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Paradiso per una notte: Harmony Collezione
Paradiso per una notte: Harmony Collezione
Paradiso per una notte: Harmony Collezione
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Paradiso per una notte: Harmony Collezione

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About this ebook

Una notte senza freni. È iniziato tutto così.



Vincenzo Valentini è convinto che Cara Brosnan sia responsabile della morte di sua sorella Allegra, e si è ripromesso di fargliela pagare. Seducendola, usandola, e gettandola via senza alcun rimorso. E il suo piano sembra funzionare. Almeno per un po'...



Due mesi dopo quella notte, Cara è di nuovo di fronte a Vincenzo. Le cose sono assai cambiate da allora, e per lei c'è una sola alternativa: accettare le condizioni che lui le pone. Senza indugio.
LanguageItaliano
Release dateSep 8, 2017
ISBN9788858972281
Paradiso per una notte: Harmony Collezione
Author

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Paradiso per una notte - Abby Green

    ambigua.

    1

    Sei giorni dopo

    «Ma, Rob, sto abbastanza bene per lavorare, e tornerò a Dublino domani. Non è all’altro capo del mondo.» Cara non poté evitare che la voce tremasse: era ancora scossa.

    Anche l’amico lo notò, e inarcò ironicamente un sopracciglio. «Già, e io ho appena visto volare un maiale. Adesso siediti sullo sgabello, prima di cadere per terra. Non lavorerai la tua ultima sera qui. Ti ho promesso la paga di due settimane e le mance.»

    Dal suo volto granitico mentre versava del brandy in un bicchiere, per poi spingerlo verso di lei sul bancone, Cara capì che era inutile protestare.

    «Penso sia meglio che tu lo beva. Ieri, al funerale, sembrava che dovessi svenire.»

    Cara si arrese e si sedette. Il club era stato la sua casa negli ultimi anni, e la gentilezza di Rob la commosse.

    «Grazie, Rob. E grazie per essere venuto con me ieri. Credo che non ce l’avrei fatta da sola. La presenza tua, di Barney e di Simon è stata molto importante.»

    Rob appoggiò una mano calda sulle sue e la guardò intensamente. «Tesoro, non ti avremmo lasciata ad affrontarlo da sola per nulla al mondo. Cormac non c’è più, adesso. E l’incidente non è stato colpa tua, quindi non voglio più sentirne parlare. È un miracolo che non ti abbia portata giù con sé. Sapevi bene che era solo questione di tempo prima che succedesse qualcosa.»

    Sì, ma avrei potuto cercare di fare di più per fermarli... per proteggere Allegra... Sorrise debolmente. Rob intendeva confortarla, ma le sue parole fomentarono sensazioni che la tormentavano incessantemente, come l’orribile senso di colpa per non essere stata capace di impedire a Cormac di guidare quella notte. Era andata con loro nel tentativo di essere la più assennata dei tre, quella che si sarebbe assicurata che non fossero imprudenti...

    Ma Rob non doveva saperlo. Sorrise più convinta, sperando di fargli credere che stava bene. «Lo so.»

    «Vedi? Così ti voglio. Bevi e starai molto meglio.»

    Cara obbedì, arricciando il naso non appena il liquido le bruciò la gola come fosse fuoco. Sentì immediatamente l’effetto, un calore e una calma nel ventre. D’impulso si protese e abbracciò Rob, baciandolo leggermente sulle labbra. La sua vita sarebbe stata incredibilmente vuota e disperata senza un amico come lui.

    Rob la strinse in un abbraccio caloroso prima di scostarsi e baciarla sulla fronte. Poi un movimento dietro di lei catturò il suo sguardo. «Arrivano i primi clienti, pare.»

    Cara si voltò a guardare velocemente e vide una figura alta tra le pesanti tende che isolavano il bar VIP dal resto del club. Chissà perché avvertì il fremito di una sensazione che non comprese, e si affrettò a sopprimerla voltandosi verso Rob. Avrebbe fatto bene ad andarsene, ma il pensiero di tornare nella casa senz’anima, enorme, vuota, la colmò d’ansia, anche pensando alla visita della sera precedente. Non voleva ricordarla: quella settimana era stata semplicemente troppo pesante da sopportare.

