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Un salvataggio a sorpresa (eLit): eLit
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Un salvataggio a sorpresa (eLit): eLit

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About this ebook

Logan twins 2

Belli, ricchi, e tormentati. La vita dei gemelli Logan è stata vissuta nel lusso più sfrenato, ma senza amore. Saranno in grado di recuperare il tempo perduto e imparare ad amare?

Rivedrò mai Ben? Dovrebbe esserci lui agganciato all'elicottero, non io. Jake Logan non riesce a darsi pace. Ha appena dovuto abbandonare il suo gemello in balia dell'oceano. Ma il suo pensiero, ora, va anche al suo soccorritore, che... Accidenti, è una donna! Sta rischiando la sua vita per me! E io e Ben lì a litigare per chi dovesse abbandonare per primo il canotto di salvataggio. Sempre i soliti viziati incoscienti.

Ellie Sutton è furiosa. Con una tempesta in corso, un elicottero che potrebbe precipitare da un momento all'altro... quei due si mettono a litigare per chi debba essere salvato per primo? Ricchi e viziati, i peggiori.
LanguageItaliano
Release dateMay 2, 2019
ISBN9788830500600
Un salvataggio a sorpresa (eLit): eLit
Author

Alison Roberts

Tra le autrici amate e lette dal pubblico italiano.

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    Un salvataggio a sorpresa (eLit) - Alison Roberts

    Immagine di copertina:

    anyaberkut / iStock / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Maverick Millionaire

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2014 Alison Roberts

    Traduzione di Alessandra Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-060-0

    1

    No. Non questa volta.

    Jacob Logan non avrebbe permesso al fratello maggiore di assumersi la responsabilità di risolvere il guaio in cui erano finiti. Non di nuovo. Non quando viveva ancora con le cicatrici dell’ultima volta.

    Ben era più anziano di soli venti minuti e i loro genitori erano morti da qualche tempo.

    Adesso toccava a lui dimostrarsi all’altezza della situazione, anche se era stata una sua brillante idea ad averli cacciati in quel pasticcio. Purtroppo, sarebbe potuta essere la sola possibilità per prendersi cura, una volta tanto, del fratello, anziché permettere che fosse il contrario.

    Quella situazione era ancor più terrificante della collera del padre che avevano dovuto affrontare ogni volta che avevano combinato qualche disastro durante l’infanzia. Era peggio che trovarsi nel bel mezzo della guerra in Afghanistan, dove erano fuggiti per allontanarsi dal genitore e arruolarsi nell’esercito. Era una battaglia tra la vita e la morte e le probabilità di sconfitta erano davvero molto alte.

    Il giorno prima, alla radio, avevano avvertito della possibilità di formazione di venti di burrasca, ma niente del genere. Il ciclone Lila aveva cambiato improvvisamente direzione nella notte e l’alba li aveva sorpresi con onde gigantesche, venti feroci e pioggia battente che impediva la visibilità. Le forti correnti innalzavano onde imprevedibili e la flotta delle imbarcazioni partecipanti alla regata intorno al mondo era stata colta in mare aperto, al largo delle coste della Nuova Zelanda.

    Avevano sentito alcune informazioni alla radio, prima che il loro yacht sprofondasse sotto una montagna d’acqua, lasciando loro appena il tempo di precipitarsi sulla zattera di salvataggio. Vento a sessantacinque nodi e raffiche fino a duecento miglia l’ora non avevano lasciato scampo. Molte imbarcazioni partecipanti alla regata si erano rovesciate, gli alberi spezzati come fiammiferi. Erano già stati recuperati dei corpi senza vita dalle squadre di soccorso.

    I fratelli Logan erano alla deriva ormai da ore, sballottati come tappi di sughero da onde gigantesche.

    Per miracolo, finalmente furono avvistati da uno dei mezzi di soccorso. Un elicottero si avvicinò alla loro zattera di salvataggio e la persona legata con un cavo al velivolo iniziò a calarsi verso di loro.

    Una sola imbragatura.

    Non vi era modo di salire più di uno per volta.

    Per nessun motivo, Jake sarebbe salito per primo. Il tempo stava peggiorando di minuto in minuto. Cosa sarebbe accaduto se non fosse stato possibile trarre in salvo anche il secondo occupante della zattera?

    «Vai prima tu» gridò a Ben.

    «Neanche per idea. Vai tu.»

    «Non se ne parla. Sei ferito. Io posso aspettare.»

    La persona appesa all’imbragatura era scomparsa sotto la cresta di un’onda, trascinata dall’acqua. Stava mettendo a rischio la propria vita, per salvarli.

    «Ascolta, è stata una mia stupida idea, quella di partecipare a questa regata. Tocca a me decidere chi sale per primo sull’elicottero.»

    Non ci sarebbe stato nemmeno il bisogno di dirlo. Era stata colpa sua. Ogni volta che le cose diventavano complicate, era sempre stato a causa sua.

