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L inganno dello sceicco: Harmony Collezione
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L inganno dello sceicco: Harmony Collezione

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UN ANELLO NEL DESTINO 1/3
La ricerca delle proprie origini costringe tre sorelle a intraprendere un viaggio che cambierà per sempre le loro vite


Quando Polly Dixon atterra nel deserto del regno di Dharia, ha come unico legame con il suo misterioso passato soltanto l'anello che stringe tra le dita. Decisa a scoprire qualcosa di più sulle proprie radici, non si aspetta certo di venire arrestata e consegnata a uno sceicco in carne e ossa!

Re Rashad non si fida di Polly, ma il fatto che sia in possesso di quell'anello ha convinto il suo popolo che possa essere lei la sposa che il fato ha designato per lui. Rashad non può opporsi alla volontà dei propri sudditi, così ha messo a punto un piano per convincere quella seducente straniera a sposarlo. Un piano che prevede lunghi baci languidi e una lenta seduzione alla quale nessuna donna è in grado di resistere.
LanguageItaliano
Release dateFeb 20, 2019
ISBN9788858994146
L inganno dello sceicco: Harmony Collezione
Author

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    L inganno dello sceicco - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Re Rashad El-Amin Quarashi studiò le fotografie sparpagliate sulla scrivania. Aveva ereditato l'altezza dal padre, quasi due metri, ed era abituato a dominare qualsiasi incontro. I capelli erano neri, e aveva gli occhi color miele, contornati da lunghe ciglia. Il viso dai lineamenti perfetti era quello di sua madre, una donna di rara bellezza e di origini mediorientali. Con quell'aspetto, così scuro ed enigmatico, re Rashad rappresentava una fonte di ispirazione infinita per le testate giornalistiche e i social media di mezzo mondo, cosa che un po' lo imbarazzava.

    «Una cornucopia di perfezione femminile» decantava nel frattempo con fervore il suo consigliere Hakim. «Un nuovo regno, con una nuova regina e, come speriamo tutti, una nuova dinastia! Sono sicuro che così la fortuna tornerà a sorridere alle bellezze di Dharia.»

    Lui, il re, sembrò meno entusiasta, ma non si dichiarò contrario. Aveva sempre saputo che il proprio dovere sarebbe stato quello di sposarsi e di generare un figlio. Peccato che quel progetto non lo ispirasse affatto. Dopotutto aveva già sperimentato il matrimonio, da giovanissimo, e ne conosceva tutte le insidie. Vivere con una donna senza magari condividere con lei neanche il minimo interesse poteva diventare stressante. In una relazione del genere, le incomprensioni e gli scontri sarebbero presto aumentati, e se il sospirato erede non fosse arrivato in tempo record, lo stress si sarebbe aggravato, generando insoddisfazione e infelicità.

    No, il matrimonio non lo attirava. Al massimo avrebbe potuto sperare che la futura moglie fosse dotata di abbastanza buonsenso da permettere a entrambi di condurre vite separate, in relativa tranquillità. Ricordava ancora il tempestoso matrimonio dei suoi genitori... In ogni caso, Rashad capiva e accettava il fatto che la stabilità del Paese dipendesse dalla sua capacità di agire e di comportarsi come un modello nobile, agli occhi della sua gente.

    Negli ultimi venti anni la popolazione di Dharia aveva molto sofferto e questo aveva tarpato le ali al desiderio di cambiamenti e innovazione. Per ritrovare la pace perduta, molti avevano preferito abbracciare di nuovo i dettami dei vecchi usi e costumi dhariani. Gli anni folli in cui suo padre, con cieca determinazione, aveva cercato di imporre le mode occidentali in un Paese legato alla tradizione avevano aperto la strada a un sistema tirannico, inevitabilmente in rotta con l'esercito, che invece difendeva la Costituzione con l'aiuto del popolo.

    La cronaca dell'ultima rivoluzione popolare era scritta sulle rovine del palazzo dell'ultimo dittatore, nella città di Kashan, una distruzione cruenta a cui era seguita la restaurazione della monarchia.

    Anni prima un'autobomba aveva ucciso quasi tutti i membri della famiglia di Rashad, ed era stata una tragedia. Dopo il massacro, suo zio lo aveva nascosto nel deserto per salvarlo.

    A quell'epoca lui aveva solo sei anni ed era un bambino spaventato, molto più affezionato alla tata inglese che ai suoi distratti genitori, abituato com'era a vederli solo di rado e di sfuggita. Nei tumulti che erano seguiti all'attentato, e poi all'applicazione della legge marziale, persino la tata era scomparsa. Il palazzo reale era stato saccheggiato, i fedeli servitori dispersi, e tutta la vita di Rashad sconvolta alla radice.

    «Altezza, mi permettete un suggerimento?» chiese Hakim.

