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Il dono dell'infermiera: Harmony Bianca
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Il dono dell'infermiera: Harmony Bianca

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Due infermiere da sposare 2/2



L'infermiera Krissy Peniglatt aveva promesso al suo migliore amico che, nel caso non fosse tornato vivo dalla sua missione al fronte, avrebbe concepito il suo bambino tramite un'inseminazione artificiale. Krissy non pensava che gli sarebbe mai accaduto qualcosa di male. Ma adesso, a due anni da quella promessa, si trova a dover fare i conti con il fatto che si sba-gliava.



Krissy è convinta di poter essere una buona madre per il bambino che porta in grembo, anche se è single! Se solo Spencer Penn, il padrino di suo figlio, fosse d'accordo con lei... Spencer la odia e la incolpa di quello che è successo a Jarrod. Ma sotto il dolore, la rabbia e l'astio reciproco cova un'attrazione che è difficile ignorare per entrambi.
LanguageItaliano
Release dateMar 20, 2018
ISBN9788858978429
Il dono dell'infermiera: Harmony Bianca

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    Book preview

    Il dono dell'infermiera - Wendy S. Marcus

    successivo.

    Prologo

    Krissy Peniglatt ricordava la conversazione telefonica avuta nel cuore della notte come se fosse avvenuta il giorno precedente e non due anni addietro. Il suo migliore amico, Jarrod, aveva chiamato due giorni prima di partire per la sua prima missione militare in Medio Oriente.

    Coraggioso soldato dell'esercito americano, pronto a dare la vita per il suo Paese, avrebbe però avuto qualcosa da ridire se avesse saputo che all'età di diciannove anni sarebbe stato tanto sfortunato da morire in battaglia.

    «Promettimi che se verrò ucciso, lo farai tu

    Lui le era sempre stato vicino dopo che suo padre se n'era andato, quando lei aveva dieci anni, e dopo l'aggressione subita da sua madre e il conseguente severo trauma cerebrale che aveva riportato, quando di anni invece ne aveva quattordici. Jarrod l'aveva confortata e consolata e aveva cercato continuamente di sostenerla con il suo appoggio, anno dopo anno, non chiedendo né aspettandosi nulla in cambio.

    Certo che Krissy avrebbe fatto tutto quello che le avrebbe chiesto. «Ma non ti uccideranno» gli rispose lei. La risposta era stata automatica. Aveva rifiutato persino di considerare la possibilità di una vita senza Jarrod. Erano stati inseparabili per oltre dieci anni. Certo, quando Krissy era partita per il college e Jarrod si era arruolato nell'esercito le cose tra di loro erano cambiate. Come c'era da aspettarsi. Ma sarebbe stato solo per breve tempo. Dopo alcuni anni separati, sarebbero stati pronti a iniziare la loro vita da adulti insieme.

    Be', non insieme, ma di nuovo inseparabili; forse sarebbero andati a vivere nello stesso palazzo, o almeno nella stessa città.

    «Mia madre piange in continuazione» aveva detto Jarrod. «Mio padre riesce a malapena a guardarmi

    Erano una coppia tanto gentile e affettuosa. La vita dei genitori di Jarrod ruotava tutta attorno al loro unico figlio. Non c'erano padri e madri che amassero i figli più di quanto i genitori di Jarrod amassero lui. Per grande fortuna di Krissy quell'amore si era esteso anche ai migliori amici di Jarrod. In un certo senso, lei si sentiva più vicina ai genitori dell'amico che ai suoi. Doveva loro tanto.

    «Devo sapere» aveva dichiarato lui, insolitamente in preda alle emozioni, «se la mia vita dovesse finire, che una parte di me continuerà a vivere, che i miei genitori avranno un nipote da amare e viziare. Perché perdermi...»

    Non aveva avuto bisogno di finire la frase. Perderlo sarebbe stato devastante, sia per i suoi genitori sia per lei.

    L'angoscia nella sua voce le aveva fatto desiderare di dire qualunque cosa, di fare qualunque cosa per tirarlo su di morale, per riportare indietro quel ragazzo gentile, felice e sempre scherzoso che aveva amato come un fratello. Così, anche se non si sarebbe mai aspettata di dover andare fino in fondo, aveva accettato.

