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Fuga di Natale: Harmony Collezione
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Fuga di Natale: Harmony Collezione

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About this ebook

Ricordati le mie parole, Catalina. Potrai anche essere una principessa, ma indossi sempre il mio anello e porti in grembo mio figlio. E io ti troverò!

Catalina ha sempre rigato dritto, fino a quando un'unica notte di passione tra le braccia del milionario francese Nathaniel Giroud cambia per sempre la sua vita.

Ora, nascosta tra le cime dei Pirenei, Catalina è decisa a proteggere la minuscola vita che cresce dentro di lei dalla soffocante famiglia in cui è cresciuta. Anche se, per farlo, è costretta a sfidare l'ira dell'uomo che l'ha sedotta con un solo sguardo.
LanguageItaliano
Release dateJan 21, 2019
ISBN9788858992760
Fuga di Natale: Harmony Collezione

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    Fuga di Natale - Michelle Smart

    successivo.

    1

    «Hai fatto bene a porre fine al fidanzamento.» Nathaniel Giroud accennò pigramente alla pista da ballo, dove il principe Helios e la neosposa, Amy, danzavano allacciati. La loro gioia si vedeva fin da lì. «Adoro Helios, lo sai, ma ti avrebbe resa infelice.»

    La principessa Catalina Fernandez bevve una lunga sorsata di champagne. «Come fai a dirlo?»

    «Non vedevo scintille tra voi due» affermò il francese. «Mentre fra noi...»

    Alzando il mento con aria di sfida, Catalina scostò la sedia dal tavolo e si preparò ad andarsene. «Questi non sono discorsi da fare. Ciò che proponi non può accadere.»

    L'uomo posò una mano sulle sue. «Perché no?»

    Lei ritrasse le dita di scatto, quasi si fosse ustionata. «Lo sai perché. Devo conservarmi illibata per mio marito. La purezza è il mio dono per lui.»

    «Il tuo dono?» Nathaniel pensò al fratello di Catalina, Dominic. L'erede al trono di Monte Cleure andava a letto con mezza Europa, concedendo a se stesso - e con tanto di beneplacito paterno - tutti i piaceri che negava alla sorella per la semplice ragione che era nata donna.

    Ora che Helios l'aveva scaricata - perché era quella la realtà, a dispetto di com'era stata rivisitata e infiocchettata nei comunicati stampa ufficiali - girava voce che fosse promessa a un anziano duca svedese.

    «Quindi non sei nient'altro che un oggetto, una proprietà? Perché è questo il sottinteso, no?» la incalzò.

    «Nient'affatto! Ma sono una principessa. È questa la mia vita. È il mio dovere

    «Sei anche una donna.» Nathaniel si protese verso di lei e la sfiorò appena, pronto alla stoccata decisiva.

    La gola nivea e delicata ebbe un sussulto. Alta, i capelli corvini, gli occhi nocciola che in quell'istante erano lucidi come cioccolato fuso, la principessa aveva una pelle che sembrava non avere mai visto il sole. Puro, impeccabile alabastro. L'abito color pesca ne metteva in risalto i seni pieni e la vita sottile. I capelli erano raccolti in uno chignon a banana che le conferiva un aspetto da bellezza anni Sessanta. Era davvero perfetta.

    E l'occasione era unica. Per una volta, la ragazza non era guardata a vista. Il fratello era lontano, perso dietro l'ennesima gonnella, e il padre - il sovrano di Monte Cleure - aveva platealmente snobbato il matrimonio di Helios. Nathaniel si rendeva conto che doveva agire: subito o mai più. «La tua prima volta dovrebbe essere speciale. Dovrebbe essere con un uomo che ti adora e si prende cura di te, non con qualche ingessato aristocratico che sta solo compiendo il suo dovere.»

    «Io sono un'aristocratica» replicò lei, ma nella sua voce l'uomo percepì un brivido, lo stesso che faceva vibrare quel corpo magnifico.

    «Ah, ma tu sei diversa. Sotto quel ghiaccio esteriore scorrono fiumi di lava.» Di colpo, Nathaniel si alzò. «Oh, attempato fidanzato svedese in avvicinamento. Sospetto che voglia chiederti di ballare.»

    Gli occhi di lei guizzarono sul vecchio duca. «Non è il mio fidanzato.» Esalò un sospiro. «Non ancora.»

    «In tal caso, niente ti impedisce di danzare con me.» Le porse la mano, palmo in alto.

    «Mio fratello mi ha raccomandato di starti lontana.»

