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Incanto nel deserto: Harmony Destiny
Incanto nel deserto: Harmony Destiny
Incanto nel deserto: Harmony Destiny
Ebook141 pages2 hours

Incanto nel deserto: Harmony Destiny

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About this ebook

Marc è tanto pericoloso per lei, quanto un uomo forte e sexy può esserlo per una donna. In ogni caso lei accetta di sposarlo.

La speranza fiorisce nel cuore della bella principessa Hira Dazirah. Forse Marc Bordeaux, l'uomo che ha sposato, non è solo un procacciatore d'affari d'accordo con suo padre, potrebbe valere la pena costruire una vita con lui lontano dalla famiglia e dal suo amato deserto. Quei segni sul suo viso, poi, anziché allontanarla l'attraggono come un magnete impazzito, eccitando il suo cuore sensibile con pensieri che lasciano lei stessa sconcertata. È davvero tutto come sembra? O è solo l'ennesima illusione di un uomo che vuole sfruttarla senza preoccuparsi dei suoi sentimenti? Quegli occhi profondi racchiudono la risposta che lei vuole sapere.
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2020
ISBN9788830512498
Incanto nel deserto: Harmony Destiny
Author

Nalini Singh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico iitaliano.

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    Incanto nel deserto - Nalini Singh

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Craving Beauty

    Silhouette Desire

    © 2005 Nalini Singh

    Traduzione di Elisabetta Elefante

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-249-8

    1

    «... e con questo nastro, prendo la mia vita e la metto nelle mani di Marc Pierre Bordeaux. Per tutta l’eternità.» Il cuore di Hira si frantumò in mille pezzi mentre ripeteva automaticamente le parole del rito.

    Il celebrante, con un gran sorriso, afferrò l’estremità del nastro di seta rosso annodato intorno al polso della sposa e lo infilò nella fessura del muro che divideva gli uomini dalle donne. La cerimonia era quasi completa: presto sarebbe stata la moglie di quello sconosciuto dagli occhi color ardesia.

    Quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita segnava invece la fine dei suoi sogni. Sogni di amore, di una famiglia, di tenerezza. Perché invece di essere stata corteggiata e conquistata, Hira Dazirah era stata comprata.

    Il nastro si tese stringendosi intorno al suo polso. E il celebrante annunciò:«Il nodo è fatto».

    Dall’altra parte del muro, una voce intonò una cantilenante nenia di buon auspicio.

    Ancora pochi secondi e poi, secondo le tradizioni dello Zulheim, Marc sarebbe stato suo marito. Marc, con il suo lento sorriso seducente e quegli occhi pieni di tentazioni. Marc, con il suo volto da guerriero e la sua andatura da predatore. Marc, che l’aveva trattata come una merce di scambio.

    Lo aveva creduto diverso. Si era sentita subito attratta dalla sua forza, da quel modo intenso di guardarla, facendola sentire preziosa. Dal suo sorriso conturbante. Incapace di resistere, Hira si era sentita sciogliere dal desiderio e aveva risposto istintivamente alla passione che gli accendeva lo spirito.

    Convinta che il sorriso scambiato fosse il preludio di qualcosa di infinitamente prezioso, aveva atteso che Marc la corteggiasse. Aveva sentito rinascere la speranza per la prima volta, da quando Romaz le aveva spezzato il cuore.

    Due giorni dopo, Marc l’aveva chiesta in moglie senza nemmeno rivolgerle la parola, infrangendo così le sue illusioni. Si era invaghito di lei, restando abbagliato dalla sua bellezza, ma non gli interessava minimamente conoscerla. La delusione ancora le procurava un intenso dolore. Era come un macigno inamovibile, che le gravava sul petto.

    «Il canto è terminato» sussurrò Amira, sua madre. «Ora sei una donna sposata, figlia mia.»

    Hira annuì, sforzandosi di non lasciar trapelare l’angoscia che la dilaniava. Sedevano in una sala sontuosa, gremita di donne; tutte persone di famiglia, ai cui occhi non sfuggiva niente. Non voleva disonorare sua madre scoppiando in un pianto a dirotto.

