio arrabbiato se l'aveva chiamata Tallulah! «Lo avevo avvertito di fermarsi, Peyton. Giuro che l'ho fatto.» Avanzò di alcuni passi, le mani nascoste dietro la schiena. «Stava picchiando Richie. Non potevo certo permettergli di fare del male a quel bambino, no?»

    «Va bene, dovevi fare qualcosa per impedirglielo, ma c'era proprio bisogno di impallinarlo?»

    «Che cos'altro avrei potuto fare?»

    «Non c'era Solomon con te? Perché non hai lasciato Cliff Nolan a lui?»

    «Accidenti, se Solomon lo avesse attaccato, adesso sarei accusata di omicidio invece che di aggressione.»

    «Riuscirà a tirarla fuori da questo guaio, vero, signor Rand?» domandò Wanda Simple, il vice sceriffo. «Tutta la città sa che Cliff Nolan è un buono a nulla, che maltratta Loretta e i figli. Tallie ha fatto ciò che riteneva giusto.»

    «Speriamo che anche il giudice la veda in questo modo.» Peyton scosse la testa. Mio Dio, perché mai doveva essere responsabile di Tallie Bishop? Se c'erano due persone al mondo che erano proprio male assortite, erano Tallie e lui. «Poco fa ero a Jackson, così non ho ancora avuto la possibilità di chiedere la cauzione per te. Ma ho già parlato con Lowell e puoi ringraziare lui che l'imputazione non sia di aggressione premeditata.»

    «L'ho già ringraziato.» Tallie si rese conto che niente di quello che avrebbe fatto o detto avrebbe addolcito l'atteggiamento di Peyton e non poté certo biasimarlo. Da quando i suoi fratelli avevano lasciato Crooked Oak per farsi strada nel mondo, Peyton si era assunto il ruolo di tutore, cercando di badare alla sorellina dei suoi amici, una sorellina che a ventisei anni avrebbe dovuto avere abbastanza buon senso da non sparare a un uomo.

    «Vedrò di tirarti fuori di qui oggi.» Peyton lanciò un'occhiata alle manette di Tallie. «Wanda, porti questa piccola selvaggia nella sua cella. Parlerò con il giudice Proctor.» Puntò un dito contro Tallie. «Se ti lasciasse qui tutta la notte, ti servirebbe da lezione.»

    Lei gli lanciò un'occhiata altezzosa. «Fa' quello che vuoi. Io ho impallinato Cliff Nolan per impedirgli di fare del male a suo figlio e al cane di suo figlio. Mi dispiace di avergli dovuto sparare, forse ho sbagliato, ma se non riesci a dimenticare la legge per un momento e a leggere nel cuore umano, allora...»

    «Dannazione, vuoi chiudere la bocca?»

    Trasalendo, Tallie deglutì a fatica e guardò il viso severo di Peyton. «Di' al giudice che se avessi avuto un altro modo di gestire la situazione, non avrei sparato. Ma non ho visto alcuna alternativa.»

    «Glielo dirò e forse accetterà di fissare la cauzione.»

    «Hai idea di quanto potrà essere la somma fissata?»

    «Ci penso io. Immagino di potermi fidare che non lascerai il paese, no?» chiese Peyton accennando un sorriso.

    Dio, come amava la sua bocca, pensò Tallie. Aveva passato ore a chiedersi che cosa avrebbe provato baciandola. Inspirando a fondo, non tentò nemmeno di nascondere il senso di sollievo nel constatare che la sua rabbia era sbollita. Gli sorrise. «Non lascerò lo stato.»

    «Mi fa piacere saperlo.» Prendendo la borsa, Peyton si diresse alla porta dandosi dello stupido. Per quanti fossero i problemi che Tallie gli creava, non riusciva a restare arrabbiato a lungo con lei. Nonostante le sue bravate di stampo femminista, era una donna vulnerabile e dal cuore molto tenero.

    «Oh, Peyt, ti dispiace passare a prendere Solomon al rifugio per cani?» lo pregò Tallie. «Wanda ha chiamato Susan perché lo tenesse finché avremmo risolto questo pasticcio.»

    «Andremo a prenderlo dopo che sarai stata rilasciata.» Peyton si fermò sulla soglia, si voltò e la squadrò da capo a piedi. «Come può una donna così piccola causarmi tanti problemi?»

    Se ne andò senza darle il tempo di rispondere. Lei avrebbe dovuto essergli grata per essere accorso in suo aiuto. Dopotutto, non le doveva niente. Solo perché il padre di Peyt, il vecchio senatore Rand, era stato compagno di caccia e pesca di suo nonno e solo perché i suoi fratelli e Peyton erano amici, nonostante le differenti posizioni sociali, non significava che toccasse sempre a lui toglierla ogni volta dai guai, no? Certo che no. Ma da quando Jake, Hank e Caleb se ne erano andati, uno alla volta, Peyton era diventato il suo angelo custode sempre a portata di telefono. Naturalmente, imprecava e si arrabbiava e minacciava sempre che quella era l'ultima volta che l'aiutava.

    «Forza, Tallie, andiamo in cella finché il signor Rand tornerà a prenderti.» Wanda Simple, una donna alta e magra sulla trentina, si era diplomata al liceo con Jake e lei e Tallie erano da anni in buoni rapporti.

    «Pensi che Clayburn Proctor mi lascerà uscire su cauzione?» domandò Tallie.

    «Lo sai che ti stima molto. Da quando hai salvato la vita al suo nipotino arrivando sulla scena dell'incidente prima dell'ambulanza e gli hai fatto un massaggio cardiaco.» Mettendole una mano sulla spalla, la condusse verso la breve fila di celle. «Inoltre, se Peyton Rand si mette d'impegno, riesce a convincere gli uccelli a scendere dall'albero.»

    Lei rimase perfettamente immobile mentre Wanda le toglieva le manette. «Già, hai ragione. Peyton ha la parlantina di suo padre. È un politico nato.»

    «Come mai non hai tentato di conquistarlo? È chiaro che sei pazza di lui e tutti sanno che si comporta con te come un cavaliere dalla lucente armatura.»

    «Si sente solo responsabile per me, ecco tutto.» Tallie entrò nella cella. «Ha promesso ai miei fratelli che mi avrebbe tenuto d'occhio.»

    Wanda chiuse il cancello della cella. «Be', per essere uno a cui non importa, direi che ti tiene d'occhio da vicino.»

    «Mi considera soltanto una peste. Inoltre, dubito di essere il suo tipo e quel che è certo è che non sono la donna adatta a lui.» Allontanandosi dalle sbarre, Tallie allargò le braccia. «Guardami. Sono una ragazza di campagna. A me serve un uomo con le mani

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