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Quando una notte non è abbastanza: Harmony Bianca
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Ebook158 pages1 hour

Quando una notte non è abbastanza: Harmony Bianca

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About this ebook

Ali Forshay è convinta che l'unico scopo della vita del dottor Jared Padget sia quello di metterle i bastoni fra le ruote. La sua arroganza è intollerabile e i suoi loschi tentativi di farla rompere con il suo rassicurante fidanzato sono inaccettabili. Ali però sarà costretta a cambiare idea quando scoprirà che il motivo per cui lo detesta tanto è che non sa resistergli.



La notte di passione trascorsa con Ali ha lasciato Jared turbato e confuso. Non intende ripetere gli errori del passato, ma non vuole nemmeno deludere la donna di cui si sta innamorando. Quindi decide di fare l'unica cosa sensata: fuggire! E quando si accorgerà che Ali ha bisogno di lui, potrebbe essere troppo già tardi.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2018
ISBN9788858976968
Quando una notte non è abbastanza: Harmony Bianca

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    Quando una notte non è abbastanza - Wendy S. Marcus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    When One Night Isn’t Enough

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Wendy S. Marcus

    Traduzione di Daniela De Renzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-696-8

    1

    L’infermiera Allison Forshay lanciò un’occhiata all’orologio, che si trovava sulla parete della stanza riservata al personale del Pronto Soccorso, e per un attimo desiderò di poter accelerare il tempo con uno schiocco delle dita. Si sforzò di concentrarsi sulla cartella clinica della bimba di tre anni, che aveva cercato di mordere una collega e aveva dato un calcio a lei, quando aveva provato a toccarle l’alluce infetto.

    Ma appena il dottor Jared Padget le si era avvicinato, la piccola aveva cambiato atteggiamento e lui era riuscito a toglierle la scarpa senza problemi, confermando i sospetti di Ali. E cioè che tutte le donne, indipendentemente dall’età, fossero incapaci di resistere al fascino di quell’uomo.

    Se fosse esistito un vaccino per proteggersi da lui, Ali se ne sarebbe iniettata una doppia dose. Padget suscitava in lei un’attrazione magnetica, che le faceva rizzare i peli delle braccia, accelerare il battito del cuore e la faceva respirare a fatica.

    Con la coda dell’occhio vide avvicinarsi le gambe di Jared, ricoperte dai pantaloni azzurri della divisa. Lui prese una sedia in silenzio e si sedette accanto a lei, sfiorandole appena il braccio con il suo. L’intento di quella canaglia era evidente.

    «Mi stai evitando» affermò con un sorriso.

    «Non ne vale la pena» replicò lei scostante, anche se evitarlo era proprio quello che stava facendo.

    «Me ne vado lunedì.»

    Meno male! Il suo arrivo tre mesi prima aveva messo la vita di Ali completamente sottosopra. Ora che l’incarico di Jared era al termine, lei avrebbe potuto finalmente tornare alla solita routine. «Qui. Altrove. Vivo. Morto. Per me fa lo stesso» esclamò con un gesto stizzoso.

    «Avanti, micina...» replicò lui, prendendole di mano la penna. «Sai benissimo che sentirai la mia mancanza.»

    «Sì, tanto quanto sentirei la mancanza di un calcolo renale» replicò lei, con gli occhi che brillavano.

    «Già» affermò Jared con il suo solito sorriso sexy, corredato di fossette, che ritornava molto spesso nei sogni di Ali. Poi lui si appoggiò allo schienale della sedia, portandosi le mani dietro la testa. «È questo che trovo divertente.»

    Ali cercò di afferrare la penna, che lui le aveva rubato poco prima. Ma Jared sollevò la mano, guardandola come se volesse spingerla ad avvicinarsi di più.

    Lei non lo fece. Lui lanciò la penna sul tavolo. «Ho sentito che uscirete, per festeggiare la mia partenza» affermò, senza farle notare che non l’avevano invitato.

    Lei evitò di accennare all’altro motivo, per cui volevano incontrarsi. «Una scusa come un’altra per uscire. Ed è più semplice che bruciare la tua immagine.»

    Lui appoggiò i gomiti sul tavolo e si avvicinò a lei. «Hai intenzione di ferirmi, micina?»

    Dopo quattro ore di turno di notte profumava ancora come se fosse appena uscito dalla doccia. L’immagine di Jared nudo, con le gocce d’acqua che gli scivolavano sul corpo muscoloso, si fece strada nella mente di Ali e lei dovette fare uno sforzo per allontanarla rapidamente.