    Amira le carezzò una guancia. «So che non è quello che volevi, ma si sistemerà tutto. Tuo marito non sembra un uomo crudele.»

    «No... hai ragione.»

    Nemmeno Romaz le era sembrato crudele, eppure le aveva affondato un pugnale nel cuore senza pensarci due volte. Convinta di amarlo, Hira era stata pronta a scappare di casa e a correre da lui, decisa a unirsi a quell’uomo anche senza il consenso di suo padre.

    Era stata l’unica volta in vita sua in cui non aveva esitato a compiere un gesto che avrebbe causato del dispiacere alla sua famiglia.

    Trovandosela sulla soglia del suo modesto appartamento, Romaz era caduto dalle nuvole. «Hira! Che ci fai tu qui?» Aveva guardato alle spalle di lei, pensando che fosse accompagnata.

    Lei era entrata, sicura di essere accolta a braccia aperta. «Sono venuta per restare» aveva risposto, eccitata e un po’ spaventata, ma felice di essere sola con l’uomo che amava.

    Romaz non l’aveva abbracciata, come aveva sperato. «E i tuoi?» Si era accigliato.

    «Non si accorgeranno della mia assenza fino all’ora di cena. Abbiamo tutto il tempo per correre a sposarci. Dopo, non potranno più separarci.» Il silenzio di lui l’aveva preoccupata. Romaz non aveva nemmeno chiuso la porta, alle sue spalle. «Non è quello che volevi?»

    «Tuo padre ti diserederà. Pensaci bene.»

    «L’ho già fatto. Ma non acconsentirà mai a farci sposare. Sta già cercando altri pretendenti...» Aveva esitato a toccarlo, vedendolo così contrariato. «E poi, a che ci servono i soldi di mio padre? Tu hai già un impiego, e anch’io mi troverò un lavoro. Ce la faremo anche senza il suo aiuto.»

    «Lavorare... tu, che non hai mai alzato un dito in vita tua?»

    Il tono sprezzante del suo fidanzato l’aveva spiazzata. «Romaz...?»

    «Credi davvero che potrei farti sguazzare nel lusso cui sei abituata?» Aveva indicato i bracciali d’oro che lei portava ai polsi, poi le aveva fatto tintinnare i preziosi orecchini che le pendevano alle orecchie. «Non potrei mai comprarti questi gingilli.»

    «Sono gioielli di famiglia, non miei. E comunque, posso benissimo farne a meno, se so di poter contare sul tuo amore.»

    «Tu potrai anche farne a meno, ma io no» aveva replicato il giovane, tagliente. «Non mi interessa sposarti se non posso mettere le mani sulle ricchezze dei Dazirah.» Aveva scrutato da capo a piedi il corpo di Hira. «Sarai anche bella, ma al buio, una donna vale l’altra.»

    Ferita profondamente da quell’uscita inattesa, Hira era rimasta inchiodata dov’era. «In altre parole, se mio padre ci taglia i viveri, non hai intenzione di sposarmi.»

    «E come altro potrei sperare di diventare qualcuno? Al contrario di te, che hai alle spalle una famiglia facoltosa, io ho solo una carta da giocarmi: il mio aspetto.» Si era portato una mano al viso, un volto che moltissime donne si voltavano ad ammirare, per strada. «Devo giocarmela bene. Non voglio fare la fine di mio padre, che ha dovuto sgobbare tutta la vita.»

    Pur non potendo giustificare in nessun modo Romaz per le orribili cose che affermava, mostrando così la sua vera indole, Hira si era rifiutata di riconoscere l’imperdonabile errore che aveva commesso innamorandosi di lui. «Ma... fino all’altro giorno dicevi di amarmi.»

    Romaz le aveva rivolto uno sguardo lascivo. «E come si fa a non amare un corpo come il tuo? Naturalmente, sarei pronto ad accoglierti nel mio letto, se sei venuta per questo. Ma il matrimonio è un prezzo troppo alto da pagare, solo per avere il piacere di possederti.»

