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Rosabelle
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Rosabelle

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About this ebook

Londra, 1818/1819
Rosabelle, vedova del ricco e dissoluto Stephen Ordway, sente di doversi allontanare per qualche tempo da Londra e dalle vessazioni di Giles, cugino del marito ed erede della famiglia. Torna così nel Berkshire, nella tenuta del padre dove vive anche Annabelle, la sua gemella. Le sorelle decidono in segreto di scambiarsi le identità, ma non avendo Rosa l'esperienza necessaria a dirigere un vasto possedimento terriero finisce col suscitare immediatamente le perplessità di Philip, un vicino innamorato della vera Annabelle e da lei già respinto. Rosabelle, al contrario, è attratta dal gentiluomo, ma non osa confessargli la verità per timore di mettere a repentaglio la sua vita, oltre a quella della sorella.
LanguageItaliano
Release dateMay 11, 2020
ISBN9788830514232
Rosabelle
Author

Sylvia Andrew

Like every writer she has ever met, Sylvia Andrew is a great reader. Her preference in fiction is for thrillers and historical romances, though she is ready to read anything if desperate. However, one benefit of writing seriously is that she no longer haunts the library looking for something new to read — she is usually too busy plotting her own! Sylvia and her husband live in Maidenhead with two delightful pets, and visit their small house in Normandy whenever they can.

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    Rosabelle - Sylvia Andrew

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Rosabelle

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 1998 Sylvia Andrew

    Traduzione di Maria Letizia Montanari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-423-2

    1

    Londra, Natale 1818

    «Non mi importa di ciò che dite, Giles! Mi sono già anche troppo piegata alla vostra volontà. Questa volta agirò nel modo che so essere quello giusto...»

    La giovane donna era accanto alla finestra e fissava lo sguardo sul paesaggio coperto di neve. Si voltò per guardare l’uomo al centro della stanza. Sul volto di lei si alternavano espressioni di sfida e di supplice desiderio di essere compresa, ma il suo interlocutore non si lasciò commuovere.

    «Sarebbe un fatto molto raro, Rosabelle! Oppure riuscirete ancora una volta a convincere voi stessa che ciò che desiderate fare collima perfettamente con ciò che dovete fare?»

    Seguì un breve silenzio mentre Rosabelle Ordway lottava con se stessa per mantenere la calma. Non era quello il momento per abbandonarsi a uno di quegli inconsolabili accessi di pianto che ultimamente avevano congiurato contro la sua compostezza: senza dubbio, il gentiluomo che le stava di fronte non avrebbe dimostrato alcuna comprensione se avesse manifestato una simile debolezza. Giles Stanton era un uomo duro e irremovibile. Rosabelle trasse un profondo respiro.

    «Giles, mia sorella è sola a Temperley e mio padre non gode di buona salute. Non penserete certo che sia irragionevole da parte mia desiderare di essere con loro questo Natale, non è vero?»

    «Per non parlare del fatto che sarebbe piuttosto noioso restare qui a Londra dal momento che, se non altro in base alle convenienze, non potete apparire in società durante il periodo di lutto!»

    «Non ho alcun desiderio di apparire in società, Giles. Desidero semplicemente trascorrere il Natale a Temperley.»

    «Quanta devozione! Ditemi, quando è stata l’ultima volta che siete andata in visita nel Berkshire?»

    Rosabelle si morse il labbro e gli voltò le spalle. «Quattro anni fa.»

    «Quattro anni? Perciò, esattamente da quando avete sposato mio cugino e siete divenuta la ricca signora Ordway? Sapete, non trovo molto convincente la vostra attuale impazienza di rivedere i vostri famigliari.»

    «Noi... noi siamo andati a trovarli una volta... ma c’erano dei motivi a quel tempo che...»

    «Ma certo che c’erano!» la rimbeccò in tono derisorio lui. «Perché mai una donna dovrebbe desiderare di lasciare un marito innamorato, una suocera affettuosa e una casa così comoda solo per andare a trovare un padre che si è isolato dal mondo e una sorella che vive come una campagnola? Come potrebbe una casa di campagna, vecchia e probabilmente piena di spifferi, competere con tutto questo?» Giles accompagnò quest’ultima parola con un ampio gesto delle braccia, e con lo sguardo abbracciò il grande salone bianco e oro nel quale si trovavano.