    «Okay. Lo farò, ma solo se ci rimetterai la pelle; però non accadrà, quindi questa conversazione è una completa perdita di tempo

    Due anni dopo, all'età di ventuno anni, Krissy era da sola, davanti alla bara che conteneva le spoglie del suo migliore amico, e si sentiva come schiacciata da un blocco di ghiaccio di cento chili, con un freddo che le partiva dalle ossa in pieno contrasto con la bella giornata di sole primaverile. La funzione era ormai finita da un po', ma Krissy non riusciva ad andare via, consapevole che quando lo avrebbe fatto gli addetti che aspettavano poco distanti avrebbero seppellito il corpo di Jarrod nella terra fredda e scura, e non sarebbe mai più stata così vicina a lui come lo era adesso.

    Si sentiva stringere il cuore ogni volta che pensava che non lo avrebbe più rivisto, che lui non l'avrebbe più abbracciata, che non avrebbe più sentito la sua risata che faceva sempre divertire anche lei.

    Una lacrima le scese lungo la guancia.

    Con chi avrebbe condiviso le belle notizie? Su chi avrebbe potuto contare per essere confortata quando avrebbe avuto una brutta giornata? Chi l'avrebbe capita e amata e accettata, così com'era, come faceva Jarrod?

    Nessuno.

    Con la coda dell'occhio, Krissy vide la madre di Jarrod, Patti, che camminava verso di lei. Una donna tranquilla e semplice, con i capelli corti e scuri, quasi paffuta, e un cuore pieno di amore; sembrava che fosse invecchiata di vent'anni negli ultimi due. «Vieni, tesoro.» Mise un braccio sulle spalle di Krissy e cercò di allontanarla da lì. «Abbiamo un tavolo prenotato in un ristorante qui vicino. Jarrod voleva una festa, e noi la faremo per lui.»

    Patti l'abbracciò, anche se non era uno degli abbracci che le avrebbe potuto dare Jarrod. «Santo cielo, è così ingiusto.»

    «Lo so.» Krissy la strinse forte, consapevole di quanto la vita fosse crudele.

    «Avanti, voi due» disse Bart, il padre di Jarrod, un uomo alto e forte come il figlio. Poi mise un braccio attorno a ognuna delle due donne. «È il momento di andare.» Le portò lontano dalla bara che conteneva il suo migliore amico, lontano dalla tomba dove sarebbe rimasto per l'eternità... da solo. «Vivrà per sempre nei nostri cuori» disse Bart, camminando lentamente. «Possiamo non avere un pezzo di lui da tenere stretto, ma finché lo ricorderemo nei nostri pensieri, non se ne andrà del tutto dalla nostra vita.»

    Invece potevano sì avere un pezzo di lui da tenere stretto, se Krissy avesse fatto ciò che gli aveva promesso due anni prima.

    1

    Cinque anni e sette mesi e mezzo dopo

    Krissy era seduta sul letto della sua stanza temporanea nella casa di sua sorella Kira a White Plains, New York. Era tornata da poco dopo un fantastico incarico di sette mesi alle Hawaii, e stava cercando di capirci qualcosa nella montagna di fogli che aveva davanti. Sistemò le liste delle agenzie immobiliari in una pila ordinata; era arrivato il momento di trovare un posto tutto suo e mettere su radici. Le stampe degli annunci Richiesta di Personale erano in un mucchio a parte. Ora che i suoi giorni come infermiera itinerante erano finiti, ed era arrivato il momento di capire cosa voleva fare da quel momento in avanti, doveva trovare un impiego che l'avrebbe fatta stare in un luogo in maniera stabile. Tuttavia non c'era fretta. Per il momento era felice di lavorare come infermiera di ambulatorio nello studio del suo futuro cognato.

    Prese tutte le foto e i souvenir dei momenti che aveva vissuto con Zac – il suo compagno di avventure, nonché amico con benefici, e forse quasi fidanzato, ma non proprio – e li buttò nel cestino della spazzatura che si trovava sul pavimento. Era arrivato il momento di andare avanti.

    Krissy aveva aspettato abbastanza. Aveva una promessa da mantenere. E Zac, nonostante avesse professato tante volte il suo amore per lei – e ciò succedeva dopo ogni seduta di sesso e prima che l'inseminazione artificiale a cui si era sottoposta avesse successo – non l'amava abbastanza da rinunciare alla sua esistenza spensierata e mettere su una famiglia insieme a lei. Soprattutto, aveva sottolineato, non una famiglia che includesse il figlio di un altro uomo.

