Scintille con il milionario
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About this ebook
Il milionario Rafe Edward e la wedding planner Penelope Collins non potrebbero essere più diversi. Almeno in apparenza... Lui è un anticonformista, appassionato di musica rock e con una vera e propria passione per i fuochi d'artificio . Lei sembra il controllo fatto a persona e anche se è determinata a farsi strada nella vita seguendo sempre e solo le regole che la società considera giuste, non vede l'ora di incontrare qualcuno di speciale che possa liberarla dalla corazza che si è costruita attorno, e forse è proprio Rafe l'uomo perfetto per lei. O, almeno, Penelope vorrebbe che fosse così! Ecco perché lo coinvolge nell'organizzazione delle nozze più problematiche della città. Chissà, magari stando vicini potrebbe scoppiare qualcosa tra loro!
Alison Roberts
Tra le autrici amate e lette dal pubblico italiano.
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Scintille con il milionario - Alison Roberts
978-88-3051-413-3
1
«No?»
Il sorriso era comprensivo ma i movimenti del capo rafforzavano la risposta negativa della receptionist, che la guardava con un'aria stranita, quasi non capisse come mai Penelope non fosse consapevole dell'irragionevolezza della sua richiesta.
«Ci dev'essere qualcuno con cui possa parlare.» Era più difficile rispondere negativamente di persona che al telefono. Ed era quello il motivo per cui, nonostante una miriade di impegni, aveva affrontato il traffico londinese per recarsi alla sede centrale della società.
Senza contare la disperazione.
«Non ne vedo il motivo» rispose la receptionist, il sorriso meno pronunciato. «Con una settimana di preavviso potrebbe riuscire a ingaggiare giusto un fuochista dilettante, ma per il tipo di spettacolo che offriamo noi, la migliore compagnia pirotecnica del Paese, bisogna prenotare con un anticipo di mesi.»
«Non li ho avuti, i mesi. La sposa ha deciso che vuole i fuochi d'artificio solo stamattina. È una pazza.»
La receptionist sembrava improvvisamente preoccupata. Credeva che Penelope potesse seguire l'esempio della sua cliente e fare una scenata?
«Capisco, ma comunque non posso fare niente per aiutarla, mi spiace. In futuro, può prenotare un appuntamento online per parlare con uno dei responsabili alle vendite.»
«Non voglio parlare con un responsabile alle vendite» rispose lei raddrizzando la schiena e approfittando dei dieci centimetri che le regalavano i tacchi. «Voglio parlare con uno dei manager. O con il direttore. Con chiunque sia responsabile di questa società.»
La receptionist smise di sorridere. «Abbiamo un CEO. All Light on the Night è una società internazionale. Un'enorme multinazionale. Ci occupiamo dello show del Quattro Luglio, o del Capodanno in Times Square a New York ed eventi simili» rispose con un tono che metteva in chiaro quanto fosse fuori luogo la richiesta di Penelope. «Per quanto lei voglia parlargli, non c'è possibilità che lui sia interessato a incontrarsi con lei.»
«Davvero? E perché no?» chiese una voce maschile, genuinamente curiosa, alle spalle di Penelope. L'effetto sulla receptionist fu incredibile. Impallidì e sbatté la bocca, come se stesse cercando di rimangiarsi quello che aveva appena detto.
Penelope si voltò e si trovò di fronte un uomo alto, con capelli scuri abbastanza lunghi da apparire scompigliati, jeans scoloriti e... stivali da cowboy? Forse era un responsabile alle vendite.
«Non... non ha un appuntamento. Si è presentata qui e vuole prenotare uno spettacolo per un matrimonio...»
L'uomo si voltò a guardare Penelope, e lei sentì un istintivo desiderio di sistemarsi la gonna, anche se sapeva che non poteva essersi spiegazzata. O di assicurarsi di avere i capelli in ordine.
«Congratulazioni.» La voce aveva un timbro ricco e basso.
«Come?» Si stava congratulando per la sua scelta in fatto di fuochi artificiali?
«Per il fidanzamento.»
«Oh... non è il mio matrimonio.»
Era un sogno troppo lontano, inimmaginabile. Che senso avrebbe avuto pensarci finché non sapeva cosa stava cercando, e come avrebbe potuto saperlo finché non avesse scoperto chi era davvero e di cosa era capace? A rifletterci bene, quello era il primo passo verso quel sogno lontano, no? La prima volta che si spingeva oltre la sua zona di sicurezza, che faceva qualcosa che voleva, solo per se stessa.