    Sconvolta da quella proposta a dir poco indecente, Hira era corsa via. E aveva vagato per strada per ore prima di rientrare a casa di nascosto, come era uscita. Nessuno aveva mai saputo niente della sua fuga. I suoi familiari avevano solo constatato che, improvvisamente, Hira si era trasformata da una tigre ribelle in un mansueto agnellino. Nel giro di pochi minuti, Romaz era riuscito nell’impresa che suo padre tentava di realizzare da quando era nata, quasi ventiquattro anni prima.

    E ora, ironia della sorte, sei mesi dopo che Romaz l’aveva respinta perché il suo corpo non gli bastava, si ritrovava sposata a un uomo che la voleva solo per quello e a cui non importava nulla dei suoi soldi.

    «Figlia...»

    Si riebbe al suono della voce di sua madre. «Sì?»

    «Vieni. È arrivato il momento di andare ad attendere tuo marito.»

    Il momento di permettere a quello sconosciuto di toccarla, pensò Hira, sentendo crescere la collera che la agitava. La consapevolezza che Marc l’aveva trattata come una merce di scambio, e che aveva firmato un contratto con suo padre per averla, aveva tramutato l’iniziale desiderio provato per lui in una rabbia incandescente.

    Socchiuse gli occhi, mentre seguiva sua madre in cima a una scalinata. Marc Bordeaux l’aveva anche sposata, ma non l’avrebbe mai posseduta. Non senza gioia e tenerezza. E non prima che lei avesse avuto la possibilità di conoscere nel profondo, anima e cuore, l’uomo che aveva sposato.

    Marc si affacciò sulla soglia, il corpo in preda a una strana eccitazione. «Cos’è quella faccia? È la tua prima notte di nozze, non un’esecuzione» esordì, scherzando.

    Hira era seduta al centro di un mastodontico letto a baldacchino, drappeggiato con pensanti tende di velluto blu ricamato d’oro zecchino. Le bianche lenzuola di seta invitavano al peccato e alla seduzione. I leggeri teli di tulle che lo contornavano venivano sollevati dal vento caldo del deserto che entrava dalle finestre aperte.

    A completare il quadro, i piedi minuti di sua moglie, posati su un cuscino di petali di rosa, dell’identica tonalità rosa pallido del vestito da sposa di Hira.

    Sembrava un sogno, agli occhi di Marc.

    Ma invece di guardarlo con ardore, invitandolo ad avvicinarsi, lei sembrava fissarlo con durezza. Quasi con disprezzo.

    La sua fronte aristocratica si increspò. «Che cosa ti ha promesso mio padre in cambio della tua firma su quel contratto? Dimmelo, e farò la mia parte.»

    I pugni che Marc aveva infilato nelle tasche dei pantaloni dello smocking si serrarono, e la gioia con cui si era apprestato a vivere quella notte si affievolì. «Hai acconsentito a questo matrimonio di tua volontà, principessa.» Quello che avrebbe potuto essere un appellativo affettuoso venne fuori come un insulto, o come una risposta pungente a una provocazione. «Non avrei mai sposato una donna che non fosse stata felice di diventare mia moglie.»

    Marc aveva atteso quel momento dal giorno in cui aveva visto Hira sul balcone di casa sua ad Abraz, la capitale dello Zulheim. Il viso sollevato verso il cielo stellato era stato attratto da un sorriso ipnotico, che lo aveva folgorato.

    «Avevo chiesto a tuo padre di corteggiarti, ma si è rifiutato» le spiegò. «È un po’ all’antica, lo sai. Per lui, o ti sposavo o niente. E ti è stato chiesto se eri d’accordo.» Pur sorpreso dalla posizione categorica di Kerim Dazirah, che non intendeva permettere a nessun uomo di avvicinarsi alla figlia senza prima sposarla, aveva deciso di proseguire verso il suo scopo.

    Una decisione dettata da sentimenti che Marc ancora non comprendeva appieno. Sposare una donna che non aveva frequentato né corteggiato. Giocarsi tutta la vita puntando sulla forza del breve, fuggevole sorriso che si erano scambiati. Ma non aveva mai reagito con tanto impeto a una donna, prima di Hira.

    «Sì, potevo scegliere» rispose lei, atona. «Come qualsiasi altra donna che non è indipendente economicamente, che non ha

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