Un piccante ritorno
By Paula Roe
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Paula Roe
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Un piccante ritorno - Paula Roe
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Pregnancy Plot
Harlequin Desire
© 2013 Paula Roe
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-402-7
1
«Quella damigella non fa che guardarti. La conosci?»
«Quale?» Matthew Cooper si girò dall’enorme vetrata, spostando l’attenzione dalla sbalorditiva vista che si godeva dal settantottesimo piano su Surfers Paradise, la famosa cittadina sulla Gold Coast del Queensland, a sua sorella Paige. Il familiare sorrisetto malizioso le restò ben impresso sulle labbra mentre lui lanciava una rapida occhiata alle damigelle della sposa. Incredibilmente carine, le sei ragazze stavano facendo il giro degli invitati con la protagonista della giornata mentre un magnifico tramonto illuminava l’esclusiva sala dei banchetti appropriatamente denominata Sunlight Room.
«La rossa» rispose Paige.
Stringendosi nelle spalle, lui prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere di passaggio e tornò a concentrarsi sulla vista mozzafiato. «Non conosco nessuno qui. Gli sposi sono clienti tuoi.»
Paige corrugò la fronte. «Se continui così, finirai per deprimermi, Matt. E dai, siamo a un matrimonio. Il trionfo dell’amore. Lasciati andare un po’ anche tu. Cerca di divertirti.» Lei tornò a scrutare i presenti. «Vai ad attaccar bottone con una delle damigelle.»
Lui inarcò un sopracciglio, si infilò una mano in tasca e bevve un sorso dal suo bicchiere. «La rossa?»
«È decisamente interessata.»
Matt mormorò qualcosa di vago.
Paige sospirò. «Sei un uomo triste, fratello. Eccoti qui, a trentasei anni, ricco, single e affascinante... morbosamente attaccato al lavoro» sottolineò lei, mentre lo osservava controllare il cellulare per la terza volta in mezz’ora. «Pensavo avessi lasciato il Saint Catherine’s per tirare un po’ il fiato.»
Matthew si accigliò. «Dirigere il GEM è tutta un’altra cosa.»
«Mmh...» Paige sbatté le palpebre mentre si infilava uno stuzzichino in bocca, quindi tese le mani, simulando i due piatti di una bilancia. «Da una parte, la direzione di un’organizzazione di pronto intervento sanitario internazionale. Dall’altra, una brillante carriera come cardiochirurgo di un rinomato ospedale. Salvare vite per la clinica di famiglia: genitori in brodo di giuggiole. Addestrare team per situazioni di emergenza: genitori incavolati.»
«Guarda che, per tua norma, io continuo ancora a salvare vite umane, Paige. E comunque non c’è bisogno che tu ti interessi agli affari miei.»
«Dover vedere una ex moglie ogni poche settimane.» Una delle mani di Paige si abbassò. «Fuggire verso luoghi esotici e donne ancora più esotiche.» L’altra mano scattò all’insù mentre lei sorrideva. «Eppure non sei felice.»
«Io sono più che felice e...»
«No che non lo sei.» Lei gli toccò un braccio. «Possiamo anche non vederci ogni giorno, da quando vivo a Londra, ma ti conosco bene.»
Prima che potesse risponderle, le damigelle e la sposa si spostarono, con un movimento fluido accompagnato da una serie di gridolini estatici.
Era un venerdì sera di metà agosto insolitamente caldo e invece di essere impegnato a definire gli ultimi dettagli del progetto che stava curando prima di volare a Perth lunedì, si trovava in una sala piena di sconosciuti, a festeggiare l’unione di due persone così sfacciatamente innamorate da dargli quasi la nausea.
Una rabbia vaga e irrazionale lo pervase. L’ultimo matrimonio a cui aveva partecipato era stato il suo... e guarda com’era andato a finire.
La folla si aprì per permettere a tutti di assistere al bacio che si scambiarono Emily e Zac Prescott. Quando gli invitati sottolinearono lo scambio affettuoso schiamazzando, la mascella di Matthew si contrasse. Perché mai aveva accettato di accompagnare Paige?
«Il tuo anello è un vero capolavoro» disse alla sorella, che era ammutolita.
«Come se riuscissi a vederlo da questa distanza.» In ogni caso, Paige si pavoneggiò mentre entrambi studiavano la elaborata fascia con diamanti che aveva personalmente creato e che ora era infilata al dito di Emily. «Ehi, guarda» aggiunse lei, dandogli di gomito nel costato. «C’è la rossa.»