    Non avevo dubbi. «E tu fai sempre quello che ti dice Dominic?»

    «Sì.»

    «E desideri sempre fare quello che ti dice?»

    Un moto di diniego, appena accennato.

    Ormai il duca era a pochi passi.

    All'improvviso la mano di Catalina afferrò quella di Nathaniel e, in un unico gesto aggraziato, la giovane si alzò, gli occhi che veleggiavano verso il centro del salone. «D'accordo, ma solo un ballo. Devo pensare alla mia reputazione. Ci sono spie ovunque.»

    Oh, un ballo sarebbe stato più che sufficiente. Lasciando il duca a fissare perplesso le loro schiene e grattarsi la pelata, Nathaniel trascinò Catalina sulla pista, se la attirò vicina e le cinse la vita.

    Insieme erano perfetti, la sintonia innegabile, il capo di lei che gli arrivava proprio all'altezza giusta, appena sotto l'incavo della gola. L'uomo la strinse ancora di più, abbastanza da sprofondare in quel suo profumo audace, inebriante, così tanto da farle sentire i battiti impazziti del suo cuore mentre le accarezzava la schiena. Era tesa, rigida. «Rilassati. Non mordo.»

    Forse no, ma... Catalina aveva danzato spesso con Helios, nel corso del loro breve fidanzamento, ma non aveva mai provato niente del genere. Aveva il battito a mille, si sentiva andare a fuoco, preda di un desiderio folle, intenso, che la eccitava e terrorizzava allo stesso tempo. Era il medesimo spasmo che aveva visto farsi carne quando era un'impressionabile quindicenne, un momento che l'aveva sconvolta, ma che le aveva risvegliato dentro qualcosa. Un bisogno... un anelito...

    Anelito che aveva invano sperato di provare con Helios, e che di sicuro non avrebbe provato con il duca svedese. Sotto il tocco sapiente di Nathaniel, invece...

    D'un tratto, l'unico ballo che avevano a disposizione terminò. Con un sospiro, Catalina fece per scostarsi, ma lui la trattenne, le parlò in un sussurro, il respiro che le scaldava il lobo. «Questa notte sarò a palazzo, nella stessa ala in cui dormi tu.»

    «Co... cosa?» Era difficile respirare, figurarsi parlare.

    Lui era indietreggiato di appena un soffio, quanto bastava per tuffare gli occhi verdissimi nei suoi. A trentacinque anni, alto e con un fisico granitico, Nathaniel aveva un volto vissuto, abbronzato, dai tratti marcati, con un naso importante e la bocca piena, e un sorriso che gli scavava una fossetta sulla guancia sinistra. Emanava un fascino che l'aveva attratta fin dalla prima volta in cui l'aveva incontrato, parecchi anni prima...

    «All'una in punto sarò davanti alla tua porta.» Le sfiorò le dita con un bacio. «So che la tua chaperon dorme nella stanza adiacente, quindi non busserò. Io ci sarò, ma il destino è nelle tue mani. Se non aprirai, tornerò in camera mia e potrai fingere che non sia mai stato lì. Prima di prendere una decisione, però, fatti una domanda: quand'è stata l'ultima volta che hai fatto qualcosa solo per te stessa, e non per dovere? Sei una principessa, Catalina, ma questa notte posso insegnarti anche come essere una donna.»

    Tre settimane più tardi

    Il bastoncino con la linea rosa fissava la principessa con l'aria di volerla prendere in giro. Buon Natale, Catalina. Sorpresa!

    Tutta la padronanza di sé che aveva impiegato venticinque anni a mettere a punto era svanita. In quell'istante era un fascio di nervi, divorata viva dal terrore.

    Due minuti. Due meravigliosi minuti in cui Nathaniel era entrato in lei senza usare nulla prima di ritirarsi e indossare una protezione. Due minuti di follia.

    E ora cosa faccio?

    La nausea tornò ad aggredirla, non avrebbe saputo dire se per la paura o già a causa degli ormoni, ma ormai aveva lo stomaco talmente vuoto che ne uscì solo bile.

    Si spazzolò i denti per la terza volta, ma sentiva ancora un sapore acre sulla lingua. Si bagnò il volto e si guardò allo specchio, sforzandosi di tirare fuori un sorriso. Cielo, com'era pallida! E di lì a sei ore la aspettava il pranzo natalizio di famiglia. Zie, zii, cugini, cortigiani e non. Ci sarebbero stati tutti.

    Respira, devi respirare, si disse mentre dai polmoni le uscivano solo rantoli stentati, quasi le si fossero chiusi per lo spavento.

