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Trattative di cuore: Harmony Destiny
Trattative di cuore: Harmony Destiny
Trattative di cuore: Harmony Destiny
Ebook152 pages2 hours

Trattative di cuore: Harmony Destiny

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About this ebook

Lui ha ciò che a lei serve.
Mallory O'Brien desidera un figlio sopra ogni cosa e l'abile e sexy Whit Manning è l'unico adatto a questo scopo. Sedurlo potrebbe essere davvero un piacere... per entrambi.
Ma Whit non è il tipo da "... e vissero per sempre felici e contenti". Cedere all'ardore che esplode sempre quando stanno insieme senza prevedere un seguito, è un prezzo che Mallory non è sicura di voler pagare. Perché una volta che il loro fumoso affare sarà concluso, e lei si ritroverà con un figlio in arrivo, non può pensare che le sue dita non toccheranno più la pelle ruvida e il corpo caldo di Whit!
LanguageItaliano
Release dateAug 12, 2019
ISBN9788830502475
Trattative di cuore: Harmony Destiny
Author

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Trattative di cuore - Kristi Gold

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Pregnancy Negotiation

    Silhouette Desire

    © 2006 Kristi Goldberg

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-247-5

    1

    «Facciamo un bambino, Whit.»

    Alla maggior parte degli uomini sarebbe venuto un accidente dopo un’offerta così esplicita, ma Whitfield Manning IV non era la maggioranza. Per via della sua posizione sociale e delle sue cospicue finanze, era abituato a certe proposte sfacciate da parte delle donne, sebbene quella che aveva appena ricevuto fosse in verità la prima nel suo genere. Le donne, solitamente, erano più interessate ai piaceri della carne fini a se stessi, senza complicazioni di sorta.

    Ma l’avvocato Mallory O’Brien, sorella del migliore amico di Whit e, da quattro mesi, sua coinquilina, non era come le altre donne. Non gli faceva le fusa e non mostrava alcun interesse per il suo conto in banca. Semplicemente, si divertiva a dargli il tormento tutto il santo giorno.

    Di sicuro, voleva anche stavolta attirare la sua attenzione per poi rimproverarlo dell’ennesima violazione delle regole domestiche.

    Senza staccare gli occhi dalla pagina sportiva, Whit decise quindi di stare al gioco e mugugnò: «Uhm, buona idea, facciamoci un panino, sì. Un bel panino con il salame e una birra».

    «Non ho affatto detto panino. Ho detto bambino. Bam-bi-no.»

    Per sua fortuna, Whit era capace di occuparsi di più cose simultaneamente. Come consultare la classifica del campionato di baseball e, al contempo, assecondare l’amica nei suoi motteggi. «Oh, certo, ma ho l’agenda talmente fitta d’impegni ultimamente.» Volse lo sguardo al soffitto e finse di meditare. «Potremmo farlo martedì a pranzo, se per te va bene, sul tavolo della sala conferenze, dopo che avrò fatto approvare il progetto degli uffici Barclay. Dirò alla mia segretaria di annotarselo.»

    Nonostante le tumultuose immagini che gli sfilavano nella mente, Whit tornò al suo giornale. Ma prima di aver visionato tutta la classifica, Mallory gli strappò di mano la pagina, la appallottolò e la lanciò con un calcio degno di un cannoniere dal lato opposto della stanza. «Whit Manning, lascia perdere il giornale e stammi a sentire un minuto.»

    Lui alzò la testa e se la trovò davanti, con il suo metro e sessanta di deliziose curve, i capelli castano ramato sciolti sulle spalle, gli occhi verdi che lo inchiodavano con folgori incandescenti. I fluidi pantaloni del pigiama bianco con i cuoricini rossi si appoggiavano lenti sui fianchi, lasciando scoperto l’ombelico, e proprio non riuscivano a congiungersi con la corta casacca abbinata.

    Avrebbe dovuto pensarci meglio prima di regalarle quel completo da notte per il suo compleanno il mese scorso, si rimproverò. O prima di introdursi nella sua camera senza bussare, il precedente weekend. Ma come poteva immaginare che alla sua coinquilina piacesse spalmarsi il corpo di crema seduta, nuda, sul bordo del letto?