La donna era parzialmente nascosta dalla sposa. Aveva la testa girata e del suo corpo si vedevano solo il collo, le spalle scoperte e una massa di capelli di un rosso acceso raccolta in un castigato chignon.
Fu allora che si mosse e un raggio di sole dorato le illuminò il profilo.
Matthew rimase a bocca aperta mentre tutto il resto diventava sfocato.
«Scusami un attimo.» Ignorando l’espressione sconcertata di Paige, lui le mise in mano il suo bicchiere e si incamminò a passo veloce.
Lei era pochi metri più in là e, rispetto al resto delle damigelle, si era attardata a chiacchierare con un tizio dall’aspetto mellifluo. Fermandosi, Matthew si sentì girare la testa mentre il passato riaffiorava travolgendolo. Angelina Jayne Reynolds. AJ. Angel, come le aveva sussurrato spesso all’orecchio nell’impeto della passione mentre lei si contorceva sotto di lui. Il nomignolo le si adattava. Dalla carnagione di un pallore etereo alle lunghe ed eleganti gambe, dagli occhi di un azzurro ghiaccio alla folta chioma di un rosso intenso che di solito le ricadeva sulla schiena in ondate fiammeggianti, la ricordava come un misto di paradiso e inferno concentrato in un’unica persona. Era una donna che gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene con la sua risata contagiosa e con la sua aria provocante. Una donna che lo aveva fatto impazzire per sei mesi di fila e che gli aveva incendiato le lenzuola. Gli ci era voluto quasi un anno per dimenticare.
Ma tu non hai mai dimenticato, non è vero?
Lo capì nel momento in cui lei intuì che la stava fissando. La schiena le si irrigidì, poi tirò indietro le spalle mentre scrutava la folla aggrottando leggermente la fronte. Lo sguardo gli rimase puntato sulla sua nuca. Ricordava di averla baciata proprio lì, facendola prima ridere per la delizia, quindi sospirare di piacere...
Finalmente, lei si voltò completamente e la realtà di tutti quegli anni addietro lo investì con forza.
AJ era stata bella a ventitré anni. Ma adesso era... da togliere il fiato. La vita e l’esperienza avevano definito i suoi lineamenti, accentuando mascella e mento. La carnagione chiara e gli zigomi alti enfatizzavano quegli occhi azzurri da gattina, i cui angoli erano piegati all’insù conferendole un’aria maliziosa.
E poi c’era la bocca, dalle voluttuose labbra con l’immancabile velo di lucidalabbra color magenta, che evocava ogni tipo di immagini peccaminose.
Qualche istante ancora e lo sguardo di lei incontrò il suo. Registrò un certo apprezzamento femminile, si spostò e quindi tornò di scatto a fissarlo, tradendo un certo shock.
Matt non poté far altro che sorridere.
In qualche modo, la distanza tra loro si disintegrò e lui si ritrovò proprio di fronte a lei.
«AJ Reynolds. Ti trovo...» Matthew fece una pausa, solo in parte conscio dei rumori e del movimento che regnavano attorno a loro. «In forma.»
«Matthew Cooper.» La sua voce risvegliò qualcosa che lui aveva seppellito da parecchio tempo. «Ne è passato di tempo, eh?»
«Quasi dieci anni.»
«Davvero?»
«Sì.»
Lei intrecciò le dita delle mani davanti a sé, il ritratto del pudore. Lui si fece serio, lasciando scorrere lo sguardo sul suo elegante abito azzurro, sulla collana sottile che le ornava la gola e sugli orecchini di diamanti. Qualcosa non quadrava.
«Non eri abituato a vedermi vestita così.»
Visioni di membra sudate avvinghiate e di baci appassionati gli spedirono una fitta di desiderio attraverso i lombi. Lei dovette accorgersene e, rendendosi conto che probabilmente non era abituato davvero a vederla così vestita, si affrettò ad aggiungere: «Mi riferivo all’abito».
Maledicendosi mentalmente, lui ritrovò il controllo. «È davvero...»
«Elegante?»
«Di classe.»
La bocca le si piegò mentre lanciava un’occhiata fugace alla sala. «So che non conosci mia sorella. Dunque, come mai sei qui?»
Quindi AJ era la sorella della sposa. «Sono ospite di Zac, mi è stato presentato da Paige Cooper.»
«L’orafa che ha realizzato la fede?»
«Sì.»
«Tua moglie ha davvero talento.» Lei sorrise educatamente.
«Sorella.»
«Ah.» Lei guardò verso la sposa con espressione imperscrutabile. «Ignoravo che avessi una sorella.»
