Risveglio di passione: Harmony Destiny
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About this ebook
Lui si muove in un mondo di privilegi e ricchezza. Lei è solo la sua assistente. Ma questo non impedisce a Sheri Donnelly di innamorarsi perdutamente del suo magnetico e affascinante capo, il magnate dell'editoria Tristan Sabina. E quando la sorte le regala l'occasione di trascorrere tra le sue braccia una notte di fuoco, lei non se lo fa ripetere due volte. Tuttavia, nonostante le ore passate a esplorarsi, assaggiarsi, stuzzicarsi a vicenda, il risveglio di Tristan e Sheri avrà un gusto amaro e porterà delle conseguenze che cambieranno il corso del loro destino.
Katherine Garbera
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Risveglio di passione - Katherine Garbera
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Wealthy Frenchman’s Proposition
Silhouette Desire
© 2008 Katherine Garbera
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-593-8
1
«Bonjour, Sheri. È già arrivata la posta interna? C’è una sorpresa per te!»
Sheri Donnelly guardò la cornetta e sorrise a Lucille Dumont.
Le piaceva il suo lavoro al Sabina Group. Non sapeva che cosa le avrebbe riservato il futuro sei mesi prima, quando il piccolo giornale presso il quale lavorava era stato acquistato dal grosso pilastro dell’editoria francese. Ma il cambiamento si era rivelato più che positivo.
Lucille ricopriva il suo stesso ruolo di segretaria personale del direttore nella sede di Parigi. Sebbene non si fossero mai conosciute di persona, Sheri si figurava la collega europea come la tipica parigina molto chic. Un po’ per via dell’accento, un po’ perché il loro capo, l’editore Tristan Sabina, gliel’aveva descritta come il suo esatto opposto quando lei gli aveva chiesto che aspetto avesse la sua assistente francese.
«Non ancora. Di che si tratta? Su, dimmelo, non tenermi sulle spine.»
«Ti ho inviato l’ultima copia di Le Figaro.» Lucille era un’accanita lettrice di cronaca rosa e mandava spesso a Sheri giornali francesi per informarla di quel che accadeva sulla scena mondana parigina. E allo stesso modo le piaceva ricevere riviste scandalistiche dall’America.
«Se lo sa Tristan, si incavola.»
«E tu non dirglielo.» La voce di Lucille assunse un tono tra il voluttuoso e il cospiratorio. «Per l’appunto, si tratta proprio di lui. È sulla copertina con una sventola.»
«Uhm... la cosa si fa interessante» ammise Sheri, cedendo alla tentazione di spettegolare un po’ sul suo capo. Tristan Sabina era diventato una sorta di ossessione per lei. Non lo spiava, né lo pedinava - non era ancora a certi livelli di paranoia, per fortuna - ma nutriva nei riguardi della sua vita personale un’insaziabile curiosità. Voleva conoscere tutto di lui. Sapeva che era un tipo esigente in fatto di donne, ma anche un uomo galante, un adulatore, generoso di complimenti e di attenzioni. Aveva fascino da vendere. E in più era vedovo.
«Lo sapevo che avrei stuzzicato il tuo interesse.»
Sheri fece una smorfia. Era così trasparente, persino al telefono? «Uhm... Cos’altro c’è?» chiese, ben sapendo che la curiosità della collega non era da meno della sua.
«Voglio sapere tutto di quella donna. È un’attrice americana, una biondina. Si chiama Kate o Jennifer... La conosci? Sai se si frequentano?»
Un’attrice? Era sempre stata gelosa della barista della caffetteria giù all’angolo con cui Tristan flirtava tutte le mattine, ma di sicuro non poteva competere con un’attrice bionda e bella. Sheri sapeva di non essere il tipo di donna che dava nell’occhio, non curava l’abbigliamento, né il trucco. Era consapevole di risultare insignificante e scialba, ma non faceva nulla per modificarsi.
«Non sono informata, mi spiace» disse, sorridendo contemporaneamente al fattorino che le depositava un plico sulla scrivania. Ora sì che moriva dalla curiosità di visionarne il contenuto.
«Vedi che cosa puoi scoprire quando rientra in ufficio. Sarebbe lo scoop del secolo.»
«Sono sicura che Tristan mi licenzierebbe in tronco se iniziassi a spettegolare sulla sua vita privata.»
«Questo è poco ma sicuro.» La cadenza vellutata e pastosa della voce di Tristan Sabina la fece sobbalzare.
Sheri deglutì forte e incontrò i suoi occhi di ghiaccio. «Ti devo lasciare, Lucille.» Liquidò la collega in quattro e quattr’otto, continuando a sostenere lo sguardo di Tristan.
I suoi folti capelli scuri gli ricadevano in un pesante ciuffo sulla fronte e il suo viso sfoggiava quel sano colorito dorato che si acquisisce trascorrendo ore e ore all’aria aperta e non sul lettino abbronzante di un solarium. Quella mattina indossava una camicia a righine azzurre, aperta sul collo, e un completo blu marina.
Rimase a contemplarlo imbambolata per qualche istante, poi si riprese.
«Stavate parlando di nuovo di me.» Non era una domanda, ma una stizzita constatazione.
«È normale che Lucille e io parliamo di lei.» A Sheri non mancò subito la risposta pronta, che articolò in quel tono sfrontato che le riusciva così bene. «Siamo le sue assistenti.»
«È vero. Ma non mi sembrava che l’argomento della conversazione fosse attinente al lavoro.»
Lei si strinse nelle spalle, in imbarazzo, ma al contempo incapace di tenere a bada la curiosità. Aveva una storia in corso con un’attricetta di Hollywood? Da quando?