    Un errore madornale, soprattutto per un uomo che non frequentava una donna da mesi. Ma da quando Mallory si era trasferita da lui, non aveva più avvertito l’esigenza di cercarsi una compagnia femminile. Non certo per un assoluto desiderio di castità, quanto, piuttosto, per una ferrea volontà di distrarre la mente da certi pensieri ed evitare di complicare i rapporti con la sua ospite. Non era affatto facile, però. Il pericolo di compromettere la loro amicizia tentando delle stupide avance era sempre in agguato.

    Whit la guardò storto e pensò che per il successivo compleanno le avrebbe regalato un ferro da stiro. Un dono decisamente meno insidioso di quel pigiama con i cuoricini.

    Raddrizzò la schiena e sfoggiò il suo proverbiale sorriso da seduttore, quello che in più di un’occasione lo aveva salvato dall’ira femminile. «D’accordo, O’Brien, ti ascolto. Che cosa ho fatto, stavolta? Ho lasciato, per caso, un bicchiere sporco nel lavandino? So per certo di non essermi dimenticato di abbassare la tavoletta del water perché non sono proprio entrato nel tuo bagno.» Non che non gli avesse sfiorato la mente una volta o due di infilarsi con lei sotto la doccia.

    Mallory si lasciò cadere sul divano al suo fianco, rannicchiò le gambe contro il petto e poggiò la testa sulle ginocchia. «Non hai commesso nessuna infrazione. Non oggi, perlomeno. E sono maledettamente seria. Voglio un figlio. E lo voglio da te.»

    Il panico, alla fine, lo assalì, travolgendolo come un’onda impetuosa. «Ti... ti ha per caso dato di volta il cervello?»

    Appoggiando i piedi sul pavimento, Mallory ruotò il busto verso di lui, un braccio disteso lungo lo schienale del divano, l’altra mano stretta a pugno in grembo. «Per niente. So benissimo quello che dico.»

    La sua espressione seria allarmò Whit. Accidenti, non ci stava capendo nulla. «Posso sapere perché proprio da me?»

    «Perché sei una persona di cui mi fido. Perché sei mio amico. E so che sei sano.»

    Non si sentiva, in verità, granché sano in quel momento. Di mente, perlomeno. «Sarò forse un po’ corto di comprendonio, Mallory, ma non ti seguo. Spiegati meglio.»

    Lei si contorse, imbarazzata, e si strinse un cuscino al petto, coprendo i seni che danzavano liberi sotto la fluida maglina, ridimensionando, così, una delle ragioni di turbamento per Whit. «Ho trent’anni. Mi devo sbrigare. Il mio orologio biologico si fa sentire.»

    «E tu mettilo a tacere. Io ne ho trentatré e l’idea di avere un figlio non mi è neppure passata per l’anticamera del cervello.»

    «Perché tu sei un uomo. Per voi è diverso» ribatté Mallory, torcendo nervosamente un angolo del cuscino. «I miei ovuli invecchiano, mentre il tuo sperma resterà ancora giovane per anni.»

    Quei vocaboli suonarono strani in bocca a Mallory. Il pensiero, però, delle loro parti riproduttive che entravano in intimo contatto esercitò su Whit un innegabile richiamo erotico. Doveva osteggiarlo, si impose. Era una follia. E doveva andare via da lì al più presto, prima che la sua trascurata libido deragliasse e lui non rispondesse più delle proprie azioni.

    Senza degnarla di una risposta, si spostò sulla panca, afferrò le scarpe da ginnastica e le calzò, allacciando le stringhe così strette da bloccargli la circolazione. In circostanze diverse, avrebbe indossato un abbigliamento più consono al jogging dei jeans e maglietta, che portava in quel momento, ma non c’era un minuto da perdere. Doveva prendere le distanze da quella donna delirante.

    «Dove stai andando, Whit?»

    Spostò lo sguardo sull’amica, che non si era mossa dal divano e continuava a martoriare gli angoli del povero cuscino. «A correre. Nel frattempo, fammi un favore, vuoi? Ritorna in te.»

    Lei stralunò gli occhi e si premette il cuscino in grembo. «Tipico» scandì, con aria di sufficienza.