    Aveva urlato per la disperazione, e il soccorritore aveva udito le sue parole, mentre gli porgeva l’imbragatura. Lui la spinse verso Ben.

    «Maledizione, Ben. Andrai tu per primo.»

    Ma Ben rifiutò, ostinato. «Questa è la realtà, Jake. Non una commedia in cui è possibile recitare la parte dell’eroe.»

    «Credi che non lo sappia?»

    «Sono certo che tu non lo sappia. Non sai distinguere la realtà dalla finzione. Sei proprio come la mamma.»

    Poi fu il paramedico a urlare, mentre aiutava Ben a infilare l’imbragatura a Jake. «Non c’è tempo!»

    Per tutti i diavoli... La persona che stava rischiando la vita per salvarli era una donna?

    Jake continuava a opporre resistenza. «Che cosa diavolo vorresti dire?» domandò al fratello.

    «Lei non riusciva distinguere la realtà dalla finzione. Perché credi si sia suicidata?»

    Lo shock immobilizzò Jake, che smise di lottare e il paramedico riuscì ad allacciare l’imbragatura.

    «L’elicottero è completo» disse poi la ragazza, rivolta a Ben. «Torneremo a prenderla appena possibile.» Strinse gli ultimi moschettoni e guardò Jake. «Mi abbracci e si lasci sollevare.»

    Jake non ebbe altra scelta. Un tuffo nell’acqua gelida e, un momento dopo, si ritrovò appeso all’elicottero, stretto a quella ragazza. Vedeva la zattera di salvataggio sempre più lontana, ma riuscì a mantenere lo sguardo fisso negli occhi del fratello. Lo shock provocato dalle sue parole si stava trasformando in qualcosa di peggiore. Forse, non avrebbe mai scoperto la verità.

    Santo cielo... Non sarebbe dovuto succedere. Avrebbe mai rivisto suo fratello?

    2

    Quell’onda fu l’ultima goccia.

    Al pensiero di annegare, Eleanor Sutton sentì evaporare l’adrenalina che l’aveva sorretta fino a quel momento.

    Erano ore che l’elicottero di soccorso svolgeva un ruolo fondamentale, nel tentativo di mettere in salvo i membri degli equipaggi delle imbarcazioni coinvolte in quella tempesta. Avevano già recuperato due persone da una zattera di salvataggio e un’altra cui era rimasto solo il giubbotto salvagente, mentre cavalcava le enormi onde di quel mare in burrasca.

    Avevano poi prelevato un marinaio gravemente ferito dal ponte di uno yacht, il cui albero spezzato lo aveva colpito alla testa. L’elicottero era al completo. Più che al completo, a dire il vero, ed era per questo che Ellie era stata lasciata penzoloni all’esterno, legata solo al cavo di salvataggio.

    Era stato grazie a quel particolare punto di vista, così basso sull’acqua, che era riuscita a vedere la bolla arancione di una zattera di salvataggio, nella scarsa luce di quel cielo grigio e minaccioso. Fin troppo facile individuare le due facce pallide che aspettavano con ansia il potenziale salvataggio.

    Il casco che Ellie indossava era dotato di auricolari e microfono, attraverso il quale poteva comunicare sia con il pilota dell’elicottero, Dave, sia con l’altro paramedico a bordo, Mike. «Zattera di salvataggio a ore nove. Almeno due persone a bordo.»

    «Non possiamo raccogliere più nessuno.» Fu Dave a rispondere. «Siamo al limite di peso e il vento sta aumentando d’intensità.»

    Dave era un pilota molto in gamba, ma stava già cominciando ad avere difficoltà a volare con quelle condizioni. Dell’altro peso, in aggiunta all’avvicinarsi del ciclone, avrebbe potuto facilmente sbilanciare l’elicottero e mettere tutti ancora più in pericolo.

    Ma non potevano ignorare quelle due persone. Il ciclone Lila avrebbe impiegato ancora qualche ora prima di scatenarsi con tutta la sua violenza ma, una volta giunto a terra, per l’elicottero sarebbe stato impossibile decollare di nuovo. Era difficile anche che quei due naufraghi fossero avvistati da qualche imbarcazione e, anche se avessero avuto questa possibilità, con il mare in quelle condizioni sarebbe stato impossibile salvarli.

    Se li avessero ignorati, avrebbero firmato la loro condanna a morte. Quella tempesta aveva già causato diverse vittime tra gli equipaggi della regata internazionale, e vi erano ancora persone disperse.

    «Siamo in grado di prenderne ancora uno» replicò la ragazza, disperata. «Può rimanere con me agganciato al cavo. Siamo vicini alla terraferma, possiamo scaricarlo e tornare a prendere l’altro.»

    Vi fu un momento di silenzio, poi Mike prese la parola. «Davvero vuoi provare, Ellie?»