    Gli occhi di Rosabelle seguirono quelli di lui. Le grandi specchiere dalla cornice dorata riflettevano le pareti tappezzate in seta, i candelieri d’argento scintillante e il delicato mobilio francese. La collezione di tabacchiere e altri preziosi oggetti d’arte, che erano stati la passione di Stephen, erano disseminati un po’ ovunque. Rabbrividì. Non le piaceva quella stanza. Guardò lo specchio che aveva di fronte. Vestita a lutto, faceva una ben misera figura in tutto quello splendore, e accanto all’uomo che la dominava con la sua statura imponente si sentì perduta. Quella stanza non era adatta nemmeno a Giles, rifletté, tuttavia lui riusciva ugualmente a dominarla.

    «Ebbene?»

    «Giles, perché mi odiate tanto? Siete stato lontano in tutti questi anni, perciò come potete pensare di avere la possibilità di conoscere esattamente gli avvenimenti?» Si sforzava di parlare in tono ragionevole, ma la voce le si spezzò salendo di un’ottava. Si afferrò con forza le mani per fermarne il tremito. Aveva scoperto che Giles disprezzava qualsiasi dimostrazione d’emozione. Lei, però, doveva partire a qualunque costo. Per quanto amasse zia Laura, lei stessa aveva bisogno di recuperare forza e spirito che, a quanto pareva, le sarebbero stati estremamente necessari in futuro.

    «Che espressione inutile e teatrale, Rosabelle. Io non vi odio affatto, ma semplicemente non ho fiducia in voi. Qualsiasi sciocco potrebbe capire perché volete fuggire da Londra proprio in questo momento. Ormai sono due mesi che vi conosco e ancora non sono riuscito a osservare una sola dimostrazione di genuino cordoglio per la morte di mio cugino. Potrei forse aspettarmi che vi fermiate per il semplice motivo che zia Laura dipende da voi? Ma la vita deve essere troppo noiosa ora che vi sono negati ricevimenti, balli e ogni altro frivolo intrattenimento con cui un tempo vi deliziavate.»

    «Io non capisco perché abbiate una simile opinione di me! Che cosa ho fatto?»

    «Lady Ordway vi ha accolta in casa sua crescendovi come una figlia...»

    «Era la mia madrina, Giles! Quando mia madre è mancata...»

    «Lei vi accolse in casa» proseguì lui inesorabile, «e ben presto voi scopriste che potevate farle fare tutto ciò che volevate. Era così plagiata da voi che vi lasciò sposare il suo unico figlio... addirittura prima che Stephen compisse la maggiore età. Non sono sorpreso per la vostra fretta... lui si lasciava sempre guidare con facilità, e forse voi non eravate certa che la sua affezione nei vostri confronti sarebbe durata. Ma che colpo deve essere stato quando Stephen è morto prima di poter effettivamente ereditare la fortuna degli Ordway!»

    Punta sul vivo, Rosabelle replicò: «Ma questa è una follia! Ero giovane quanto Stephen. E sicuramente avevo ancora meno discernimento su quello che stavo facendo...». Si fermò bruscamente. Aveva giurato di non parlare con anima viva di quell’argomento.

    Lui ignorò le sue parole e proseguì con voce intrisa di amarezza. «Non siete riuscita a tenere fede alla vostra parola nel baratto, non è così?»

    «Baratto?»

    «Sì, Rosabelle. Una vita di agi e comodità per una fanciulla che non aveva nulla da offrire in cambio se non la propria lealtà e un po’ di affetto per mio cugino. Ma voi non siete riuscita a farlo!»

    La consapevolezza delle proprie manchevolezze le fece tremare la voce. «Che... che cosa intendete dire?»

    Lui annuì. «Voi sapete molto bene che cosa intendo dire. Stephen era ancora un ragazzo... un ragazzo dolce, delicato, fiducioso. Voi lo avete tradito e alla fine lo avete distrutto. Non scuotete la testa, Rosabelle. Ho le prove di ciò che dico.»

    «Non potete averle!»

    «Posso anche non essere stato a Londra, signora, ma ho le lettere di mio cugino. Il vostro comportamento indegno gli ha spezzato il cuore. Stephen è stato abbastanza esplicito.»

    «Quale comportamento indegno? Con chi? Io non posso davvero aver spezzato il cuore a Stephen!» gridò fuori di sé Rosabelle.

    «Vi dice qualcosa il nome Selder? Ah! Vedo che è così!»

