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Una damigella è per sempre
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Una damigella è per sempre

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About this ebook

Julianne Lane è la damigella più originale che Stefano De Fiore abbia mai incontrato. È la prima volta, infatti, che ha a che fare con una dark. E il suo stupore aumenta quando viene a sapere che dovrà aiutare miss Amo-il-viola a organizzare il matrimonio al quale entrambi parteciperanno! Lui, allergico alle nozze e all'amore, come potrà sopravvivere circondato da tulle, pizzi e bomboniere? Però, a pensarci bene, potrebbero discutere dei dettagli davanti a un buon vino rosso, il colore della passione che Jules ha scatenato in lui con un solo sguardo...
LanguageItaliano
Release dateMay 11, 2020
ISBN9788830514157
Una damigella è per sempre

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    Una damigella è per sempre - Jennifer Faye

    978-88-3051-415-7

    1

    Sempre una damigella d'onore...

    Jules Lane sollevò il mento e sorrise.

    I suoi passi si fecero via via più veloci, mentre oltrepassava gli altri passeggeri in arrivo. Finalmente era a Roma. Resistette a stento all'impulso di darsi un pizzicotto per assicurarsi che non fosse un sogno.

    D'altra parte, non si trattava propriamente di una vacanza. Era in Italia per un compito importante: organizzare il matrimonio della sorella adottiva. Non sarebbe stata la prima volta che Jules percorreva la navata di una chiesa: era stata damigella d'onore più volte di quelle che si potevano contare sulle dita di una mano.

    Questa volta però, aveva il privilegio di essere la prima damigella d'onore. Un ruolo che non vedeva l'ora di ricoprire. Le piaceva prendersi carico di qualcosa... di trasformare il caos in ordine. Non era una ragazza romantica e non sognava di incontrare il Principe Azzurro. Non fantasticava sul suo gran giorno. Le piacevano però gli abiti eleganti e aveva un debole per le torte.

    In realtà, adesso che ci pensava, nemmeno Lizzie – la sua sorella adottiva – era mai stata molto romantica... almeno, non fino a quando era arrivata in Italia tre mesi prima per uno show televisivo di cucina. Cupido sembrava aver proprio colpito nel segno, con Lizzie e Dante.

    Per la maggior parte della vita di Jules, Lizzie era stata la custode dei suoi segreti, la sua unica famiglia, e lei la amava con tutto il cuore. Ma quella sicurezza aveva avuto un prezzo altissimo per entrambe: avevano imparato, fin dalla più giovane età, che potevano contare solo l'una sull'altra.

    Adesso era giunto il momento di cambiare... Se solo Jules avesse trovato il modo di dire a Lizzie la novità.

    Sospirò, facendosi largo tra la folla dell'aeroporto Leonardo Da Vinci. Avrebbe trovato il momento giusto. Doveva solo avere pazienza.

    Sistemò meglio la grossa borsa che portava a tracolla, appesantita da molte riviste da sposa piene di annotazioni e appunti. Aveva tutto il necessario per pianificare il matrimonio perfetto... eccetto un ingrediente importante: la caffeina. Ma non doveva preoccuparsi... Lizzie le aveva parlato in modo entusiasta del delizioso caffè di Roma.

    Considerando che non era stato stabilito ancora nessun dettaglio sul matrimonio, lei e la sorella avrebbero chiacchierato a lungo, bevendo il famoso caffè. Prima di tutto, avrebbero dovuto stabilire la data delle nozze. Jules pensava a un matrimonio nella primavera dell'anno successivo. Poiché Lizzie aveva detto qualcosa a proposito di organizzare il ricevimento in un vigneto, le foto avrebbero avuto un'ambientazione incredibile, in primavera.

    Non vedeva l'ora di riabbracciare Lizzie. Le sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che si erano viste. Era anche molto curiosa di conoscere Dante, il futuro cognato. Lizzie aveva giurato che le foto che le aveva mandato per e-mail non gli rendevano giustizia, ma per Jules era difficile crederlo, dal momento che lo aveva trovato molto bello.

    Si avvicinò al nastro trasportatore in attesa della valigia, sperando che non fosse andata persa. Mentre aspettava, si guardava continuamente intorno in cerca di Lizzie. Dove poteva essere? Non era da lei essere in ritardo.

    Il suo sguardo si posò su un uomo alto con i capelli scuri, dall'altra parte del nastro trasportatore. Lui rivolse la parola a una graziosa giovane donna, la quale scosse la testa e si allontanò. Poi fece la stessa cosa con un'altra giovane donna. Che cosa stava succedendo?