«Organizzo eventi» proseguì dopo una breve pausa. «Sto seguendo il matrimonio di una cliente.»
«Ah.» L'interesse stava scomparendo. «È venuta nel posto giusto, allora. Sono sicuro che Melissa riuscirà ad aiutarla.»
Melissa emise un suono strozzato. «Vuole prenotare uno spettacolo per questo sabato, signor Edward.»
Edward? Il proprietario della All Light on the Night? Da quando il CEO di una multinazionale indossava jeans scoloriti e stivali da cowboy al lavoro? Penelope si disse che forse si era vestita troppo elegante, ma non poteva lasciarsi sfuggire quell'opportunità.
Che invece le stava per scappare completamente. L'uomo guardò la receptionist con espressione comprensiva, perdonandole così il comportamento non professionale che aveva tenuto con una potenziale cliente. Dalla sua postura, Penelope comprese che il manager stava per ritirarsi nel santuario da cui era inaspettatamente comparso.
«Le darò una lista di società che potrebbero aiutarla» interloquì Melissa.
«Non voglio un'altra società.» Le parole le uscirono dalla bocca con una rapidità ed enfasi che la sorpresero. «Mi serve il meglio e... e voi siete i migliori, no?»
Era ovvio. L'intera parete alle spalle della receptionist era un cielo notturno tappezzato da gigantografie che ritraevano meravigliosi fuochi artificiali.
La bocca dell'uomo si increspò in un lieve sorriso. «Lo siamo di sicuro» rispose con una scintilla di divertimento negli occhi. Aveva occhi molto scuri. Neri come il peccato. Penelope sentì il suo battito accelerare. C'era una sola cosa da fare in situazioni simili. Puntare con decisione all'obiettivo.
«Potrebbe convenirvi. È il matrimonio di una celebrità, il tipo di pubblicità che non si può acquistare.» Si sforzò di sorridere. «Capisco che vi concentriate su grandi spettacoli, ma il Veglione e il Quattro Luglio cadono solo una volta all'anno. Non dovreste occuparvi anche di spettacoli minori? Questa potrebbe essere un'opportunità per entrambi.»
Lui inarcò un sopracciglio. Era intrigato dalla sua audacia? E cosa voleva dire Melissa con quel sospiro?
«Ha una riunione del consiglio tra quindici minuti, signor Edward» gli ricordò la receptionist con fare preoccupato.
«Me ne bastano dieci» replicò Penelope, continuando a fissarlo. «Per favore?»
Sembrava una principessa, vestita con eleganza e perfettamente truccata. I tacchi delle scarpe avrebbero potuto servire come arma, e immaginava che la valigetta di cuoio che portava fosse piena di documenti e contratti vincolanti.
Era l'epitome di tutto ciò che Rafe evitava a ogni costo. Allora perché la stava facendo entrare nel suo ufficio? Magari stava cercando di mostrare al resto dello staff che anche i clienti difficili dovevano essere trattati con rispetto. O forse era stata l'espressione di lei a suscitare la sua curiosità.
Quando si era congratulato perché convinto che stesse organizzando il suo matrimonio, la ragazza aveva provato una punta di sorpresa. Ma, probabilmente, anche lui avrebbe avuto la stessa reazione in un simile frangente.
Però, si disse, il suo stupore avrebbe avuto motivazioni completamente diverse da quelle di lei. Le persone che frequentava erano anticonformiste, proprio come lui. Il pensiero di sposarsi era semplicemente ridicolo, mentre sembrava che quella donna avesse già deciso i nomi dei due figli perfettamente educati che avrebbe avuto. Ovviamente un maschio e una femmina. Forse li aveva già e in quel momento erano affidati a una tata. Lanciò una rapida occhiata alle mani e vide che non portava alcun anello. Probabilmente, allora, si era sentita in imbarazzo perché non aveva ancora raggiunto quell'obiettivo.
No, era stato il modo in cui aveva detto per favore a spingerlo a interessarsi a lei. L'autocontrollo con cui si era presentata non era riuscito a nascondere la determinazione nata dalla disperazione, un sentimento che lui non poteva che rispettare.
«Si sieda.» Le indicò una zona con sedute confortevoli intorno a un tavolino da caffè sistemate in uno spazio informale con una parete di vetro per mostrare il favoloso panorama dei campi da golf di Wimbledon.
