Scandalo da copertina: Harmony Destiny
By Karen Booth
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In un mondo spietato dove il denaro è potere non tutti gli uomini sono in vendita.
La posta in gioco è troppo alta perché Nadia Gonzalez ceda al fascino del suo capo; è intelligente e ha lavorato sodo per giungere al successo professionale. Ma l'irresistibile milionario Matt Richmond ha un modo tutto suo per oltrepassare le difese di Nadia e farla cedere al desiderio. Entrambi sono consci del rischio che stanno correndo: Matt è preso di mira dalle invidie dei rivali, e la carriera di Nadia è messa a repentaglio da foto scandalose di loro due uscite sui tabloid. Quando tutto sembra precipitare, riusciranno a trovare una via d'uscita fidandosi l'uno dell'altra?
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Scandalo da copertina - Karen Booth
successivo.
1
Nadia Gonzalez non credeva nei rimpianti e dava sempre il massimo per evitare di commettere errori. Determinazione e attenzione erano il suo motto, grazie al quale era stata ammessa all'università che aveva desiderato, e aveva ottenuto la borsa di studio senza la quale non avrebbe potuto pagare la retta. Quando era più giovane, la sua risolutezza l'aveva aiutata a vincere svariati concorsi di bellezza, di cui non era particolarmente fiera ma che avevano riempito d'orgoglio la madre. In tempi più recenti, la sua perseveranza l'aveva portata a ottenere il posto di assistente personale di Matt Richmond, uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo. Quello era il suo fiore all'occhiello e non intendeva fare niente per mettere a rischio la sua posizione.
Tuttavia, c'era la possibilità che avesse compiuto un errore che avrebbe potuto mettere in pericolo la sua posizione. Aveva commesso l'impensabile. Era andata a letto con quello schianto del suo capo. Per essere una donna che si vantava di organizzare e prestare maniacale attenzione a ogni dettaglio della propria vita e che non voleva essere giudicata per l'aspetto fisico, quello poteva essere un passo falso da cui non si sarebbe più ripresa.
Tuttavia, nel momento in cui aveva visto Matt, affascinante in un elegante smoking nero – praticamente tagliato su di lui – entrare nella sala che ospitava la serata di beneficenza in favore dell'ospedale, aveva capito di essere nei guai. Matt non indossava quasi mai la cravatta. Spesso sottolineava che non amava tutto ciò che era formale, ma non era del tutto vero. Adorava, infatti, lo champagne, le feste stravaganti e le auto costose. Semplicemente non voleva mettersi in ghingheri per godersi quei piaceri. Tuttavia per quanto fosse difficile convincerlo a infilare un abito, Nadia aveva scoperto di avere un vero talento per indurlo a liberarsene.
Quanto accaduto non era un evento di poca importanza nella vita di Nadia. Aveva trascorso gli ultimi quattordici mesi, in pratica da quando aveva iniziato a lavorare con Matt, a struggersi segretamente per lui. Matt era tutto quello che lei voleva in un uomo: l'incarnazione della sicurezza senza tralasciare la sensualità, un elevato quoziente intellettivo e una vivacità apparentemente inesauribile... il tutto contenuto in quasi un metro e novanta di muscoli ben distribuiti e sormontati da una folta chioma biondo scuro. Quando lui entrava in una stanza, uomini e donne giravano la testa. L'atmosfera diventava subito elettrica. Il suo sguardo azzurro era come una calamita per tutti i presenti. A Nadia bastava pensare a lui per avvertire un delizioso pizzicore a mani e labbra.
Adesso, mentre guidava lungo una ripida salita a un'ora da Seattle, il piede schiacciato sull'acceleratore, quei pensieri su Matt erano a dir poco inopportuni. Le sembrava di avere le cosce in fiamme. Fortunatamente raggiunse la cima della collina, trasse un respiro profondo e inserì la freccia, infilandosi nel viale che conduceva al resort Opulence, gestito da una delle tante divisioni della prestigiosa società di Matt, la Richmond Industries. Tra cinque settimane, nell'elegante albergo si sarebbe tenuta una festa esclusiva per celebrare i cinque anni della società e Nadia sperava che per allora avrebbe ancora avuto il suo posto.
«Si ferma a lungo, signorina?» le chiese il parcheggiatore.
Nadia scese dall'auto, di cui porse la chiave al ragazzo. «Solo per una notte. Sono Nadia Gonzalez. Lavoro per Matt Richmond.»