    «Ma non è stato... non è quello che voi...» Rosabelle cadde in silenzio mentre una grande stanchezza si impadroniva di lei. A che cosa serviva negare tutto? Stephen era sempre stato abile nel girare le situazioni a proprio favore. Era sempre stato convincente. Nessuno le avrebbe creduto, eccettuata zia Laura. E nel suo stato attuale, la gentildonna non aveva certo bisogno di una discussione che le ricordasse la verità sul suo unico figlio. Perciò Rosabelle scosse il capo, ma non fece alcuno sforzo ulteriore per difendersi. «Vi sbagliate, Giles, vi sbagliate profondamente, ma non posso sperare di riuscire a convincervi.» Distolse lo sguardo e proseguì desolata: «Io... io non riesco a comprendere perché vogliate che mi fermi qui. Non sarebbe meglio per tutti se andassi a Temperley e rimanessi lì?».

    «Oh, no! Sono certo che fuggire a Temperley sarebbe per voi la soluzione perfetta in questo momento, anche se in fondo si rivelerebbe un problema. Non penso proprio che vostro padre voglia tornare a provvedere a voi dopo tutti questi anni. Ma no, voi non andrete a Temperley. Siete ancora necessaria qui. Mia zia non ha più bisogno di cure, ma necessita di una compagnia costante e gradita. L’unico aspetto positivo in voi è quel poco di affetto che sembrate nutrire per vostra suocera.»

    «Io voglio bene a zia Laura» affermò appassionata Rosabelle. «È stata la mia madrina prima di diventare mia suocera. E non dimenticherò mai la gentilezza che mi ha dimostrato quando ero solo una bambina.»

    «Che belle parole, Rosabelle! E ora, almeno, avete la possibilità di dimostrare fino a che punto sono sentite» replicò calmo Giles. «Se veramente pensate ciò che avete detto, resterete qui a Londra per dedicarvi a mia zia, fino a quando non si sarà ripresa dal trauma provocato dalla morte di Stephen. Prima di tutto dovrete pensare a lei, ma sarà vostra cura occuparvi anche della conduzione della casa. Non è un compito oneroso... avete servitù in abbondanza per ogni vostra necessità.»

    «Ma io non vi piaccio! Avete detto di non fidarvi minimamente di me!»

    «Non è necessario che qualcuno mi piaccia perché me ne serva per i miei scopi. E mi assicurerò che siate sorvegliata a dovere.»

    «Non posso farlo, Giles! Non posso vivere in una simile atmosfera di disprezzo e antipatia, non posso!» Ancora una volta si accorse che la propria voce assumeva un tono stridente e si costrinse a trarre un profondo respiro. Doveva stare calma. A ogni costo!

    «Penso che scoprirete di esserne in grado. Altrimenti... altrimenti, mia piccola simulatrice, posso ancora rifiutarmi di onorare i debiti di mio cugino. Non credo sia necessario che vi ricordi che adesso sono i vostri debiti. Vostri e di zia Laura. Vostro marito ha sperperato un’ingente somma di denaro nel corso della sua breve vita. Quando finalmente i suoi creditori saranno stati saldati, voi sarete una vedova davvero indigente, mia cara. E nelle stesse condizioni si troverà zia Laura che, immagino, avrà sovvenzionato gli sperperi di entrambi.»

    «Non lo farete! Non potreste! State tentando di confondermi!»

    «E voi avete intenzione di vedere se sto fingendo o meno? Non vi consiglio di farlo.» La vista di quella patetica ed esile fanciulla che apriva e serrava alternativamente le mani, gli enormi occhi azzurri che splendevano nel viso pallido, sembrò irritarlo ancora di più. «Non tentate i vostri trucchetti con me, Rosabelle! Mio Dio, meritate ampiamente quello che vi capita! Stephen aveva più denaro di quanto fosse necessario e mio zio ha lasciato a zia Laura una rendita generosa. Ho trascorso gli ultimi due mesi cercando di stabilire fino a che punto si sia spinta la situazione, ma voi avete rifiutato con tenacia di aiutarmi.»

    «Io... non so fino a che punto si sia spinta» ammise debolmente.

    «Che cosa? Niente donazioni ai poveri?» la schernì. «Niente contributi alla vostra squattrinata famiglia? Mi aspettavo una scusa più plausibile di non so fino a che punto si sia spinta

    Rosabelle chiuse gli occhi. Quella scena faceva parte dell’incubo che la tormentava da anni. Ora l’unica soluzione era ignorare la cattiveria e concentrarsi su come meglio salvare la situazione.

