Scandalo a Savannah: Harmony Destiny
By Dani Wade
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Una rivelazione riguardo la vera identità di Ivy scuoterà l'intera cittadina di Savannah, e obbligherà Paxton a prendere una difficile decisione.
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Scandalo a Savannah - Dani Wade
1
«Balli con me?»
Sorpresa e quasi imbarazzata, Ivy Harden osservò la mano tesa verso di lei. E affondò le unghie nel palmo per non precipitarsi ad allungare subito la sua, anche se non desiderava altro.
Dopo un anno e mezzo passato a tenere Paxton McLemore a distanza di sicurezza, avrebbe avuto il coraggio di restargli appiccicata per un intero valzer?
Dopo tutto però erano a un ballo in maschera, l'evento benefico più esclusivo dell'anno, organizzato da sua sorella Jasmine, la PR più ricercata di Savannah. E danzare con Paxton sarebbe sembrato un gesto naturale. Nessuno intorno a loro ci avrebbe fatto caso, anche se era il suo capo. Lei sì, però. Sarebbe riuscita a nascondere i propri sentimenti, stretta tra le sue braccia, guancia a guancia?
Anche se lui indossava la classica mascherina nera, Ivy avrebbe riconosciuto ovunque quegli incredibili occhi color ambra, non solo per la sfumatura insolita, ma per il lampo di intelligenza che li illuminava costantemente, e che lei poteva ammirare ogni giorno, poiché era la sua assistente esecutiva.
In fondo si trattava soltanto di un ballo... Allora perché esitava ancora?
A un tratto Paxton sventolò le dita sospese a mezz'aria e Ivy sorrise, ripensando ai tanti momenti di complice allegria che condividevano sul lavoro.
E finalmente prese la sua mano.
Una luce intensa si accese dentro di lei mentre Paxton si chinava a baciarle le nocche prima di condurla nella sala da ballo della Keller House.
E anche se in teoria avrebbe dovuto controllare con discrezione che gli invitati si stessero divertendo e che lo champagne fosse ben ghiacciato, Ivy abbandonò per qualche momento i suoi doveri di vice padrona di casa.
Quasi non riusciva a respirare per l'emozione.
Paxton non l'aveva mai toccata prima d'ora.
Oh sì, in ufficio lei faceva di tutto per farlo sorridere e per allentare la tensione, ma i loro rapporti erano rimasti strettamente professionali.
Nessun contatto fisico.
Fino a quella sera.
Prima che potesse realizzare cosa stesse succedendo, si erano già spostati sulla pista da ballo e Paxton si era voltato verso di lei, con le braccia aperte, invitandola a entrarci. Ivy sbatté le ciglia.
Una, due volte.
Non farlo, è pericoloso.
Ignorò l'avvertimento della mente e fece un passo avanti, mettendosi in posizione per il valzer. Da come Paxton spalancò gli occhi al primo contatto tra i loro corpi, sembrò che anche lui avesse avvertito la stessa scossa elettrica.
Poi abbassò le palpebre a metà, con quello sguardo assonnato e sexy che aveva popolato le sue fantasie segrete, e Ivy smise di pensare.
Mentre danzavano allacciati sotto i magnifici lampadari di cristallo del salone appena restaurato, tra decine di altre coppie elegantissime, le sembrò di essere entrata in una dimensione irreale, fuori dal tempo. Riflessi negli specchi antichi, il nero deciso dello smoking di Paxton spiccava contro il verde smeraldo del suo abito da sera.
Un'illusione tanto bella quanto pericolosa.
Come lui.
Da quando erano morti i suoi genitori, Ivy si era sforzata di essere realista e di rendersi indipendente. Una piccola parte di lei però si aggrappava ancora alla favola del principe azzurro.
Perciò si abbandonò alla sensazione travolgente di stare tra le sue braccia, come aveva sognato tante volte nell'anno e mezzo in cui aveva lavorato per lui.
Durante le lunghe ore di ufficio aveva contrastato con ogni mezzo l'attrazione insensata che provava per Paxton, distraendosi con l'organizzazione delle trasferte e la preparazione meticolosa delle riunioni del consiglio di amministrazione della compagnia marittima di proprietà della famiglia McLemore.
