Il dottore ritrovato: Harmony Bianca
By Kate Hardy
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About this ebook
Max Fenton è molto diverso da quello che era in passato. Un dottore affermato e scrupoloso, ma soprattutto un uomo che si sa assumere le proprie responsabilità nei confronti della donna che ama. Ed è per questo che ha intenzione di riportare la sua Marina a casa con lui.
Il vero amore merita una seconda opportunità perché gli errori diventino ricordi e una nuova complicità, anche in corsia, accenda il futuro insieme.
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Il dottore ritrovato - Kate Hardy
1
«Mi scusi. Non ho potuto fare a meno di sentire le urla. Sto arrivando.»
Udendo la voce proveniente dall’altro lato della tenda Marina si accigliò.
No. Ovviamente non poteva essere lui.
A parte tutto, Max Fenton non lavorava al London Victoria e quindi era del tutto assurdo pensare che la voce che proveniva dall’altro lato della tenda potesse essere la sua. Ed era arrabbiata con se stessa perché ancora una volta le era bastato sentire una voce dall’accento elegante e aveva immediatamente pensato al suo ex marito.
Dopo quattro anni avrebbe dovuto averlo completamente cancellato dalla sua mente e invece le bastava intravedere un uomo dai capelli scuri lunghi sul collo, o udire un tono di voce vagamente simile al suo, per pensare immediatamente a Max. E tutte le volte si era trattato di uno sconosciuto e lei non poteva fare a meno di darsi della stupida.
Ovvio che non l’avesse seguita a Londra, non dopo tutto quel tempo. Avevano divorziato da un anno, dopo tre di separazione. È vero che Eve aveva accennato a un nuovo aiuto che avrebbe sostituito Ed, ma non aveva detto come si chiamava e Marina sapeva che non avrebbe preso servizio prima dell’inizio della settimana seguente.
Poi la tenda della sua postazione si aprì e lei rimase paralizzata dallo stupore.
Da quando Max faceva parte dello staff del London Victoria?
Eppure non c’erano dubbi, dal collo gli pendeva lo stetoscopio e sul petto era appuntato il cartellino con il suo nome scritto sotto il logo dell’ospedale. Come diavolo aveva fatto a non sapere nulla del suo arrivo?
Lo guardò. Il volto era solcato da qualche ruga che lei non ricordava ed era dimagrito. Troppo. Ma il taglio dei capelli era lo stesso e anche il colore degli occhi, quel blu intenso che le fece immediatamente accelerare i battiti del cuore nonostante tutto quanto di doloroso e spiacevole c’era stato fra loro.
Per un attimo Marina fu sul punto di toccarlo, ma per fortuna si trattenne. Per quello che ne sapeva poteva essere sposato.
Con un figlio.
Quel pensiero le diede un dolore così intenso che per poco non le strappò un grido. Poi si sentì prendere dalla rabbia. Con tutti gli ospedali esistenti al mondo doveva venire proprio lì? Perché doveva intromettersi nella sua vita dopo quello che aveva passato anche per colpa sua?
Il viso di Max era impenetrabile. Non aveva idea di cosa pensasse, se anche lui provasse lo stesso confuso miscuglio di pena, irritazione e nostalgia.
Lui guardò il nome sul cartellino di riconoscimento di Marina prima di rivolgersi, con voce tagliente, alla donna che stava urlando contro di lei. «Lei sta disturbando gli altri pazienti. La prego di andarsene e lasciare la dottoressa Petrelli alla cura dei suoi pazienti o sarò costretto a chiamare la sicurezza e farla accompagnare fuori.»
La donna gli lanciò un’occhiataccia e continuò a masticare la sua gomma. «È profondamente ingiusto che questa gente venga qui a rubare il posto ai cittadini inglesi.»
«La cosa non la riguarda, ma sappia che la dottoressa Petrelli è inglese quanto lei. E anche se non lo fosse in questo ospedale non vengono tollerati abusi. Il nostro personale ha tutto il diritto di svolgere il suo lavoro senza essere disturbato.»
