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Preso al laccio (eLit): eLit
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Preso al laccio (eLit): eLit

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ROMANZO INEDITO
Pianto tutto e me ne vado! Ecco il primo pensiero di Tracy quando scopre il suo capo, nonché fidanzato, tra le braccia di un'altra. E così, abbandonata Chicago, parte alla volta del selvaggio West. Lavorare in un ranch è proprio quello che le ci vuole: vita sana, nessun pensiero, nessuna complicazione. Ma ogni sua rosea previsione va in frantumi non appena mette gli occhi sui suoi nuovi datori di lavoro: due ragazzini pestiferi, un vecchietto svampito e un cowboy, Zane Best, dal fisico imponente e dall'aria...
LanguageItaliano
Release dateMay 2, 2019
ISBN9788830500075
Preso al laccio (eLit): eLit

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    Preso al laccio (eLit) - Cathie Linz

    successivo.

    1

    «Per tutte le pistole del selvaggio West!» esclamò un anziano cowboy dalla capigliatura brizzolata. «Guarda che regalo ci ha mandato il cielo!»

    Sbattendo le ciglia imperlate di gocce di pioggia, Tracy Campbell lanciò un'avida occhiata all'interno asciutto della casa. Aveva lunghe ciocche di capelli appiccicate al viso e si sentiva incredibilmente a disagio con i vestiti fradici che grondavano acqua sul pavimento. Solo con grande sforzo riuscì a chiedere: «Dove mi trovo?».

    «Sul patio di casa nostra» le rispose con voce atona il più giovane dei due uomini davanti a lei.

    Fantastico, pensò. Fra tutti i ranch del Colorado, dovevo finire proprio sul portico di una compagnia di buffoni.

    Tracy non aveva voglia di ridere. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era gridare a squarciagola per la disperazione. Aveva girato in tondo per ore sotto una pioggia battente che le aveva impedito di riconoscere i nomi sui cartelli e le indicazioni stradali, e ora era esasperata.

    Tuttavia non era il caso di far credere ai due uomini che fosse una pazza scriteriata. Già si sentiva osservata come una specie di aliena venuta da chissà quale pianeta. Perciò, si stirò con le mani la gonna di jeans e, senza attendere di essere invitata, oltrepassò la soglia.

    «Non mi importa dove mi trovo» affermò in tono di sfida. «E chiunque voi siate, non mi obbligherete a tornare sotto quel diluvio.»

    «Nessuno glielo ha chiesto» le fece notare l'uomo più giovane con una voce così profonda da provocarle un brivido caldo lungo la schiena.

    «Mi sono persa mentre cercavo il ranch dei Best» spiegò lievemente imbarazzata.

    «Lo ha trovato» replicò l'uomo.

    Ringraziando il cielo con una silenziosa preghiera, Tracy si strizzò la manica della camicia di jeans e tese la mano per presentarsi. «In tal caso, sono la vostra nuova governante.»

    «Questa è bella!» esclamò l'uomo più anziano con una risatina.

    Tracy percepì un lampo divertito negli occhi blu di quello più giovane, mentre la scrutava dalla punta dei capelli gocciolanti alle scarpe infangate. «Non faccia caso a lui. Gli piace sempre scherzare. Sono Zane Best e questo è mio padre, Buck» le disse mentre le porgeva una mano calda e rassicurante.

    Dunque, quello era Zane, il suo nuovo datore di lavoro, pensò Tracy leggermente sconcertata. Non era affatto come se l'era immaginato. Sua zia le aveva parlato di un vedovo con due figli a carico, ma non era scesa nei dettagli. Perciò lei se lo era figurato un po' come il padre di J.R. nella famosa serie televisiva Dallas. Questo, al contrario, non doveva avere più di trentacinque anni, era alto e... bello, incredibilmente bello, con quel profilo di taglio classico e la mascella volitiva che sembrava scolpita nel marmo. Aveva un viso sexy e intrigante, persino più affascinante di quello degli statuari modelli che lei stessa aveva scelto per le campagne pubblicitarie che aveva diretto in quel di Chicago.