Nei momenti più imprevedibili però si ritrovava spesso ad avere pensieri proibiti sul suo principale.
Quella sera la fantasia stava diventando realtà.
Il tocco delle mani di Paxton e l'intensità del suo sguardo la facevano sentire bella e desiderata. Il suo corpo vibrava a ogni minimo contatto ravvicinato con quello di lui, la sua pelle fremeva, il cuore batteva come impazzito.
Sensazioni intense e impossibili da ignorare.
Volteggiavano in mezzo alla marea di persone come se fossero loro due soli. Senza più difese, capì che lo avrebbe seguito ovunque l'avesse portata.
E pure quando il valzer finì e Ivy tornò a dedicarsi agli invitati per dare una mano a sua sorella, continuava ad avvertire la presenza di Paxton.
Ovunque.
Non importava quanto lui fosse vicino o lontano, poteva sentire esattamente dov'era, anche se non lo vedeva.
E non passò molto tempo prima che si ritrovassero nella quiete ovattata del foyer. Come per incanto.
Soli.
Ivy trattenne il respiro. «Paxton, io non...»
«Lo so» sussurrò lui, sciogliendole il nastro di velluto della maschera. «Non me lo aspettavo nemmeno io. Però non posso negare che ti desidero... che ti desidero da impazzire.»
Si chinò verso di lei, il respiro che sapeva di menta.
«Noi... non dovremmo...» annaspò Ivy, con le palpebre già socchiuse.
«Lo so» gemette lui. Poi catturò la sua bocca e ogni protesta si spense in un bacio prepotente.
Ivy prevedeva già come sarebbe finita la serata, ma né la sua mente né tantomeno il suo corpo opposero la minima resistenza.
Nemmeno quando Paxton si scostò per qualche istante, lasciando alla ragione l'opportunità di interrompere quella follia.
«So che non dovrei chiedertelo, che non ne ho il diritto» le disse, e l'intensità del suo sguardo la fece tremare nel profondo. «Ma ti va di venire a casa con me?»
Per quanto lo avesse negato per oltre un anno, Ivy non aveva mai desiderato niente più di quanto desiderasse passare la notte tra le braccia di Paxton.
«Sì» accettò semplicemente.
Per quanto ancora incredula e stordita dalla felicità, fece appello al proprio senso pratico e telefonò a Jasmine per avvisarla. Cercarla in mezzo alla folla sarebbe stato troppo complicato.
Mentre aspettava sugli scalini di pietra dell'ingresso che Paxton tornasse a prenderla con l'autista, Ivy avvertì una nota di preoccupazione nella voce della sorella. Che si accentuò quando le spiegò dove stava andando.
E con chi.
Non avrebbe comunque cambiato idea per niente e nessuno al mondo.
Nel momento in cui aveva accettato quell'offerta di lavoro come assistente personale di Paxton McLemore, Ivy aveva scelto di tenergli nascosto il tragico passato che legava le loro due famiglie. Del resto era la sua grande occasione: un posto da sogno come quello era un vero colpo di fortuna per una ragazza della sua età. Non poteva permettersi di lasciarselo scappare.
Guardò lo smeraldo che portava all'anulare della mano destra. Nella penombra, avrebbe giurato che brillasse davvero di luce propria.
Secondo la leggenda che si tramandava da una generazione all'altra fra le donne della famiglia Harden, era un anello magico: chi lo indossava avrebbe trovato il vero amore.
La sua parte logica avrebbe voluto ridere all'idea che lo smeraldo avesse qualcosa a che fare con ciò che stava accadendo quella sera. Ma l'aspirante principessa che si nascondeva dentro di lei sorrise, prima di alzare lo sguardo e vedere Paxton che scendeva dalla limousine nera.
«Allora, vieni con me?» le domandò, porgendole la mano.
Ivy capì che le stava offrendo una via d'uscita, da vero gentiluomo, nel caso ci avesse ripensato.
Nemmeno per idea.
Per una notte almeno, Paxton McLemore sarebbe stato suo.
Senza altri indugi, lui la fece accomodare sul sedile posteriore poco illuminato, che diventò ancora più buio quando chiuse la portiera dietro di sé. A un suo cenno, l'autista ripartì.