«Conosco i miei diritti» rispose senza scomporsi miss Gomma-da-masticare. «Non riuscirà ad allontanarmi cercando di intimorirmi.»
«Nello stesso modo in cui lei sta intimorendo i miei collaboratori, vuol dire? Le concedo tre secondi di tempo per andarsene e permettere alla dottoressa Petrelli di continuare a occuparsi della sua amica o chiamerò la sicurezza e la farò accompagnare alla porta. A lei la scelta. Uno... due...»
«Starò qui fuori, Ally. E controlla che ti curi come si deve» disse ad alta voce la donna uscendo dallo stanzino non senza lanciare un’ultima occhiata ostile verso la dottoressa.
Marina non era ancora riuscita a digerire il fatto che Max l’avesse definita una delle sue collaboratrici. Aveva smesso di essere qualcosa di suo da molto tempo.
«Posso parlarle un momento?» Max la guardò e accennò alla tenda che chiudeva lo stanzino. «Solo un attimo, signora Marshall» si scusò Marina con la sua paziente.
Max richiuse la tenda dietro di sé. «Va tutto bene?»
La sua voce era educatamente formale. Come era diverso dalla prima volta che si erano incontrati!
Lei era una neolaureata al suo primo lavoro. Come per tutti, il suo primo giorno era stato frenetico e Max si era velocemente presentato nei cinque minuti di pausa che era riuscita a ritagliarsi e le aveva offerto mezza barretta di cioccolata e una tazza di ottimo caffè che si era affrettata a ingoiare. Il suo sorriso caldo e amichevole le aveva fatto tremare le ginocchia e fatto scoprire che l’amore a prima vista non era per niente un mito. Pochi secondi dopo averlo incontrato Max Fenton era riuscito a farle girare la testa e a farla innamorare.
Ma molte cose erano successe in quei cinque anni. Visto il loro passato comune e considerato che avrebbero dovuto lavorare insieme, mantenere un atteggiamento corretto, formale e distaccato era il modo migliore di comportarsi.
Lei controllò quello che c’era scritto sul cartellino di riconoscimento di Max ed ebbe la conferma che era lui il sostituto di Ed. Ancora dottore, quindi, e non professore. Buffo, perché, visto quanto ci teneva alla carriera, avrebbe già dovuto essere aiuto primario. «Va tutto bene, dottor Fenton» lo rassicurò con cortese freddezza.
Era una menzogna. Trovarselo davanti di nuovo l’aveva sconvolta, ma cercò di mantenere il controllo. «Grazie per essermi venuto in aiuto.»
«Nessun problema» rispose lui nello stesso tono. «La lascio tornare subito dalla sua paziente.»
«Mi spiace molto» si scusò la donna stesa sul lettino, quando Marina tornò nello stanzino. «Claire è una persona gentile.»
Marina non era d’accordo, ma non fece commenti.
«Solo che a volte si lascia prendere un po’ la mano» aggiunse la paziente.
Era un modo alquanto eufemistico di commentare il comportamento della sua amica, ma non era colpa della signora Marshall se quella Claire era così prepotente. «Ho visto di peggio. Dovrebbe vedere come si comportano gli ubriachi che arrivano al venerdì notte» la rassicurò Marina sorridendo. «Non si preoccupi.»
«È perché suo marito guarda sempre la foto che compare sul giornale in testa alla sua rubrica. Credo che su di lei abbia fatto degli apprezzamenti fin troppo espliciti» le confidò la signora Marshall.
«Sono veramente lusingata, ma la sua amica non deve assolutamente temere nulla.» Anche se avesse avuto intenzione di imbarcarsi in una relazione, e in quel periodo la sua vita era troppo complicata per desiderarlo, avrebbe sicuramente evitato gli uomini sposati.
«Ho cercato di convincerla in tutti i modi che il suo Steve la ama, ma lei teme che lui si guardi in giro. Sa, è per via del suo peso. È ingrassata venti chili dopo avere smesso di fumare. Ed è per evitare di ricominciare che continua a masticare gomme.»