    Rashad pensò che ora gli avrebbe consigliato di chiudere gli occhi e di mettere il dito a caso su una delle foto. Ma sarebbe stato poco rispettoso nei confronti delle candidate, rifletté. Anche se, forse, non era meno azzardato di qualsiasi altro metodo di scelta, per garantire un'unione felice. Il matrimonio, dopotutto, era un gioco ad alto rischio.

    Serrò le labbra della bella bocca sensuale. «Prego...» sollecitò.

    Hakim sorrise e tolse un fascicolo da sotto il braccio. Lo aprì e gli mostrò il disegno molto dettagliato di un prezioso oggetto di oreficeria. «Mi sono preso la libertà di chiedere al gioielliere di corte se fosse possibile riprodurre l'anello con l'opale di fuoco, la Speranza di Dharia...»

    Rashad lo fissò con stupore. «Ma è andato perduto... Che senso ha riprodurlo?»

    «Non ci sarebbe alcun male a commissionare una riproduzione, no? L'anello è stato un simbolo potente della monarchia» replicò Hakim, serio. «Era il più importante cimelio della famiglia reale, e dopo tutto questo tempo ci sono scarsissime probabilità di ritrovare l'originale... Ora, io credo che questo sarebbe un buon momento per farlo riprodurre. Il nostro popolo si sente più sicuro, quando è protetto dalle antiche tradizioni...»

    «Il nostro popolo magari preferisce una favola alla consapevolezza che mio padre sia stato un re corrotto, capace solo di circondarsi di ministri avidi come lui» taglio corto Rashad, con la ruvidezza che lo distingueva e che non mancava mai di far inorridire il più diplomatico Hakim.

    Tanta franchezza riempì di costernazione l'anziano consigliere. Rashad andò alla finestra, poi guardò verso il giardino, dove un esercito di servitori era occupato a irrigare le aiuole.

    Ripensò all'anello che i dhariani veneravano come la Speranza di Dharia. Ricordò il meraviglioso opale di fuoco, dall'intenso riflesso color arancio, che splendeva sulla mano del sovrano durante le cerimonie ufficiali. Montato in oro, e con iscrizioni sacre, l'anello aveva acquisito quasi una valenza mistica, dopo essere diventato un bene di famiglia grazie a un'antenata dedita alle opere di bene e adorata da tutto il popolo.

    In altri Paesi il potere del sovrano era indicato da una corona o da uno scettro, ma a Dharia l'autorità si era storicamente e sentimentalmente fondata su quell'antico anello. Anello che peraltro era sparito durante il saccheggio del palazzo reale e che nonostante tutte le ricerche non era più ricomparso. E ora, Rashad comprendeva bene il punto di vista di Hakim: una copia di ottima fattura sarebbe di certo stata meglio di niente.

    «Ordina pure l'anello» confermò cupo.

    Un falso anello per un falso re, rifletté con innato cinismo. Non avrebbe mai potuto scrollarsi di dosso la consapevolezza che il trono di Dharia non gli sarebbe mai dovuto spettare. Lui era il più giovane dei tre fratelli, l'unico sopravvissuto dopo l'attentato che aveva ucciso loro due e i genitori. Quel giorno era stato lasciato a casa proprio perché all'epoca era un bambino irrequieto e rumoroso, e solo per questo si era salvato. La grande popolarità che ora lo circondava non finiva mai di stupirlo, e lo spingeva a migliorarsi per diventare l'uomo di cui il suo Paese aveva bisogno.

    Anni prima aveva creduto d'innamorarsi e si era sposato. L'amore era stato spettacolare per ben cinque minuti, poi si era spento lentamente. Rashad non aveva alcuna intenzione di ripetere l'esperienza. Eppure, mentre perfezionava la propria educazione nelle università britanniche, aveva sperimentato un periodo di gloriosa libertà sessuale... prima di tornarsene a casa, ai suoi doveri. Per sua sfortuna, lì alla corte, un protocollo molto rigido lo obbligava a vivere in una gabbia dorata di apparente perfezione. Tutto, in lui, doveva ispirare ammirazione e reverenza.

    Ebbene, l'anello regale avrebbe restituito sogni e aspettative alla corte e al popolo... ma non certo a lui.

    Polly lanciò un'occhiata a sua sorella Ellie e abbozzò un sorriso un po' teso, mentre una signora bionda di mezz'età si avvicinava loro dopo il funerale della madre, in una chiesa semideserta.

    A loro due la funzione era sembrata piuttosto triste e frustrante. Ellie, la più giovane delle due, non aveva alcun ricordo della madre mentre Polly, maggiore di due anni, rammentava solo vagamente una presenza profumata e sorridente, quando lei era ancora molto piccola. Le aveva cresciute la nonna, che ormai non c'era più. Per più di dieci anni le sorelle Dixon non avevano neppure saputo se la loro madre fosse viva oppure no. Per questo era stata una sorpresa quando una perfetta sconosciuta era sbucata dal nulla all'improvviso per informarle che Annabel Dixon era passata a miglior vita.