    «E... e se rimanessi? Voi dove sarete? Avete intenzione di recarvi ancora all’estero?»

    «Non per molto tempo, mia cara.» Il sorriso che Giles le rivolse fu sgradevole e cupo. «Non puntate le vostre speranze su una mia prolungata assenza! Partirò la prossima settimana per la Francia, ma tornerò molto presto. Non intendo abbandonare zia Laura e le ricchezze degli Ordway alle vostre manine rapaci più a lungo di quanto non sia strettamente necessario.»

    Rosabelle lottò per tenere a freno il tremito che minacciava di squassarle il corpo. Aveva sempre trovato difficile tenere testa a disapprovazione, antipatia, parole aspre. La sua vita era stata governata dal desiderio di piacere, dalla ricerca dell’amore e della sicurezza, e quell’uomo, con il suo tono duro e il suo amaro disprezzo, la spaventava come mai le era accaduto prima. Nemmeno con Stephen.

    Naturalmente Rosabelle non era del tutto se stessa. Dover prendersi cura di zia Laura dopo tutto quello che aveva passato l’anno prima aveva debilitato il suo sistema nervoso. E ora, da due mesi, dal momento esatto in cui Giles Stanton aveva varcato la soglia della casa di Upper Brook Street, Rosabelle stava combattendo contro pregiudizi e minacce. Giles era arrivato già convinto della colpevolezza di lei e niente di quello che Rosabelle aveva potuto dire o fare lo aveva indotto a mutare opinione.

    Era tutto così ingiusto. Di colpo si mise a sedere e si posò le mani sul volto. Non stava bene. Ma dove avrebbe potuto trovare aiuto o, se non altro, un po’ di comprensione? Doveva andarsene, almeno per qualche tempo. Di nuovo venne presa dal panico che le serrò la gola togliendole il respiro. Doveva stare calma! Doveva mantenere il controllo. Se solo Giles le avesse concesso un attimo di tregua!

    «Giles!» esclamò dopo aver respirato a fondo. «Giles, mi prenderò cura di zia Laura... lo avrei fatto comunque, anche senza le vostre minacce. Ma... ho bisogno di un po’ di tempo per me stessa. Non dovete temere che io spasimi per la voglia di divertirmi o divagarmi... sto solo chiedendo qualche tempo per andare a trovare la mia famiglia a Temperley.»

    Giles provò un improvviso impeto d’impazienza. Perché quella donna non si limitava a dirgli che sarebbe partita, punto e basta? In tal caso, anche se controvoglia, l’avrebbe rispettata maggiormente. Tutta quella faccenda era irritante. Non riusciva a spiegarsi che cosa avessero visto sua zia e Stephen in quella creatura pallida e nervosa. Ma, ricordò a se stesso, evidentemente era un’attrice consumata. Quell’aria di vulnerabilità inerme era molto ben rappresentata: se non l’avesse saputa lunga, ci sarebbe cascato anche lui. Senza dubbio Rosabelle doveva aver avuto in pugno il suo povero cugino. E anche altre persone, se quello che Stephen gli aveva scritto corrispondeva al vero. Bene, adesso Rosabelle Ordway aveva trovato pane per i suoi denti. La vita a Upper Brook Street non sarebbe più stata di suo completo gradimento! Tuttavia, sebbene non avesse intenzione di mutare i propri programmi a causa dei capricci di lei, Giles doveva concederle di visitare la famiglia di tanto in tanto.

    «Giles?»

    «Più avanti potrete andare da loro per un mese» rispose brusco. «Al momento zia Laura ha bisogno del vostro aiuto più di quanto ne necessitino gli abitanti di Temperley. In fondo anche lei è parte della vostra famiglia. Inoltre non credo di poter essere di ritorno definitivamente in Inghilterra prima di tre o quattro mesi, quindi non fino a Pasqua. Perfino voi converrete che non è possibile lasciare sola zia Laura in questo periodo. Se continuerà a migliorare, potrete programmare una visita nel Berkshire per Pasqua.»

    «Ma...»

    «Questa è la mia ultima parola, Rosabelle. E non programmate neppure di prolungare la vostra assenza per più di un mese. Anche se per allora confido di potermi stabilire definitivamente in Inghilterra, voi avrete degli obblighi ai quali adempiere, qui. Se non tornerete in tempo, potreste trovare i creditori sulla soglia di Temperley.»

    Rosabelle chinò il capo. Dove erano andati a finire

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