«Come mai Lucille l’ha chiamata? Che cosa voleva?» indagò Tristan, afferrando il blocchetto dei messaggi e iniziando a sfogliarlo.
«Oh, sa com’è, è convinta che accada sempre qualcosa di interessante qui a New York» rispose Sheri, spostando lo sguardo sullo schermo del computer e sperando che Tristan sparisse il prima possibile nella sua stanza. Non riusciva a guardarlo senza dirgli la verità.
«Signorina Donnelly?»
«Sì...?» biascicò, senza guardarlo. Lo schermo del computer era diventato infinitamente attraente in quel momento.
«Mi guardi.» Alla fine, lei rivolse la sua attenzione verso di lui. «Che cosa voleva Lucille?»
«Gliel’ho detto» ribadì, abbassando lo sguardo sul colletto della camicia aperto.
«Perché non mi guarda negli occhi?» la provocò lui con un pronunciato accento francese.
«Perché non voglio mentirle.»
«Allora non lo faccia.»
Lei si strinse di nuovo nelle spalle. L’ultima cosa che voleva era discutere con Tristan Sabina della sua vita privata. Bugiarda. Moriva dalla voglia di conoscerne ogni particolare. «Si tratta di qualcosa che ha visto su Le Figaro.»
«Riguarda me con una donna, per caso?» le chiese conferma.
Sheri annuì.
Lui non disse altro. Si limitò a scrutarla, creandole un certo imbarazzo. E se, in qualche modo, fosse riuscito a leggerle in viso che era attratta da lui? Sheri iniziò ad agitarsi. In tal caso, continuare a lavorare al Sabina Group sarebbe stato un inferno.
«Ha un appuntamento telefonico con René fra un quarto d’ora» gli rammentò. «Le ha già inviato una lunga e-mail e sarebbe il caso che vi desse una occhiata, prima di parlare con lui» suggerì, porgendogli una copia del messaggio che gli aveva appena stampato.
Per un istante, non pensò che lui le avrebbe permesso di cambiare discorso.
«Giusto» replicò invece, accettando i fogli.
«Le ho sottolineato i punti essenziali e annotato per ognuno le informazioni in nostro possesso.»
«Grazie, signorina Donnelly. Non so cosa farei senza di lei.»
Sheri arrossì al complimento. «Prego.»
Lo guardò finché non scomparve nel suo ufficio. Se avesse avuto Lucille fra le mani, l’avrebbe strozzata.
Prese il plico che era arrivato attraverso il servizio di posta interna e lo aprì. L’occhio le cadde subito sulla rivista con Tristan in copertina. La sfogliò. All’interno c’erano altre foto, tutte che lo ritraevano con una donna sempre incollata al suo bellissimo corpo. Tracciò con un dito i tratti del suo viso, ignorando il titolo e concentrandosi solo su di lui.
Stava sempre attenta a non fissarlo al lavoro. Non stava bene, ma...
«Signorina Donnelly?»
«Sì.»
«Metta via quella rivista.»
Impallidì di colpo e, aprendo il cassetto della scrivania, occultò il giornale. «Ha bisogno di qualcosa?»
«Mi serve il libro per il Global Traveler.»
«Va bene. Credo che Maurice l’abbia lasciato in ingresso. Glielo vado a prendere subito» replicò Sheri, alzandosi dalla scrivania e affrettandosi verso la porta prima che lui le dicesse altro.
Santo cielo, che guaio. Beccata per ben due volte in dieci minuti a trastullarsi con una rivista, invece di lavorare. Di solito, per la verità, era un’impiegata solerte, ligia al dovere, ma non era sicura che ciò avesse ora alcun peso, date le circostanze. Se voleva fare carriera, sperare di diventare un giorno capo redattore, avrebbe fatto meglio a non farsi licenziare.
Prese il libro, un facsimile rilegato della pubblicazione che sarebbe uscita in allegato al Global Traveler, la loro rivista per amanti dei viaggi, e ritornò di fretta nell’ufficio di Tristan. Lo trovò al telefono con suo fratello René. La conversazione era in francese e riuscì a capire solo qualche parola qua e là. Tristan le fece cenno di portargli il libro e Sheri glielo consegnò, poi lasciò la stanza.
Tornata alla sua scrivania, trovò un messaggio di Lucille.
[L. Dumont] Per caso T è entrato mentre io e te stavamo parlando?
[S. Donnelly] Sì.
[L. Dumont] Gli hai detto qual era l’argomento della nostra conversazione?
Pensò di raccontarle come erano andate le cose e quindi di tranquillizzarla, poi decise di tenerla un po’ sulla corda.
[S. Donnelly] Non posso trattenermi, ora, mi dispiace.
[L. Dumont] OK. Chiamami appena puoi.
[S. Donnelly] A dopo.
A dopo, pensò. Sempre che fosse riuscita a conservare il posto di lavoro. Dubitava che Tristan l’avrebbe licenziata perché parlava al telefono con Lucille, ma non aveva dubbi che non si sarebbe fatto scrupoli a mandarla via seduta stante se solo lei gli avesse dato modo di sospettare che era più interessata alla vita privata del suo capo che non al lavoro.
«Ha bisogno di qualcos’altro prima che vada, signor Sabina?» domandò Sheri alle cinque in punto, affacciandosi alla porta del suo ufficio. Non che avesse urgenza di scappare; non c’era nulla di particolarmente interessante ad aspettarla a casa. Ma aveva giurato a se stessa di non trattenersi oltre l’orario d’ufficio da quando Tristan era diventato il suo capo. Aveva scoperto che il lavoro le piaceva