Era chiaro che Paxton non intendeva perdere tempo in inutili convenevoli. L'urgenza del suo desiderio rispecchiava quella di Ivy, che archiviò all'istante ogni considerazione su anelli fatati e sorelle iperprotettive.
Dimenticò anche che era il suo capo.
Ormai aveva deciso.
Paxton le prese il viso tra le mani grandi e calde e la baciò. Nel piccolo mondo privato del sedile posteriore, ogni respiro e ogni ansito era come amplificato. Poi le labbra di lui scesero più giù, lungo il collo, sulla clavicola, a sfiorare l'attaccatura dei seni.
E Ivy smise di respirare nell'attesa spasmodica che le sollevasse l'orlo del vestito.
Si inarcò verso la sua bocca.
Ma presto, troppo presto, Paxton stava già scivolando via da lei, sottraendosi alla sua stretta.
La delusione però fu rimpiazzata in fretta da brividi di eccitazione e di paura, quando lui insinuò il corpo possente tra le sue gambe, nonostante la gonna a più strati del costume per il ballo in maschera.
Ivy sentì le sue dita lunghe e forti chiudersi intorno alle caviglie sottili e sospirò, ansiosa di arrendersi a quelle carezze.
Paxton poteva fare di lei ciò che voleva.
Un ruggito sordo gli sfuggì dal petto quando seguì con un polpastrello la linea affusolata del sandalo tacco dodici. Ivy sorrise alla luce del semaforo rosso. Erano quasi in città.
Lentamente Paxton fece scorrere i palmi verso l'alto, sotto le balze di tessuto, dai polpacci alle ginocchia e fino alle cosce. Ivy ansimò, travolta dal desiderio.
L'avrebbe toccata anche lì? O l'avrebbe tenuta sulla corda?
Le dita esperte incontrarono il reggicalze. «Che il cielo mi aiuti...» gemette lui, estasiato, sollevandole la sottogonna ingombrante con un gesto improvviso e chinando la testa verso di lei.
Ivy si sentì esposta e vulnerabile come non mai. Provò a richiamare almeno un briciolo di razionalità, ma non ne trovò.
Non pervenuta.
La bocca di Paxton si posò sulla pelle tenera, appena sopra il bordo delle calze di seta. Ivy sussultò, tendendo i muscoli, come per scacciarlo, ma era una reazione istintiva, involontaria.
In realtà moriva dalla voglia che lui assaggiasse tutto di lei.
La lingua di Paxton guizzò lungo il nastro di pizzo, lentamente, fino all'incavo tra la coscia e il fianco, risvegliando ogni sua terminazione nervosa con la carezza del respiro.
Di colpo la limousine si fermò.
Una frenata brusca che bastò per riportare Paxton alla ragione. Per fortuna, visto che Ivy aveva perso la sua da un pezzo. Le risistemò la gonna con pochi gesti veloci, quindi aprì lo sportello e scese con naturalezza. Parlò brevemente con lo chauffeur, dopo di che le porse la mano per aiutarla a scendere.
L'auto si stava già allontanando prima che fossero arrivati all'ingresso.
Erano soli. Loro due e la notte stellata. Gli ingredienti perfetti per una favola.
Paxton si svegliò per primo. Faceva molto caldo.
Il sole inondava di luce la stanza attraverso le tende socchiuse. Le sue gambe erano intrecciate a quelle della donna addormentata accanto a lui. Il suo corpo vibrava di un desiderio urgente, quasi doloroso.
Qualche istante ancora e anche il suo cervello uscì dalla nebbia.
Le immagini di quello che era successo si riaccesero nella sua memoria. Via via più nitide.
La sua assistente. Aveva passato la notte con la sua assistente.
Una notte incredibile...
Respirò a fondo per dominare lo strano mix di panico ed eccitazione. Per rallentare il battito del cuore e raffreddare l'ardore.
Non potevano certo farlo di nuovo.
Non dovevano.
Era stata una follia.
Guardò Ivy. Era voltata dall'altra parte. Ma la dolce curva della sua spalla e la cascata di capelli biondi sparsi sul cuscino erano così invitanti... Strinse la mano a pugno per non cedere all'impulso di toccarla. Per non affondare le