    All'improvviso, un colpo alla porta la riscosse. Doveva essere Marion, sua cugina e prima dama di compagnia, venuta a farle il bagno. Quella ragazza era maligna e meschina, ma una principessa non può scegliersi le dame di compagnia.

    Contando mentalmente fino a cinque, Catalina si costrinse a ricomporsi, tornò in camera e sedette alla toeletta. «Avanti!»

    E invece non era Marion, ma addirittura peggio. Dominic.

    Il viso di suo fratello aveva un'espressione truce. «Allora è vero. Sei incinta.»

    La ragazza strinse i denti e annuì. Inutile mentire, e inutile anche chiedersi come facesse lui a saperlo. La privacy era un concetto sconosciuto a palazzo, tanto più quando si trattava delle donne della casata. Niente restava segreto a lungo, il re e Dominic avevano spie ovunque. Senza dubbio, una di loro aveva intercettato Aliana - lei sì, era una dama di compagnia affidabile - mentre usciva di soppiatto per acquistarle il test di gravidanza.

    Senza battere ciglio, Dominic fece partire uno schiaffone. «Buon Natale, sorellina!»

    Non piangere. Non devi piangere. Dominic adorava procurarle dolore, vederla singhiozzare, era ciò di cui si nutriva. E allora lei non aveva più pianto di fronte al fratello, non dopo il funerale della madre, avvenuto sette anni prima.

    Di colpo la ragazza si sentì travolgere dalla disperazione. Quanto avrebbe voluto che la madre fosse ancora lì. Come le mancavano la sua voce dolce, il sorriso gentile. L'avrebbe abbracciata, le avrebbe offerto parole di consolazione.

    E invece la mamma non c'era, e non c'era neanche Isabella, la sua sorellina minore, andata a trascorrere le festività con la famiglia del marito.

    «Chi è il padre?»

    Catalina serrò le labbra.

    «È Nathaniel Giroud, vero? Sì, certo che è lui.» Sul viso di Dominic passò una furia tale che Catalina si preparò a ricevere un altro schiaffo. «Sei una sgualdrina, mi disgusti! Già è brutto che Helios ti abbia scaricata, ma aprire le gambe per quella feccia umana... Ti rendi conto che Johann voleva chiederti in sposa, vero? Sei riuscita a mandare a monte pure quella prospettiva! Sei rovinata, lo capisci? Johann non ti vorrà più ora che sei merce avariata!»

    Catalina non respirava. La bile le era risalita in gola, minacciava di soffocarla.

    «E non ti vorrà neppure Giroud. È venuto con te solo per farmi un dispetto, non illuderti. Non sei altro che una pedina nel suo gioco, te l'avevo detto di stargli lontana! Ora ne pagherai il prezzo.»

    La fissò, il viso distorto in una brutta smorfia, quindi si girò, fece per uscire, ci ripensò. Voltandosi di scatto, le schiaffeggiò l'altra guancia. «E questo è per avermi disobbedito quando ti ho detto di stare lontana da Nathaniel Giroud.» Raddrizzata la cravatta, se ne andò.

    Di nuovo sola, Catalina chiuse gli occhi e prese un respiro profondo mentre nella testa le esplodeva un urlo. Calma, stai calma, devi renderti presentabile.

    Riaperti gli occhi, si guardò nello specchio della toeletta e applicò del fondotinta con mano tremante, riducendo il rossore.

    Respira, respira.

    Quando Nathaniel aveva lasciato la sua stanza, quel mattino di tre settimane prima, erano entrambi consapevoli di non potere avere più di quell'unica notte, ma la verità era che Catalina pensava a lui da anni.

    Amico dei principi Kalliakis, Nathaniel era spesso presente agli stessi eventi cui partecipava lei, una figura magnetica verso cui si era sempre sentita attratta. Avvertiva una fitta di desiderio ogni volta che ne incrociava lo sguardo, ma non si era mai permessa di pensarci. Era una principessa, aveva doveri ben precisi, doveva rigare dritto. E l'aveva sempre fatto. Sempre. Fino al matrimonio di Helios.

    Quel giorno, per la prima e unica volta, si era concessa di andare oltre i convenevoli.

    Non sapeva quasi niente di lui, era un uomo molto riservato. Sapeva che i genitori erano mancati quando era piccolo, che era stato cresciuto da uno zio e che poi era finito nello stesso collegio di Dominic e dei principi Kalliakis. Sapeva che si era fatto da sé, che era proprietario di diversi hotel e di

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