Codice d'onore (eLit): eLit
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About this ebook
Come poteva immaginare il Marine Jack Harris che la ragazza ubriaca che ha aiutato e ospitato la sera prima nella sua stanza d'albergo fosse la figlia del suo colonnello? Per evitare uno scandalo, non rimane altro che ricorrere a un matrimonio riparatore. Ma dopo le iniziali difficoltà dovute a una convivenza forzata, tra Jack e Donna qualcosa cambia e che dopotutto erano destinati a diventare marito e moglie.
Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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Book preview
Codice d'onore (eLit) - Maureen Child
Immagine di copertina:
kupicoo / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
The Oldest Living Married Virgin
Silhouette Desire
© 1998 Maureen Child
Traduzione di Claudia Cavallaro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-158-3
1
«Lasciatemi morire in pace» borbottò Donna Candel lo rotolandosi sul fianco. Poi si lasciò sfuggire un gemito.
Dalle grandi vetrate della camera d’albergo entravano a fiotti accecanti raggi di sole. Perché non aveva accostato le tende la sera prima? Maledizione, svegliarsi era una prova tremenda. Soprattutto quando la testa pulsava dolorosamente per i postumi di una terribile sbornia.
Aprendo gli occhi, tentò di abituarsi alla luce violenta che illuminava la moquette grigia e l’arredamento impersonale. Rassicurata, vedendo che la testa non le esplodeva, sospirò, poi alzò una mano per liberarsi il viso dai capelli.
Accidenti, che notte.
D’ora in avanti avrebbe sempre mangiato qualcosa prima di cercare il coraggio nel fondo di un bricco di margarita. Pensò che l’unica cosa che si era messa nello stomaco il giorno prima era stato il sale con cui guarnivano il bordo del bicchiere.
Fece una smorfia e si passò la lingua sulle labbra secche. Provò a mettersi a sedere. Ebbe l’impressione che il mondo cominciasse a ruotare vorticosamente, s’inclinasse e poi, per fortuna, si raddrizzasse di nuovo.
Notò con fare assente che un forte ronzio le martellava la testa e si augurò che passasse presto.
La coperta le scivolò in vita, e abbassando lo sguardo si accorse che portava ancora reggiseno e mutandine. D’altronde, viste le condizioni in cui si era trovata la sera prima, era già una fortuna l’essersi ricordata di togliersi le scarpe prima di mettersi a letto.
Accidenti, la fortuna più grande era stata soprattutto quella di riuscire a trovare la stanza.
Concentrandosi, le parve di ricordare una guardia della sorveglianza molto gentile, con un’uniforme blu scuro che la accompagnava di sopra. Senza il suo aiuto, probabilmente non ce l’avrebbe mai fatta.
Peccato che si fosse scordata il suo nome o la sua faccia. Avrebbe voluto ringraziarlo.
Il ronzio smise di colpo. Non ebbe il tempo di ringraziare il cielo o chi per esso perché subito udì il rumore distinto di un uomo che cantava piano. Il rumore arrivava da dietro la porta che presumeva fosse quella del bagno. Santo cielo, quello che aveva sentito non era un ronzio nella testa, ma il rumore della doccia.
Freneticamente, cercò di dare un volto alla voce maschile. Ma senza successo.
Pregò il cielo di non essere stata tanto ubriaca da essere andata a letto con un uomo di cui non si ricordava nemmeno il nome.
Be’, non sarebbe rimasta lì ad aspettare che lo sconosciuto uscisse dal bagno con addosso soltanto un sorriso.
Lanciando un’occhiata diffidente alla porta ancora chiusa, Donna scese dal letto e si mise in piedi barcollando. Le pareti e i mobili oscillarono e si deformarono come i personaggi di una stampa di Salvador Dalì.
Colta da un conato, si portò una mano alla bocca. Forse sarebbe stato più semplice fermarsi ad affrontare lo sconosciuto, pensò, ma non tenne conto di quella possibilità. Non aveva alcuna esperienza in fatto di conversazioni del mattino dopo e non sarebbe stato giusto pretendere troppo da se stessa mentre era ancora sofferente per i postumi della sbornia.
Tuttavia, per un attimo, pensò di tornarsene a letto e nascondersi sotto le coperte, ma dubitava fortemente che la cosa avrebbe funzionato.
Si inginocchiò accanto al letto e liberandosi di nuovo gli occhi dai capelli disse a se stessa di stare calma. Di pensare. Di ricordare. Chi c’era in camera sua? Inutile. La notte prima era sempre avvolta nella nebbia. Diavolo, non ricordava nemmeno di essersi registrata all’albergo.
Inspirò profondamente. Ma se non era stata lei a chiedere una camera, allora quella di chi era?
Lasciò cadere la testa sulle lenzuola spiegazzate e sussurrò: «Che cosa hai fatto, Donna? E con chi l’hai fatto?».
All’improvviso, l’uomo in bagno smise di cantare.
Donna alzò gli occhi. Era in trappola. Seminuda, in un albergo dove parecchi dei clienti erano Marines con le loro famiglie. E se si fosse precipitata alla porta, di sicuro si sarebbe imbattuta in qualcuno che conosceva. Oppure che suo padre conosceva. E di chiunque si trattasse, sarebbe stato molto felice di poter diffondere in giro un pettegolezzo così piccante. Donna Candello vista girare seminuda in uno dei più grandi e famosi alberghi di Laughlin, Nevada.
Si disperò al solo pensiero e si disse che doveva pur esserci un modo per salvare la situazione. Se solo non avesse avuto ancora il cervello annebbiato dalle ultime tracce di margarita! Con che coraggio avrebbe mai potuto affrontare suo padre?
Con che coraggio avrebbe potuto guardarsi allo specchio?