    Jules si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo. Estrasse il telefonino dalla tasca, sperando in un messaggio della sorella, ma il simbolo della batteria scarica lampeggiò sullo schermo che, dopo pochi secondi, si spense. Sospirò. Non poteva succedere davvero... non quando si trovava da sola in un paese straniero. Eppure aveva caricato la batteria, prima di lasciare New York, no?

    «Scusi, è lei la signorina Lane?»

    La profonda voce maschile attirò immediatamente la sua attenzione.

    Jules si girò e vide l'uomo di prima che parlava con una ragazza a poca distanza da lei. La stava cercando? Come poteva conoscere il suo nome?

    Quando la bionda scosse la testa, lui avanzò. Ignorò una donna di mezza età, poi sfiorò con lo sguardo i codini di Jules, il top nero a maniche lunghe, la minigonna scozzese viola e nera e gli stivali con la zeppa alti fino al ginocchio. Con aria impassibile, non disse nulla e spostò l'attenzione sulla ragazza dietro di lei.

    Davvero? Era così infastidito dal suo aspetto che non aveva nemmeno osato rivolgerle la parola? Jules gli voltò le spalle, poi però le venne in mente che lui poteva avere un messaggio da parte di Lizzie, e si girò di nuovo.

    L'uomo si era avvicinato a un'altra ragazza. «Scusi, è lei Julianne...?»

    «Ehi, signore.» Quando lui si girò verso di lei con un sopracciglio sollevato, Jules dovette trattenere una risata. «Sono io Julianne Lane.»

    L'uomo si scusò con la ragazza a cui aveva rivolto la parola e tornò indietro, fermandosi davanti a Jules. «Signorina, lei è la sorella di Lizzie?»

    Jules annuì e i suoi codini oscillarono. Quell'uomo non era certo il primo a mostrarsi sorpreso del suo aspetto poco convenzionale. Aveva rinunciato da molto tempo a cercare di essere all'altezza delle aspettative di tutti. Ormai si vestiva così da talmente tanto tempo che per lei era diventato naturale.

    Lo stesso non si poteva dire di lui. Aveva l'aspetto di un modello appena uscito dalla copertina di una rivista patinata. Il completo blu scuro era abbinato a una camicia grigia, che sottolineava l'ampiezza delle spalle e il petto muscoloso.

    Wow! Jules deglutì. Non c'era da meravigliarsi che Lizzie avesse perso il cuore in Italia. Gli uomini erano sicuramente sexy e affascinanti.

    Con uno sforzo, sollevò lo sguardo sul viso serio dell'uomo. «C'è qualche problema?»

    «Ehm... no.» Le rughe sulla sua fronte si appianarono. «Lizzie è sua sorella, vero?»

    A Jules si strinse il cuore. «Sì. Sta bene?»

    Gli occhi scuri dell'uomo sembravano tenerla prigioniera. «Sì, certo.»

    Jules sospirò di sollievo. «Non lo faccia mai più.»

    «Fare che cosa?»

    «Spaventarmi in questo modo. Ho pensato che fosse successo qualcosa a mia sorella.»

    «Le assicuro che Lizzie sta bene, ma ha avuto un contrattempo e mi ha chiesto di venire a prenderla.»

    «Avrebbe dovuto dirlo prima.» Jules osservò il nastro trasportatore che, finalmente, aveva iniziato a muoversi. Prima che lei potesse fare altre domande a quell'uomo, la sua valigia apparve sul nastro. «Prendo il mio bagaglio e sono subito da lei.»

    Sentendo lo sguardo di lui fisso sulla sua schiena, si domandò a che cosa stesse pensando. Poi, però, qualcosa le disse che era meglio non saperlo.

    Quando la valigia si avvicinò, Jules fece per afferrarla, ma lui si intromise. «Lasci che la prenda io. Qual è?»

    «Non si preoccupi, faccio da sola.» Non aveva bisogno del suo aiuto. Non era certo una ricca ragazza viziata. Si prendeva cura di sé da molto tempo. Forse era questo che spaventava gli uomini: lei non aveva bisogno di loro.

    Lui indietreggiò. «Signorina Lane, avevo solo intenzione di aiutarla.»

    Jules afferrò la valigia e la posò a terra accanto a sé. «Apprezzo l'offerta, ma sono abituata ad arrangiarmi da sola. Comunque, preferisco che mi chiami Jules. Chi è lei?»

    «Sono Stefano De Fiore. Il fratello di Dante.»

    Lizzie aveva accennato di sfuggita che Dante aveva un fratello maggiore, ma non aveva detto quanto fosse affascinante e che sarebbe andato lui a prenderla all'aeroporto. «Piacere di conoscerti.»

    Jules sorrise e allungò la mano. Stefano esitò un momento e si guardò intorno, prima di stringerla. Era preoccupato che qualcuno avesse notato che non le aveva preso la valigia? Davvero? Era così assillato da ciò che pensavano gli altri?