L'altro annuì. «Sì, signorina Gonzalez. Il signor Richmond è arrivato un'ora fa.»
Nadia non parlava con Matt da quando aveva lasciato la sua splendida casa quella mattina alle quattro e trenta, scivolando via nel buio della notte con ancora indosso l'abito che aveva sfoggiato per la serata di beneficenza. Matt stesso le aveva suggerito di andarsene a quell'ora e Nadia aveva accettato il consiglio. Lui era un uomo incredibilmente potente e quelli del suo stampo attiravano l'attenzione. Nessuno di loro poteva permettersi di finire nell'occhio del ciclone per una relazione capo-segretaria, e soprattutto non Matt. Troppe persone non vedevano l'ora di farlo a pezzi.
Era il prezzo da pagare quando si raggiungeva un successo planetario.
«Ottimo» replicò Nadia. «Lo raggiungo subito.» Il pensiero di vederlo aumentò ancora di più il fuoco tra le sue gambe.
A un tratto venne assalita dai dubbi sulle sue priorità. Certo, aveva desiderato Matt a lungo e insieme avevano trascorso un'indimenticabile notte di passione. E allora? Era davvero disposta a gettare al vento la sua carriera e forse il miglior posto di assistente personale di tutto il paese? No. Era pronta a gettare alle ortiche gli anni trascorsi a sgobbare per cercare di conquistare uno stile di vita migliore per se stessa e la sua famiglia? Assolutamente no.
Uno come Matt non metteva radici. Non ci sarebbe stato nessun lieto fine con lui. Il che significava che la prima cosa che avrebbe dovuto fare quel giorno quando lo avesse incontrato era mettere in chiaro che quanto accaduto fra loro non doveva più ripetersi. Nient'altro. Sarebbe stato meglio per entrambi se se ne fossero dimenticati e fossero tornati a un rapporto strettamente professionale, anche se così facendo le si sarebbe spezzato il cuore.
Percorse il vialetto che conduceva alla massiccia porta dell'edificio principale, che le venne aperta da due uscieri in elegante divisa scura. Entrò nel grande atrio. Ogni dettaglio era perfetto: modanature in mogano, alti soffitti ed eleganti lampadari di cristallo. Da quando lavorava con Matt trascorreva parecchio tempo in ambienti simili, ben diversi da quelli delle sue umili origini a Chino, fuori Los Angeles. Stava bene in quel mondo. Era felice di poter aiutare a pagare la retta universitaria della sorella minore e di saldare le fatture mediche della madre così che i genitori potessero dormire sonni più tranquilli. Ragione in più per tenersi ben stretto quel lavoro e mettere Matt in una scatola con la scritta: È il tuo capo. Non fare la stupida.
Giunta alla reception, diede il suo nome. Mentre l'impiegata controllava al computer, sullo schermo del cellulare di Nadia apparve un messaggio di Matt.
Vieni su appena arrivi. Stanza 310. Riunione con Teresa St. Claire alle 14.00.
«Ecco qua. Stanza trecentododici, signorina Gonzalez. Accanto a quella del signor Richmond.»
Nadia sorrise e deglutì a vuoto, impossessandosi della chiave elettronica. Non c'era niente di meglio che dormire nella camera accanto a quella dell'uomo a cui non puoi resistere.
«Fantastico.»
«Gli ascensori sono sul lato opposto dell'atrio. Troverà il suo bagaglio in stanza.»
«Grazie.» Nadia raggiunse l'ascensore e mentre saliva, digitò una rapida risposta a Matt. Sto arrivando.
Bene. Un'unica parola in risposta, a ricordarle che era un uomo impegnato che anteponeva gli affari a tutto.
Il breve tragitto fu sufficiente a permetterle di mettere insieme ciò che avrebbe detto a Matt. La loro storia sarebbe finita quel giorno stesso. Se avesse aspettato le cose non potevano che peggiorare.
Giunta in fondo al corridoio bussò alla porta, lo sguardo a terra mentre cercava di allontanare l'ansia che le provocava l'idea di rivederlo. Non avrebbe avuto esitazioni. Sarebbe stata la personificazione della competenza e della sicurezza, anche se in realtà aveva le gambe molli. Si sarebbe liberata di quella storia con una scrollata di spalle, lasciando Matt fuori dai guai e continuando per la sua strada. Era troppo intelligente e aveva lavorato troppo per rinunciare a tutto.