    Ora però non lavorava più in una agenzia pubblicitaria, e non era più neanche una promessa sposa. Aveva tagliato i ponti con il passato, lasciandosi alle spalle la vita agiata di Chicago e scegliendo di lanciarsi in un lavoro che non conosceva affatto, in uno sperduto ranch del Colorado.

    Le era sembrata una buona idea quando sua zia Maeve, ricordandosi che Zane Best, il nipote di suo marito Herbert, cercava una governante, le aveva proposto quel lavoro.

    A Tracy era sembrata l'occasione giusta per mettere ordine nella propria vita sconvolta dagli ultimi avvenimenti. Così, aveva caricato la sua fiammante auto sportiva ed era partita alla volta del ranch. Aveva viaggiato senza mai fermarsi, riluttante a pernottare in uno squallido motel. Era per quel motivo che si trovava a parlare con quei due uomini alle quattro e mezza del mattino.

    «Ancora svegli a quest'ora?» indagò cauta, mentre li osservava muniti di cappello e stivali.

    Ma l'unica reazione che suscitò fu uno strano sguardo di condiscendenza, accompagnato da un sospiro per niente rassicurante.

    La donna sembrava portare stampata addosso l'etichetta della principiante. Bastava dare un'occhiata agli stivali di morbido camoscio beige completamente infangati o alle ciocche di soffici capelli biondi sfuggiti alla complicata pettinatura. Che razza di idiota avrebbe indossato un paio di stivali come quelli in un ranch? E che tipo di persona poteva essere una che non sapeva che la vita di un ranch comincia prima dell'alba? Esattamente il tipo che aveva ingaggiato lui, a quanto pareva, si disse avvilito Zane.

    Ma a caval donato non si guarda in bocca, si ricordò. Non aveva ricevuto esattamente tonnellate di domande per quel posto di governante. Tutti nel paese conoscevano la sua situazione e si sarebbero fatti uccidere piuttosto che lavorare nella sua tenuta. E questo grazie alle storie raccapriccianti che le sue ultime, numerose governanti erano andate raccontando in giro.

    Perciò, dopo che suo padre aveva confidato allo zio Herbert tutti i problemi avuti negli ultimi tempi, quest'ultimo gli aveva detto che la nipote di sua moglie sarebbe andata ad aiutarli. Zane aveva accettato senza esitare, ma anche senza domandarsi che tipo di persona potesse essere.

    Ora che l'aveva davanti, però, non poteva fare a meno di analizzarla attentamente. Era decisamente bella, con quella bocca perfetta, gli occhi verdi come lo smeraldo e il corpo mozzafiato disegnato dai vestiti bagnati che le si erano appiccicati addosso.

    «Credo sia meglio che si spogli prima di rischiare di prendere un raffreddore.» Il pensiero di lei senza vestiti gli accese l'immaginazione a tal punto da farlo indietreggiare di un passo. Aveva decisamente usato le parole sbagliate, si rimproverò. «Ha dei bagagli con sé?»

    «Sì, nell'auto» rispose lei con un soffio di voce, sollevando il viso dai lineamenti tirati.

    «Non ha una bella cera» le fece notare Buck. «Che ne dice di sedersi un po'?»

    «No, grazie. L'unica cosa di cui ho urgente bisogno è un bagno.»

    «È laggiù in fondo» disse Zane, indicandole una porta sotto le scale che conducevano al piano di sopra.

    Dopo essersi spazzolata i capelli e asciugata il viso con delle salviette più dure del cartone, si sentì solo un poco più presentabile.

    «A me sembra che possa cadere al primo colpo di vento. È così fragile e... mi sembra anche un po' fuori di testa. Batteva sulla nostra porta come una cavalla impazzita.»

    «Non è pazza, papà. È solo stanca per il viaggio.»

    Sentendo le parole di Zane dalla porta del bagno, Tracy decise che la stanchezza sarebbe stata un'ottima scusa. La verità era che non si sentiva decisamente in forma dopo gli ultimi giorni. Ritrovarsi senza lavoro e senza fidanzato nel giro di poche ore avrebbe fatto impazzire qualsiasi donna. «Puoi starne sicura» si disse allo specchio.