Lei non si accorse del gesto. Colpita al punto da essere senza parole, continuava a fissare il punto focale dell'ufficio: un tubo d'acciaio lucidato come uno specchio e spezzato nel mezzo. Dallo strato di pietre poste all'interno della sezione inferiore si innalzavano fiammelle che andavano a formare un cerchio perfetto.
Era contento che lei fosse così colpita. Lo aveva disegnato lui stesso e ne era orgoglioso, ma non aveva tempo per le distrazioni o i complimenti.
«Signorina...?»
«Collins. Penelope Collins.»
«Rafe Edward.» La stretta di mano fu rapida ma sorprendentemente decisa. Finalmente lei si accorse del suo invito e si sedette su uno dei divani, mettendosi sul bordo con le gambe piegate, non accavallate, come per essere pronta ad alzarsi e scappare in qualunque momento.
Aveva delle belle gambe. Si era sistemata la gonna perché si era accorta del suo sguardo? Rafe controllò l'ora, poi si sedette su un divano di fronte a lei. O meglio, si appoggiò a un bracciolo, com'era solito fare.
«Quindi... un matrimonio tra celebrità?»
Lei annuì. «Conosce Clarissa Bingham?»
«No.»
«Oh... È una ragazza di Loxbury che è diventata famosa con un reality show. Si sposa con Blake Summers, un giocatore di calcio.»
«So chi è.»
«È un matrimonio importante e siamo stati fortunati a ottenere la miglior location possibile. Loxbury Hall?»
«Sì, la conosco.»
Il rapido battere di ciglia tradì la sua sorpresa. La poteva capire. Perché avrebbe dovuto conoscere una piccola città a metà strada tra lì e Southampton? O una vecchia villa dell'Ottocento che negli ultimi dieci anni era stata usata per eventi di ogni tipo? Non era il momento adatto per rivelarle che la scelta di quel posto lo collegava strettamente al matrimonio.
«Potrebbe essere l'ultimo evento organizzato lì, visto che è stata venduta e nessuno sa che intenzioni abbia il nuovo proprietario.»
Rafe annuì distrattamente. Anche se Penelope Collins non era il suo tipo, poteva apprezzare la sua bellezza classica, con capelli biondo oro e pelle di porcellana. Solo gli occhi, castani invece che azzurri, le conferivano una nota di originalità. Era una bella combinazione. Minuta e delicata, senza i tacchi non raggiungeva il metro e sessanta.
«Signor Edward?» lo chiamò lei.
Scosse la testa, tornando al presente. «Scusi, cosa stava dicendo?»
«Quella villa è il posto perfetto per uno spettacolo di fuochi artificiali. La terrazza della sala da ballo dà sul lago, ci saranno seicento persone e una forte copertura mediatica. La sua società avrebbe un'ottima pubblicità.»
«In genere la riceviamo dai grandi eventi, o dai premi per gli effetti speciali dell'industria cinematografica. Ci sono altre società specializzate in feste di compleanno o matrimoni.»
«Ma voglio che sia spettacolare. Il miglior...»
Di nuovo quell'emozione. Poteva vederla nei suoi occhi. Anche lui aveva avuto quella determinazione, il bisogno di essere il migliore, e non era stato facile, soprattutto all'inizio.
«È il suo primo matrimonio?»
Lei perse momentaneamente il suo autocontrollo e arrossì. «Ho una società di catering di successo e ho lavorato a grandi eventi per anni, ma organizzarne uno dal principio è uno sviluppo più recente.»
«Quindi è il suo primo matrimonio.»
Lei non apprezzò le implicazioni di quell'affermazione. Il suo corpo si irrigidì e sul suo volto comparve un'espressione di sfida.
«Per ora non abbiamo avuto contrattempi. È tutto in ordine per la cerimonia e il ricevimento. Spettacoli, decorazioni e catering sono sistemati. Clarissa è entusiasta del vestito e i fotografi della location. Abbiamo anche scritturato la migliore band locale per suonare al ballo. Conosce i Diversion?»
Rafe sospirò. Un altro collegamento? Iniziava a essere strano.
«Era tutto perfetto fino a stamattina. Poi Clarissa ha deciso che voleva i fuochi d'artificio per la conclusione della serata. Quando le ho detto che probabilmente era impossibile organizzarli con così poco preavviso ha avuto un crollo nervoso.»
Rafe aveva avuto a che fare con situazioni simili, quindi sapeva quanto potesse essere difficile, soprattutto se in ballo c'era la propria reputazione. Magari era quella tensione che le faceva tremare la voce,