    Poi Jules smise di sorridere e provò una stretta allo stomaco, quando capì il vero motivo della sua goffaggine. Era imbarazzato all'idea di essere visto con lei.

    Che razza di famiglia era quella in cui si stava andando a infilare Lizzie?

    Stefano De Fiore era completamente ipnotizzato, una cosa che non gli era mai successa.

    Si sforzò di mantenere lo sguardo ovunque, pur di non fissare la piccola farfalla tatuata appena sopra la scollatura del top nero, sul rigonfiamento del seno. La trovava assolutamente affascinante. Non andava bene.

    Deglutì e riportò l'attenzione sul viso della ragazza. Avrebbero dovuto esserci suo fratello e Lizzie all'aeroporto, non lui. Ma i membri di una famiglia si aiutano a vicenda.

    Jules era indubbiamente intrigante, ma non in modo usuale. Il suo stile dark era unico, per così dire. Rossetto violaceo, pesante eyeliner nero e mascara che infoltiva le ciglia. Era incuriosito dall'idea di scoprire la donna che si nascondeva sotto tutto ciò.

    Non sapeva nulla di Jules. Lizzie non gli aveva dato alcun indizio, né aveva fatto parola del fatto che la sorella era tanto diversa da lei. Lizzie era alta, magra e bionda, Jules era l'opposto: piccola di statura, con i capelli castano scuro, raccolti in codini ai lati del viso.

    Rendendosi conto che la stava fissando, Stefano si riscosse. «Dovremmo andare. Lizzie dovrebbe aver terminato la riunione, quando arriveremo lì.»

    «Andare dove?» Jules lo studiò, come se non avesse alcuna intenzione di muoversi.

    Non si fidava di lui. Per Stefano era un'esperienza del tutto nuova. C'era stato un tempo in cui non avrebbe avuto alcuna difficoltà a convincere una donna. Ma non si stava comportando come l'uomo affascinante che era un tempo. Le cose erano molto cambiate, negli ultimi anni.

    Questo, unito alla preoccupazione per l'improvviso annuncio del matrimonio del fratello e al fatto che quel giorno gli avevano affibbiato il ruolo dell'autista senza nemmeno consultarlo, l'aveva spiazzato.

    Cercò di riacquistare la calma e di ammorbidire il tono. «Ti porto da Dante, al ristorante Da Massimo. Non è lontano da qui.»

    Jules gli lanciò un'ultima occhiata, come se volesse leggergli dentro l'anima. «Va bene. Andiamo.»

    Stefano fece per prendere la sua valigia, ma poi si trattenne, ricordando che lei voleva essere indipendente. Le chiese con lo sguardo se volesse aiuto, ma Jules scosse la testa e si voltò. La sua mancanza di comprensione quando si trattava di donne gli era costata cara, non molto tempo prima. Da allora aveva imparato a non flirtare con loro. Le relazioni erano una cosa superata per lui.

    Perché allora trovava Jules così affascinante? Non riusciva a fare a meno di rivolgerle un'occhiata di tanto in tanto. Dovevano essere i codini. Davvero le donne adulte li portavano ancora? Sorrise. A lei stavano bene.

    Ma era la farfalla che continuava a distrarlo. Doveva ammettere che non era mai stato incuriosito da un tatuaggio prima di quel momento. La sua defunta moglie aveva paura degli aghi, quindi qualsiasi forma di body art era esclusa a priori. Inoltre, adesso viveva in campagna, dove quel genere di cose non era popolare.

    Quando raggiunsero la sua elegante berlina nera e vi entrarono, si voltò verso Jules. Era rigida e teneva le mani strette in grembo. Avrebbe dovuto aspettarselo, del resto non l'aveva fatta sentire la benvenuta. Doveva sforzarsi di essere più gentile, dopotutto per Dante era importante che quella visita andasse bene.

    Fu sul punto di dire qualcosa, ma quella maledetta farfalla richiamò ancora una volta la sua attenzione. Si alzava e si abbassava con ogni respiro di Jules. Lui si stava comportando in modo ridicolo! Era solo uno stupido tatuaggio, che lo stuzzicava e lo scherniva.

    Si voltò e fissò fuori dal parabrezza. «È il tuo primo viaggio a Roma?»

    «Sì. Che cosa è successo? Voglio dire, sarebbe dovuta venire Lizzie all'aeroporto.»

    Era l'occasione per capire che cosa pensasse Jules delle imminenti nozze. Era curioso di sapere se anche lei le trovava un po' affrettate. «Quando Dante ha annunciato il matrimonio, la cosa ha fatto scalpore tra gli addetti allo show televisivo. Hanno cominciato a pensare al modo di sfruttare l'evento in trasmissione.»

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