    Dall'altra parte udì la voce di Buck. «Figliolo, sta parlando da sola in bagno! Dovresti andare a darle una controllatina.»

    «Sto bene» gridò di rimando Tracy. «Sto per uscire.»

    Le ci vollero diversi tentativi per sbloccare la serratura arrugginita del bagno. Stava quasi per arrendersi quando finalmente riuscì ad aprirla con uno spintone e per poco non ruzzolò sul pavimento davanti ai due uomini che erano lì ad attenderla. Cercando di recuperare un contegno, si strinse nelle spalle e disse: «Penso che andrò a dormire adesso. È stato un lungo viaggio».

    «La accompagno nella sua stanza» si offrì Zane facendole strada con due dei suoi borsoni in una mano. Il che significava che era già uscito a prenderle una parte del bagaglio.

    «Grazie.» Tracy lo seguì sulle scale scricchiolanti. Zane era un paio di scalini più su, e lei non poté fare a meno di lanciare uno sguardo ammirato al suo posteriore perfetto fasciato dai jeans consunti. E quell'andatura poi... Era uguale a quella dei cowboy che aveva sempre sognato guardando fin da ragazzina i film western in televisione.

    Non poteva negare infatti di essere sempre stata attratta dalla vita dei ranch. Avrebbe tanto desiderato poterla provare un giorno, e ora le sembrava di realizzare finalmente quel sogno. Forse la rottura con Dennis era stata solo un segno del destino.

    «I locali della governante sono in fase di... ehm, ristrutturazione. Per qualche giorno dormirà nella camera degli ospiti» le comunicò Zane, aprendo con un piede la porta di legno di una delle stanze che davano sul corridoio. «Lascio le sue borse qui» le disse, lasciandole rimbalzare più volte sul letto cigolante.

    Guardandolo, Tracy ripensò al suo lussuoso materasso ad acqua che aveva lasciato a Chicago. «C'è una vasca da bagno in casa?» domandò.

    «Certo. Ma la caldaia è fuori uso per il momento. Mi spiace» si scusò lui.

    «Oh, non importa» mormorò Tracy rassegnata.

    «Se non ha altre domande per il momento, la lascio riposare un po'. Tra un'ora dovrà essere giù. La colazione è alle cinque e mezza.»

    «Sì... bene» biascicò Tracy tra gli sbadigli, non ascoltando una sola parola in realtà. «A dopo.»

    «La cucina è sul retro della casa» aggiunse Zane. «Non può sbagliarsi.»

    «Mmh, sì, buonanotte.»

    Quando chiuse la porta sul viso di Zane, l'ultima cosa che vide furono i suoi occhi. Occhi blu scuro, profondi e intelligenti.

    Tracy stava sognando una violenta tempesta quando una voce tonante le risuonò nella testa. «Sveglia!»

    Aprì gli occhi e vide un uomo accanto al suo letto nel buio della stanza. L'urlo venne spontaneo.

    «Dannazione! Ha deciso di farmi venire un infarto?» L'uomo si chinò per recuperare il cappello che gli era caduto a terra mentre rimbalzava indietro. «Stavo solo cercando di svegliarla. La colazione dovrebbe essere pronta già da dieci minuti. Gli aiutanti del ranch sono giù a reclamare il pasto della mattina.»

    Completamente disorientata, Tracy si stropicciò gli occhi cercando di ricordare dove fosse.

    Di colpo rammentò di essere in un ranch nel Colorado. Nel posto perfetto, a detta di sua zia, per fare ordine nella sua vita. Ma nessuno avrebbe potuto fare ordine a quell'ora così inclemente e... buia!

    L'uomo di fronte a lei che le fissava la sottile camicia da notte di seta era Zane, il suo datore di lavoro. «Cosa ci fa qui?» gli chiese, tirandosi il lenzuolo fin sotto al mento.

    «Gliel'ho detto. Stavo

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