Matt Richmond lasciò vagare lo sguardo fuori dalle finestre della suite, incantato ad ammirare l'acqua della cascata che si gettava impetuosa a poche decine di metri. Madre Natura era una delle poche che riusciva ancora a sorprenderlo. Ciò che veniva creato dall'uomo aveva sempre una spiegazione. A lui piaceva il mistero. Gli piaceva l'idea di non poterlo controllare.
E in parte era quello il fascino di Nadia.
Esteriormente era sempre imperturbabile. Un meraviglioso libro chiuso. Lui, però, aveva intuito che nascondeva una donna indomita. Quel sospetto lo aveva spinto a giocare con il fuoco. Il pensiero di averla di nuovo nel suo letto sprigionò in lui un'improvvisa ondata di calore. Era come se il fuoco fosse ancora lì.
Sobbalzò quando udì il colpo alla porta. Nadia. Aveva trascorso ore a cercare di decidere come gestire il loro rapporto professionale alla luce di quanto accaduto la notte precedente. Ed era giunto alla conclusione che non aveva altra scelta se non lasciare che fosse lei a condurre il gioco. Attraversò la stanza e aprì la porta. Nadia lo lasciava sempre senza fiato ma quel giorno l'effetto su di lui fu ancora più devastante.
«Signor Richmond.» Senza guardarlo in viso, Nadia entrò nella suite, posò borsa e computer su un tavolino e raggiunse la scrivania, dove cominciò subito a mettere in ordine i fogli che lui aveva sparpagliato. «Vedo che è stato impegnato.»
Lui la seguì, avanzando nella scia del suo profumo delicato. Nadia aveva raccolto i morbidi capelli biondi in uno chignon e a un tratto lui si scoprì a desiderare di scioglierglielo. Invece si limitò a infilare le mani nelle tasche.
«Lascia perdere.»
«L'aspetta una lunga giornata e lavora meglio quando è tutto in ordine e organizzato.»
Matt non trattenne un sorriso. «Mi conosci meglio di quanto io conosca me stesso.»
«Conoscerla fa parte del mio lavoro.» Nadia si voltò e finalmente lo guardò, ma i suoi occhi non erano caldi e invitanti come la notte appena passata. Adesso erano colmi di timori. E di preoccupazione. «Il che mi induce a chiedermi a che cosa stesse pensando quando mi ha fatto dare la stanza accanto alla sua. Non mi sembra una buona idea.»
«Che cosa? Io non ne sapevo niente. Le prenotazioni le hai fatte tu.»
«E la Richmond Hotel Group gestisce l'hotel.» Nadia prese fiato. «Senta, signor Richmond...»
Lui le si avvicinò e le posò una mano sul braccio. La scarica elettrica fu immediata. La desiderava come l'aria che respirava. «Intendi chiamarmi ancora signor Richmond? Dopo quello che c'è stato tra noi? Siamo soli, Nadia. Per favore, chiamami Matt.»
«Va bene. Matt. La notte scorsa è stata un errore.»
Le parole lo colpirono dritto al petto. Gli unici errori che lui aveva mai compiuto si erano verificati quando si era fidato delle persone sbagliate. Aveva fatto un passo falso fidandosi di lei?
«Dobbiamo entrambi dimenticarci ciò che è accaduto» proseguì Nadia.
«Sarà dura quando domani tornerò a casa e infilandomi a letto sentirò il tuo profumo sulle lenzuola.»
«Di' a una delle tue governanti di cambiarle.»
A Matt non piaceva sentirsi gettare in faccia il suo status sociale. Non era colpa sua se era un uomo di successo o se era ricco. Il telefono sulla scrivania squillò. Nadia si girò e lo prese, lo sguardo sullo schermo.
«È Shayla.» Shayla Jerome era la responsabile delle pubbliche relazioni della Richmond Industries.
«È importante?» chiese Matt parlando al cellulare che Nadia gli porse. «Sono impegnato.»
«Sì, è importante. Abbiamo un problema.»
«Spara.»
Shayla si schiarì la gola.
«Sul sito di pettegolezzi TBG sono appena apparse foto della tua assistente che lascia casa tua nel cuore della notte con indosso lo stesso abito da sera che portava alla serata di beneficenza per la raccolta fondi per l'ospedale.»
A Matt si rivoltò lo stomaco. Quello era un sito con una pessima reputazione e, purtroppo, con un seguito massiccio. Si passò le mani nei capelli. Nadia lo guardò e i suoi occhi si strinsero. Lei aveva la straordinaria capacità di leggergli dentro però lui non era