    Cormac, il fratello, le aveva lasciato solo i vestiti che indossava. Da quando i loro genitori erano morti e lui era stato gravato della sorella, non aveva fatto mistero dell’irritazione per quell’obbligo fraterno. Ma presto aveva sfruttato la sua presenza a proprio vantaggio, trasformandola in una sorta di cameriera. Lei non si era aspettata nulla di diverso, eppure era stato uno shock scoprire che non solo aveva dei debiti astronomici, ma che questi erano stati pagati solo poco tempo prima...

    Rob attirò di nuovo la sua attenzione e gliene fu grata, la tensione nel ventre che si allentava un po’. «Dolcezza, non voltarti, ma quella figura scura che guardava da questa parte poco fa è l’esemplare più divino di uomo che abbia mai visto. Non lo sbatterei fuori dal letto a calci se parlasse troppo, questo è sicuro.»

    Per uno strano motivo, Cara sentì ancora quel fremito, e si sentì in imbarazzo per l’abito aderente che aveva indossato pensando di lavorare; lo tirò giù per coprire le cosce. Quella reazione la stupì, ma forse era dovuta alla mancanza di sonno e allo shock.

    Sorrise ai commenti di Rob, grata per la distrazione che le offriva. «Ma dai, lo dici di tutti gli uomini.»

    «Oh, no. Questo qui è... diverso da quelli che ho visto finora, e sfortunatamente il mio intuito molto accurato mi dice che è dritto come un fuso.» Si irrigidì un poco. «Viene da questa parte. Sarà uno importante. Cara, tesoro, stai qui e sorridi. Dammi retta, flirta un po’ e passa una notte con uno così e ti scorderai quel tiranno di tuo fratello. Perché sono certo che ti scorderai pure come ti chiami. È proprio ciò che ti serve: rilassarti e divertirti un po’ prima di tornare a casa.» Poi, disinvolto, si rivolse al misterioso estraneo, di cui Cara avvertiva la presenza dietro di sé. «Buonasera. Cosa posso offrirle?»

    Cara si sentì rizzare i peli, ma cercò di ignorare la sensazione acuta e repentina provocata dalla presenza alle sue spalle, attribuendola alla descrizione vivace di Rob. Ignorò anche il suo consiglio. Non aveva intenzione di perdersi in una notte di passione con nessuno, ancora meno con un estraneo. Non la notte dopo il funerale del fratello... anche perché non aveva mai sperimentato alcun genere di passione in ventidue anni. A dispetto dell’intuito di cui andava fiero, Rob sembrava convinto che lei fosse una gaudente, ma era un atteggiamento che aveva adottato come autodifesa, per evitare i commenti sprezzanti di Cormac, e le attenzioni indesiderate al club.

    Decisa ad andarsene, ruotò sullo sgabello, e suo malgrado si voltò proprio nella direzione del nuovo venuto. Fu cosciente di un silenzio teso e denso. Preda di una sorta di obbligo inevitabile, alzò lo sguardo e si ritrovò ad altezza di occhi con un angelo caduto sulla terra. Un angelo scuro. Occhi brillanti, verdi e dorati sotto lunghe ciglia nere. Sopracciglia nere. Zigomi alti. La piega spietata di una bocca apparentemente fredda, ostile, attirò il suo sguardo e la intrigò. Provò il desiderio strano e urgente di sentirne la consistenza. Cosa che non aveva desiderato fare con nessun altro... mai.

    Tutto avvenne in un nanosecondo. Si accorse, inoltre, che aveva spalle tanto ampie da oscurare la poca luce della sala, e doveva superare il metro e ottanta. Dalla posa arrogante, intuì che possedeva quel genere di carisma per cui Rob sbavava. Dal colletto aperto della camicia si scorgevano la pelle olivastra e dei peli scuri.

