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Un diamante per lo sceicco: Harmony Collezione
Un diamante per lo sceicco: Harmony Collezione
Un diamante per lo sceicco: Harmony Collezione
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Un diamante per lo sceicco: Harmony Collezione

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About this ebook

I sovrani del deserto 1/2
Sono in grado di governare un regno, ma riusciranno a dominare i propri desideri?

Lo sceicco Zafir Al-Noury non può perdonare la modella Kat Winters per aver mandato a monte il loro fidanzamento, ma non può neppure dimenticare le roventi notti trascorse insieme a lei. Assumerla per promuovere il più famoso gioiello del regno potrebbe essere l'occasione giusta per riaccendere l'antico fuoco.

Lasciare Zafir ha devastato Kat, ma il dolore l'ha resa più forte, anche se la passione dentro di lei non ha mai smesso di bruciare. Ogni istante trascorso con lui la tenta e la seduce, portandola inevitabilmente verso la resa. Anche se questo vuol dire esporre ogni parte di sé alla persona che un tempo possedeva la sua anima.
LanguageItaliano
Release dateDec 20, 2018
ISBN9788858991916
Un diamante per lo sceicco: Harmony Collezione
Author

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Un diamante per lo sceicco - Abby Green

    successivo.

    1

    Lo sceicco Zafir Ibn Hafiz Al-Noury, re di Jandor, era ignaro del delizioso mosaico su cui camminava avanti e indietro senza pace, così come ignorava il gorgogliare argentino della fontana centrale, contornata da fiori esotici tra cui volteggiavano miriadi di uccelli colorati. Si trovava in uno dei tanti meravigliosi cortili interni del palazzo reale di Jahor, la capitale del suo regno che correva dalle cime dei monti incappucciati di neve a est e attraversava il vasto deserto fino al mare a ovest.

    Lui però riusciva a pensare soltanto a lei. La situazione stava peggiorando, aveva dovuto mettere fine in anticipo a una riunione importante a causa del senso di claustrofobia che provava, conscio del calore del sangue e del dolore nei lombi. Un dolore che era riuscito a ignorare per la maggior parte dei diciotto mesi passati.

    Bugiardo. I primi tre mesi erano stati un vero inferno. Ma poi suo padre era morto e lui era stato indaffarato con le formalità della successione e della salita al trono. Ora che aveva tempo di respirare di nuovo, lei era tornata. Si era insinuata nei suoi pensieri, nei suoi sogni, e lo molestava.

    Si allentò la tunica sul collo. Frustrazione sessuale, pensò, fermandosi di colpo sul lastricato a mosaico. Si trattava solo di frustrazione sessuale. Dopotutto non era più stato a letto con una donna da... lei.

    Non che non provasse interesse per le donne, ma era stato concentrato nel suo compito e nel suo lavoro, nei suoi doveri verso il popolo. Ora però cominciava ad avvertire la pressione del consiglio degli anziani affinché si trovasse una regina adeguata che gli desse degli eredi per assicurare il futuro del regno.

    Sbottò in un'imprecazione, facendo frullare via gli uccellini. Basta! Si girò e attraversò il cortile, deciso a trovare un modo per scacciarla dalla testa, ma si fermò di nuovo lungo il percorso quando passò accanto all'alto muro di cinta che bordava un giardino speciale. Nessuno dei giardinieri lo toccava da anni, e Zafir non aveva avuto il cuore di farlo pulire da quando aveva preso il potere. Sapeva che il personale lo guardava con superstizione, alcuni lo consideravano addirittura infestato. E forse lo era, pensò cupo.

    Si voltò verso l'ingresso e contemplò la vegetazione incolta: quel giorno era l'anniversario della morte della sorella. Diciannove anni. Lui aveva tredici anni, e lei solo undici. Quasi senza accorgersene, entrò nel cortile. Non c'era acqua nella vasca circolare che poteva a malapena scorgere sotto le erbacce infestanti. Niente fiori, niente uccellini. Era tutto immobile, morto. Poteva ancora ricordare il grido di suo fratello Salim, il gemello di Sara.

    Quando lui era arrivato di corsa nel giardino aveva trovato il fratello che singhiozzava, tenendo tra le braccia il corpo esanime della sorella con il capo angolato in una posizione innaturale, un rivolo di sangue che correva lungo il collo e il corpo finendo per arrossare l'acqua della fontana in cui gocciolava.

    Salim gli aveva gridato di fare qualcosa, di salvarla, ma Zafir aveva capito subito che non c'era più nulla da fare. Aveva cercato comunque di prenderla in braccio per portarla all'interno del palazzo ma Salim si era rifiutato di muoversi, urlandogli che se non poteva aiutarla, allora che li lasciasse soli.