«Stupida, stupida, stupida» borbottò battendo la fronte sul materasso a sottolineare ogni parola.
Qualcuno girò la maniglia.
Donna alzò la testa, agitata, e i capelli biondi le ricaddero sugli occhi. La porta si aprì piano, mancava soltanto la musica eloquente di un film horror per informare il pubblico che la stupida eroina stava per incontrare il cattivo.
L’uomo sulla soglia non aveva affatto l’aria del tipico cattivo. Ma non aveva forse letto da qualche parte che la maggior parte dei serial killer avevano l’aspetto del bravo ragazzo della porta accanto?
L’istante successivo si rese conto che il tipo in questione non corrispondeva nemmeno a quella descrizione. Si spostò per l’ennesima volta i capelli dagli occhi e incontrò il suo sguardo grigio di disapprovazione. Portava solo un paio di jeans sbiaditi, era a piedi scalzi e a torace nudo e si sarebbe detto perfettamente a suo agio, se non fosse stato per quei suoi occhi.
«Finalmente si è svegliata» disse.
«E lei chi è?» sussurrò Donna.
«Jack Harris» le rispose buttandosi sulla spalla la salvietta che aveva in mano. Poi incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite con aria noncurante. «Come ho avuto modo di dirle anche ieri sera.»
Harris, ripeté lei mentalmente. Perché le suonava familiare? Giurò a se stessa che la prossima volta che avesse avuto bisogno di un terapeuta, non si sarebbe più rivolta a un barman troppo cordiale.
Cercando di ritrovare un minimo di dignità, cosa non facile in reggiseno e mutandine, Donna si alzò dicendosi che tutto sommato in spiaggia portava ancora meno cose. Non c’era ragione di sentirsi in imbarazzo. In ogni caso, si coprì il seno con le braccia.
Schiarendosi la gola, ammise: «Temo di non ricordare molte cose di ieri sera».
Lui sbuffò.
Donna inarcò le sopracciglia.
«Non mi sorprende. Quando l’ho trovata, non si reggeva in piedi.»
«E quando è stato esattamente?» si informò lei buttando la sua dignità al vento. Voleva sapere che cosa era successo.
«Verso le dieci e mezzo. Cercava di entrare al Ballo del Battaglione dall’uscita di sicurezza.»
Oh, Signore.
«L’ho fermata prima che scattasse l’allarme.»
Vagamente, le parve di ricordare di essersi trovata al buio a tirare una porta che si rifiutava ostinatamente di aprirsi. «Senta, signor Harris...»
«Sergente Harris» la corresse lui.
«Certo, sergente Harris». Ecco perché conosceva il suo nome. Non era un serial killer. Era molto peggio.
Era un Marine.
Donna lo fissò, visibilmente turbata al pensiero delle conseguenze che sarebbero seguite a quel fatto increscioso. No, di certo non poteva essere stata tanto ubriaca e incosciente da... Troncò il pensiero sul nascere.
Ma non sarebbe stato il colmo dell’ironia? L’ultima vergine ventottenne al mondo che finalmente lo faceva ed era troppo ubriaca per ricordarsene.
Che idiota!
Scuotendo la testa con cautela, borbottò: «Non ricordo molto della notte scorsa, sergente».
«Come ho già detto, la cosa non mi sorprende.»
Lei ignorò il suo sarcasmo. Non era nelle condizioni di poter ribattere a tono. «Però ricordo di essere stata portata qui da uno della sorveglianza. Non rammento la sua entrata in scena.»
Scuotendo il capo, Jack Harris si raddrizzò, lanciò l’asciugamano verso il bagno, poi attraversò la stanza in direzione di un armadio. Lo aprì e tirò fuori il vestito di Donna e una polo verde per sé.
Donna si accigliò. Da dove venivano quegli indumenti maschili?
«Una guardia di sicurezza?» domandò lui buttandole l’abito di velluto rosso dall’ampia scollatura. «È questo che ricorda?»
«Sì» rispose lei afferrando il vestito per stringerselo al corpo, godendo per quel contatto familiare. «Potrei anche aggiungere che era decisamente più educato di quanto lo sia stato lei fino a questo momento.»
«Fantastico» borbottò Jack infilandosi la maglia dalla testa. Lei cercò di non notare il movimento dei muscoli sotto la pelle abbronzata.
Era già abbastanza nei guai. Inoltre, un bel corpo non giustificava dei modi villani. Che ragione aveva lui di essere tanto irritato? Era lei quella con i postumi della sbornia. Lei quella che aveva perso la verginità con uno che le sembrava solo vagamente familiare.
Si imbronciò. In fondo, non le aveva ancora detto niente di sé. Forse aveva l’abitudine di andare in giro per gli alberghi nella speranza di trovare una donna ubriaca di cui potersi approfittare? Tutt’a un tratto fu sfiorata dal sospetto che lui, scoprendo che era vergine, doveva essersi sentito come uno che aveva appena vinto alla lotteria!
A fronte alta e con il vestito tenuto davanti a sé come se fosse uno scudo, disse in tono molto calmo: «Credo proprio che ora se ne debba andare, sergente».
Lui si infilò la maglietta dentro ai jeans. «È davvero un tipo speciale, lo sa?»
«Che cosa carina da dire» borbottò Donna, poi gemette nel sentire una fitta alle tempie. «Dopo una battuta così, di solito le si gettano ai piedi?»
«Veramente non volevo farle un complimento.»
«Ho sbagliato. Pensavo che stesse diventando cortese.»
«Si aspetta delle cortesie da uno che ha appena passato la notte a dormire sul pavimento perché il suo letto era occupato da un’ubriaca?»
A quel punto lei capì di avere commesso un grave errore. Il dolore le esplose dietro gli occhi e fu colta da un conato di