    Cara non riuscì a spiegarsi il calore nel ventre, il sibilo del sangue mentre si fissavano per quelli che parvero secoli. Era senza fiato, intontita. Ed era seduta!

    Da un luogo remoto giunse una voce. «Signore?»

    Dopo un lungo momento, l’uomo si voltò verso Rob. A Cara parve di essere stata sospesa in aria e poi scagliata di nuovo sulla terra: sensazione stranissima. La voce dello sconosciuto era bassa. Accentata. E, prima che se ne rendesse conto, Rob le versò un altro brandy ammiccando verso l’uomo con un inconfondibile sguardo malizioso.

    «Da parte del signore.»

    Poi se ne andò, fischiando piano, e Cara lo maledisse in silenzio iniziando a protestare verso il benefattore. «Oh, no... davvero. Io me ne stavo andando, di fatto...»

    «Ti prego. Non andare via a causa mia.»

    La voce fu come una pallottola devastante. Profonda, con un accento delizioso. Benché fosse restia a guardarlo e a rivivere quella reazione rovente, dovette farlo. Questa volta, il calore parve diffondersi seminando fuoco in ogni vena pulsante. E quando le sorrise, la stanza parve girare. Cara era a stento consapevole di essere una parodia di chi cerca di scendere da uno sgabello. D’improvviso sembrò più semplice rimanere dov’era.

    «Io...» disse, in modo pateticamente inefficace.

    L’uomo tolse il soprabito e la giacca, e il corpo di cui Cara aveva sospettato l’esistenza adesso era evidente e le toglieva il fiato. Il petto ampio era a pochi centimetri da lei, e sotto la camicia sottile si distinguevano dei pettorali scolpiti. Lui si sedette agile sullo sgabello accanto, intrappolandola e rendendo vano il suo tentativo di fuga. Cara sapeva di combattere una battaglia persa. Lì, in pochi secondi, quel completo estraneo le aveva risvegliato il corpo addormentato da ventidue anni, e lei non era in grado di muoversi più di quanto sembrasse capace di parlare.

    «Be’... d’accordo. Berrò il bicchiere che mi hai offerto» riuscì a gracchiare, e si sedette meglio, sperando di mettere un po’ di distanza tra loro.

    L’uomo la fissò e Cara prese il bicchiere con l’intenzione di bere d’un fiato, per andarsene in fretta prima di sciogliersi, ma le sue parole la paralizzarono.

    «Come ti chiami?»

    Trasse un respiro profondo prima di guardarlo, imponendosi di controllarsi. Fu mortificante doverci pensare un attimo. «Cara. Cara Brosnan.»

    «Cara...» Lo sguardo enigmatico, imperscrutabile.

    Arrossì perché lo pronunciò come un vezzeggiativo, e si affrettò a dire: «Be’, in realtà è Cara». Enfatizzò la pronuncia lineare, non quell’arrotamento che era stato come seta sulla pelle.

    In una piccola parte ancora funzionante del cervello smarrito, s’interrogò sulla propria sanità mentale e su quella reazione senza precedenti. Era lo shock di quei giorni? Le parole seducenti di Rob? Il dolore? Benché non potesse dire di avere amato o stimato il fratello - non dopo anni di tirannia che aveva distrutto ogni sentimento - non sarebbe stata umana se non avesse pianto la parte migliore di lui e non fosse amareggiata per aver perso ormai tutta la famiglia, anche se soffriva di più per la morte di Allegra.

    L’uomo inarcò un sopracciglio, assumendo un aspetto diabolico, di cui non aveva bisogno. «E di dove sei?»

    Fu grata di essere distolta da pensieri dolorosi. «Irlanda. Ci torno domani. Vivo qui da quando avevo sedici anni, ma adesso torno a casa.»