«Ci sono un sacco di cose di cui non abbiamo mai parlato.»
Lei si limitò a rivolgere un cenno di saluto a un invitato di passaggio, continuando a tenere le dita intrecciate davanti a sé.
Quando mai era stata così misurata? Ricordava AJ come una affabulatrice appassionata, abituata a gesticolare per sottolineare le sue parole. Ma adesso sembrava quasi dolorosamente compita. Tutto considerato, quell’atteggiamento non doveva sorprenderlo se pensava al modo in cui si erano lasciati.
Matt affondò le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Be’...» Lei si lanciò un’occhiata alle spalle e, quando seguì il suo sguardo, lui scorse Zac ed Emily seduti al tavolo degli sposi. In disparte, Paige era immersa in una fitta conversazione con un eccentrico teenager. «È stato un piacere rivederti, Matthew.»
«Aspetta» disse lui, richiudendole le dita attorno al braccio. AJ si bloccò, fulminandolo con lo sguardo tanto che Matt la lasciò subito andare. «Posso offrirti un drink?»
Lei abbozzò una mezza risatina. «Scusa ma, se non l’hai visto, c’è un open bar.»
«Intendevo più tardi.» Lui sostenne il suo sguardo con fermezza.
«No, meglio di no» disse lei, e il sorriso svanì lentamente dal suo viso.
«Allora magari un ballo.»
«Perché?»
«Perché mi piacerebbe.»
Ma cosa diavolo stava combinando? La parte razionale del cervello stava dicendogli di lasciarla perdere, ma la parte istintiva, sopravvissuta allo sfascio del suo matrimonio, la pensava diversamente.
Eppure AJ non faceva parte del presente. Era un vivido ricordo che riaffiorava dal passato: un passato pieno di ambizioni per il futuro. Lei era la spiaggia, gli shorts microscopici, le risate, la sensualità, il fare l’amore. La sua realtà attuale era completamente diversa. Era fatta di riunioni infinite e visite improvvise in paesi stranieri, di occasionali situazioni a rischio, di una ex moglie che lo aveva deluso e di due genitori impiccioni che non si rassegnavano alle sue scelte. No, non poteva lasciarla andare. Non ancora.
«Un ballo» ripeté, fissandola negli occhi.
Lei lo studiò in silenzio. Strano. Per essere la donna che aveva dato un nuovo significato al termine impulsività, AJ sembrava oltremodo cauta.
«Matthew, visto che siamo al matrimonio di mia sorella, ho cercato di essere il più educata possibile. Ma lascia che metta in chiaro una cosa: non mi va di bere, né di ballare con te. E adesso se vuoi scusarmi...»
Lei sorrise, quindi voltò i tacchi e si avviò verso il tavolo degli sposi, lasciandolo senza parole.
Matt la guardò contrariato mentre si allontanava, ancheggiando nel suo vestito azzurro che, svolazzando e sfiorandole le gambe, produceva un fruscio intrigante.
Huh. Immagino che ce l’abbia ancora con te, amico.
2
Trascorsero due lunghe ore, centoventi strazianti minuti in cui AJ desiderò in più di un’occasione farsi un goccetto. Il senso di ebbrezza dato dallo champagne l’avrebbe indubbiamente aiutata a superare questa irritante consapevolezza del suo ex.
Ha i capelli più lunghi, rifletté mentre piluccava il dessert. Il nuovo taglio conferiva un’aria romantica ai suoi lineamenti marcati: l’importante naso aquilino, le folte sopracciglia che sottolineavano gli occhi di un fantastico castano scuro, la mascella volitiva velata da un filo di barba e il mento con l’accattivante fossetta. Oh, era sempre in perfetta forma, alto e slanciato, con mani eleganti e occhi espressivi, ma in questi dieci anni si era irrobustito al punto giusto. Per farla breve, stava alla grande.
Non solo era bello e brillante, era anche medico. Santo cielo, un cardiochirurgo che rappresentava il sogno di ogni ragazza, dall’accattivante accento inglese che le trasmetteva un brivido ogni volta che parlava. Oh, Matthew Cooper avrebbe retto il confronto con parecchie star del cinema.
Forse a turbarla era il ricordo del loro passato comune. Un passato basato puramente sul sesso. Non erano rimasti insieme abbastanza per farsi schiacciare dal peso delle inevitabili complicazioni di qualsiasi rapporto. Matthew, infatti, aveva troncato brutalmente, umiliandola.
Quando giunse il momento, Angelina si unì al ballo delle damigelle. Il suo