    Lo voleva davvero? Nonostante la tuta che indossava sotto la divisa di volo, sapeva di essere vicina all’ipotermia. Sarebbe riuscita a muovere le dita per allacciare i moschettoni e sollevare in tutta sicurezza una persona? Era stravolta dalla stanchezza e la vecchia ferita doleva immensamente. Che cosa sarebbe accaduto se la vittima fosse stata in preda al terrore e si fosse agitata? Se avesse fatto ondeggiare pericolosamente il cavo di salvataggio e avesse reso impossibile un atterraggio sicuro?

    «Proviamo, almeno. Possiamo farcela.»

    Così si avvicinarono alla zattera, ma Dave aveva molte difficoltà a mantenere l’elicottero alla quota giusta, tra le raffiche di vento e le onde mostruose del mare. Proprio nel momento in cui si trovarono vicino alla zattera, la schiuma di un’onda raggiunse Ellie e la ragazza si ritrovò sott’acqua, trascinata nel mare gelido come un pesce preso all’amo.

    Quel momento la cambiò.

    Non rimase a lungo sott’acqua, ma fu uno di quei momenti in cui il tempo sembra fermarsi e un milione di pensieri si fonde in una sorprendente chiarezza.

    Eleanor Sutton ne aveva abbastanza. Aveva trentadue anni e la schiena malridotta. Tre anni prima non avrebbe mai immaginato che questa sarebbe stata la sua vita. Avrebbe dovuto essere felicemente sposata e abitare in una bella casa, con una splendida bambina. Lavorare part-time, magari insegnando una delle sue materie preferite, come trasporto aereo-medico o gestione delle emergenze.

    Le scariche di adrenalina erano state ciò che l’avevano sorretta negli ultimi tre anni, dopo che i suoi progetti di vita erano stati spazzati via dall’acqua in modo tanto devastante. Mettere in secondo piano le esigenze personali e rischiare la vita per salvare quella degli altri era stato l’unico modo per sopravvivere.

    Ma non stava più funzionando.

    Se riusciva a vederlo così chiaramente mentre era trascinata nell’acqua e poi di nuovo sollevata in aria sopra la zattera di salvataggio, Ellie capì che non avrebbe mai più funzionato. Non avrebbe dovuto essere in grado di pensare ad altro che a come agganciare un altro corpo al suo mentre il ciclone si stava avvicinando, e a portare entrambi al sicuro sulla terraferma.

    Ma non era così. Altri pensieri le affollavano la mente. Così ne ebbe la certezza: era l’ultima volta che compiva un’azione del genere.

    Incredibilmente, i due uomini sulla zattera non erano pronti a collaborare.

    Ellie spinse l’imbragatura verso uno di loro, che la afferrò. Poi però, lui la porse all’altro. «Vai prima tu» gridò.

    «Neanche per idea. Vai tu» rispose l’altro.

    «Non se ne parla. Sei ferito. Io posso aspettare.»

    «Non è una commedia» sentì gridare Ellie, mentre Dave tentava di mettersi in contatto con lei.

    «Ellie, mi senti? La radio funziona ancora, dopo essersi bagnata?»

    «Sembra di sì» rispose lei, allungando una mano per tentare di diminuire le oscillazioni della zattera di salvataggio. Stava per essere colpita da un’altra onda e i due uomini stavano ancora discutendo. Santo cielo, davvero uno dei due stava accusando l’altro di essere come sua madre?

    Aveva creduto che essere sommersa da quell’onda gigantesca di poco prima fosse stata l’ultima goccia, ma questo era davvero troppo. Improvvisamente si infuriò.

    Era arrabbiata con se stessa per aver messo in pericolo tutte le persone a bordo dell’elicottero.

    Arrabbiata con quei due uomini che volevano salvarsi a vicenda, anziché pensare a se stessi.

    Arrabbiata per la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare il futuro senza la via di fuga dalla realtà che quel lavoro le aveva fornito tanto a lungo.

    «Non c’è tempo!» urlò.

    Ma i due uomini la ignorarono.

    «Che cosa succede?» domandò Dave, nelle cuffie.

    «Non si decidono» rispose lei, ancora furiosa e pronta a obbligare con la forza uno dei due a infilare l’imbragatura. Ma, mentre stava parlando con Dave, doveva essere successo qualcosa perché uno dei due uomini si era completamente immobilizzato. Grazie al cielo, lei riuscì a infilargli l’imbragatura, agganciare i moschettoni e ancorarlo saldamente al cavo appeso all’elicottero.

    «L’elicottero è completo» gridò all’altro occupante della zattera. «Torneremo a prenderla appena possibile.» Chiuse l’ultimo moschettone e poi si rivolse al paziente che era riuscita ad agganciare. «Mi abbracci e si lasci sollevare» gridò, dura.

    Sapeva che i due suoi colleghi sentivano ogni sua parola ma, con un po’ di fortuna, avrebbero incolpato la tensione del momento

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