    L'estranea, una volontaria della casa di cura dov'era morta la loro madre, si chiamava Vanessa James ed era in imbarazzo almeno quanto loro. Al telefono aveva detto senza mezzi termini di aver tentato in tutti i modi di convincere Annabel a contattare le figlie prima che fosse troppo tardi. Era pur vero che la malata faticava ormai molto a farsi capire, e in quelle condizioni un incontro sarebbe potuto risultare molto frustrante per tutti.

    «Ho prenotato un tavolo per noi tre in albergo a pranzo» annunciò Vanessa James con un sorriso determinato, stringendo la mano a entrambe le sorelle. «È un peccato che ci conosciamo in circostanze così tristi.»

    Polly aveva lo stomaco chiuso, così fece un fievole tentativo per dirlo.

    «È stato l'ultimo desiderio espresso da vostra madre, e ha voluto addirittura anticiparmi i soldi per il pranzo» spiegò la volontaria. «È come se fosse lei a chiedervelo.»

    Polly, molto chiara di pelle, arrossì. I capelli, di un biondo quasi bianco, fecero quasi una sorta di barriera intorno al viso. «Non vorrei sembrare ingrata, ma...»

    «Non hai tutti i torti a sentirti a disagio, mia cara» rimarcò Vanessa, amara. «Lasciate solo che vi spieghi qualcosa sugli ultimi anni di vita di vostra madre...»

    Le due sorelle ascoltarono, mentre Vanessa raccontava di come la malattia avesse tolto a poco a poco ad Annabel la capacità di muoversi e la possibilità di una vita indipendente, sebbene avesse solo una cinquantina d'anni. Aveva passato gli ultimi tempi in una casa di cura, ed era lì che lei l'aveva conosciuta.

    «È tutto molto triste» riconobbe Ellie, spingendosi via dalla fronte una ciocca di capelli rossi, con gli occhi verdi colmi di compassione. «Avremmo potuto fare qualcosa per lei... se solo avessimo saputo...»

    «Non voleva che voi sapeste, perché non voleva caricarvi di un altro peso, dopo che avevate passato tanto tempo a curare vostra nonna. Annabel era una donna molto indipendente.»

    Sedute al tavolo del ristorante, in un angolo un po' in disparte della sala, tutte e tre le donne studiarono per un attimo il menu.

    «So che hai scelto la facoltà di medicina» disse poi Vanessa, rivolta a Ellie. «Annabel era così orgogliosa, quando l'ha saputo.»

    «L'ha saputo? E da chi?» si stupì Ellie. «Erano anni che non sentiva la nonna.»

    «Una delle cugine di vostra madre faceva l'infermiera, e al momento del ricovero l'ha riconosciuta. L'ha aggiornata su quello che era successo in famiglia, e Annabel si era fatta giurare che non vi avrebbe contattate.»

    «Ma perché? Noi avremmo cercato di capirla!» sbottò Ellie, senza nascondere la frustrazione.

    «Lei non voleva che la ricordaste ridotta così. Un tempo, era stata una donna molto bella» spiegò Vanessa con dolcezza.

    Intanto la mente di Polly viaggiava. A differenza della sorella, lei non era mai stata particolarmente brillante negli studi, non aveva fatto niente per cui una madre avrebbe potuto inorgoglirsi. In un modo o nell'altro, la vita aveva sempre finito per intralciare le sue speranze e i suoi sogni. Era rimasta a casa ad accudire la nonna quando Ellie era andata all'università per studiare medicina, ma non rimpiangeva di averlo fatto: sua sorella era sempre stata brava negli studi e la sua vocazione era quella di aiutare gli altri. Di sicuro, Ellie si sentiva ancora in colpa per aver lasciato a lei la cura della nonna, ma che senso avrebbe avuto rinunciare entrambe agli studi?

    «Speravo tanto che foste in contatto con la vostra sorellina minore, e che portaste anche lei alla cerimonia...» continuò Vanessa James.

    A quelle parole le due ragazze si guardarono stupefatte.

    «Quale sorellina minore?» esclamò Polly, con i grandi occhi azzurri spalancati.

    Vanessa esitò, poi parlò loro di una sorellina più piccola di loro data in affido quando Annabel si era resa conto di non poter più badare a lei. Aveva quattro anni meno di Polly, e apparentemente la nonna non aveva voluto curarsi anche di una terza nipote.

    «Non sapevamo di avere un'altra sorella» ammise Ellie con il cuore pesante. «Non sappiamo praticamente nulla di nostra madre e della sua vita... solo quel poco che ci ha raccontato la nonna, e non era certo un bel ritratto. Ma

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