    Farfugliava e lo sapeva. Lui la guardava intento, come a leggerle nella mente. Cara seppe per istinto che un uomo così poteva consumarla eclissando tutto il resto. Il pensiero sprigionò un calore nel ventre, e una certa eccitazione in basso. Annegava in quello sguardo.

    L’uomo alzò il suo bicchiere. «Be’, a un nuovo inizio. Non tutti hanno la fortuna di poter ricominciare.»

    Cara avvertì una nota tagliente, ma lui sorrise, confondendola. Il tintinnio melodioso dei loro bicchieri parve riportare una parvenza di sanità mentale e lei bevve un piccolo sorso. Si sentì trascinare dall’inevitabilità della conversazione, da quell’uomo, e fu pervasa da una sorta d’incipiente sconsideratezza.

    «E tu? Come ti chiami e da dove vieni?» Sussultò sentendosi la brutta imitazione di una presentatrice di un quiz televisivo, ma lui parve non notarlo.

    Non rispose subito, come se stesse valutando qualcosa, causandole tensione alle terminazioni nervose. «Dall’Italia... mi chiamo Enzo. Piacere di conoscerti» disse infine.

    Per un attimo trasalì: anche Allegra veniva dall’Italia, dalla Sardegna. Cercò di respirare. Era solo una coincidenza, seppure dolorosa. Lui le porse una mano dalle dita lunghe e forti. Cara la guardò e deglutì. Restia, porse la sua, molto più piccola e chiara, coperta di lentiggini.

    Le mani si unirono, quella di lui, grande e calda, avvolse la sua, finché lei non vide più la propria pelle, ma sentì le sue dita sulla pulsazione frenetica del polso.

    Impotente contro l’ondata di sensazioni scatenate da quel tocco, la bocca secca, in quel momento era sicura di avere le pupille dilatate. Lui sembrava ugualmente preso. Qualcosa gli brillò negli occhi, il viso fu attraversato da uno sguardo duro che sparì quando sorrise di nuovo, facendole credere di averlo immaginato. Un sorriso lento, sexy, devastante.

    Oh, Dio.

    Infine Cara ritrasse la mano, dicendosi eroicamente che non le prudeva. Di colpo aveva bisogno di allontanarsi da quella intensità. Non era abituata e la spaventava non poco. Scese goffa dallo sgabello, strusciando contro il suo corpo, e accendendo piccoli fuochi sulla pelle.

    «Scusami, devo andare in bagno.»

    Su gambe molto incerte corse verso i servizi: chiuse la porta con sollievo, andò verso il lavandino e appoggiò le mani sulle piastrelle fredde. Si guardò allo specchio e scosse la testa. Allontanarsi non bastava a calmare il battito, né il rossore febbrile sulle guance. Il forte carisma sembrava rimanerle attaccato addosso, la sua immagine era vivida in modo irritante.

    Perché le succedeva, e quella sera, poi? Non era nulla di speciale: capelli rosso scuro lunghi e lisci, occhi verdi tendenti al nocciola, pelle chiara e piena di lentiggini. Un corpo allampanato, niente trucco. Stupita, fu pervasa da una sorta di euforia magica. Finalmente sarebbe tornata a casa, lontana da Londra, dove non si era mai sentita a casa. Il fatto che Rob e i suoi colleghi fossero stati un po’ la sua famiglia, dopo che aveva lasciato Dublino alla morte dei genitori, era tutto dire.

    Ma poi, in un attimo, tornò il ricordo orribile dell’incidente. Impallidì rivivendo quella sera piovosa, una macchina che piombava addosso alla loro, come in un film dell’orrore, l’incapacità di fermarla, di urlare in tempo per avvertire Cormac. E anche se lo avesse fatto... Le mani strinsero forte il ripiano, le nocche bianche. Il dolore tornò a tormentarla, così acuto che dovette mettersi una mano sul ventre. Guardò in basso. Come aveva potuto dimenticare anche solo per un attimo gli eventi catastrofici di pochi giorni prima?

    Enzo. Il cuore

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