    E quella probabilmente era una buona cosa dato che Zac era tutto quello che Jarrod aveva odiato nei fidanzati di Krissy. Ciò che faceva di lui un uomo divertente – gli piaceva fare festa, non prendeva mai la vita troppo sul serio e non gli poteva importare di meno di cosa la gente pensasse di lui – lo avrebbe reso un cattivo genitore. E questa era la ragione per cui, se da una parte il loro ultimo addio aveva provocato qualche lacrima, la sua sofferenza era durata poco.

    Krissy trovò la busta che stava cercando. La vista del suo nome scritto con la grafia illeggibile di Jarrod le provocava ancora un senso di vuoto, riportandole alla mente il ricordo del suo funerale, la festa a seguire – durante la quale si era seduta in fondo alla sala ed era stata per conto suo – e la conversazione che aveva avuto con i genitori di Jarrod prima di tornare a casa.

    «Ha lasciato tutto a te» aveva detto Patti, porgendo a Krissy la busta che adesso teneva in mano. «I suoi risparmi, alcuni certificati di deposito e la sua auto. E tu sei l'unica beneficiaria della sua polizza di assicurazione militare sulla vita.» Patti aveva guardato Krissy negli occhi, in attesta di risposte. Una domanda era ovvia. Perché il figlio aveva lasciato tutto a lei?

    In quel momento, Krissy non aveva potuto fare altro che guardarla a sua volta, confusa e scioccata da ciò che Jarrod aveva fatto. Per lei. Per il figlio o la figlia che non avrebbe mai conosciuto.

    Quando Krissy aveva riacquistato la padronanza di sé, per un breve istante aveva considerato di parlare della sua promessa ai genitori di Jarrod. Ma alla fine aveva deciso di no, non era pronta a prendere quell'impegno, o ad alimentare le loro speranze. Aveva solo ventun'anni a quei tempi, stava cominciando la sua vita, e non era per niente preparata ad avere un bambino.

    Ma ora, a ventisei anni, quasi ventisette, si sentiva... pronta. Be', per quanto potesse sentirsi pronta una donna che stava per diventare l'unica responsabile per la vita di un altro essere umano. Certo, sarebbe stato bello avere un uomo che l'amasse e volesse accompagnarla in quel viaggio, ma i tre fidanzati che aveva avuto erano tutti scappati quando avevano appreso il suo progetto di avere un figlio dal suo migliore amico morto in combattimento. Bene. In ogni caso, non aveva amato nessuno di loro come aveva amato Jarrod.

    «Ce la posso fare da sola» disse al bambino che aveva in grembo, sperando che non riuscisse a percepire tutti i dubbi che nutriva a riguardo. «Sarò una madre fantastica» mormorò tra sé, ricordando come la sua lo fosse stata, prima dell'incidente alla testa. Se Krissy fosse riuscita a essere straordinaria almeno la metà di quanto lo era stata lei, si sarebbe potuta ritenere soddisfatta.

    «Ce la farò da sola» ripeté. Si era concessa cinque anni per maturare e prepararsi. Cinque anni per viaggiare e divertirsi e vivere la vita al massimo, prima di mettere radici per crescere suo figlio. Cinque anni per trovare un uomo che fosse all'altezza di essere il padre surrogato del suo bambino. Ma quest'ultimo obiettivo non era stato raggiunto.

    Grazie a Jarrod e ad anni di duro lavoro e spese oculate, aveva abbastanza soldi per cavarsela senza l'aiuto di nessuno. Era abituata a vivere in maniera indipendente e aveva delle eccellenti doti da infermiera che le sarebbero di certo tornate utili nel caso in cui il bambino avesse rischiato di soffocare o si fosse ammalato. Non che avesse in programma di fare tutto da sola per sempre. Di certo i genitori di Jarrod l'avrebbero aiutata offrendosi come babysitter. Ricacciò indietro il senso di colpa per avere aspettato tanto a lungo prima di aprire la grande busta ed estrarre le lettere che si trovavano all'interno. Erano tutte sigillate tranne una, e ognuna aveva appiccicata sopra un'etichetta con specifiche istruzioni di Jarrod.

    1- Per Krissy – Da aprire dopo il mio funerale.

    Aveva letto quella lettera tante volte che poteva recitarla a memoria.

    2 – Per Spencer – Quando sei pronta a consegnargliela.

    Proprio Spencer, tra tutti! Perché voleva che fosse lui il padrino del nascituro? Spencer la odiava, e, da quando erano stati studenti del primo anno delle superiori, il sentimento era reciproco.

    3 – Per mia madre e mio padre

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