    «Mi chiedo che cos’hai in quella tua testolina...» la prese in giro lui, cercando di decifrare la sua espressione.

    Erano mesi che Ali cercava di combattere l’attrazione che provava per Jared. E sapeva che l’unica cosa che sembrava dare qualche risultato era stargli lontana.

    Per questo afferrò le sue carte e si alzò in piedi.

    Lui andò a mettersi davanti a lei. Odorava di buono. Ali rimase così inebriata dal suo profumo, da non riuscire nemmeno a pensare. Fissò la spalla di Jared, per evitarne lo sguardo. «Spostati, per favore.»

    «In realtà credo tu voglia che rimanga qua.»

    «Da quando in qua sai leggere nel pensiero?» domandò lei, arretrando di un passo. Voleva ricreare un po’ di distanza tra loro.

    «So che stai pensando delle brutte cose, infermiera Forshay.»

    «Togliti dai piedi» replicò lei, allontanandolo. «Devo tornare al lavoro. E anche tu.»

    Lui si fece improvvisamente più serio. «Riuscirai mai a perdonarmi?»

    «Per perdonarti, dovrebbe importarmi qualcosa di te» affermò lei, incrociando il suo sguardo.

    «Potrebbe importarti, se ti sforzassi.»

    «E perché? Dal giorno in cui, grazie al mio ex-fidanzato, sei venuto qui a lavorare, non hai fatto che metterti tra noi.»

    «Solo dopo aver notato che nessuno di voi due era felice» precisò Jared, alzando l’indice.

    «Io ero felice.» Anche se la parola corretta forse era tranquilla... «E anche Michael. Il nostro rapporto funzionava, finché non sei spuntato tu.» Non aveva cercato in tutti i modi di diventare la donna che Michael voleva?

    «Tu non lo amavi» sottolineò subito Jared.

    Ed era così. Ma il dottor Michael Shefford era perfetto per lei. Stabile. Prevedibile. E nel suo modo tranquillo e senza pretese l’aveva anche trattata bene.Magari con il tempo si sarebbe innamorata di lui.«Quello che provavo per Michael non ha importanza» esclamò Ali, sbattendo i raccoglitori che aveva in mano sul tavolo e voltandosi a guardare Jared. «Tu lo hai portato fuori, lo hai fatto ubriacare e l’hai mandato a casa con Wanda, l’infermiera del Reparto Pediatrico. Sapevi che lei aveva un debole per lui.»

    «Io non l’ho obbligato a salire in macchina, Ali. Non gli ho tolto i vestiti e non l’ho messo a letto.»

    Quello poteva risparmiarglielo. «Certamente non hai provato a fermarlo. Ma che razza di amico sei?»

    Sicuramente non era amico di Ali. Prima che Jared arrivasse in città, Michael non andava mai a letto dopo le undici, non usciva a bere con gli amici e non aveva mai mostrato interesse per le altre donne. Lei aveva cercato di renderlo felice e di avere con lui la vita che sognava fin da bambina.

    «Nell’ultimo mese ne abbiamo parlato fino alla nausea» replicò Jared, passandosi una mano tra i capelli. «Se avessi pensato che Michael stava facendo un errore, lo avrei fermato santo cielo! Ma lui e Wanda sono una gran bella coppia.»

    Era quello che aveva sostenuto Michael quattro settimane prima, invece di scusarsi con lei. Ed era quello che Ali non era riuscita a perdonargli. Le aveva raccontato quanto Wanda fosse perfetta e sembrava non provare alcun rimorso per aver rotto con lei.

    «Sono felici insieme» ribadì Jared serio.

    Infatti. L’unica a non essere felice era lei.

    «Michael è stato un ottimo compagno di studi» continuò Jared con convinzione. «Ed è anche un buon amico. Ma è la persona più noiosa che abbia mai conosciuto. Quando lo hai incontrato, hai perso la tua vivacità. Muori talmente dalla voglia di sposarti, che saresti disposta ad accettare una vita fatta soltanto di noiosa routine?»