    Sara era morta per il colpo al capo e al collo che si era inferta da sola saltando dal muro di cinta, attività cui spesso si dedicava con il gemello nonostante le proteste di Zafir. Dopo di allora, il fratello minore non aveva più parlato per settimane. Vergognandosi per l'ennesima volta, Zafir ripensò a quanto si fosse sentito escluso da Salim e Sara.

    Era stato quasi invidioso dell'affetto speciale che legava i gemelli, che aveva tenuto fuori chiunque altro. Ma in quel momento avrebbe dato la propria vita per riportare indietro la sorella.

    «Ehm... sire?»

    Si irrigidì. Poche persone potevano coglierlo di sorpresa, e non gli piaceva quell'intrusione in un momento tanto privato. Non si girò. «Sì?»

    Vi fu un raschiare di gola. «Si tratta del diamante il Cuore di Jandor, sire. Ci sono cose da decidere a proposito del tour diplomatico previsto.»

    Zafir chiuse gli occhi, costringendo la pena a tornare indietro, al luogo cui apparteneva, e quando fu pronto si girò verso Rahul, il giovane consigliere che aveva preso da quando era salito al trono, pur con la disapprovazione del consiglio, che avrebbe preferito che mantenesse quello del padre che era più anziano. Fece un cenno secco con il capo poi si diresse verso il palazzo a grandi passi, con il giovane che gli correva accanto.

    Il Cuore di Jandor era una gemma mitica e preziosa. Per anni era stata considerata rubata o persa, ma di recente era stata ritrovata durate degli scavi archeologici all'esterno del palazzo. Ovviamente si era sussurrato che si trattasse di un buon auspicio. Era il diamante rosso più grande del mondo, famoso per la sua bellezza. Quando era stato trovato aveva una naturale forma a cuore, così era stato tagliato mantenendo quella sagoma. Era stato rinvenuto nelle montagne a est di Jandor ed era stato donato alla bisnonna di Zafir, di origine francese. Il matrimonio felice con il bisnonno era stato l'unico esempio di amore a lieto fine, raro e improbabile agli occhi di Zafir quanto il diamante stesso.

    «E allora?» domandò secco. «Di cosa dobbiamo parlare, Rahul?»

    «Il tour diplomatico a New York dovrebbe cominciare la settimana prossima, come avevamo stabilito...»

    New York.

    Di nuovo, ogni altro pensiero e ricordo rimase eclissato da... lei, e questo lo fece infuriare. Che diavolo aveva quel giorno?

    Manhattan era il luogo dove la loro relazione si era sviluppata durante diversi mesi. E a dispetto dei suoi sforzi il sangue parve ribollirgli nelle vene, a dimostrazione di quanto lei lo avesse ammaliato, al punto da essere quasi irrecuperabile. Allungò il passo, come se potesse lasciarsi il passato alle spalle, ma quando raggiunse i suoi uffici lei era ancora lì, con quegli ambrati occhi a mandorla mentre un sorriso peccaminoso e sexy incurvava la sua bocca piena. E lui sapeva esattamente cosa gli stava facendo...

    «Maestà?»

    Digrignò i denti. «Sì, Rahul...»

    L'altro appariva nervoso.

    «Avrei un suggerimento a proposito del gioiello...»

    «Vai avanti» lo esortò cercando di controllarsi.

    «Il diamante sarà esibito durante il tour diplomatico come spettacolare esempio delle numerose attrattive di Jandor, al fine d'incrementare il turismo e gli affari...»

    «Lo so bene, dal momento che ho avuto io l'idea.»

    «Sì, ma... il progetto sarebbe di mostrare il diamante all'interno di una teca protetta nelle varie città toccate dal tour...»

    «Rahul...» lo avvertì impaziente.

    «Bene, pensavo che l'effetto sarebbe molto più spettacolare se invece di mostrarlo dentro una teca protetta fosse indossato da una donna, una modella che ci accompagnasse nel giro. La gemma in questo modo apparirebbe più accessibile, sebbene esclusiva e misteriosa... Ovviamente dovrebbe essere indossata da una donna di rara bellezza, sulla quale risulterebbe vivo e palpitante.»

    Zafir fissò Rahul per un lungo momento. Era per questo che aveva assunto un giovane, dopotutto, per iniettare della nuova linfa nell'arcaico consiglio scelto da suo padre. Era un'idea accattivante, doveva ammetterlo. Anche se intendeva rifiutarla per varie ragioni, non ultima la questione della sicurezza, ma non appena aprì la bocca per replicare un'immagine gli esplose nella testa, polverizzando le sue parole.

    Si voltò temendo che l'altro potesse scorgere qualcosa sul suo viso. Che potesse vedere lei, che giaceva sul letto con il suo corpo sinuoso e la sua ipnotica e tentatrice bellezza, nuda eccezion fatta per il luminoso diamante che le pendeva tra i seni pieni, scintillando di rosso sulla pelle candida. Rosso come il suo sangue, che ribolliva sommergendolo, annegandolo.