    Lui corrugò la fronte. «Tipico? Risparmiami la tua ironia, ti prego. Non mi dirai che ti sembra normale quello che mi hai chiesto.»

    Mallory mollò il cuscino, scattò in piedi e accorciò le distanze tra loro. «Non mi riferivo al bambino, ma alla tua fuga. È tipico degli uomini prendere e andarsene quando c’è una discussione in corso.» Dalla sua bocca fuoriuscì un piccolo sbuffo. «Eh, già. È una tua prerogativa dartela a gambe quando c’è un problema da affrontare.»

    E quella era una prerogativa di Mallory, voler avere l’ultima parola a tutti i costi. «Vado a correre, è vero, ma non è una fuga la mia.» Whit si sentì crescere il naso come Pinocchio. Stavolta non le poteva dare tutti i torti.

    Lei lo guardò bellicosa, puntellando le mani sui fianchi. «Sì, invece. Così come sei fuggito quando si è trattato di decidere di avviare uno studio di architettura tutto tuo, perché non volevi contrariare paparino. Dimmi, hai mai fatto qualcosa senza il suo consenso? Forse è per questo che non vuoi neppure prendere in considerazione la mia proposta. Sai già che tuo padre non approverebbe.»

    Ci aveva visto giusto, accidenti! Per quella donna lui era sempre stato un libro aperto. «Progetto palazzi di lusso e guadagno soldi a palate. Che cosa c’è di sbagliato in questo?»

    «Ma non sei appagato perché il tuo sogno è di costruire case. Lo hai detto tu stesso, no?»

    Aveva di nuovo ragione. «E tu credi che fare un figlio con uno smidollato come me ti renderebbe felice? Un uomo con un’innata idiosincrasia ai legami? Sei stata tu a dirlo.»

    Mallory sospirò avvilita. «Guarda che non ti sto chiedendo di sposarmi. Voglio soltanto un figlio. Poi, sarai libero di andartene per la tua strada. Senza problemi.»

    «Ah, certo, come se niente fosse. E tu pensi che volterei le spalle a mio figlio e ti lascerei da sola a crescerlo?» Era per lui un atto inconcepibile, anche se era ciò che aveva fatto sua madre.

    «Be’, no, non è quello che speravo. Sarebbe dovere di ogni padre occuparsi del proprio figlio. E considerato ciò che vedo tutti i giorni, battaglie per l’affidamento, divorzi e figli usati come pedine, so che io e te potremmo evitare tutti questi odiosi contrattempi perché siamo amici. Nessuno di noi due permetterebbe di far soffrire nostro figlio...»

    «Tanto non succederà.»

    Lei lo guardò con aria supplichevole. «Ti chiedo solo di pensarci, Whit. Potresti essere la mia ultima speranza.»

    Prima che Whit potesse fare qualcosa di cui pentirsi, come accettare la sua proposta balorda, guadagnò di fretta l’uscita e sbatté la porta dietro di sé.

    Decise di ignorare l’ascensore e si lanciò a rotta di collo giù per le scale e fuori per strada. Proseguì lungo il marciapiede ad andatura sostenuta, schivando il traffico degli indolenti pedoni della domenica, molti dei quali, guarda caso, erano mamme o papà che spingevano passeggini. Raggiunto il parco più vicino, imboccò la sua pista di jogging preferita, quella che si snodava sul lungofiume, e scaricò la tensione in una corsa forsennata, senza mai smettere di chiedersi se la sua amica avesse perso il senno, né di indugiare con la mente su come potesse essere avere un figlio con Mallory. O meglio, farlo.

    Si bloccò di scatto e si asciugò con il dorso della mano la fronte madida. No, non era pronto per diventare padre. E se anche lo fosse stato, non avrebbe mai voltato le spalle al proprio figliolo. E ciò a dispetto della considerazione che di lui aveva suo padre, il quale più di una volta lo aveva rimproverato di essere un irresponsabile nella vita privata. Come se, con all’attivo ben tre matrimoni, Whitfield III si potesse permettere di lanciare certe invettive. Eh, già, da quale pulpito...

    Certo è che, se avesse deciso di accettare la proposta di Mallory, il caro genitore si sarebbe dovuto rimangiare ogni parola. Chissà che faccia avrebbe fatto, ghignò Whit fra sé e sé,

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