Marina sapeva bene che spesso prendersela con qualcun altro era un modo per sentirsi meglio per persone con poca autostima, ma comunque era seccante essere quello preso di mira. «Claire ha fatto una buona scelta per la sua salute smettendo di fumare, ma adesso è meglio parlare di lei piuttosto che della sua amica» disse con gentilezza. «Credo che lei abbia una frattura al polso, signora Marshall. Da quello che mi ha detto sul modo in cui è caduta, e dall’aspetto del polso, direi che si tratta di una frattura di Colles. Prima le somministro un antidolorifico, poi la mando in Radiologia. Dopo avere visto le lastre e controllato che tutto sia a posto le farò un’ingessatura temporanea per bloccare il polso mentre va in ortopedia.»
«Significa che dovrò portare un gesso?» chiese angosciata la signora Marshall.
«Le ingessature oggi sono molto leggere» la rassicurò Marina. «Comunque sì, deve portare il gesso per alcune settimane, finché il polso non sarà guarito.»
«Potrò tornare al lavoro?»
«Dipende da che lavoro fa. Se usa molto la mano è opportuno che la tenga a riposo per permettere al polso di guarire bene. E sicuramente non deve portare pesi.»
La paziente sembrava turbata. «Non mi pagano se non lavoro.»
«Ma se comincia a usare il polso troppo presto rischia di peggiorare le cose» disse Marina con gentilezza. «So che questo non la farà sentire meglio, ma oggi è la quarta persona con lo stesso tipo di frattura. Con questo ghiaccio è facile scivolare. D’istinto ci si protegge distendendo la mano ed è possibile fratturarsi il polso.»
Diede alla signora Marshall un anestetico e con un sorriso di incoraggiamento la mandò in Radiologia.
Max si concesse alcuni minuti per riprendere il controllo prima di cominciare a leggere gli appunti relativi al suo prossimo paziente. Quando aveva sentito urlare negli ambulatori e si era reso conto che qualcuno stava polemizzando con uno dei suoi colleghi si era istintivamente precipitato per aiutarlo.
Quello che non si era assolutamente aspettato era di trovarsi davanti la sua ex moglie.
Non sospettava nemmeno che Marina lavorasse al London Victoria ed era assolutamente impreparato a trovarsela davanti all’improvviso dopo quattro anni.
Era bella come sempre, con il viso incorniciato dai capelli neri morbidi come seta, i grandi occhi neri e la splendida bocca che l’aveva fatto innamorare appena l’aveva vista. Aveva ventotto anni adesso, ma sembrava più giovane con quella pelle perfetta e tutte le curve al posto giusto. Ed era riuscita a lasciarlo senza fiato come gli era successo la prima volta in cui l’aveva incontrata, anche se pensava di non averlo mostrato.
Max aveva passato mesi in un letto d’ospedale con niente altro da fare che rimuginare sulla sua vita e sforzarsi di nascondere ciò che provava. Se a questo si aggiungevano i tre anni passati a lavorare per Medici senza Frontiere, era quasi sicuro di riuscire a mantenere un’espressione neutra e professionale in tutte le situazioni.
Incluso quella di trovarsi faccia a faccia con l’amore della sua vita.
Si era detto che ormai era in grado di lavorare di nuovo in Inghilterra, che aveva dimenticato Marina, ma gli era bastato rivederla per capire che si era sbagliato. Non solo non l’aveva scordata, ma sarebbe stato più onesto con se stesso se avesse ammesso che non ci sarebbe mai riuscito.
Anche Marina non doveva avere dimenticato, a giudicare dall’espressione di stupore comparsale sul viso che si era subito tramutata in dolore e rabbia. Dato che stata lei a volere il divorzio era ovvio che si fosse tenuta ben lontana da lui. Per quello che ne sapeva poteva avere una relazione seria o, addirittura, un marito. Non aveva notato anelli alla sua mano sinistra, ma era stato troppo impegnato a mostrarsi distaccato e professionale per farci davvero attenzione. All’idea che potesse portare al dito l’anello di un altro uomo gli veniva un crampo allo stomaco, ma cosa avrebbe