    «Io non muoio dalla voglia di sposarmi.» Desiderava una vita stabile al fianco di un uomo affidabile, disposto a impegnarsi con lei. E lo desiderava a causa di quello che le aveva fatto passare sua madre, portando a casa decine di uomini, con i quali intraprendeva relazioni destinate ogni volta a finire. Erano uomini pieni di problemi e la Polizia era venuta a casa loro più di una volta. «Quello che voglio fare della mia vita non ti riguarda.»

    «Con il passar del tempo Michael ti avrebbe resa infelice. E tu avresti reso la sua vita un inferno. Mi è già capitato di vedere situazioni del genere. Ci sono passato anch’io.»

    «L’unico che mi sta rendendo infelice sei tu, dottor Padget.»

    «Hai bisogno di un uomo che sia passionale come lo sei tu, Ali. Non di uno come Shefford, che lo fa una volta alla settimana, tutti i mercoledì sera, nella posizione del missionario.»

    Ali trattenne il fiato. Non poteva credere che Michael avesse parlato della loro vita sessuale con Jared.

    «Lascia che ti mostri come sarebbe stare con un vero uomo» affermò lui con quel tono sicuro che lo rendeva affascinante. Poi abbassò la voce di qualche tono. «E non potrai più accontentarti della mediocrità...»

    Dio sapeva se lei desiderava raccogliere quella proposta... Si sentiva pervasa da un’energia irrefrenabile alla sola idea di passare una notte tra le braccia di Jared, mentre lui lasciava scorrere le mani su tutto il suo corpo. Ma non voleva abbassarsi a trascorrere una notte di solo piacere con lui. Non voleva dargli la soddisfazione di appagare le proprie voglie con lei. «Questa tattica ti procura tanti appuntamenti?» domandò a quel punto in tono sarcastico.

    Jared scoppiò in una risata.

    «Se hai rovinato il mio rapporto con Michael, per avere un’avventura con me, hai sprecato il tuo tempo» continuò lei imperterrita. «Perché, anche se pensi che per me Michael fosse l’uomo sbagliato, sono sicura che nessuno possa essere più sbagliato di te.» Un donnaiolo, un chiacchierone, uno che sarebbe ricorso a qualsiasi mezzo, lecito o illecito, pur di portarla a letto...

    In quel momento si aprì la porta e Tani, la segretaria del Pronto Soccorso, mise dentro la testa ornata di riccioli scuri. «Un’ambulanza in arrivo. Uomo di quarantasette anni in arresto cardiaco. I paramedici stanno tentando di rianimarlo, ma non sono riusciti a intubarlo. Sarà qui tra quattro minuti.»

    Jared riprese la sua aria professionale. «Prepara...»

    «La stanza numero uno» terminò la frase Ali.

    «Avrò bisogno...»

    «Di tubi endotracheali su un vassoio alla testa del letto. Di una flebo e un carrello per le emergenze.»

    «Chiama...»

    «Il Reparto di Terapia Respiratoria e la Radiologia.» Ali prese le cartelle cliniche e si avviò verso l’uscita. «Sono pronta.» Sul lavoro erano indubbiamente una grande squadra. La migliore. Ma nella vita doveva stare alla larga da lui.

    Quaranta minuti più tardi Jared se ne stava di fronte all’entrata del Pronto Soccorso, lasciando spaziare lo sguardo per il parcheggio. La fresca aria di novembre lo aiutava a sgombrare la mente, mentre il silenzio riuscì pian piano a calmarlo.

    «Avreste dovuto salvarlo!» si udì gridare in quel momento da un ragazzo. «Salvare la gente è il vostro mestiere!»

    Jared si voltò verso il punto da cui proveniva la voce. Il figlio quindicenne dell’uomo appena dichiarato morto gli si stava avvicinando a grandi passi. Era un ragazzo con i capelli lunghi e un piercing al sopracciglio e sembrava pronto a commettere un omicidio.

    Jared si allontanò dalla colonna, alla quale se ne stava appoggiato, contento che la scena si stesse svolgendo all’aperto e non nel corridoio affollato del Pronto Soccorso. Attraverso il vetro della porta elettronica notò Ali in compagnia della madre e della sorella del giovane. La donna appariva distrutta e Ali stava cercando di calmarla.

    «Mi dispiace» affermò Jared serio.

    «Le dispiace?» urlò il ragazzo, mentre le lacrime gli rigavano il viso. «Che cosa vuole che m’importi? Mio padre è morto perché voi...» Si fermò, puntando l’indice contro il petto di Jared. «... non avete fatto il vostro dovere.»

    Jared fece un respiro

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