    In quel momento si rese conto che c'era un solo modo per liberarsi di quell'ossessione e andare avanti. E lui doveva andare avanti, il suo popolo dipendeva da questo.

    Per un attimo inorridì all'idea di rivisitare il passato, e la persona che aveva giurato di non rivedere mai più, ma un moto di ribellione e qualcosa di più ambiguo si mossero dentro di lui. Perché no?

    Avrebbe potuto essere l'occasione perfetta per saziare il suo desiderio prima di dedicarsi alle proprie responsabilità verso il suo popolo e il suo regno, producendo degli eredi.

    E in quel momento c'era solo una donna che lui voleva.

    Lei glielo doveva, si disse cupo. Gli aveva mentito, lo aveva ingannato non rivelandogli la sua vera natura, il suo passato.

    Se n'era andata dalla sua vita diciotto mesi prima, ma lui non ne aveva avuto abbastanza di lei, lo aveva lasciato desideroso e disperato. Il fatto che l'avesse considerata adatta a una relazione a lungo termine era un ricordo che non gli piaceva.

    Questa volta, quando l'avesse presa, avrebbe saputo esattamente chi era. E non avrebbe provato altro che lussuria e desiderio.

    Avrebbe sentito ancora intorno a sé le sue lunghe gambe e sarebbe affondato in lei con forza per bruciare via quell'irritante bisogno che gli aveva lasciato.

    Si girò verso Rahul, che appariva ancora nervoso.

    «Maestà, era solo un...»

    «Un brillante suggerimento, e so già chi sarà la nostra modella» lo interruppe Zafir.

    «Chi, sire?»

    Il sangue gli pulsò nelle vene.

    «Kat Winters, una delle più famose modelle americana. Trovala. Adesso.»

    Una settimana dopo, Queens, New York

    La osservò dal retro della sua auto. Non poteva credere ai propri occhi: Kat Winters lavorava come cameriera in un affollato ristorante di medio livello nel Queens. Una delle donne più belle del pianeta indossava un paio di jeans attillati, una maglietta bianca e un grembiule nero allacciato intorno alla vita. I capelli erano acconciati in un nodo arruffato sul capo con una penna infilata dentro, che lei stava cercando di prendere per scrivere l'ordinazione.

    Una simile vista avrebbe dovuto farlo inorridire, invece non era disgusto quello che provava, bensì qualcosa di più caldo e urgente. Anche vestita in quel modo e senza un filo di trucco era stupenda. Un simile gioiello non poteva nascondersi in un posto del genere. Che diavolo stava facendo? E perché si celava dietro un altro nome, Kaycee Smith? E come aveva osato rifiutare l'offerta che aveva mandato alla sua agente?

    Kat Winters non è più disponibile per incarichi come modella. Per favore, non insista. Questa era stata la risposta dell'agente, ma nessuno diceva no a Zafir, né lo ignorava. Tantomeno una ex amante.

    Mormorò un'istruzione all'autista, poi scese dalla macchina. Si erse in tutta la sua notevole altezza, ricordando quando lei, con i tacchi alti, gli si raddrizzava accanto, la bocca a distanza di un bacio, perfettamente allineati. Adesso la vide allontanarsi dal tavolo e abbozzò una smorfia notando che calzava un paio di comode sneakers.

    Non per molto, giurò mentre si avvicinava all'ingresso del locale. Presto sarebbe stata di nuovo sui tacchi alti, e quella bocca lussuriosa sarebbe stata di nuovo sua. Tutto di lei sarebbe stato suo. Non aveva idea a che gioco stesse giocando con quel travestimento, ma era sicuro che gli avrebbe mostrato la sua doverosa gratitudine per la possibilità che le concedeva di tornare nella sua vita e nel suo letto, anche solo per poco tempo, nel modo più soddisfacente possibile.

    «Kat...»

    Ci vollero alcuni secondi per assorbire quel nome. Nessuno la chiamava così. Era Kaycee adesso. E poi la voce, così profonda. E quell'inflessione, quell'accento che rendeva esotico il suono. Perentoria. Come se fosse un ordine di guardarlo.

    Le ci volle un altro secondo per associare il tutto a una sola persona possibile. Sollevò gli occhi dal bancone.

    Zafir.

    Per un momento non ci credette. Non poteva essere lì, lui frequentava ambienti a cinque stelle, respirava aria rarefatta. Era un re, adesso.

    Un paio di giorni prima la sua agente le aveva detto che Zafir aveva chiesto di lei, quindi avrebbe dovuto essere in allerta, ma aveva escluso che lui la cercasse al ristorante. E adesso se ne rammaricò, perché non era

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